Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Sabato, 04 Maggio 2024

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:175 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:231 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:440 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:891 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:915 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1200 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1581 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:1687 Crotone

La tecnica terroristica è tutt'altro che nuova. I primi a sperimentarla sono i militanti di Al Qaida che quindici anni fa riescono a far arrivare un barchino esplosivo con al timone un militante suicida sotto la plancia del lanciamissili americano «Uss Cole» ormeggiato nel porto di Aden. L'operazione - messa a segno il 12 ottobre 2000 - causa la morte di 17 marinai statunitensi e rappresenta a tutt'oggi una delle poche operazione marittime messe a segno dal terrorismo internazionale. Replicarla oggi sarebbe sicuramente molto più difficile. Tutte le navi militari in navigazione davanti alle coste libiche hanno infatti il divieto assoluto di far avvicinare qualsiasi imbarcazione che non sia stata controllata e verificata. Un divieto reso ancora più rigido dopo la segnalazione dell'Interpol. Secondo il quotidiano Giornale che riporta la notizia la vera incognita riguarda però i barconi affollati di profughi e i vascelli impegnati nelle operazioni di soccorso in mare. Tra le centinaia di disgraziati fatti salire sulle imbarcazioni gestite dai trafficanti di uomini potrebbe infatti nascondersi un kamikaze con giubbotto esplosivo pronto a farsi esplodere durante le lunghe e complesse fasi di recupero.

Cosi Il nuovo incubo secondo il quotidiano il Giornale è un barchino esplosivo, un'improvvisata torpedine condotta da un kamikaze dello Stato Islamico pronta a colpire le navi militari italiane ed europee in navigazione al largo delle coste libiche

L'allarme è stato diramato qualche giorno fa da l'Interpol, ma le intercettazioni che l'hanno generato arrivano dalla imbarcazioni della nostra Marina Militare impegnate davanti al Golfo dela Sirte. Stando alle segnalazioni Interpol - e da quel poco che trapela da ambienti d'intelligence italiani - le nostre navi avrebbero captato una serie di comunicazioni in partenza da Sirte e Derna, le due principali roccaforte libiche del Califfato, in cui si accennerebbe al possibile uso di imbarcazioni cariche di esplosivo. L'attacco, stando a quanto riporta la segnalazione, potrebbe avvenire tra domani - penultimo venerdì di ramadan - e il venerdì che tra una settimana segnerà la fine del mese sacro dedicato al digiuno.

Ad alimentare sempre secondo il quotidiano sono i timori per questa seconda ipotesi contribuisce un rilevamento senza precedenti. Giovedì 2 luglio viene registrata la partenza di un'imbarcazione con 400 migranti a bordo dalle coste intorno a Ras Lanuf, un terminale petrolifero distante meno di 55 chilometri da Nawfaliya, una località a est di Sirte interamente controllata dallo Stato Islamico. Già la partenza da una zona del Golfo della Sirte estremamente remota rispetto alla rotta per Lampedusa è quanto meno strana. Ma ancor più singolare è la successiva scomparsa di quel barcone e del suo carico umano, che non solo non raggiunge nessuna delle destinazioni classiche, ma scompare dagli schermi radar. Il tutto fa pensare ad una prova generale, nel corso della quale l'Isis avrebbe sperimentato la possibilità di far partire imbarcazioni cariche di disgraziati da zone non lontane dalla proprie aree operative in modo da potervi infiltrare più agevolmente un eventuale attentatore suicida.

"L'iniziativa di Scalfarotto, che ricordo è un sottosegretario di Governo, oltre a dargli visibilità denota la difficoltà in cui si trovano i sostenitori del ddl Cirinnà. Una difficoltà frutto della folla oceanica di mamme, papà e figli, rappresentativa del Paese reale, che lo scorso 20 giugno ha invaso piazza San Giovanni a Roma per dire sì alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e sì ai figli ad avere una mamma e un papà. Questi sono i principi cardini della nostra società che chiariscono ancora una volta come il ddl Cirinnà sia inemendabile". Lo dichiara Alessandro Pagano, tra i promotori del comitato 'Parlamentari per la Famiglia'. "Questo perché, e lo ribadiamo, unioni civili come simil-matrimoni, aventi la forza di istituto a valenza pubblica diverrebbero il grimaldello per l'introduzione per via giurisprudenziale delle adozioni gay, incentivando tra l'altro la pratica dell'utero in affitto. Sia chiaro - prosegue Pagano – che non ci presteremo a questi sotterfugi. A Scalfarotto e a Della Vedova invece, i quali continuano a illudersi che la maggioranza degli italiani sia a favore dei matrimoni gay e delle unioni tra persone omosessuali, facciamo presente che non è vero che ai singoli conviventi non sono riconosciuti diritti. Tutt'altro, e mi riferisco in particolare alla possibilità di assistere in ospedale il proprio partner, la prima richiesta di chi convive". "In merito – sottolinea il parlamentare - non solo vige la legge n. 91 del 1999 che riconosce già questo diritto in materia di trapianti, ma ricordo a tutti che in Parlamento sono depositate due proposte di legge Sacconi e Pagano. In esse si stabilisce esplicitamente che ciascun convivente ha il diritto di assistere l'altro in ospedali, case di cura o strutture sanitarie. Viene inoltre individuato lo strumento della delega con la quale ciascun convivente può disporre che l'altro adotti le decisioni necessarie sulla salute in caso di malattia da cui derivi incapacità di intendere e di volere, e riceva dal personale sanitario le informazioni sulle opportunità terapeutiche. Se si hanno davvero a cuore i diritti degli omosessuali - conclude Pagano - il testo da approvare subito c'è".

Una vasta operazione antiterrorismo della polizia di Stato è in corso dalle prime ore di oggi nei confronti di 10 persone appartenenti a due gruppi famigliari e ritenute pronte a partire per combattere in Siria. La Digos di Milano ha eseguito 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere e perquisizioni nelle province di Milano, Bergamo, Grosseto e in una cittadina dell' Albania.

Due cittadini maghrebini sono stati arrestati all'alba dai carabinieri del Ros con l'accusa di terrorismo internazionale. Un terzo indagato è già in carcere in Marocco per reati di terrorismo. Al centro delle indagini della procura di Roma una cellula di matrice qaedista che "si proponeva anche - sottolineano gli investigatori - la pianificazione ed esecuzioni di atti terroristici in Italia e in Nord Africa".

La presunta cellula terroristica nel mirino dei carabinieri del Ros è risultata dedita al proselitismo, all'indottrinamento e all'addestramento attraverso un sito internet creato e gestito dagli stessi indagati.

Intanto un blitz della polizia ha portato nelle province di Milano, Bergamo e Grosseto e in una cittadina dell'Albania all'arresto di 10 persone appartenenti a due gruppi famigliari e ritenute pronte a partire per combattere in Siria. L' operazione antiterrorismo "Martese" condotta dalla Polizia ha riguardato due nuclei famigliari, uno formato da cittadini italiani convertiti da qualche anno all' Islam e determinati secondo le indagini a partire per la Siria, l' altro composto da cittadini di nazionalità albanese residenti nella provincia grossetana.

L' operazione antiterrorismo "Martese" condotta dalla Polizia ha riguardato due nuclei famigliari, uno formato da cittadini italiani convertiti da qualche anno all' Islam e determinati secondo le indagini a partire per la Siria, l' altro composto da cittadini di nazionalità albanese residenti nella provincia grossetana. Il legame tra le due famiglie è rappresentato dal matrimonio tra una ragazza italiana e un albanese, che dopo le nozze del settembre scorso hanno deciso di partire assieme per combattere in Siria. Gli arrestati sono 4 italiani, un canadese e 5 albanesi, accusati a vario titolo di associazione con finalità di terrorismo.

Nel blitz antiterrorismo di stamattina, condotto dalla Digos e coordinato dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli, e dal pm Paola Pirotta, sono stati arrestati il padre, la madre e la sorella di Maria Giulia Sergio, la giovane italiana partita tempo fa per andare a combattere in Siria e di cui si era già parlato nei mesi scorsi. La famiglia della ragazza vive ad Inzago, nel Milanese. Tra gli arrestati c'è anche lo zio del marito albanese della giovane. Sergio, il marito e la madre di quest'ultimo sono tutti e tre in Siria a combattere per la Jihad.

Le unità speciali della polizia albanese hanno infatti arrestato nell'ambito dell'operazione antiterrorismo condotta dalla Polizia di Stato italiana, Baki Coku, 40 anni, lo zio del giovane albanese Aldo Kobuzi che, insieme alla moglie italiana Maria Giulia Sergio, sta combattendo in Siria. Coku, abitante ad Arcille di Campagnatico (Grosseto), si trovava nella sua città natia, Lushnje, a circa 70 chilometri a sud di Tirana, dove era venuto ad incontrare la propria famiglia. Dopo le necessarie procedure giudiziarie, l'albanese dovrebbe essere estradato in Italia.

Il legame tra le due famiglie è rappresentato dal matrimonio tra una ragazza italiana e un albanese, che dopo le nozze del settembre scorso hanno deciso di partire assieme per combattere in Siria. Gli arrestati sono 4 italiani, un canadese e 5 albanesi, accusati a vario titolo di associazione con finalità di terrorismo.

Intanto l'Europa dichiara guerra alla propaganda dell'Isis sul web: al via la task force di Europol per dare la caccia agli estremisti impegnati nel reclutamento on-line di combattenti e mogli della jihad da inviare in Siria e Iraq. Lo annuncia il coordinatore antiterrorismo Ue Gilles de Kerchove. 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI