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"La dipendenza della Ue dagli Usa ci sta portando a una guerra fredda"

Continua la politica europea contro la Russia. Durante una riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti dei 28 (Coreper) è stato infatti deciso che le sanzioni contro la Russia di Vladimir Putin saranno estese fino alla fine di gennaio 2016
Questo atto sarà formalizzato lunedì prossimo, quando sarà approvato come "punto A" dal Consiglio esteri di Lussemburgo.Le sanzioni economiche nei confronti di Mosca erano state imposte, "solamente" per un anno, nel luglio 2014, in risposta all'annessione della Crimea e al presunto sostegno russo ai separatisti ucraini.

Fedor Biryukov e Alexander Sotnichenko, il primo un membro del direttivo del partito russo conservatore Rodina, il secondo un professore di Relazioni Internazionali all'Università Statale di San Pietroburgo, sono state ieri le prime "vittime" della disposizione voluta del Presidente del Parlamento Europeo Martin Schultz, che limita l'accesso a politici, diplomatici e personale di ambasciata Russa all'interno degli edifici del Parlamento Europeo.

La decisione era stata presa dal presidente del Parlamento il 3 giugno scorso, a seguito della pubblicazione da parte di Mosca della famosa Black List, rivolta contro 89 tra politici e personalità europee, considerate non gradite in Russia.

Quello di ieri è il primo caso, però, in cui il provvedimento di Schultz viene applicato concretamente nei confronti dei due politici russi e dei loro accompagnatori, tutti cittadini della Federazione, che avrebbero dovuto partecipare ieri mattina ad una conferenza stampa sul tema della crisi Ucraina e delle relazioni fra l'Europa e la Russia organizzata dal partito europeo Alliance for Peace and Freedom all'interno dell'Europarlamento. La conferma del divieto di accesso agli edifici è arrivata con una mail inviata direttamente dall'ufficio di presidenza, con la quale lo stesso Schultz ha dato disposizione di non emettere i pass per i cittadini russi, vietandone di fatto l'accesso al Parlamento. "È la prima volta che succede una cosa del genere, oggi abbiamo sperimentato un episodio che può essere definito tranquillamente come razzismo: siamo stati trattati come gli ebrei nella Germania di Hitler" commenta il prof. Sotnichenko, a margine della piccola manifestazione spontanea contro la "russofobia", organizzata davanti all'ingresso principale del Parlamento Europeo in seguito al divieto.
Critico nel commentare l'episodio è stato anche il dirigente di Rodina Biryiukov, che già alla prima comunicazione del divieto, arrivata nei giorni scorsi, aveva denunciato sulla stampa russa il comportamento di Bruxelles. "L'estensione delle libertà politiche e dei diritti civili dell'Unione Europea è chiaramente sovrastimata" aveva scritto qualche giorno fa. "Siamo venuti qui per una conferenza sul tema delle prospettive di pace nelle relazioni euro-russe e nel conflitto nel Sud Est dell'Ucraina", ha spiegato ieri Biryiukov, "perché riteniamo che la Russia sia un Paese europeo e che quindi sia assurdo provocare un conflitto tra l'Europa e la Russia". "Gli euroburocrati fanno gli interessi di Washington e non dell'Europa", continua il rappresentante del partito, "e questo può essere chiaramente riscontrato in quello che è successo oggi".

"Oggi abbiamo constatato, infatti, che è proibito per i cittadini russi visitare le istituzioni europee solo per il fatto di possedere un passaporto russo" continua, "questo dimostra che in Europa non vengono rispettati alcuni diritti e che evidentemente non esiste libertà di parola e opinione per determinate persone". Episodi come questo dimostrano come le tensioni tra Russia ed Unione Europea siano tutt'altro che superate, nonostante l'atteggiamento italiano in questo senso si sia dimostrato negli ultimi giorni tendente perlopiù alla ricerca di canali di dialogo. Il professor Sotnichenko è stato, tra gli altri, l'organizzatore, lo scorso marzo, del Forum Internazionale dei Conservatori a San Pietroburgo. Un evento al quale sono stati invitati i principali partiti nazionalisti europei e che ha avuto una forte eco nella stampa internazionale. "Quello che è successo oggi in Parlamento è stata una grande sorpresa per me, perché pensavo che l'Unione Europea fosse un'istituzione democratica" spiega in modo ironico mentre mostra un cartello con su scritto 'Stop Russofobia'. "Mi meraviglia il fatto che l'Europa spesso critichi la Russia per la libertà di parola, ma credo che in Russia ci sia davvero una società molto più aperta che in Europa", continua. "Il Parlamento Europeo evidentemente non vuole ascoltare persone che esprimono opinioni alternative sulla situazione in Ucraina e sulla Russia, come era previsto che facessimo oggi, e per di più, evidentemente non vuole ascoltare neanche i suoi stessi deputati che hanno organizzato l'evento e che ci hanno invitato qui", accusa Sotnichenko. "Penso che questo sia un episodio di razzismo socio-culturale basato sulla nazionalità: ci è stato vietato l'ingresso semplicemente per il fatto di essere cittadini russi", prosegue, "questa situazione deve essere denunciata affinché gli europei sappiano che il Parlamento di Bruxelles non è un'istituzione democratica".Intanto un altro Paese membro del UE, si trova in difficolta con i propri partner :

Prosegue il botta e risposta fra le istituzioni europee ed internazionali e la Grecia. "È comprensibile che gli Stati siano nervosi, il programma scade tra poco e circolano scenari poco favorevoli", afferma Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue e responsabile per l'euro che non nasconde una certa preoccupazione sull'andamento delle trattative.  "I greci - aggiunge - devono dire quello che vogliono, non solo quello che non vogliono". Sull'infinito negoziato con Atene è tornato anche il commissario Ue per gli Affari Economici e Monetari, Pierre Moscovici: "E' assolutamente falso dire che la Commissione voglia imporre misure di austerità. Juncker ha personalmente proposta a Tsipras" misure per alleviare il peso sui cittadini "ma attendiamo ancora risposte".  Ma Atene fa sapere di non volere un'intesa al ribasso. Siamo pronti a dare un "grande no" a un cattivo accordo, ha affermato Alexis Tsipras, al termine di un incontro con il cancelliere austriaco Werner Faymann. "La nostra proposta - sottolinea il premier greco secondo il resoconto di Bloomberg - assicura che centreremo gli obiettivi di bilancio fissati dalle istituzioni per il 2015 e 2016".

Nel frattempo, uno dei protagonisti del braccio di ferro, il ministro delle Finanze greco Varoufakis è atteso oggi a Parigi per un incontro con il segretario generale dell'Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (Ocse), Angel Gurria. I due discuteranno di numerose questioni tra cui le riforme nella vendita al dettaglio, l'edilizia, il sistema bancario, il mercato del lavoro, le commissioni statali e i meccanismi per combattere la corruzione. Nel comunicato diffuso dal governo di Atene si ricorda come il colloquio avvenga "in un momento cruciale del percorso di riforma del Paese". Dopo la tappa a Parigi, Varoufakis si recherà a Lussemburgo per prendere parte all'Eurogruppo.

La posizione delle istituzioni comunitarie si è spostata "significativamente" rispetto all'accordo del 20 febbraio, ci sono stati degli "spostamenti estremi su tutte le questioni di bilancio, e non solo": è quanto spiegano fonti europee precisando come le istituzioni si siano mosse sulle "aree strutturali, collegate alla crescita di bilancio". Lontanto dai riflettori, però, e nonostante i toni siano sempre più alti, il filo delle trattative non sembra essersi interrotto. E secondo alcuni media greci, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, starebbe per fare un nuovo intervento nel tentativo di aiutare il governo greco e i suoi creditori a raggiungere un accordo. A riferirlo è l'edizione online del quotidiano ateniese To Vima che cita informazioni riprese da euro2day.gr e confermate da Bruxelles. Secondo tali informazioni, Juncker dovrebbe fare una telefonata a Tsipras questo pomeriggio. Il clima, comunque, non è certo dei migliori. Le polemiche tra la Grecia e i suoi creditori hanno ormai ampiamente raggiunto e superato il livello di guardia. Ieri Tsipras ha accusato il Fondo monetario internazionale di avere responsabilità "criminali" per la situazione in cui versa il suo Paese, mentre Juncker ha puntato l'indice contro il premier sostenendo che sta "mentendo" sull'andamento del negoziato. Ecco perchè quello di domani rischia di essere una vera e propria resa dei conti, anche per i rapporti tesi nel recente passato fra diversi ministri dell'Eurogruppo e il rappresentante di Atene.

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