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Giovedì, 02 Maggio 2024

A otto mesi dalla strage di Parigi, torna il terrore in Francia, stavolta a Nizza.

Erano passate da poco le 22,30 e la Promenade des Anglais, sul lungomare, era gremito dopo i fuochi d'artificio che hanno chiuso i festeggiamenti per il 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia, quando un camion bianco e piombato sulla folla correndo a zig zag, falciando qualsiasi cosa gli si parasse davanti e mentre l'autista sparava all'impazzata dall'abitacolo.

La sua folle corsa ha ucciso 84 persone nella Promenade des Anglais di Nizza. Secondo il quotidiano locale Nice matine, che ha sentito fonti di polizia, l'attentatore si chiamerebbe Mohamed Lahouaiej Bouhlel.

L'uomo, 31 anni, è stato identificato grazie alla sua carta di identità ritrovata a bordo del camion.

Una donna ha fermato l assassino ed era uno dei due agenti di polizia che hanno ucciso il killer di Nizza.  Lo detto a radio Europe 1 il presidente del Dipartimento delle Alpi Marittime Eric Ciotti. "Una persona è saltata sul camion per tentare di fermarlo - ha detto Ciotti -. È a quel momento che la polizia è stata in grado di neutralizzare questo terrorista. Non dimenticherò mai il viso di questa poliziotta che ha intercettato il killer".

Sostenitori dell'Isis esultano, anche se non vi è stata nessuna rivendicazione ufficiale. Il mondo sgomento. Papa Francesco è solidale con le vittime e tutto il popolo francese e condanna "nel modo più assoluto ogni manifestazione di follia omicida, di odio, di terrorismo e ogni attacco contro la pace".

Al volante del camion che ha strappato la vita a 84 persone e ne ha ferite un centinaio ci sarebbe stato un franco-tunisino di 31 anni. L'uomo viveva proprio a Nizza, la città colpita dal tremendo attentato di ieri sera. L'identificazione del killer è stata possibile grazie al ritrovamento dei documenti d'identità all'interno del camion. Nel veicolo c'era un documento di identità a nome di questa persona, un uomo non noto ai servizi segreti, ma alla polizia per reati di violenza minore, in particolare una recente lite, informa France Info.

Secondo l'emittente, che non cita la fonte, non è certo che l'identità corrisponda all'autore della strage. Il proprietario della carta d'identità era nato a Nizza, nel 1985: ora l'obiettivo della polizia è capire se si tratti dello stesso terrorista, che è stato ucciso dalla polizia, mentre guidava il camion sulla Promenade des Anglais, pochi miniti dopo la fine dei fuochi d'artificio, per la festa nazionale francese.

Fonti a BMF TV hanno spiegato che la certezza della corrispondenza si sta cercando tramite le impronte digitali e hanno confermato che l'autista del camion ha anche sparato sulla folla con un'arma di piccolo calibro. All'interno del camion sono stati trovate, oltre alla pistola, anche varie armi leggere e una granata, ma tutto falso.

Il portavoce del Ministero degli Interni ha dichiarato: "Le indagini sono condotte per scoprire se la persona ha agito da solo o se aveva dei complici che sono fuggiti". Ciò che è certo è che l'uomo, come dichiarato dalla autorità francesi "era noto alla polizia per violenze, uso di armi, ma nessun fatto legato al terrorismo".

Alla fine i morti sono 84, mentre centinaia di persone sono state ferite. Tra questi anche decine di bambini, dal momento che il lungomare era pieno di famiglie. Sul camion sono state trovate armi e granate, ma pare che molti fucili fossero giocattolo. Nell'abitacolo c'era anche la patente e il telefonino che hanno permesso l'identificazione dell'uomo. Su quello che è l'attacco più sanguinoso in Francia dopo gli attentati del 13 novembre 2015 indaga la procura antiterrorismo di Parigi.

Stando a quanto riporta la Reuters, l'attentatore non era però inserito nelle liste dell'antiterrorismo francese. Bouhlel che per lavoro faceva il corriere, avrebbe noleggiato il mezzo in un Paese poco lontano da Nizza mercoledì 13 luglio.

Secondo Christian Estrosi, presidente della regione, l'uomo avrebbe esploso diversi colpi d'arma da fuoco prima di essere ucciso dalla polizia francese.

Al momento le cause del gesto non sono ancora chiare ma stando a quanto riporta Nice matine, la polizia avrebbe fatto irruzione nella sua residenza di Nizza per cercare prove di eventuali complici.

Lo stato di emergenza che in Francia doveva terminare il 26 luglio sarà prolungato di tre mesi, ha detto il presidente francese Francois Hollande, parlando dopo l'attentato di Nizza. Tre i giorni di lutto nazionale. Intanto è giunta la condanna del Papa e la solidarietà dagli altri leader europei.

"Mentre la Francia celebrava la sua festa nazionale, la violenza cieca ha colpito ancora il Paese a Nizza, facendo numerose vittime tra cui dei bambini. Condannando ancora una volta tali atti, Sua Santità Papa Francesco esprime la sua profonda tristezza e la sua vicinanza spirituale al popolo francese". E' quanto affermato in un messaggio inviato a nome del Papa al vescovo di Nizza, mons. André Marceau, dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin.

"Non cederemo mai a chi predica e pratica la cultura della morte contro la vita delle persone e la libertà dei popoli", afferma il presidente Sergio Mattarella. "Insieme con gli altri Paesi dell'intera comunità internazionale, anzitutto dell'Unione Europea, proseguiremo l'impegno contro la violenza e il terrorismo, per affermare i valori di libertà, eguaglianza, fraternità, celebrati in Francia il 14 luglio", aggiunge il capo dello Stato.

Il premier Matteo Renzi ha ritwittato un tweet del presidente francese Hollande il quale sottolinea come la Francia sotto attacco e afflitta è forte e lo sarà sempre di più dei fanatici che la vogliono colpire.

Sono stati ulteriormente rafforzati i controlli da parte italiana sul confine di Stato a Ventimiglia dopo l'attentato di Nizza. "Abbiamo avuto notizia che fuggitivi potessero essersi diretti in Italia - ha detto un dirigente di polizia - ma per ora non abbiamo riscontri concreti".

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha partecipato questa mattina alla riunione del sottosegretario Marco Minniti con i vertici delle agenzie di intelligence. E' in corso al Viminale la riunione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa), convocata dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano.

E come riferisce l agenzia di stampa ansa : Tenevo per mano i miei quattro figli poi all'improvviso le urla della gente e quel tir che ci è passato accanto andando a zig zag e schiacciando tutto e tutti". Piange Marlena quando, davanti all'ospedale di Nizza, racconta il terribile attentato che ieri sera ha sconvolto la Francia. "Per un attimo non ha più visto i figli: è stato per pochi secondi - dice - quando li ho rivisti avevano il terrore sul volto e sui vestiti il sangue di tutti quei morti. Fisicamente stanno bene, ma sono sotto shock - conclude -: dicono che non vogliono mai più uscite di casa".

"Il camion sterzava di continuo, per colpire più persone possibile, proprio come fossero dei birilli". E' il racconto di un giornalista del quotidiano Nice-matin, che si trovava sul lungomare quando il camion ha iniziato la sua folle corsa contro la folla. Il camion che ha compiuto la strage sul lungomare di Nizza è piombato a 80 km orari sulla folla. "Ho sfiorato la morte. Ho visto gente stritolata, teste insanguinate, membra staccate", ha raccontato un testimone oculare citato da l'Express. Il camion, ha detto lo stesso uomo, ancora sotto shock, era un 18 tonnellate, un mezzo che è lungo 15 metri e andava a 80 km all'ora".

"Ho visto passare il camion a un solo metro da me mentre travolgeva tutto come fossero birilli: uomini, donne, bambini, bancarelle: sembrava un incubo, non riuscivo a muovermi". E' uno dei passaggi della testimonianza resa all' ansa da Maurizio Ventura, 60 anni, pensionato milanese che da due anni vive a Nizza. Maurizio, come tante migliaia di persone, nel momento dell'attacco del camion, era sul lungomare di Nizza e aveva appena assistito allo spettacolo dei fuochi pirotecnici che chiudevano la festa Nazionale francese del 14 luglio.

"Il governo è impegnato a migliorare le condizioni di vita dei cittadini", anche attraverso la riduzione della pressione fiscale, "e a creare occupazione. L'occupazione è il primo strumento di contrasto delle diseguaglianze". Lo ha sottolineato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, parlando a Confcommercio anche alla luce dei dati Istat sulla povertà. L'impegno profuso dal governo sull'occupazione, ha insistito, "non ha precedenti negli ultimi 20 anni".

"L'Italia deve dotarsi degli stessi strumenti di contrasto alla povertà che esistono negli altri paesi europei, purtroppo le misure prese finora sono ancora parziali e limitate". Così il presidente dell'Inps Tito Boeri

Ma nel 2015 l'Istat stima che le famiglie in condizione di povertà assoluta siano pari a 1 mln e 582 mila e le persone a 4 mln e 598 mila (il numero più alto dal 2005). L'incidenza della povertà assoluta si mantiene stabile negli ultimi tre anni per le famiglie; cresce invece se misurata in termini di persone (7,6% della popolazione residente nel 2015, 6,8% nel 2014 e 7,3% nel 2013). Questo perché riguarda le famiglie più numerose. In aumento al Nord, in particolare per gli stranieri, la povertà colpisce chi vive in città e i bassi redditi.

Questo andamento nel corso dell'ultimo anno si deve principalmente all'aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con 4 componenti (da 6,7 del 2014 a 9,5%), soprattutto coppie con 2 figli (da 5,9 a 8,6%) e tra le famiglie di soli stranieri (da 23,4 a 28,3%), in media più numerose. L'incidenza della povertà assoluta aumenta al Nord sia in termini di famiglie (da 4,2 del 2014 a 5,0%) sia di persone (da 5,7 a 6,7%) soprattutto per l'ampliarsi del fenomeno tra le famiglie di soli stranieri (da 24,0 a 32,1%). Segnali di peggioramento si registrano anche tra le famiglie che risiedono nei comuni centro di area metropolitana (l'incidenza aumenta da 5,3 del 2014 a 7,2%) e tra quelle con persona di riferimento tra i 45 e i 54 anni di età (da 6,0 a 7,5%).

Nel 2013 una persona su 10 in Italia èra in povertà assoluta. Si raggiunge così il record di persone che vivono in povertà assoluta dal 2005, quando è iniziata la diffusione di questa stima da parte dell’Istat. "L’anno scorso - fa notare l'istituto di statistica - i più poveri tra i poveri erano il 9,9% della popolazione (6.020.000), nel 2005 la percentuale si fermava al 4,1% (2.381.000 persone)". Nel 2013 aumentano anche i minori che vivono in condizioni di povertà assoluta: sono il 13,8% del totale, pari a un milione 434 mila persone. Il dato peggiora rispetto al 2012 quando gli under 18 poverissimi erano 1 milione 58mila (10,3% del totale). "Stanno peggio anche gli anziani - spiega l'Istat - soprattutto se vivono con un altro anziano". Nel 2012 l’incidenza si fermava a 5,8%. La povertà assoluta continua ad aumentare tra le famiglie con tre o più componenti e soprattutto tra quelle con figli, in particolare se minori (dall’8,9% al 12,2%).

Intanto un bambino di 9 anni ha donato 50 euro, l'ammontare dei risparmi fatti con i regali della nonna, a un mendicante, a Castelfranco Emilia. Ma l'uomo si è poi recato nel negozio gestito dalla famiglia del ragazzino e ha restituito la somma: "Questi soldi non mi appartengono, è giusto che ve li restituisca". La storia - raccontata dalla Gazzetta di Modena - ha avuto per protagonista Valentino, i cui genitori hanno un laboratorio nella strada dove il senzatetto da due anni, chiede l'elemosina ai passanti.

"L'ho fatto perchè credevo che lui ne avesse più bisogno di me", ha raccontato il bambino, che si è anche 'beccato' una punizione dalla mamma. "Gli ho fatto passare l'aspirapolvere per tutto il negozio - ha detto - spiegandogli quanta fatica io e suo padre facciamo per guadagnare quella cifra e che con 50 euro la sua famiglia mangia per due giorni. Poi, però, ci ho riflettuto e ho capito che era un gesto straordinario". 

Drammatico incidente ferroviario in Puglia: 11 morti in uno scontro frontale fra due treni di linea della Bari Nord,sul tratto ferroviario a binario unico tra Ruvo e Corato.secondo l agenzia ansa il bilancio potrebbe aggravarsi: ci sono numerose persone ancora incastrate tra le lamiere. Sono al momento 18 i feriti, ricoverati negli ospedali di Andria e di Barletta. Dieci versano in gravi condizioni.

A guardare l'immagine dall'alto si vedono i vagoni letteralmente sbriciolati nell'impatto e pezzi di lamiere volati per decine di metri nella campagna ai lati dei binari. Proprio le foto scattate dai vigili del fuoco danno l'idea della violenza dello scontro tra i due convogli: al centro si vede quel che rimane dei vagoni più direttamente coinvolti, praticamente soltanto pezzi di lamiera sparsi ovunque. Uno dei treni ha soltanto due vagoni rimasti pressochè intatti; l'altro solo l'ultimo, quello di coda.

Undici morti e decine di feriti, è il bilancio provvsorio dello scontro frontale tra due treni sulla linea Bari Nord, sul tratto a binario unico tra Ruvo di Puglia e Corato. Nell'impatto i vagono si sono 'sbriciolati'.E l incidente di stamattina porta in memoria l'ultimo grave disastro ferroviario a Viareggio nel 2009. La rottura di un fusello della sala montata di un carro cisterna provoca il deragliamento di un treno merci. Il Gpl fuoriuscito esplode mentre il treno era fermo in stazione. L'incidente provocò 32 vittime e 25 feriti

Renzi sta seguendo gli sviluppi del drammatico incidente. Il ministro Graziano Delrio e il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio si stanno recando sul luogo dello scontro per assicurare il coordinamento delle operazioni di soccorso. C'è una "assoluta richiesta di capire i responsabili e fare totale chiarezza", ha detto Renzi. "Non ci fermeremo finché non chiariremo cosa è accaduto

Delrio ha chiamato la società Rfi per chiedergli di mettersi a disposizione e dare tutto il supporto alle società coinvolte (che non sono del gruppo Fs, si tratta di due treni della società privata Ferrotramviaria SPA e alle indagini. Il Gruppo FS esprime il proprio cordoglio e attraverso le sue società, Rete Ferroviaria Italiana e Trenitalia, ha offerto la piena disponibilità di tutte le strutture e i tecnici per ogni supporto operativo.

"La situazione è drammatica" e sul numero dei morti, finora dieci quelli accertati, "siamo in grosso difetto", dice all' ansa il vicepresidente della Regione Puglia con delega alla Protezione civile, Antonio Nunziante, che si trova sul posto. "Sono qui con il presidente Emiliano - aggiunge Nunziante - stiamo aspettando l'arrivo del ministro Delrio". "Per fortuna la macchina dei soccorsi - conclude l'assessore - sta funzionando molto bene".

Uno dei due convogli era partito da Corato ed era diretto ad Andria e l'altro, viceversa, proveniva da Andria e andava in direzione Corato.

I soccorsi sono resi difficili dal fatto che l'impatto frontale, avvenuto all'inizio di una curva del binario unico, è avvenuto in aperta campagna. La zona è sorvolata da numerosi elicotteri e sul posto è stato allestito un campo per i soccorsi sanitari. Viene distribuita acqua. "E' una scena surreale", ripete chi si trova sul posto

I vigili del fuoco hanno estratto dalle lamiere di uno dei due treni coinvolti un bambino di pochi anni: il piccolo era ancora in vita ed è stato portato via con l'elicottero.

Ciascuno dei due convogli era formato da quattro vagoni. Nell'incidente sono state coinvolte le prime due carrozze di ogni convoglio

Il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Mario Loizzo, segue con preoccupazione la vicenda. "La notizia mi ha profondamente scosso e sento di manifestare il più sincero sgomento, anche a nome dell'intero Consiglio regionale". Nell'apprendere di alcuni morti e feriti, Loizzo esprime partecipazione e vicinanza ai coinvolti ed ai congiunti, in un momento di grandissima apprensione".

Durante gli anni Cinquanta la Ferrotramviaria dette un forte incremento al progetto di ammodernamento della linea: il nuovo tracciato a singolo binario elettrificato venne inaugurato nel 1965 e contestualmente venne iniziato il servizio autobus integrativo parallelo alla ferrovia, in funzione ancora oggi. Nel 1965 l'azienda ha attivato la linea ferroviaria Bari-Barletta, che collega a Bari importanti Comuni del nord barese: Bitonto, Terlizzi, Ruvo, Corato, Andria, Barletta e il quartiere di Bari Palese con due fermate ai margini periferici. Si snoda su un percorso lungo 70 Km su linea elettrica, a binario unico sul tratto Bari-Fesca San Girolamo e Ruvo-Barletta, e doppio binario sul tratto Fesca San Girolamo-Ruvo.

La ferrovia, spiega il sito di Ferrotramviaria SpA, negli anni è diventata un riferimento nel panorama del trasporto pubblico locale Pugliese per il numero costantemente crescente di pendolari

Lo scontro tra due treni nel percorso Corato - Andria, in Puglia, è avvenuto su una tratta delle Ferrovie del Nord Barese che fanno capo alla Ferrotramviaria SpA, azienda con capitale interamente privato costituita nel 1937 dal Conte Ugo Pasquini che nello stesso anno acquisì dalla "Société des Chemins de Fer Economiques" di Bruxelles, la tramvia Bari Barletta continuandone la gestione.

Dal 2008 Ferrotramviaria SpA ha avviato un progetto di sviluppo, ammodernamento e rafforzamento del proprio servizio sul territorio, a partire dal progetto per la Ferrovia Metropolitana San Paolo che collega il quartiere residenziale San Paolo all'area centrale della città di Bari, garantendo il collegamento diretto con l'Ospedale San Paolo. A questo progetto si unisce la creazione di nuove fermate intermedie, sulle tratte già esistenti, come quella inaugurata in Via La Pira a Bitonto, e il raddoppio della tratta ferroviaria tra Ruvo di Puglia e Corato, sulla linea Bari-Barletta.

 

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C'è l'Italia del Freccia rossa, quella di Expo, abbiamo in casa televisori che ricevono migliaia di canali, molti figli di papà giocano con i droni e guardano film sui telefonini. Ma purtroppo l'Italia reale e maggioritaria vive ancora su binari unici. Molti italiani, in tutti i campi, brillano nelle loro eccellenze, tanti italiani - come quelli che ieri sono corsi a donare il sangue negli ospedali pugliesi - hanno il cuore d'oro.

Ma purtroppo l'Italia non c'è. Perché la maggior parte degli uomini che la governano sono simili agli statali furbetti del cartellino: timbrano, incassano e fanno gli affari loro. Da tre anni - e già sarebbe stato scandalosamente tardi - erano stati finanziati i lavori per raddoppiare quella linea ferroviaria. Nelle prossime ore ci spiegheranno perché non è stato fatto.

Il traffico è regolato via telefono tra capistazione e macchinisti. Nessun paracadute, nessuna spia che, nell'era di internet, si accenda sulla plancia di comando, niente di niente che possa salvare dall'errore umano due treni che stanno marciando a tutta velocità l'uno contro l'altro. Basta un equivoco, una distrazione ed è tragedia. È accaduto, più che uno scontro è stata una esplosione: oltre venti sette morti e decine di feriti, molti in gravi condizioni.

L'incidente poco dopo le 11, al chilometro 51 della linea gestita dalla società privata Ferrotramviaria. Uno dei due convogli era partito da Corato diretto ad Andria e l'altro, viceversa, proveniva da Andria e andava in direzione Corato. A bordo solitamente ci sono, oltre a pendolari e studenti, anche molti passeggeri che devono raggiungere l'aeroporto di Bari Palese. L'impatto tra i treni, che viaggiavano ad una velocità di 100-110 km all'ora, è violentissimo. I vagoni vengono letteralmente sbriciolati, pezzi di lamiere volano per decine di metri tra gli ulivi della campagna pugliese, ai lati dei binari. Uno dei treni ha soltanto due vagoni rimasti pressoché intatti; l'altro solo l'ultimo, quello di coda.

La causa dell'incidente in Puglia sarebbe stata la mancanza di sistemi automatici di supervisione della linea ferroviaria, in quella tratta viene ancora usato il cosiddetto 'blocco telefonico', cioè la comunicazione telefonica del via libera sul binario unico. E' questa l'ipotesi che fa all'ansa Stefania Gnesi, ricercatrice dell'Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione 'A. Faedo' del Consiglio nazionale delle ricerche Isti-Cnr.

"Ci sono sensori su tutta la linea ferroviaria - spiega - che segnalano blocco per blocco se la linea e' occupata. Man mano che il treno avanza si bloccano gli altri treni, c'è come una distanza di sicurezza. Se per caso un treno sfora, viene mandato il blocco automatico, che può essere il classico semaforo rosso oppure l'interruzione della linea elettrica sul treno, che quindi si ferma". "E' un sistema altamente sicuro - aggiunge Stefania Gnesi - perché tutte queste procedure vengono validate e testate prima di essere messe in uso, controllate via software e via hardware e devono rispettare delle regole di certificazione". "Resta lo sconcerto per questo genere di incidenti gravi".

"Dalle informazioni che abbiamo estrapolato da Internet sembrerebbe non ci fosse un impianto di segnalazione automatica in quella tratta - osserva - sembra invece che li' funzioni ancora il blocco telefonico, cioè la comunicazione via telefono del via libera, tra la centrale di controllo e il macchinista". "Secondo le informazioni prese dal sito Rfi - aggiunge Stefania Gnesi - il sistema di blocco telefonico è usato in una piccola percentuale delle linee, il 98% è invece controllato da sistemi automatici più o meno raffinati, con livelli più o meno accurati a seconda della linea". Secondo la ricercatrice i sistemi automatici sono più sicuri "perché funzionano a blocchi".

Tanti i messaggi di solidarietà dall'estero, da Papa Francesco a Vladimir Putin."Bilancio assurdo e inaccettabile", ha scritto il premier Matteo Renzi su Facebook, dopo essersi recato in Puglia.

Il presidente Mattarella dice che quello che è successo è «inammissibile»; il premier Renzi che «chi ha sbagliato pagherà». Ovvio, ma bisogna intenderci su cosa è «inammissibile» e su chi «deve pagare» oltre al disgraziato - ammesso che sia vivo - che ha materialmente provocato lo schianto. Perché «inaccettabile» è che nel 2016 ben dodicimila dei diciannovemila chilometri di rete ferroviaria siano ancora a binario unico e spesso non assistito. Perché a «pagare» dovrebbero essere la classe politica e gli amministratori che hanno dilapidato, anche e soprattutto nel trasporto locale, una montagna di denaro pubblico per ritrovarsi in queste condizioni

Un pool di magistrati coordinerà le indagini e potrebbero essere presto iscritti i primi indagati. La procura di Trani indaga per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario. L'ipotesi è quella di un errore umano, ma non si escludono tutte le altre ipotesi, compresa quella del guasto. Intanto emerge un particolare: erano due i treni delle Ferrovie del Nord Barese provenienti da Corato e diretti verso nord e uno di questi due convogli viaggiava con qualche minuto di ritardo: questa circostanza potrebbe aver indotto il capostazione di Andria a dare il via libera al treno fermo in stazione. Il convoglio, circa dieci minuti dopo la partenza da Andria, si è scontrato con il treno proveniente da Corato. Ulteriori dettagli emergeranno dall'esame delle scatole nere. Sono stati inoltre acquisiti i registri delle stazioni di Andria e Corato, i filmati delle telecamere lungo la linea e le comunicazioni telefoniche, trascritte nei fonogramma, tra i capistazione dei due scali

 

L'indagine dovrà accertare non solo chi ha sbagliato, ma se chi ha sbagliato è caduto in errore da solo o se è stato indotto in errore da altri. Dovrà poi verificare l'adeguatezza del sistema di controllo rispetto alle norme in vigore, e i tempi del raddoppio della tratta e di ammodernamento del sistema di controllo del traffico. Sotto accusa viene messa la linea unica. E c'è chi punta il dito contro la mancanza di sistemi automatici di supervisione della linea ferroviaria: in quella tratta, infatti, viene ancora usato il cosiddetto 'blocco telefonico', cioè la comunicazione telefonica del via libera sul binario unico. I due convogli erano ultramoderni, uno del 2005 e l'altro del 2009, dotati di sistemi frenanti efficienti.

 

il tragico bilancio è di 23 morti e 52 feriti  della tragedia avvenuta martedì mattina intorno alle 11.30. ieri. Tra i feriti, 24 sono attualmente ricoverati, otto dei quali in prognosi riservata, tra cui il piccolo Samuele che compie oggi 7 anni e che era con la nonna, morta nell'incidente ferroviario. Non ci sono dispersi. I dati sono stati ufficializzati in una conferenza stampa del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e dal prof.Franco Introna Medicina Legale.

Appartengono a Luciano Caterino, 37 anni, originario di Corato (Bari), i resti umani trovati a bordo del convoglio giallo, quello proveniente da Bari, di cui era il macchinista. L'uomo nell'impatto è rimasto dilaniato. L'altro convoglio era guidato da Pasquale Abbasciano, di Andria, l'altro macchinista di questa tragedia, anche lui deceduto nello scontro. L'equipaggio dei due treni era composto da un macchinista e da un capotreno per ogni convoglio.

All'istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari alcuni parenti volevano entrare ma il personale ha chiesto di fare entrare solo due congiunti. "Dobbiamo vedere i nostri cari che sono morti - hanno urlato i parenti spingendo per entrare - dobbiamo stare tutti vicini". A quel punto il personale ha provato a chiudere le porte ma appena una delle ante è stata socchiusa, molte persone hanno urlato "vergogna", e in lacrime hanno detto "non è possibile essere trattati così, abbiamo i nostro morti là dentro". Poco dopo la situazione è tornata alla normalità e le porte sono rimaste aperte. Tra i parenti in attesa anche il cognato della mamma di Francesco Tedone, 19 anni, morto nel violento impatto: "Stava tornando a casa - dice - era andato a trovare un'amica".

 

Resta serrato il confronto Roma-Bruxelles sulle banche italiane in difficoltà e sul destino di Mps. Sarà uno dei temi, accanto all'applicazione del bail-in, che oggi e domani vedrà discutere i ministri delle Finanze Ue per la prima volta dopo la Brexit. La questione in realtà non figura all'ordine del giorno delle due riunioni (Eurogruppo e Ecofin) e "qualunque ulteriore speculazione sarebbe forviante", sottolineano fonti Ue.

"I risparmiatori saranno salvaguardati dal Governo italiano, i contatti con le autorità europee continuano positivamente come sempre è stato in questo periodo": lo ha detto il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan rispondendo a chi gli chiedeva a che punto fossero i contatti con la Commissione. Precisando di non essere a conoscenza del piano da 150 miliardi evocato da Deutsche Bank, il ministro ha spiegato che "c'è già uno strumento per la liquidità, vedremo altri strumenti sempre di tipo precauzionale".

La crisi delle banche italiane è legata alle sofferenze e "non è acuta e questo ci dà il tempo di trovare una soluzione": lo ha detto il presidente dell'Euro gruppo Jeroen Dijsselbloem, precisando che "le regole regole sono chiare", e in questo quadro "una soluzione è sempre possibile", purché si rispetti il quadro regolatorio.

Le regole sono rigide, nel senso che mettono chiaramente nero su bianco la gerarchia del bail in", ha detto Dijsselbloem, secondo cui "in quel framework la soluzione è sempre possibile ma deve essere rispettato il quadro" normatorio. Dijsselbloem ha detto di non essere preoccupato per la situazione delle banche italiane, e che le autorità italiane ed europee stanno "parlando costruttivamente per trovare una soluzione all'interno del quadro". Il problema dei crediti deteriorati "non è nuovo, non ci sono grandi soluzioni, la soluzione va trovata gradualmente". Quella italiana "non è una crisi acuta, e questo ci dà tempo di trovare una soluzione". Per il presidente "la sola cosa importante è che rispettiamo cosa abbiamo deciso insieme, non abbiamo bisogno di mettere in discussione altre cose, c'è già molto mettere in discussione questi giorni", ha concluso.

Intanto il tema scuote sempre più la politica e se il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, parla della ricerca di spinta pubblica e privati in campo per risolvere il problema, il M5S in un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo e firmato 'M5s Parlamento' afferma che Rocca Salimbeni "potrebbe scatenare una nuova crisi finanziaria globale trascinandosi dietro non solo le altre banche italiane, ma anche colossi esteri come Deutsche Bank". Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha assicurato ieri che il governo lavora per stendere una rete di protezione preventiva, da attivare in caso di necessità, con il "pieno supporto" dei partner europei. Il tempo stringe perché gli occhi di tutti sono puntati sulla soluzione al problema dei crediti in sofferenza di Mps dopo il richiamo della Bce.

Una partita che il Monte vorrebbe giocare il più possibile in autonomia, anche se appare quasi certo un intervento della mano pubblica qualora dovesse diventare inevitabile procedere a un nuovo aumento di capitale. Anche se da qui al 29 luglio si riuscisse a presentare uno schema efficace di gestione degli Npl magari utilizzando il fondo Atlante (la vigilanza chiede di smaltire in 3 anni 10,4 miliardi di sofferenze) resta comunque la spada di Damocle dei risultati degli stress test Eba che la banca potrebbe non superare. In ogni caso, secondo il M5S "la creazione di un altro fondo Atlante per comprare una parte dei crediti in sofferenza di Mps non risolverà il problema, ma farà respirare le borse per qualche mese prima di un nuovo tracollo. Più passa il tempo, più il crack sarà devastante".

Di diverso parere Taddei, secondo cui sulla ricapitalizzazione di Mps "non ci sarà alcun veto" da parte dell'Europa "perché l'articolo 45 della Comunicazione della commissione Ue sul settore bancario autorizza interventi dello Stato nel capitale delle banche in difficoltà, sospendendo il bail in e le conseguenze negative per gli obbligazionisti, quando sia a rischio la stabilità finanziaria del sistema. Le regole Ue sono spesso più avanzate di quanto non si dica".

L'impiego di soldi pubblici in Mps, comunque, non è detto che sia necessario, aggiunge Taddei, per il quale per il nodo delle banche "il governo ha fissato tre paletti ambiziosi e chiari: soluzione di mercato; uso delle regole Ue; intervento di sistema". E spiega come "il governo si stia adoperando sia per un eventuale nuovo apporto della Cassa depositi e prestiti nel fondo Atlante o Atlante bis che sarà, sia per coinvolgere nuovi soggetti, dalle casse previdenziali alle assicurazioni, perché questo mercato può offrire ottimi rendimenti".

Intanto scorre con grande serenità sulla stampa internazionale la notizia che il professor José Manuel Barroso, portoghese, 58 anni, si appresta a diventare presidente di Goldman Sachs, la banca d’affari americana (una delle più grandi al mondo) specializzata nei rapporti con gli investitori istituzionali come governi e multinazionali. Fu Goldman Sachs a contribuire, prima della crisi globale de4l 2008, a diffondere i mutui tossici sub-prime che di quella crisi furono il motore. E fu sempre Goldman Sachs, nel 2009, ad aiutare il Governo greco a rifare il trucco al suo debito pubblico e, quindi, a presentare bilanci fasulli alla Ue.

Avrà contato qualcosa, per questo scatto di carriera, anche la fedeltà a suo tempo mostrata dallo stesso Barroso alla linea politica dell’amministrazione Bush. Oltre a proteggere i banchieri creativi, quella Casa Bianca aveva una certa inclinazione a invadere i Paesi altrui e a peggiorare situazioni già critiche. E fu proprio Barroso, allora primo ministro del Portogallo (carica occupata dal 2002 al 2004) a ospitare nelle Isole Azzorre nel 2003 il summit tra José Maria Aznar, George Bush e Tony Blair dove di fatto si decise la guerra contro l’Iraq.

Sono ancora in giro le foto di quel Barroso, gongolante e quasi incredulo di potersi sedere al tavolo dei grandi. Bush ora invecchia nel suo ranch in Texas studiando la vita delle mucche. Tony Blair si è arricchito ma è appena stato sputtanato a livello mondiale da una commissione d’inchiesta del suo stesso Paese. Aznar ha fatto per anni il presidente del Consiglio di amministrazione di News Corporation, la società del magnate Rupert Murdoch, sedendo con illustri esponenti di altre grandi banche d’affari come Morgan Stanley e Rotschild Investment. Barroso diventa presidente di Goldman Sachs. È...un cerchio che si chiude....

Per lavorare a quei livelli occorre avere le entrature giuste. Per ottenerle, la grande banca cura i rapporti con il potere politico. La strada dalla banca alla politica e viceversa è stata percorsa con successo, per fare qualche esempio, da Robert Rubin (ministro del Tesoro di Bill Clinton), Henry Paulson (ministro del Tesoro con Bush figlio, guarda caso negli anni 2006-2009) e Timothy Geithner (ministro del Tesoro di Obama).

Anche l’assunzione di Barroso rientra in questa strategia. Ed è significativo che il più mediocre presidente di Commissione europea (e per dieci anni, dal 2004 al 2014!) che la storia della Ue ricordi, ottenga questo buon posto di lavoro proprio mentre Washington fa pressioni sempre più forti affinché l’Europa firmi con gli Usa il Ttip, l’accordo di libero scambio, e un numero crescente di Paesi europei, Francia e Germania in testa, manifesta la propria diffidenza o insoddisfazione per i termini dell’accordo.

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