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Concluso l'IX Congresso dei bancari

Congresso Fabi Ct 19 ottobre


L’intero sistema lavorativo bancario (309mila unità) potrebbe ritrovarsi, nel giro dei prossimi dieci anni, senza lavoro: questo il dato allarmante emerso nel corso dell’11° Congresso provinciale F.A.B.I. (Federazione Autonoma Bancari Italiani) di Catania che ha riproposto l’importanza di un lavoro comune da parte delle forze sindacali di categoria.

Tre persone erano al lavoro in un cantiere edile. Avevano il medesimo compito, ma quando fu loro chiesto quale fosse il loro lavoro, le risposte furono diverse. ‘Spacco pietre’ rispose il primo. ‘Mi guadagno da vivere’ rispose il secondo. ‘Partecipo alla costruzione di una cattedrale’ disse il terzo”.

Con questa frase di Peter Schultz, Cetty Di Benedetto, segretario coordinatore provinciale FABI di Catania, ha delineato lo spirito della federazione sindacale autonoma. “Noi, qui, tutti insieme, vogliamo incarnare il terzo operaio, la volontà di partecipare e fare insieme”.

Nella sua relazione, ha ripercorso le tappe fondamentali del sindacato provinciale degli ultimi quattro anni e presentate le nuove sfide.

“In dieci anni, sono stati “accompagnati” 50.000 lavoratori bancari sul territorio nazionale; in Sicilia, dei circa 30.000 mila lavoratori (negli ultimi anni), oggi ne sono rimasti 13.000. Negli ultimi quattro anni i tagli sono stati continui (circa 500 unità lavorative solo a Catania) e con la disdetta del CCNL voluto dall’Abi, le fuoriuscite previste sono pesanti: la prospettiva potrebbe variare da un minimo di 30.000 a un massimo di 100.000 posti di lavoro”.

Ed è qui che Cetty Di Benedetto, segretario coordinatore provinciale FABI di Catania, ha evidenziato il dato che allarma: nel prossimo decennio, la figura professionale del bancario, potrebbe non esistere più, con evidenti ricadute sul profilo socio/occupazionale.

Il motivo? Secondo i grandi gruppi bancari il costo del salario pesa sui bilanci e allora, anche nel settore bancario, sono arrivati i contratti a tempo determinato, con basse retribuzioni. Con l’ecocert pensionistico, cui le aziende verificano l’età del lavoratore, si decidono i tagli: le fasce 50/55 anni di età o chi ha già maturato 42 anni e 3 mesi di contributi (vicino al pensionamento) sono considerate un “peso” da eliminare. L’Abi infatti, ha di recente coniato lo slogan: “Meno bancario, meno salario”. E il concetto è chiaro.

A rafforzare la gravità della situazione, Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi: “Qui al Sud, dove la crisi morde più che in altre realtà d’Italia e dove la disoccupazione cresce, la FABI sta costantemente combattendo a difesa dei lavoratori. Noi siamo stati i primi a dire che il provvedimento contenuto nella Legge di Stabilità riguardo le agevolazioni fiscali per le banche è importante e sicuramente giusto. Quello che non capisco - ha detto il gegretario generale - è come sia possibile non dire una parola su un fatto grave come la disdetta del Contratto Nazionale da parte dell’Abi”.

E rivolgendosi al sottosegretario al Ministero della Giustizia, Giuseppe Berretta, presente in sala, ha aggiunto: “Andiamo allo sciopero perché vogliamo un Contratto, o saremo allo sbando. Deve essere chiaro a tutti: lo sciopero del 31 ottobre deve riuscire a ogni costo perché possiamo sederci al tavolo delle trattative forti dell’appoggio di tutta la categoria, altrimenti le nostre armi saranno spuntate. Il Contratto è l’unico strumento per difenderla. Ai lavoratori va detto chiaramente che il Contratto non cade dal cielo e ce lo dobbiamo conquistare. I tempi sono cambiati e se non facciamo un Contratto Nazionale, si aprirà la stagione dei contratti aziendali”, ha tuonato il segretario generale.

La risposta dalla politica è arrivata dal deputato regionale Antonio Malafarina, che ha lanciato il problema della crisi sul territorio e le dinamiche che stanno trascinando la Sicilia. Un intervento dal quale non si è sottratto il

segretario generale Sileoni, che ha condiviso il pensiero di un lavoro comune, sindacato e politica, per far emergere le problematiche del Sud. Molto diverse da quelle del resto d’Italia.

“Oggi, le banche, vorrebbero ottenere utili puntando solo sulla riduzione dei costi del personale e senza tener in debito conto la responsabilità di chi ha creato la situazione che sta attraversando il mondo del credito. Oggi i bancari sono attaccati dall’ABI che ha disdettato il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. E noi, consapevoli del fatto che senza il CCNL la categoria sarebbe spazzata via, ci opporremo e scenderemo in campo accanto al nostro leader”, ha aggiunto la coordinatrice Di Benedetto che ha anche voluto sottolineare i risultati ottenuti a livello provinciale: “Grazie al lavoro continuo fatto di scrupolosa attenzione e supporto, come sindacato - ha spiegato - abbiamo avuto un crescente numero degli iscritti (oltre 200), puntando sulla formazione dei nostri dirigenti sindacali, pronti a dare segnali concreti ai lavoratori bancari. Siamo stati capaci di essere vicini ai nostri pensionati e agli esodati, cui abbiamo cercato di dare risposte”.

Rinnovato il nuovo Consiglio direttivo e della segreteria provinciale di Catania (14 componenti)

Alla fine della giornata, le votazioni e l’elezione dei nuovi organismi dirigenti provinciali, Comitato Direttivo e Segreteria.

 

Cetty Di Benedetto, già segretario coordinatore provinciale FABI di Catania, riconfermata alla guida del FABI Catania, per i prossimi 4 anni; al suo fianco Andrea Corviseri Ardesia (di Unicredit), segretario amministrativo; Antonio Gaetano Russo (Pensionati), segretario organizzativo.

Il resto del comitato provinciale di Catania:

Serafino America (Findomestic); Rosario Bruno (Unicredit); Rosa Cantaro (Riscossione Sicilia); Virginia Cavalieri (Unicredit); Irene Faro (Banca Monte Paschi Siena); Antonio Oliveri (Banca Agricola Popolare Ragusa); Pietro Pennisi (Credito Siciliano); Pietro Gaetano Santangelo (Unicredit); Giuseppe Tomaselli (Banco Popolare); Claudio Tudisco (Unicredit); e Antonio Visco (Intesa Sanpaolo).

 

Una squadra che ha dato, con sensibilità, un significativa importanza alle “quote rosa”.

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