Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Venerdì, 03 Maggio 2024

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:158 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:213 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:420 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:874 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:906 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1155 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1575 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:1679 Crotone

Sei arresti tra Lecco e Varese contro il terrorismo jihadista

Sei arresti tra Lecco e Varese contro il terrorismo jihadista in un'operazione congiunta Ros-Digos. Tra questi una coppia, residente nella provincia di Lecco, che voleva partire per la jihad nei territori di guerra siro-iracheni, portando con sè i due figli di 2 e 4 anni, affidati ora ai nonni paterni. Arrestato anche un marocchino di 23 anni, fratello di un foreign fighter che sarebbe morto in Siria. Alcuni degli arrestati parlavano tra loro di possibili attentati terroristici, con una "particolare attenzione a Roma".

L'operazione, coordinata dalla Procura distrettuale di Milano d'intesa con la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, è scattata in diverse province della Lombardia e del Piemonte, ed è stata condotta congiuntamente dalle Digos di Lecco, Varese, Milano - supportate dal Servizio Centrale Antiterrorismo della Dcpp/Ucigos - e dal Ros dei Carabinieri, coadiuvato dai Comandi dell'Arma territoriali.

Quando gli agenti tre anni gli hanno arrestati "avevano intenzioni molto brutte", visto che "erano stati indotti a valutare l'ipotesi di compiere anche in Italia degli attentati o degli atti violenti" ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano a 'Mattino 5'. "In un contesto in cui il rischio zero non esiste, la prevenzione ha funzionato" ha ribadito il titolare del Viminale. "Noi siamo riusciti a fermarli prima" che realizzassero i loro progetti, "e questa è la prova che le cose stanno funzionando".

Alfano ha poi ricordato che la coppia che voleva partire per la Siria è stata arrestata "in base ad una legge che abbiamo voluto" perché "noi i foreign fighters li arrestiamo". Prima della legge, ha spiegato, "chi aveva intenzione di recarsi a combattere non poteva essere arrestato, solo se era un reclutatore poteva essere arrestato, ora invece finisce in carcere". Alfano, infine, ha sottolineato la "bella azione di squadra" che ha consentito di arrivare agli arresti. Ci sono state indagini che sono state efficaci e coordinate dalla procura distrettuale di Milano" fa misero le manette a Jarmoune, nel suo pc c’erano già le coordinate su Google Map che indicavano un obiettivo preciso da colpire: erano giunti poco prima del punto di non ritorno. Sono tante le corse contro il tempo, come questa, che l’antiterrorismo italiano dovrà accelerare dopo le stragi di Parigi.

Ma nel nostro Paese l’identikit jihadista ha tanti nomi e poche certezze. L’intelligence è focalizzata su una lista di un centinaio di nomi, in maggioranza magrebini di seconda generazione già inseriti nel contesto italiano, residenti soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Veneto e Lazio. Di questi, una decina sono donne. Si tratta di persone abbastanza conosciute negli ambienti investigativi, sui social e sui blog sono apertamente favorevoli alla guerra santa contro l’Occidente e si espongono all’occhio vigile dell’Isis, che seleziona i più ‘meritevoli’ per convincerli a far parte del Califfato.

Il vivaio di aspiranti Rambo della sharia è rappresentato da cani sciolti che puntano ad accreditarsi di fronte ad Al Qaeda o all' Islamic State aprendo blog personali e stabilendo contatti con altri utenti europei di spicco dell’estremismo islamico, come i curatori di '4Sharia' in varie nazioni o i frequentatori di 'Ansar al-Mujahideen English'. Alcuni hanno viaggiato passando per zone di guerra, hanno consolidato conoscenze e in Italia vivono spesso isolati dal resto delle comunità islamiche. Ogni caso, quindi, rappresenta un frammento diverso nelle mani dei Ros e della Digos, in bilico tra il dire e il fare dei sospettati. Non formano una vera comunità neppure su internet. L’unico legame sono le convinzioni più estreme del salafismo, collante per potenziali terroristi, differenti dai più avanzati jihadisti di Londra, Parigi, Belgio o Germania. E in attesa di una terza generazione anche qui.Cosi arriviamo oggi

Ecco i nomi dei destinatari dell'ordinanza: Mohamed Koraichi, nato in Marocco il 26 febbraio 1985 e residente a Bulciago (Lecco) e la moglie Alice Brignoli che ha cambiato nome in Aisha dopo la conversione all'Islam, nata a Erba il 13 dicembre 1977. La coppia è latitante e per inquirenti e investigatori si trova con i tre figli di 6, 4 e 2 anni nel territorio dell'organizzazione terroristica Stato Islamico. E' invece stata arrestata a Baveno, in provincia di Verbania, Wafa Koraichi, nata in Marocco il 17 aprile 1992 e sorella di Mohamed. Sono stati fermati anche Abderrahim Moutaharrik, cittadino italiano di origini marocchine, campione di pugilato in Svizzera, nato il 23 giugno 1988 e residente a Lecco, e sua moglie Salma Bencharki, anche lei nata in Marocco il 15 marzo 1990. Infine è finito in carcere Abderrahmane Khachia, nato in Marocco il 2 maggio 1993 e residente a Brunello (Varese). Il giovane è il fratello di Oussama Khachia, 30 anni, operaio, un foreign fighter cresciuto a Brunello ed espulso dall'Italia il 28 gennaio 2015 per alcuni post su Facebook a favore dell'Isis. In seguito fu allontanato anche dalla Svizzera e infine avrebbe raggiunto la Siria dove sarebbe morto dopo essersi unito al Califfato.

Agli atti dell'inchiesta anche la foto di 4 bambini che indossano una tuta e indicano con un indice il cielo in atteggiamento che simboleggia l'esaltazione del martirio. I bambini sono i tre figli della coppia di Bulciago che ora risulta essere nel Califfato. Il quarto è il figlio di Oussama Khachia, operaio 30enne che sarebbe morto in Siria, dopo essersi unito all'Isis.

Secondo le agenzie di stampa Italiana da alcune intercettazioni è emerso che Koraichi parlava con uno degli arrestati di attentati da compiere in Italia. Sui possibili attacchi c'era "un'attenzione particolare alla città di Roma", hanno detto gli inquirenti perchè, da come ritengono gli arrestati, "per il Giubileo è sede di pellegrinaggio e dove i pellegrini trovano la forza di combattere gli islamici". Dalle zone di guerra siriano-irachene sarebbe arrivata "la richiesta di effettuare attentati sul territorio italiano, una indicazione non generica ma specifica che ci risulta da messaggi che abbiamo intercettato", ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli.

L'uomo marocchino arrestato perchè voleva partire per unirsi all'Isis con la moglie e i due figli "è uno sportivo di qualità un pugile di kickboxing di alto livello in Italia e all'estero. Sarebbe stato lui - ha spiegato il procuratore - a ricevere la richiesta di compiere attentati in Italia da parte dell'uomo marocchino che era residente a Bulciago e che più di un anno fa è andato con la moglie e i tre figli nelle zone di guerra".

La vicenda di Alice Aisha Brignoli e Mohamed Koraichi - i cui nomi sono finiti nell'elenco dei foreign fighters 'italiani' - è emersa a maggio del 2015 quando la madre della donna ne ha denunciato la scomparsa portando con se' i tre figli, il più grande di sette anni e il più piccolo di solo un anno e mezzo. Aisha e suo marito Mohamed hanno iniziato il percorso di radicalizzazione nel 2009, in concomitanza con la nascita del primo figlio: lei ha iniziato ad indossare il velo e a studiare l'arabo, lui si e' fatto crescere la barba e sempre più spesso si faceva vedere in giro con una tunica bianca.

Con il passare del tempo i due hanno tagliato i ponti con le famiglie e a maggio dell'anno scorso sono partiti. Prima tappa la Turchia, da dove poi hanno raggiunto la Siria. Quando e' entrata nell'appartamento della figlia a Bulciago, la madre di Aicha ha trovato solo un messaggio: "sono partita, non mi cercate, non torno". Da allora gli investigatori hanno intercettato due telefonate, per dire che stava bene e di non preoccuparsi, e un ultimo messaggio verso la fine dell'anno.

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI