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Berlino, lavoriamo per eurozona forte con Atene inclusa

La mancata elezione del nuovo Presidente della Repubblica greca, ha dato anche ufficialmente, l' inizio ad una lunga e atipica campagna elettorale. Oggi verrà pubblicato il Decreto Presidenziale che scioglie il Parlamento e fissa la data delle elezioni generali anticipate per il 25 gennaio. I leader dei partiti politici sono già al lavoro per convincere "anche l'ultimo elettore".

Il Premier Antonis Samaras, parlando alla riunione del Comitato esecutivo del suo partito, ha sostenuto che "inizia la più importante battaglia elettorale degli ultimi decenni in Grecia. Una battaglia, ha aggiunto Samaras, che il popolo non voleva in quanto comporta dei rischi nel momento in cui il Paese è uscito dalla recessione", accusando Syriza il partito della sinistra radicale guidato da Alexis Tsipras, di aver voluto trascinare la Grecia alle elezioni anticipate con l'aiuto dei parlamentari di Chrysi Avgi (Alba Dorata), il partito filo-nazista di Grecia. "Questa alleanza tra irresponsabili ed estremisti, ha detto il premier, ha reso impossibile ogni possibilità di raggiungere il consenso tra le forze politiche".

Da parte sua Tsipras, parlando alla riunione della Segreteria politica del suo partito, ha fissato l'obiettivo di queste elezioni per Syriza: dovrà raggiungere un risultato elettorale tale che gli permetterà di formare un governo senza il concorso di altri partiti. Inoltre ha annunciato che venerdì si riunirà il Comitato centrale per iniziare a lavorare sulla lista dei candidati.

"I mercati fanno tremare la Grecia perché non sopportano l'idea i cittadini possano decidere con le elezioni democratiche e neppure sopportano che di fronte ad elezioni anticipate possa essere Tsipras l'espressione del futuro di quel Paese. L'affermazione di Syryza può essere davvero la svolta in questa Europa dei tecnocrati e di chi a chiacchiere ha combattuto contro lo stupido vincolo del 3%". Lo scrive su Twitter Nichi Vendola, presidente di Sel
Secondo il trattato Ue l'appartenenza alla zona euro è irrevocabile". "L'euro c'è per restare" e crescere ed ha provato la sua resilienza", così un portavoce della Commissione europea dopo le indiscrezioni dello Spiegel.

Chiunque esca vincitore dalle elezioni anticipate in Grecia "dovrà rispettare gli impegni presi dal Paese" con i partner europei. E' quanto afferma il presidente francese Francois Hollande ai microfoni di France Inter, precisando che un'eventuale uscita di Atene dall'euro è una decisione che spetta "alla Grecia sola".

"Il governo tedesco e i suoi partner lavorano per rafforzare l'eurozona nel suo insieme e per tutti i suoi membri, Grecia inclusa". Lo ha detto il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, chiarendo l'atteggiamento dell'esecutivo sull'opzione Grexit. "Per fare questo bisogna andare avanti sulla strada seguita finora e sulle riforme". "L'eurozona ha fatto molti progressi, un'unione bancaria, un fondo di salvataggio e la possibilità di ammorbidire l'effetto contagio". Rispetto a un possibile effetto domino sull'Italia di un'eventuale uscita di Atene, il portavoce ha detto di non voler partecipare a illazioni.


"Negli ultimi anni si è lavorato per rafforzare l'eurozona, che ha attraversato difficoltà evidenti. Le difficoltà di alcuni Paesi hanno comportato dei rischi per altri. Abbiamo agito e siamo riusciti dal 2012 a creare dei meccanismi efficaci a creare fiducia e a poter mitigare gli effetti del contagio. Su questo si è fatto un bel passo in avanti", ha spiegato Seibert. Sollecitato sugli allarmi lanciati da alcuni economisti e politici in Germania proprio relativamente all'Italia nel caso di un Grexit, Seibert ha concluso: "Non sono nella posizione di partecipare a un simposio con degli economisti".

La Germania non interferirà nella campagna elettorale greca: "Rispettiamo il voto e aspettiamo. Si tratta di una decisione sovrana del popolo greco", ha aggiunto Seibert, rispondendo a una delle numerose domande sulle prossime elezioni e sullo scenario di un'eventuale uscita della Grecia dall'euro.

Alexis Tsipras, leader della sinistra di Syriza, noto per le sue posizioni anti euro ed avanti nei sondaggi. Il mercato teme questa eventualità, tanto che i rendimenti sui titoli di Stato greci a 10 anni hanno ritoccato i massimi da ottobre 2013, arrivando al 9,32%. Il timore che circola sui mercati è che possa fallire primo round di elezioni presidenziali, scatenando nuove vendite. Un clima cupo, che ha fatto perdere di vista i segnali positivi provenienti dall'economia Usa. Dopo il dato sulle buste paga e le vendite al dettaglio, oggi è stata la fiducia degli investitori dell'Università del Michigan a sorprendere gli investitori. Il dato preliminare di dicembre si è attestato ai massimi da gennaio 2007 (a 93,8 punti da 88,8 di novembre), con un miglioramento costante di tutte le sottovoci, in particolare quella relativa ai salari (ai massimi dal 2008). Se si incrocia il dato con il calo dei prezzi del greggio, a cavallo delle feste potrebbero aumentare i consumi almeno nella principale economia mondiale. Gli occhi degli investitori però vanno oltre e guardano a mercoledì prossimo 17 dicembre, quando si terrà il Comitato federale della Fed, con le stime aggiornate su inflazione e crescita

Il petrolio affossa le Borse e l'Europa brucia in una sola seduta ben 236 miliardi di euro di valore. Milano (-3,13%) è la peggiore, con il differenziale Btp/Bund risalito a 143,7 punti, mentre Atene (-0,22%) è la migliore, ma il bubbone Grecia non si è ancora riassorbito e potrebbe nuovamente scoppiare come già avvenuto due giorni fa. L'oro nero ha aggiornato questo pomeriggio i nuovi minimi da metà 2009, con il Brent a 62,37 dollari/barile (-10%), mentre il Wti (West Texas Intermediate) è scivolato a 58,27 dollari (-12%). Differenziate le posizioni degli analisti sul futuro prossimo delle quotazioni petrolifere. Secondo Vincenzo Longo di Ig "la possibilità di vedere il petrolio intorno ai 50 dollari diventa sempre più concreta, anche se l'attesa di un inverno più rigido potrebbe in qualche modo tamponare il calo delle quotazioni nelle prossime settimane". 

Di parere leggermente diverso è Gareth Lewis-Davies di Bnp Paribas, che ritiene che "nel breve termine l'offerta sarà ancora più forte della domanda", con una imminente "creazione di nuove scorte e conseguente pressione sui prezzi del greggio". Una dinamica che potrebbe generare pressione su come il rublo, la corona norvegese ed il peso messicano, che alimenta timori per la stabilità finanziaria di questi Paesi, aprendo altri fronti oltre a quello ellenico. L'Aie, l'Agenzia Internazionale dell'Energia, prevede intanto che nel 2015 la domanda di greggio sarà più bassa rispetto a quanto stimato in precedenza, mentre aumenterà l'offerta dei paesi produttori che non fanno parte dell'Opec. In concreto crescerà di 900.000 barili al giorno a 93,3 milioni di barili giornalieri, ossia 230.000 barili in meno rispetto alle previsioni del mese scorso. Quanto alla Grecia, la tenuta della Borsa di Atene non deve trarre in inganno. 

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