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Parco Archeologico dell’Alveria - Noto Antica: ieri sera durante i festeggiamenti per i 50 anni dalla fondazione dell’Isvna (Istituto per lo Studio e la Valorizzazione di Noto Antica) è stata firmata una convenzione a tre per la tutela, valorizzazione e promozione dell’antica città situata sul Monte Alveria e distrutta dal terremoto del 1693. Coinvolti il Comune di Noto, la Soprintendenza di Siracusa e l’Isvna, ciascuno per le sue competenze. 

 

Il Comune si impegnerà a realizzare un progetto di fruizione per consentire ai visitatori di conoscere il sito sul Monte Alveria, curandone la manutenzione ordinaria e prevedendo le disposizioni per disciplinare il transito veicolare. La Soprintendenza si occuperà, dopo un primo anno di fruizione sperimentale, di un progetto generale di interventi, sia a livello di scavi sia a livello di infrastrutture. L’Isvna, invece, metterà a disposizione di Comune e Soprintendenza conoscenze, ricerche storiche ed archivio fotografico, collaborando attivamente nell’attuazione del progetto di fruizione sperimentale.

 

“In pochi anni - ha commentato il sindaco Corrado Bonfanti - abbiamo azzerato decenni di tentennamenti ma dobbiamo ancora fare di più. Questo compleanno è si celebrativo, ma allo stesso tempo ti trasferisce il rammarico come Istituzioni, di non aver viaggiato alla stessa velocità dell’Isvna”.

 

La convenzione è stata firmata durante la serata organizzata dall’Isvna per i suoi primi 50 anni di attività. Fondatori e soci si sono ritrovati al Teatro Tina Di Lorenzo per celebrare le numerose iniziative (convegni, pubblicazioni e altro ancora) portate avanti in mezzo secolo di storia. Tutto riassunto in un documentario intenso e suggestivo, che ha ripercorso le tappe più importanti dell’associazione.

Il Comune di Noto e l’Ordine degli Architetti PCC di Siracusa hanno firmato ieri mattina a Palazzo Ducezio il protocollo d’intesa per la pubblicazione di due concorsi di progettazione a doppia fase, la prima snella a cui potranno accedere tutti i professionisti interessati e la seconda più approfondita a cui accederanno solo un numero minimo di progetti presentati, per trovare i due progetti esecutivi per avviare il restyling a Lido e Calabernardo.

L’obiettivo rimarcato dallo stesso sindaco Corrado Bonfanti è quella di completare entrambi gli iter entro il 2020, appaltando i lavori già nel 2021. Presenti a Palazzo Ducezio anche l’assessore ai Lavori Pubblici Angelo Giudice e, in rappresentanza dell’Ordine degli Architetti PCC di Siracusa, l’arch. Francesco Giunta, presidente, l’arch. Ilaria Alessandra, segretaria con delega ai Concorsi di progettazione, e l’arch. Gerry Gambuzza, tesoriere.

Noto è il primo Comune della provincia a firmare un protocollo del genere e per scegliere i progetti che passeranno dalla prima alla seconda fase sarà nominata un’apposita commissione con esperti internazionali. Il bando sarà pubblicato entro la fine di febbraio.

“Una procedura auspicabile - ha detto l’arch. Giunta, presidente dell’Ordine degli Architetti PCC di Siracusa - per ribadire l’importanza del ruolo degli ordini nei territori e per promuovere la rigenerazione dello spazio pubblici. E’ un’importante opportunità di lavoro anche per gli iscritti all’Albo che noi rappresentiamo. Ci auguriamo che questo protocollo d’intesa firmato con il Comune di Noto diventi una buona pratica e sia un esempio anche per gli altri Comuni ed Enti della provincia”.

In questa prima fase il Comune ha stanziato 40mila euro per ciascun bando, riservandosi l’opportunità di cercare i fondi per le opere di riqualificazione attraverso la partecipazione a misure regionali o europee.

“Raccolgo l’eredità dell’assessore Giovanni Campisi - ha detto invece l’assessore Giudice - e per volontà del sindaco Bonfanti abbiamo esteso il progetto anche a Lido. E’ un obiettivo da completare prima della fine del mandato di questa Amministrazione Comunale”.

 

Le necropoli rupestri di Pantalica, luogo ricco di arcana e primitiva bellezza, come fonte d’ispirazione per dipinti e sculture dalle forme archetipiche. È questo il percorso di ricerca che contraddistingue le opere dell’artista sortinese Mario Matera, che saranno esposte in una mostra dal titolo “Buntarigah - grotte di silenzio”, a cura di Giuseppe Piccione.

Due le location espositive: la chiesa di San Cristoforo in via Dione a Ortigia, dal 15 al 20 novembre (inaugurazione venerdì 15, ore 18; visite: ore 10,30-12,30 e 16,30-19,30) e il MOON - Move Ortigia Out of Normality di via Roma 112 dal 16 novembre all’8 gennaio (inaugurazione sabato 16 ore 18,30; visite ore 12,30-15,30 e 17,30-23,30). L’ingresso è gratuito. Il percorso espositivo comprende una trentina di opere, tra dipinti realizzati con tecniche miste e sculture in pietra, distribuite nelle due sedi della mostra.

Mario Matera (Sortino, 1956), pittore e scultore, si è formato all’Istituto d’Arte di Siracusa. Fin dagli anni Settanta ha partecipato a diverse personali e collettive in Italia e all’estero, impegnandosi nella ricerca di un linguaggio sia figurativo che astratto.

“Buntarigah” è il nome dato dagli Arabi all’odierno sito di Pantalica. L’artista, nel realizzare le sue opere, è andato alla ricerca di un rapporto simbiotico con quei luoghi scavati dall’uomo nella notte dei tempi. Il ritmo equilibrato e geometrico che le grotte disegnano sulle pareti rocciose della necropoli, l’alternarsi di vuoti e pieni, di neri e bianchi, sono il codice iconografico che è alla base delle composizioni archetipiche di Matera, tanto nei dipinti quanto nelle sculture. Il risultato è un tracciato pittorico misterioso e cromaticamente affascinante, articolato in un gioco di forme e di colori, che rievoca ricordi ed emozioni custodite nel complesso mondo interiore dell’artista.

«Servendosi di pochi elementi geometrici - scrive il critico Carlo Felice nel testo di presentazione che accompagna la mostra - il quadrato e il rettangolo, le linee e il piano; mutandoli di dimensione e posizione e ritmandoli sulla superficie monocromatica, Mario Matera compone delle variazioni cromatiche che rielaborano, astraendola, la realtà archeologica per farne pretesto di riflessione sulla pittura, l’arte e la vita».

 

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