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Pompei - Il Santo Rosario per una Chiesa in uscita

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Decine di migliaia di persone hanno affollato venerdì scorso il sagrato della Basilica di Pompei, mentre milioni di fedeli nel mondo si sono uniti spiritualmente alla città mariana recitando la Supplica alla Beata Vergine del Santo Rosario in ogni luogo: nelle scuole, sui posti di lavoro, nelle strade, nelle chiese di ogni nazione. Inoltre, le dirette televisive e in streaming, assicurate da Napoli Canale 21 e Tv2000, hanno permesso a milioni di fedeli di sentirsi davvero a Pompei, per quanto distanti anche migliaia di chilometri.

A presiedere la solenne celebrazione dell’Eucarestia e la recita della preghiera che il Beato Bartolo Longo compose nel 1883 è stato il Cardinale Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il Clero. Al centro della sua omelia ha posto due temi: la conversione e la conoscenza di Cristo. «In questa terra di Maria – ha detto – tutto ci invita alla conversione, a ritornare a Cristo, in ogni momento della nostra vita, anche attraverso momenti di sofferto ripensamento. Infatti, dall’ateismo e dallo spiritismo si è convertito il Beato Bartolo Longo, a partire dall’incontro con l’amore misericordioso di Dio, donatogli in confessione da uno di quei Padri domenicani, da lui in precedenza tanto avversati». Pompei, dunque, fondata da un convertito, è terra di conversione. Si torna nella casa di Maria, che è casa di Dio. È anche questo il senso del pellegrinaggio. Sono milioni i fedeli che raggiungono la città mariana ogni anno, molti arrivano a piedi come i devoti di Pignataro Maggiore, che come ogni anno sono arrivati a Pompei dopo tre giorni e 90 km di cammino. Adempiono così un voto, fatto alla Vergine ai tempi della Seconda Guerra mondiale. Il Cardinale spiega anche il senso del ritorno a Cristo: «Potremmo dire che convertirsi è un lasciarsi alle spalle le macerie che ogni tanto accumuliamo nel corso della vita e che restano lì, a ricordarci la nostra storia e il nostro cammino, fatto di scelte indovinate ma anche di cadute, per rivolgere finalmente e definitivamente lo sguardo a Cristo, quale punto di riferimento e di sicuro orientamento». All’orizzonte è il Giubileo della Misericordia che il Papa ha indetto l’11 aprile scorso e che avrà inizio, non solo a Roma, ma anche nelle Chiese particolari, l’8 dicembre prossimo, solennità dell’Immacolata Concezione. Il secondo tema introdotto dal Cardinale è la conoscenza di Cristo: «Quel Gesù – ha spiegato – che abbiamo incontrato nel pellegrinaggio della vita e che ci ha chiamati oggi in questo luogo scelto da sua Madre, desidera essere da noi conosciuto e amato, dello stesso amore con cui lui ama noi. Gesù attende sempre una risposta d’amore da ciascuno di noi, anche quando ci sentiamo indegni, miseri e peccatori, e pensiamo di non valere nulla, perché la società ci fa sentire scartati; Egli ci farà ricordare che ognuno di noi vale il prezzo del sangue versato sulla Croce ed è, per questo, molto prezioso ai suoi occhi».

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La conoscenza diventa così presupposto e sostanza dell’amore. In questa prospettiva il Santo Rosario è strumento indispensabile per entrare nella conoscenza di Cristo e, così, come passo successivo, diventare missionari del Vangelo da portare al mondo: «Esso è infatti la “Bibbia dei semplici”, quello “studio” della Sacra Scrittura che non è praticato solo dagli addetti ai lavori e che non si porta avanti nelle aule universitarie…Mi piace pensare alla preghiera del Rosario come a un sereno colloquio con Maria, incentrato sulla persona di Gesù, sulla sua vita, sul suo ministero terreno e sulla sua “sorte” eterna, della quale ci ha fatti partecipi. È un dialogo d’amore tra la Madre di Dio e colui che prega il Rosario, nel quale ogni “Ave Maria” porta con sé il desiderio di conoscere meglio Cristo e contiene una richiesta a Maria, perché lo esaudisca. Pregare il Rosario, allora, è studiare i misteri della vita di Gesù con l’intelligenza della fede, con quella umile sensibilità cristiana che appartiene al popolo di Dio».

Ad accogliere il Cardinale Stella e a concelebrare la Santa Messa è stato l’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo. Nel suo saluto, il Prelato della città mariana ha ricordato la giornata del 21 marzo scorso quando Papa Francesco è giunto pellegrino nella città mariana, confermandola nella sua vocazione alla carità: «La visita del Papa, breve ma intensa - ha spiegato – ha dato nuovo slancio alla nostra preghiera e ha rafforzato il nostro impegno di carità verso gli ultimi e gli emarginati. È duplice, infatti, secondo il carisma di Bartolo Longo, la missione di Pompei. Il Beato non solo costruì questo splendido santuario, ma diede vita a diverse opere di carità per l’accoglienza degli orfani, dei figli e delle figlie dei carcerati. Opere che, ancora oggi, rinnovate nelle strutture e nelle modalità, continuano ad accogliere minori, madri e adolescenti sottratti a situazioni di violenza, poveri, senzatetto, anziani, ex tossicodipendenti, diversamente abili». Una carità che si rinnova e si fa concreta rispondendo alle esigenze nuove e gravi che emergono quotidianamente: «Due giorni fa – ha aggiunto Monsignor Caputo – sono arrivate 9 donne migranti eritree e i loro bambini, stremati dalla traversata sui barconi. Nel pomeriggio, lei stesso potrà visitare alcune nostre opere, constatando di persona l'impegno che laici e religiosi profondono nell'accogliere questi nostri fratelli e sorelle meno fortunati». Esiste poi un’altra forma di carità e di accoglienza: «La nostra sala confessioni – ha continuato l’Arcivescovo – il “cuore del santuario”, come ho avuto la gioia di raccontare anche a Papa Francesco, che l’ha visitata, accoglie ogni giorno centinaia di persone, desiderose di ricevere il perdono di Dio e ricominciare con nuovo impulso la propria vita di credenti. Non potrebbe essere diversamente, in un santuario fondato da un convertito che, per primo, ha sperimentato su se stesso l’immenso amore misericordioso del Padre. Un santuario dedicato alla Madre della Misericordia, l’Avvocata nostra, come Longo amava chiamarla».

Hanno concelebrato Mons. Armando Dini, Arcivescovo emerito di Campobasso-Bojano; Mons. Mario Milano, Vescovo emerito di Aversa; Mons. Pietro Lagnese, Vescovo di Ischia; Mons. Enemesio Lazzaris, Vescovo di Balsas, in Brasile; Mons. Silvio Padoin, Vescovo emerito di Pozzuoli; Mons. Gioacchino Illiano, Vescovo emerito di Nocera Inferiore-Sarno; Dom Michele Petruzzelli, Abate della Badia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni.

Nel pomeriggio, il Cardinale Stella, accompagnato dall’Arcivescovo Caputo, ha visitato alcune opere di carità del Santuario, mostrando apprezzamento per il profondo impegno che laici e religiosi assicurano ogni giorno per la cura e l’assistenza di chi viene accolto.

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