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A Vienna il vertice con la sfida della stabilità, Sarraj: "L'Occidente ci aiuti"

''Niente boots on the ground''. Non vuole truppe di terra occidentali contro l'Isis il nuovo premier libico Fayez al-Sarraj che in un intervento sul Daily Telegraph chiede invece alla comunità internazionale di addestrare le truppe di Tripoli e di porre fine all'embargo sulle armi per il Paese nordafricano. E ancora precisa: ''I terroristi saranno sconfitti dalle nostre forze armate e non da milizie rivali''.

L'Occidente ha il dovere di aiutare la Libia ha detto al Daily Telegraph il nuovo premier Fayez al-Sarraj, che ha sottolineato come il Paese si senta abbandonato dalla comunità internazionale dopo l'intervento militare per rovesciare il regime del colonnello Gheddafi. Sarraj, mentre si tiene a Vienna il vertice sulla Libia, sottolinea che il nemico peggiore non è rappresentato dall'Isis ma dalle divisioni nel Paese e che solo l'unità nazionale permetterà di uscire da anni di difficoltà.

“Mentre il governo italiano rimanda l'invio di truppe in Libia, sulla scia della prudenza intrapresa all'indomani dell'incarico consegnato dall'Onu a Serraj, ecco che la Conferenza di Vienna se vorrà essere risolutiva non dovrà limitarsi a propositi e auspici. Ma innescare un dialogo con il Generale Haftar, nella consapevolezza che il caso libico non è un compartimento stagno ma abbraccia le interlocuzioni con Egitto, Turchia e Emirati”.

Così Francesco De Palo, animatore del blog Rete Libia e reggente del Ctim per la Libia, intervenendo quest'oggi a Uno mattina su Rai1 nelle ore immediatamente antecedenti il tavolo di discussione con Kerry e Gentiloni in Austria.

Secondo De Palo “l’appuntamento di Vienna che riunisce i Paesi del formato di Roma allargato a Malta, Ciad, Niger e Sudan punta a reperire un forte sostegno al consiglio presidenziale guidato dal premier designato dall'Onu Serraj che fonti libiche però continuano a considerare una parentesi, con l'invito ad avviare l'azione politica dell'esecutivo senza attendere il via libera di Tobruk. Non va sottaciuto che se da un lato già una maggioranza parlamentare ha dato il nulla osta Sarraj, l'ostruzionismo del presidente Saleh ha precluso il voto di fiducia”.

E aggiunge: “Occorre ricordare che si scontano in questa fase i pessimi risultati del primo inviato Onu, Bernardino Leon, finito poi a fare il consulente per gli emirati. E una delle conseguenze del caos lasciato sul territorio è ad esempio che proprio ieri il Consiglio dei mujahidin di Derna ha dichiarato lo stato di emergenza e la piena mobilitazione nella città della Cirenaica per impedire che i soldati di Haftar facciano ingresso in città”. Per cui Gentiloni e Kerry se vorranno dare “un contributo efficace alla normalizzazione istituzionale della Libia dovranno trovare un dialogo fruttuoso con Egitto ed Emirati”.

Infine la criticità principale per le imprese italiane, che vantano un miliardi di crediti maturati. “Il Trattato di amicizia siglato tra Berlusconi e Gheddafi prevedeva un accantonamento ad hoc di svariati milioni che sono al momento bloccati: perché non utilizzarli per sanare il pregresso e consentire alle nostre imprese di tornare in Libia?”

Intanto a Vienna ha preso il via il vertice sulla Libia fortemente voluto da Italia e Stati Uniti che punta ad avviare la 'fase 2' della stabilizzazione del Paese Nordafricano. Nella capitale viennese si riuniscono attorno al tavolo convocato e co-presieduto dal segretario di Stato Usa John Kerry e dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni i Paesi del "formato di Roma" (i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, alcuni Paesi europei e della regione, Organizzazioni Internazionali e regionali), allargato a Malta, Ciad, Niger e Sudan.

"L'unità e la stabilizzazione della Libia rimangono un obiettivo prioritario per l'Italia", sottolinea alla vigilia una nota della Farnesina. A quanto si apprende in ambienti europei e libici, dal vertice dovrebbe uscire un rinnovato sostegno al consiglio presidenziale guidato dal premier designato Fayez al Sarraj, con l'invito ad avviare l'azione politica dell'esecutivo senza attendere il via libera di Tobruk

Intanto in Libia duri scontri tra esercito e terroristi al centro di Bengasi, lungo il cosiddetto 'Asse Saberi', un'importante arteria centrale, nella quale l'esercito ha utilizzato aerei per bombardare le basi nemiche. Ne dà notizia Libya's Channel, al quale il comandante del battaglione di artiglieria 309, Farahat El Baraaci ha detto che i reparti procedono molto lentamente a causa della presenza di cecchini e di cariche esplosive e mine deposte sulla strada per fermare l'esercito.

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