A nostro modesto avviso, per evitare un Mezzogiorno dimenticato e senza sviluppo, è necessario volgere lo sguardo al passato, per farne, in primis, una rivalutazione storica. Vittore Fiore, meridionalista, nato a Gallipoli(Le) il 20 gennaio del 1920, fece una grande affermazione del meridionalismo, seguendo le orme di Bodini: “Il Sud ci fu padre/ e l’Europa nostra madre”. Ancora, l’arcivescovo di Taranto, Giuseppe Capecelatro (1746-1834) disse: ”Quando si va a Napoli bisogna vedere Pompei e il Vesuvio”; queste parole si riferiscono al primo trentennio dell’Ottocento, periodo in cui questo prezioso prelato occupava un posto di rilievo, non solo in relazione al suo ministero, ma nella vita culturale tutta, del Mezzogiorno; un esempio questo, di resistenza culturale meridionale, destinata a resistere, nella storia. A questo punto diciamo, senza mezzi termini, che è necessario, da parte della politica nazionale: non dimenticare, di valorizzare il capitale culturale del Mezzogiorno; agire presto e bene, “scongelando” gli stanziamenti previsti, da parecchio tempo dimenticati, nel campo delle infrastrutture e delle costruzioni, con particolare attenzione al Mezzogiorno, dove il sistema infrastrutture appare dimenticato da anni, come chiaramente spiega, l’ultimo Rapporto Svimez del 2018. In conclusione, diciamo che la persistenza di questo Mezzogiorno dimenticato, ha creato un intero Paese Italia, poco competitivo, in abito europeo, come risulta dal recente Rapporto del “ World Economic Forum 2018”.