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Scienza e Teologia

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Il grande filosofo e fisico benedettino dom Stanley L. Jaki (1924-2009), nel rimarcare l’importanza decisiva del contesto teologico e, conseguentemente, filosofico entro il quale era potuta nascere e svilupparsi la scienza galileiana, scrisse: “Le religioni rientrano in due categorie: nella prima c’è la fede giudeo-cristiana, che crede in una storia cosmica lineare dall’” in principio”---verso “cieli e terra nuovi”. Nell’altra stanno tutte le religioni pagane, primitive o sofisticate, vecchie e moderne. Esse postulano, invariabilmente, una ricorrenza ciclica ed eterna delle cose, imprigionandoci tutti in una ruota di tortura senza fine che è il sistema più efficace per creare infelicità e smarrimento”. Abbiamo già visto l’importanza della nozione di creatio ex nihilo, per livellare la materia sub e sopralunare, donandole coerenza scientifica: cosa che non poté fare nessun’altra cultura antica. Ora vedremo, brevemente, come la concezione del mondo materiale proveniente dalla teologia e filosofia cristiana, ha reso possibile la nascita e lo sviluppo della scienza galileiana. La concezione cristiana esclude un mondo dipendente direttamente dalla Volontà di Dio, negando, così, l’intervento delle cause seconde; questa è una concezione tipica dell’Islam. Il partito musulmano ortodosso, il Mutakallimum, operò in ogni modo per combattere l’idea di un universo funzionante secondo leggi coerenti e stabili. In pratica, Dio (Allah), non può essere imprigionato in un’equazione. Maimonide, (1138-1204), che era medico del Califfo del Cairo, così sintetizzò la posizione islamica, nella sua famosa Guida per i Perplessi : ”I musulmani considerano le varie leggi dell’universo come simili alle abitudini del califfo che può cambiare il suo comportamento a ogni momento”. Purtroppo, Maimonide non si accorse delle conseguenze negative di questa concezione per la nascita della scienza: questa visione privilegia la libertà di Dio sulla sua razionalità. Naturalmente, è esclusa anche la versione opposta, cioè quella che mostra la razionalità di Dio a scapito della sua Libertà. Tipica del settecento deista-era questa la concezione di Voltaire (1694-1788)-, presuppone che Dio abbia creato il mondo, dato un colpetto per metterlo in moto e poi si sia ritirato in buon ordine, lasciando che il mondo vada avanti da solo: seguendo le sue leggi, quelle inscritte in esso. Già Blaise Pascal (1623-1662) riteneva che questa fosse la convinzione, più intima, di Cartesio (1596-1650); una convinzione, che mascherava un cripto- ateismo. Una delle concezioni più antiscientifiche dell’universo è quella che lo vorrebbe necessario e non contingente. In questo modo ogni asserzione di natura cosmologica sarebbe vera su una base a priori della sola forma in cui l’universo, necessariamente, può esistere. Einstein (1879-1955) era affascinato dalla questione se il Creatore fosse stato libero o meno nell’atto creativo; in altre parole, voleva scoprire se il mondo doveva essere specificatamente quello che è. In realtà, la stessa storia della scienza sperimentale- orgoglio smisurato della Ragione moderna-, attesta, come vuole la teologia, che Dio era libero nel creare, altrimenti come rileva P. Hodgson negando che il mondo sia contingente si distrugge la scienza perché viene rimosso il bisogno di una sperimentazione. Se il mondo fosse necessario, potremmo sperare di comprenderlo attraverso il puro pensiero. In questo modo, dovremmo abolire tutti i dipartimenti di fisica del mondo; basterebbero quelli di matematica per dedurre, a tavolino, il come e il perché il mondo è fatto, così come si presenta ai nostri occhi. Ovviamente, le cose non stanno in questo modo, come sperimentano tutti i fisici, da Galileo (1564-1642) in poi: senza la verifica sperimentale, le teorie fisiche restano aria fritta, ergo il mondo è contingente. Il colmo dell’ironia è che Einstein ha avuto la risposta sottomano per decenni, senza tuttavia accorgersene! Egli, infatti, era amico intimo di Kurt Godel (1906-1978) – assieme hanno fatto, per anni, lunghe passeggiate quotidiane-, il più grande logico-matematico dai tempi di Aristotele (384 /3 a. C.-322 a. C.); Godel aveva fatto, nel 1931, una scoperta incredibile: la matematica era incompleta! Ciò significa che una teoria matematica può essere vera, ma non su una base a priori. Il mondo, in pratica, non è obbligato a essere quel che è. Probabilmente, Einstein non ha mai approfondito con Godel le conseguenze filosofiche dei due teoremi di incompletezza. La portata metafisica di quei teoremi è enorme. Probabilmente, nessuno l’ha capito allo stesso modo del già ricordato padre Jaki; ragionando sulla possibilità di una verità legata alla derivazione a priori della sola forma in cui l’universo può esistere, concluse: ” In questo caso non sarebbe più possibile sostenere la contingenza dell’universo, cioè, la tesi che la specificità esistente nell’universo è il risultato di una scelta fra molte altre possibilità. Dal momento che una tale scelta implica l’esistenza di un Creatore, il sostegno che i teoremi di Godel forniscono alla metafisica e alla teologia dovrebbe essere ovvio”. Già, dovrebbe essere ovvio... ma di questi tempi anche l’ovvio è merce rara. La concezione cristiana, naturalmente, spazzava via anche il panteismo, peccato d’origine di quasi tutte le culture passate ed anche della gnosi cristiana, antica e moderna. Secondo questa dottrina il mondo emana da Dio o da una sua parte e, dunque, la sua essenza è divina, non quantitativa. Da Platone (428/27 a. C.348/7 a. C.), a Cicerone (106 a. C.- 43 a. C.), fino a Plotino (204-270) la crema del mondo greco-romano, quindi, l’universo costituiva il solo ente generato dal Principio Primo, o Motore Immobile o Bene Supremo che dir si voglia Chiaramente, un Dio immanente, il mondo, e non trascendente, divinizzava i cieli superiori, rendendo irrazionali e caotici i cieli inferiori. Il cristianesimo con il suo dogma trinitario e con quello dell’Incarnazione, fu un colpo mortale per la dottrina panteista. Infatti, per i cristiani l’unico generato dal Padre divino è il Logos, il Figlio, che è anche l’Unigenito. Pertanto, il cristianesimo “retrocesse” l’universo da generato a creato, al pari di ogni altro ente e, dunque, come ogni altra creatura dotata di proprietà quantitative, misurabili dalla scienza. Infine, un universo creato dal logos implica altre due proprietà fondamentali per la nascita e lo sviluppo della scienza: l’ordine, cioè l’insieme dei nessi causali fra le cose, nessi che spetta alla ragione trovare e, come corollario, che il mondo non può essere intrinsecamente disordinato. Il caso, cioè, non può essere invocato come agente causativo: la contraddizione è così elementare che anche un bambino di cinque anni può coglierla. Alcune considerazioni di Papa Benedetto XVI, in tal senso, sembrano particolarmente efficaci; sono tratte da un Discorso ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, il 28 ottobre 2010: ” Da parte sua la Chiesa è convinta del fatto che l'attività scientifica benefici decisamente della consapevolezza della dimensione spirituale dell'uomo e della sua ricerca di risposte definitive, che permettano il riconoscimento di un mondo che esiste indipendentemente da noi, che non comprendiamo del tutto e che possiamo comprendere soltanto nella misura in cui riusciamo ad afferrare la sua logica intrinseca. Gli scienziati non creano il mondo. Essi apprendono delle cose su di esso e tentano di imitarlo, seguendo le leggi e l'intelligibilità che la natura ci manifesta. L'esperienza dello scienziato quale essere umano è quindi quella di percepire una costante, una legge, un logos che egli non ha creato, ma che ha invece osservato: infatti, esso ci porta ad ammettere l'esistenza di una Ragione onnipotente, che è altro da quella dell'uomo e che sostiene il mondo. Questo è il punto di incontro fra le scienze naturali e la religione. Di conseguenza, la scienza diventa un luogo di dialogo, un incontro fra l'uomo e la natura e, potenzialmente, anche fra l'uomo e il suo Creatore.”. La teologia cristiana, assieme alla sana filosofia, ha spazzato via il cosmo da spiriti, da atti volitivi irrazionali e da gigantesche ruote cicliche che ne hanno paralizzato per secoli lo studio scientifico galileiano, rendendo problematica anche la vita di tutti i giorni. Ora, è tempo di vedere alcune delle grandi conquiste scientifiche, che ci hanno permesso di rischiarare almeno un po’, il mistero del reale nel quale siamo immersi e che esiste da prima e indipendentemente da noi.

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