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Il ministro israeliano Netanyahu dichiara possibile un accordo con Hamas

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che "potrebbe esserci" un potenziale accordo con Hamas su ostaggi, ma ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli, affermando che potrebbe ostacolare i delicati negoziati per liberare le persone prese in ostaggio dal gruppo militante il 7 ottobre.
"Penso che meno ne dico, più aumenterà le possibilità che si materializzi", ha detto in un'intervista a "Meet the Press" di NBC News.

Alla domanda della conduttrice Kristen Welker su quanto vicino fosse Israele a liberare gli ostaggi, Netanyahu ha detto che nessun accordo era stato raggiunto finché le sue forze non avevano iniziato l'operazione di terra a Gaza.

"Abbiamo sentito che c'era un accordo imminente di questo o quel tipo e poi abbiamo appreso che era tutto uno scherzo. Ma nel momento in cui abbiamo iniziato l'operazione di terra, le cose hanno cominciato a cambiare", ha detto. Incalzato sulla possibilità che esista un potenziale accordo per il rilascio di altri ostaggi, Netanyahu ha risposto: "Potrebbe esserci".

Qualsiasi accordo è "il risultato di pressioni, pressioni militari", ha detto, prima di elogiare il lavoro delle forze di difesa israeliane. "Questa è l'unica cosa che potrebbe creare un accordo e se un accordo è disponibile. Bene, ne parleremo quando sarà lì. Lo annunceremo se sarà realizzabile". Alla domanda se sapesse dove sono tenuti tutti gli ostaggi in questo momento, Netanyahu ha detto: "Sappiamo molto, ma non andrò oltre".

l primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato in un'intervista alla NBC della possibilità di un accordo per il rilascio di alcuni dei circa 240 ostaggi rapiti da Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, una condizione che ha detto essere indispensabile per qualsiasi cessate il fuoco.

"Meno ne parlo, più è probabile che si concretizzi", ha detto Netanyahu, senza approfondire i negoziati per il rilascio degli ostaggi, poco prima del 38 giorno di guerra scatenato il 7 ottobre da un sanguinoso attacco del movimento islamista che ha ucciso circa 1.200 persone, per lo più civili, e senza precedenti nella storia di Israele.

Israele si opporrà al ritorno dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) a Gaza dopo la guerra contro Hamas. Lo ha annunciato il primo ministro Benjamin Netanyahu durante la conferenza stampa a Tel Aviv, sottolineando che “le pressioni internazionali non ci fermeranno“. “Non ci sarà un’autorità civile che educhi i propri figli a odiare Israele, a uccidere gli israeliani, a eliminare lo Stato di Israele. Non potrà esserci un’autorità che paga le famiglie degli assassini in base al numero di quanti hanno ucciso. Non può esistere un’autorità il cui leader 30 giorni dopo non abbia ancora condannato il terribile massacro” ha dichiarato il premier, riferendosi al presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas. “Deve esserci qualcos’altro lì. Ma in ogni caso dobbiamo avere un controllo di sicurezza” ha aggiunto.

Netanyahu ha assicurato che “qualsiasi pressione internazionale non cambierà la nostra convinzione che è nostro diritto e dovere difenderci“. “I leader mondiali devono continuare a mostrare il loro sostegno a Israele e non cedere ad alcuna pressione” ha aggiunto Netanyahu, secondo cui “se vogliamo la pace e la sicurezza e garantire il futuro dello Stato di Israele, dobbiamo eliminare Hamas“. Ha poi lanciato un monito al Hezbollah nel giorno in cui c’è stato anche un nuovo discorso del leader della formazione sciita, Hassan Nasrallah. Israele è “totalmente preparato” sul fronte settentrionale, ovvero verso il confine con il Libano, ha dichiarato, spiegando di aver avvertito Hezbollah che entrare in guerra con Israele sarebbe un “errore fatale” che “determinerebbe il destino del Libano“. Riferendosi a Hamas, il primo ministro ha sottolineato che Israele “non si fermerà finché non avrà completato la sua missione” e che il suo unico scopo è “la vittoria“, aggiungendo che Hamas ha “perso la presa” su Gaza e non ha “nessun posto dove nascondersi“.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è detto contrario a un cessate il fuoco "immediato" nella Striscia di Gaza, mentre in tutto il mondo si moltiplicano le richieste in tal senso a seguito dei bombardamenti dell'esercito israeliano.

"Ammetto liberamente che non credo che gli appelli per un cessate il fuoco immediato o per una lunga pausa - che equivarrebbero quasi alla stessa cosa - siano giusti, perchè in fin dei conti ciò significherebbe che Israele darebbe ad Hamas la possibilità di riprendersi e di procurarsi nuovi missili", ha dichiarato durante un dibattito organizzato da un quotidiano regionale tedesco, Heilbronner Stimme.

L'Unione Europea chiede pause umanitarie immediate nella Striscia di Gaza, dove metà degli ospedali non sono più operativi, condanna Hamas per l'utilizzo dei civili come scudi umani, ed esorta Israele a ricorrere al "massimo contenimento" per proteggere i civili nella guerra in corso. Il futuro dell'enclave palestinese è sul tavolo della riunione dei ministri degli Esteri dei 27 a Bruxelles e l'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, si è detto "profondamente preoccupata per l'aggravarsi della crisi umanitaria a Gaza"

"Non dobbiamo parlare solo della situazione odierna a Gaza. Dobbiamo cominciare a pensare alla soluzione per il post-guerra. È qualcosa che i ministri dovrebbero concentrarsi nella discussione. Cosa succederà dopo, come possiamo affrontare la situazione a Gaza non solo con la ricostruzione ma per offrire una soluzione integrata alla questione palestinese. Questo è il vero problema politico che dobbiamo affrontare: ossia la soluzione definitiva al conflitto tra Israele e Palestina che ha raggiunto questo alto livello di orrore", ha dichiarato Borrell. "Dobbiamo cercare la pace per loro. La soluzione per Gaza non può essere isolata. Mi confronterò con i ministri che cosa ne pensano, che cosa sostengono e cosa respingono", ha aggiunto il capo della diplomazia di Bruxelles.

 

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