Succedeva nel 2016 : Le più alte cariche del Fondo monetario internazionale hanno ingannato il proprio board, fatto una serie di clamorosi errori di giudizio sulla Grecia, sposato incondizionatamente la causa dell’euro, ignorato tutte le avvisaglie di un’imminente crisi e trascurato un aspetto di base delle unioni monetarie.
Questo è il verdetto lacerante dell’Independent Evaluation Office (IEO), un organismo indipendente all’interno dell’istituto di Washington, sulla disastrosa gestione della crisi dell’euro da parte del Fondo. Il rapporto di 650 pagine dell’IEO rivela «cultura della compiacenza», incline all’analisi «superficiale e meccanicista», e un sistema di governance apparentemente fuori controllo.
L’ufficio di valutazione indipendente del fondo è autorizzato a passare sopra la testa del direttore generale, Christine Lagarde, e risponde unicamente al consiglio dei direttori esecutivi, molti dei quali – in particolar modo quelli provenienti dall’Asia e dall’America Latina – sono furiosi per il modo in cui alcuni ufficiali dell’UE hanno utilizzato il Fondo per salvare la propria unione monetaria ed il proprio sistema bancario.
I tre salvataggi della Grecia, del Portogallo e dell’Irlanda sono stati senza precedenti per dimensioni e carattere. Ai tre paesi è stato permesso di prendere in prestito oltre il 2,000% della loro quota allocata – più di tre volte il limite normale –, pari all’80% di tutti i prestiti del Fondo tra il 2011 ed il 2014.
In un’ammissione sorprendente, il rapporto dice che i propri investigatori non sono stati in grado di accedere a documenti chiave o di gettare luce sulle attività della «task-force segreta» assegnata ai salvataggi. Nessuna accusa di ostruzionismo è stata rivolta alla Lagarde.
«Molti documenti sono stati preparati al di fuori dei canali prestabiliti; la documentazione scritta relativa alle questioni più delicate è irreperibile. L’IEO in alcuni casi non è stato in grado di determinare chi ha preso certe decisioni o quali informazioni fossero disponibili, né è stato in grado di valutare i ruoli giocati dal management e dallo staff del Fondo», si legge nel rapporto.
Il rapporto afferma che l’intero approccio del Fondo alla zona euro è stato caratterizzato dal “pensiero di gruppo”. Non esistevano piani di riserva su come affrontare una crisi sistemica nella zona euro – o su come gestire la politica di un’unione monetaria multinazionale – perché era stato escluso a priori che ciò potesse accadere.
Succede oggi : “Non siamo stati sufficientemente solidali con la Grecia e con i greci” durante la crisi del debito, è stata la dichiarazione testuale. Non solo: Juncker ha anche riconosciuto che durante la crisi del debito “c’è stata dell’austerità avventata, ma non perché volevamo sanzionare chi lavora e chi è disoccupato: le riforme strutturali restano essenziali”. E si è rammaricato che la Commissione abbia “dato troppa importanza all’influenza del Fondo monetario internazionale” perché “al momento dell’inizio della crisi molti di noi pensavano che l’Europa avrebbe potuto resistere all’influenza del Fmi”. A lui ha replicato direttamente il vicepremier M5s Luigi Di Maio: “Le lacrime di coccodrillo non mi commuovono”, ha scritto sul Blog delle Stelle. Mentre la capadelegazione M5s in Europa Laura Agea ha attaccato: “Autocritica ipocrita da chi prende uno stipendio da nababbi”.
Di Maio ha replicato sul Blog delle Stelle: “Juncker e tutti i suoi accoliti hanno devastato la vita di migliaia di famiglie con tagli folli mentre buttavano 1 miliardo di euro l’anno in sprechi come il doppio Parlamento di Strasburgo. Sono errori che si pagano”, ha scritto. “Dopo anni in cui ha benedetto i tagli in nome dell’austerità adesso parla di ‘austerità avventata’ e di aver dato ‘troppo influenza al Fondo Monetario Internazionale’ e ‘poca solidarietà nei confronti della Grecia’. Insomma l’austerità è stata fatta per sbaglio, è stata avventata ‘non certo perché volevamo colpire chi lavora o chi è disoccupato’. Invece è proprio quello che hanno fatto con le loro politiche economiche scellerate e ingiustificate”.
Poco prima era intervenuta anche la capadelegazione del M5s al Parlamento Ue Agea: “Juncker, dall’alto del suo stipendio da nababbo di 27.000 euro al mese, non è credibile quando parla di austerità”, ha detto in una nota. “La sua ipocrita autocritica è uno schiaffo agli oltre 100 milioni di poveri europei. La Commissione europea in questi anni ha imposto i vincoli di bilancio. Con la manovra del cambiamento abbiamo già cambiato registro: dopo le elezioni europee rimetteremo mano a Trattati e regolamenti europei che penalizzano lavoratori, disoccupati e imprese. Il cambiamento è vicino e partirà dal taglio degli stipendi dei Commissari europei”.
Oggi la Grecia un Paese "massacrato" dal austerita dalla troika del UE dai sbagli del FMI dicono che sarebbe un successo con il programma di prestiti internazionali terminato da agosto, ma l'ombra di un quarto memorandum è dietro l'angolo viste le intenzioni di Syriza di distribuire bonus senza riforme condotte con un piglio professionale bensì aumentando solo la pressione fiscale. Le banche continuano a licenziare, mentre le manifestazioni non cessano, come gli insegnanti precari, scesi in piazza nel giorno della visita ad Atene della cancelliera Merkel.
In ballo c'è anche la sopravvivenza del sistema bancario ellenico, i nuovi bonus che il governo sta distribuendo in vista delle urne, la geopolitica dei gasdotti e il futuro ruolo dello stesso premier, che pare sia molto vicino ad ottenere un incarico internazionale se perdesse le elezioni.
Cosi oltre la crisi economica dietro l angolo l'accordo in Macedonia manda in crisi il governo greco il caso macedone è solo la punta di un iceberg ben più grande: il Parlamento di Skopje ha approvato definitivamente la modifica costituzionale per il nuovo nome «Repubblica della Macedonia settentrionale», chiudendo la disputa con Atene, ma aprendo un fronte interno che si affianca alla geopolitica.
La Grecia sta diventando un hub gas significativo per il Mediterraneo, grazie al gasdotto Tap e all'Eastmed che sarà il più lungo del mondo, da Israele all'Italia: i maggiori players energetici che vi operano stanno determinando le future policies dell'Ue quanto ad approvvigionamento energetico e nuove partnership.
Dopo quattro anni termina così l'alleanza «fascio/comunista» che ha guidato la Grecia fuori dal memorandum, ma non fuori dalla crisi enorme economica le elezioni anticipate sono scontate, probabilmente in maggio con le europee. Ma prima ci sarà il voto di fiducia chiesto da Tsipras per giovedì prossimo, che potrebbe sì sancire la fine ufficiale della legislatura ma anche fruttare una incredibile marcia indietro di entrambi gli alleati protagonisti, di una trovata pubblicitaria per tentare di recuperare di fronte ad un elettorato sempre più deluso.
Per cui se da un lato Kammenos ha confermato «le differenze inconciliabili» con il premier che ha accettato le dimissioni, dall'altro ci sono i sondaggi ad inchiodare entrambi i partiti al governo: per Anel è debacle sotto il 3%, quindi nessun rieletto, per Syriza un calo di almeno dieci punti. Tutto a vantaggio del candidato liberal-conservatore-popolare di Nea Dimokratia Kyriakos Mytsotakis, affiliato al Ppe. Il suo programma: zone tax free in Grecia per attrarre nuovi investimenti, smart city, riforma del sistema bancario, privatizzazioni che portino un plus ai conti del paese e non siano svendite.