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Legge di stabilita: Forza Italia all'opposizione, finito il governo delle larghe intese

Via libera del Senato al disegno di legge sul Bilancio dello Stato. I voti favorevoli sono stati 162, 115 i no, nessun astenuto. Ora il provvedimento, insieme alla Legge di Stabilità, passa all'esame della Camera. L'Aula del Senato ha anche dato il via libera alla nota di variazione al Bilancio.

La scorsa notte, il Senato ha votato la fiducia posta dal governo sulla legge di Stabilità. Sono stati 171 i sì nel voto di fiducia posta dal governo sulla legge di stabilità in Senato. I no sono stati 135. Per ottenere la fiducia ne sarebbero bastati 154.

"Non ci sono più le condizioni" perchè Forza Italia "stia in maggioranza"ha detto il capogruppo di Fi al Senato, Paolo Romani, durante una conferenza stampa assieme al collega della Camera, Renato Brunetta. Della decisione sono stati messi al corrente sia Napolitano che Letta.
'La necessità di verificare la sussistenza di una maggioranza a sostegno dell'attuale governo sarà soddisfatta in brevissimo tempo durante la seduta in corso al Senato con la discussione e la votazione sulla già posta questione di fiducia''. Lo sottolinea una nota del Quirinale diffusa al termine di un incontro tra Napolitano e Letta

Non basta il voto di fiducia che il governo ha deciso di porre sulla legge di stabilità al Senato. Questo sarà, infatti, il voto su un singolo provvedimento e non sul governo"sostiene il capogruppo Fi alla Camera Renato Brunetta.

"Venendo a mancare un partito come Forza Italia ci sembra opportuno un passaggio formale da parte del presidente del Consiglio alle Camere, in modo che il Parlamento e il Paese possano vivere con chiarezza questa nuova fase della legislatura: Forza Italia all'opposizione e la formazione, semmai ci sarà, di una nuova maggioranza a sostegno del governo Letta-Alfano. Il tutto alla luce del sole. Tanto sul piano politico, quanto su quello delle grandi riforme costituzionali" afferma Brunetta secondo il quale "in un Paese normale, seguendo anche la prassi costituzionale, il presidente del Consiglio, Enrico Letta, dovrebbe recarsi immediatamente al Quirinale per riferire al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, di quanto accaduto e decidere se presentarsi dimissionario alle Camere per chiedere la fiducia su una nuova base programmatica e con una nuova maggioranza a suo sostegno". Brunetta replica a Dario Franceschini che aveva già delineato il percorso che intende seguire il premier. "Per quanto ci riguarda, caro Franceschini, non basta il voto di fiducia che il governo ha deciso di porre sulla legge di stabilità al Senato. Questo sarà, infatti, il voto su un singolo provvedimento e non sul governo".

"Avevamo detto e ripetiamo che è sbagliato sabotare il governo e portare il paese al voto, per di più con questa legge elettorale, a seguito della decadenza di Berlusconi. La legge di stabilità è una scusa che non regge di fronte alle difficoltà del paese". Lo dice Angelino Alfano.

"Una decadenza - prosegue Alfano - che consideriamo del tutto ingiusta. La legge di stabilità che comunque non aumenta le tasse e che può essere migliorabile alla Camera è diventata una scusa, un pretesto che non regge di fronte alle difficoltà del Paese. Noi dunque continuiamo a lavorare per l'Italia".

Non concediamo il voto di fiducia e crediamo che con ciò si debba dare agli italiani un segnale importante. Questa legge di stabilità non merita la nostra fiducia''ha detto nell'aula del Senato Paolo ROmani, annunciando ufficialmente il no di Forza Italia alla fiducia.

''I nostri rappresentanti in commissione Bilancio - ha detto Romani - hanno fatto proposte, hanno collaborato, ma ci siamo subito accorti che questa legge è solo una legge di manutenzione mentre il Paese ha bisogno di sviluppo''. Dopo aver ricordato le proposte di Forza Italia, Romani si è soffermato sulla casa. ''le imposte che hanno cambiato nome, ma invece di abbassare la tassazione ha finito per complicare a aumentare il carico fiscale''. Secondo Romani con la Iuc ''i margini dei Comuni sono aumentati, e il gettito rischia di superare i 30 miliardi di euro''. ''Il governo - ha aggiunto -ha disatteso gli impegni di maggioranza e ha imbrogliato gli italiani''. ''Ci abbiamo creduto alle larghe intese'' ha detto ancora Romani, ma ora Forza Italia si trova davanti ''un governo confuso, non in grado di far risalire la chini al Paese, un governo che ci propone una legge inaccettabile''.

''Oggi è finito il governo delle larghe intese, si chiude una fase e si apre un nuovo capitolo nella politica italiana'': così i capigruppo di Fi al Senato e alla Camera, Paolo Romani e Renato Brunetta, nella conferenza stampa in cui annunciano l'uscita dal governo.

"Sulla legge elettorale noi attendiamo la pronuncia della Consulta il 3 dicembre. Ma se il premio verrà dichiarato incostituzionale, 200 deputati rischiano di venire ridistribuiti tra i vari gruppi perché non c'è stata ancora la loro convalida": cosi' Paolo Romani e Renato Brunetta.

"Domani sarà la morte della democrazia. Sarà la fine di un periodo della Repubblica e sarà la vittoria della filosofia e di chi ha portato avanti un accanimento giudiziario contro Berlusconi". Lo dicono i capigruppo di Fi commentando il voto di domani sulla decadenza del Cav.

"Abbiamo deciso di uscire da questo governo, ma prima di annunciarlo a voi in questa conferenza stampa abbiamo avvertito il presidente della Repubblica che ci ha concesso un'attenzione di cui lo ringraziamo e il premier Letta, che ci ha risposto invece dopo l'incontro con Putin". A renderlo noto sono i capigruppo di Fi, Brunetta e Romani.

Visto che è finito il governo delle larghe intese con il passaggio di Forza Italia all'opposizione, anche il cammino delle riforme costituzionali può considerarsi interrotto. A sostenerlo sono i capigruppo di Forza Italia, Paolo Romani e Renato Brunetta, in una conferenza stampa in cui annunciano l'uscita del partito dal governo.

"Era doveroso che Napolitano conoscesse la nostra decisione di uscire dal governo. E mi auguro che Letta abbia la sensibilità di salire al Quirinale per trarre le conseguenze del nostro gesto": cosi' il capogruppo di Fi al Senato, Paolo Romani, a margine della conferenza stampa in cui annuncia l'uscita dal governo del suo partito.

Il governo ha posto la questione di fiducia sul maxiemendamento alla Legge di Stabilità ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini in Aula al Senato. Il maxi-emendamento del governo alla legge di stabilità recepisce le modifiche votate dalla commissione Bilancio al testo, ''integrate dagli emendamenti ripresentati dai relatori e dal governo'' e non votati, ha detto Franceschini in Senato al momento di presentare il maxi-emendamento. La questione di fiducia posta dal governo sul maxi-emendamento alla legge di stabilità ''è l'occasione di un trasparente, chiaro e, spero, sereno confronto tra le forze politiche sul rapporto fiduciario del governo col Parlamento'', ha spiegato Franceschini, al momento di porre la fiducia sul maxi-emendamento alla legge di stabilità.

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