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Napoli - ‘O ‘mbruoglio ‘mbrugliato, opera buffa di Rossella Santoro

Non è certo per l’originalità della trama che consigliamo a chiunque di non lasciarsi sfuggire una delle future rappresentazioni di ‘O ‘mbruoglio ‘mbrugliato, opera buffa in due atti scritta e diretta da Rossella Santoro con musiche originali di Stefano Busiello.

Chi scrive ha assistito a uno dei tre spettacoli andati in scena presso il Teatro Arca’s di Napoli il 22, il 23 e il 28 ottobre scorsi.

L’imbroglio destinato a imbrogliarsi cui il titolo fa riferimento è quello ordito dalle serve Giulia e Chiariuccia – interpretata dall’autrice stessa – ai danni di Rodelinda e Uberto, baroni dell’Alce. Si tratta quindi di una variazione sullo schema consueto della «commedia degli equivoci» che percorre la storia del teatro occidentale da Plauto (250-184 a.C) ai giorni nostri passando per William Shakespeare (1564-1616) e per il Settecento napoletano, cui appartiene, peraltro «La Baronessa ovvero Gli equivoci»,  un melodramma di Gaetano de Majo (1697-1771) su libretto di Bernardo Saddumene (?-1733 ca.) rappresentato a Napoli – probabilmente per l’unica volta – nel 1729. Citiamo «La Baronessa» perché proprio a questa Rossella Santoro si è liberamente ispirata.

 Il principale punto di forza di ‘O ‘mbruoglio ‘mbrugliato è la presenza scenica dei sette attori – oltre all’autrice, Vincenzo Santoro, Pasquale Minopoli, Loriana Magliuolo, Pasquale Falconetti, il soprano Sabrina Santoro e il baritono Stefano Di Fraia – alle prese con un testo che permette alla loro vis comica di prorompere senza soluzione di continuità.

 Nella stesura dell’opera e nella regia, Rossella Santoro ha puntato a una contaminazione di stili che non è mai mero pastiche. I costumi e l’uso in esordio di singoli vocaboli della lingua napoletana d’altri tempi (pur ricchi di fascino, anche un orecchio partenopeo li trova desueti) compiono l’incantesimo e il pubblico si ritrova trasportato indietro nel tempo. L’inserimento fra i personaggi del librettista Saddumene – che dialoga con il pubblico e, in un’occasione, arriva persino a imbeccare gli attori in tempo reale – agisce, invece, in senso contrario, costituendo l’elemento meta-teatrale che ricolloca la pièce nella contemporaneità.

 Quest’ambivalenza passato-presente è sapidamente espressa nelle musiche di Stefano Busiello: l’opera prevede duetti, un’aria, e un pezzo finale in cui il soprano e il baritono si alternano con il resto degli attori, ma solo in qualcuno dei casi lo stile omaggia esplicitamente quello del secolo XVIII. Negli altri pezzi il compositore gioca, per così dire, con il pubblico: offre uno spunto tematico o un plafond armonico coerente con il Settecento napoletano, e poi lo «tradisce» sviluppando il pezzo in un senso più moderno.

 ‘O ‘mbruoglio ‘mbrugliato è un’opera, in sintesi, dove la dietrostante ricerca storica e musicale emerge in filigrana senza compromettere la freschezza del risultato finale. Complimenti vivissimi.  

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