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Il 15 novembre il presidente statunitense Joe Biden e quello cinese Xi Jinping hanno ristabilito, nel corso di un incontro vicino a San Francisco, negli Stati Uniti, un dialogo che era sospeso da un anno. Ma hanno anche ribadito le loro divergenze, in particolare su Taiwan. Organizzato a margine del vertice dell’Asia-Pacific economic cooperation (Apec), l’incontro ha permesso di ripristinare le comunicazioni militari ad alto livello, sospese da più di un anno, hanno affermato le due superpotenze.
Il presidente statunitense, 80 anni, ha assicurato che in caso di crisi i due leader potranno alzare il telefono e parlarsi. Washington e Pechino hanno anche deciso di creare un gruppo di esperti per discutere dei rischi associati all’intelligenza artificiale.

L’incontro, com’era ampiamente previsto, non ha però permesso di risolvere le divergenze fondamentali tra i due paesi. Biden ha invitato Xi a “rispettare il processo elettorale” a Taiwan, dove nel gennaio 2024 si terranno le elezioni presidenziali e legislative. Il presidente cinese ha invece chiesto a Biden di “smettere di fornire armi a Taiwan”, perché “la riunificazione è inevitabile”. Washington si aspetta inoltre che la Cina, partner dell’Iran e della Russia, non aggravi le principali crisi internazionali, tra cui il conflitto tra Israele e Hamas e la guerra in Ucraina.

Xi non metteva piede negli Usa dal 2017, quando alla Casa Bianca c'era Trump. Biden ha dato il benvenuto al presidente cinese - che in passato aveva definito "un dittatore" - in una location tenuta segreta dalle parti sino all'ultimo, per timore di contestazioni: la storica tenuta Filoli, 40 km a sud di San Francisco. E' qui che i capi delle due superpotenze hanno cercato possibili punti di incontro sui principali dossier bilaterali e globali, anche se le divergenze non mancano e i rispettivi team dovranno continuare a confrontarsi.

L'incontro tra Biden e Xi Jinping a San Francisco non rappresenta un reset, ma una ripresa del dialogo a tutti i livelli, anche militari, per, ha detto il presidente americano al
omologo cinese, "fare in modo che la competizione non sfoci in conflitto" e "gestire responsabilmente la competizione" fra i due Paesi. Una stretta di mano, un faccia a faccia che serve ad avviare il disgelo. "La Cina non intende entrare in guerra con nessuno", ha precisato Xi.

"La Cina non ha alcun piano per sostituire gli Stati Uniti e gli Usa non dovrebbero avere piani per sopprimere la Cina: i due Paesi dovrebbero promuovere una cooperazione reciprocamente vantaggiosa", ha quindi spiegato Xi

La prima intesa è stata trovata sul clima, poche ore prima del vertice, quando Usa e Cina hanno firmato una dichiarazione comune in cui si impegnano a lavorare insieme contro "una delle più grandi sfide del nostro tempo", intensificando la cooperazione sul metano e sostenendo gli sforzi globali per triplicare l'energia rinnovabile entro il 2030. Il documento tace sull'uso del carbone e sul futuro dell'energia fossile ma in ogni caso si tratta di un segnale positivo, anche in vista dell'imminente Cop28.

Xi ha poi affrontato il tema delle sanzioni imposte da Washington a Pechino, sottolineando come queste "in materia di controllo delle esportazioni, verifica degli investimenti e sanzioni unilaterali danneggiano gravemente gli interessi legittimi della Cina". Il presidente cinese ha quindi spiegato di ritenere "importante che gli Usa prendano sul serio le preoccupazioni della Cina e adottino passi tangibili per revocare le sanzioni unilaterali in modo da fornire un ambiente equo, giusto e non discriminatorio per le imprese cinesi". Lo sviluppo e la crescita della Cina, "guidati dalla sua logica intrinseca, non saranno fermati da forze esterne", ha aggiunto Xi.

Prove di equilibrismo poi su Taiwan. Per Xi, la riunificazione con Taiwan "è un processo inarrestabile" e rappresenta "la questione più importante e delicata nelle relazioni fra Cina e Stati Uniti". "Gli Stati Uniti dovrebbero intraprendere azioni concrete per onorare il proprio impegno di non sostenere l'indipendenza di Taiwan, smettere di armare Taiwan e sostenere la riunificazione pacifica della Cina", ha aggiunto il presidente cinese. Biden, secondo un funzionario statunitense, ha messo in chiaro che la posizione Usa è di mantenere la pace, la stabilità e lo status quo a Taiwan, chiedendo a Xi di rispettare il processo elettorale in corso.

Il presidente Xi Jinping ha espresso vicinanza agli Usa per i danni sociali causati dal Fentanyl, l'oppiaceo in prevalenza sintetizzato in Cina. "Vorrei farvi sapere che la Cina è profondamente solidale con il popolo americano, soprattutto con i giovani, per le sofferenze che il Fentanyl ha inflitto loro", ha detto Xi, intervenendo a San Francisco alla cena di gala della comunità business Usa Cina. "Il presidente Biden e io abbiamo concordato di istituire un gruppo di lavoro sulla lotta al narcotraffico per promuovere la nostra cooperazione e aiutare gli Stati Uniti a contrastare l'abuso di droga", ha aggiunto il leader cinese. In cambio dell'aiuto di Pechino, Washington potrebbe revocare le sanzioni contro l'istituto di scienze forensi, accusato di collaborare alla repressione degli uiguri nello Xinjiang.

Tra i risultati dati per acquisiti alla vigilia, il ripristino della hotline militare, cancellata da Pechino dopo la controversa visita dell'allora speaker Nancy Pelosi a Taiwan nel 2022. Previsto anche un impegno a limitare l'uso dell'intelligenza artificiale nelle armi nucleari.

"Pace e sviluppo globali" sono i due binari del vertice indicati da Pechino alla vigilia dell'incontro, il primo di persona dopo un anno ma il settimo tra i due leader, che si conoscono dal 2011, quando entrambi erano vicepresidenti. "Il mondo è abbastanza grande per la convivenza e per il successo di Cina e Stati Uniti - ha detto infatti Xi incontrando Biden -: le relazioni bilaterali fra i due Paesi sono le più importanti e sarebbe irrealistico per una delle parti cercare di rimodellare l'altra". Per Stati Uniti e Cina "voltarsi le spalle non è un'opzione", ha aggiunto il presidente cinese, sottolineando come le relazioni fra i due Paesi non siano mai state facili "negli ultimi 50 anni" e come, pur dovendo affrontare diversi problemi, siano sempre "andate avanti".

"Xi Jinping è un dittatore nel senso che è colui che è alla guida di un Paese comunista". Lo ha detto Joe Biden al termine della conferenza stampa seguita al faccia a faccia con il presidente cinese. Biden ha messo in evidenza con il presidente cinese "l'universalità dei diritti umani e la responsabilità di tutti i Paesi a rispettare gli impegni internazionali sui diritti umani". Lo riferisce la Casa
Bianca, sottolineando che il presidente Usa ha sollevato i suoi timori sugli abusi dei diritti umani della Cina, inclusi quelli nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong.


Fonte Sky e varie agenzie

 

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che "potrebbe esserci" un potenziale accordo con Hamas su ostaggi, ma ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli, affermando che potrebbe ostacolare i delicati negoziati per liberare le persone prese in ostaggio dal gruppo militante il 7 ottobre.
"Penso che meno ne dico, più aumenterà le possibilità che si materializzi", ha detto in un'intervista a "Meet the Press" di NBC News.

Alla domanda della conduttrice Kristen Welker su quanto vicino fosse Israele a liberare gli ostaggi, Netanyahu ha detto che nessun accordo era stato raggiunto finché le sue forze non avevano iniziato l'operazione di terra a Gaza.

"Abbiamo sentito che c'era un accordo imminente di questo o quel tipo e poi abbiamo appreso che era tutto uno scherzo. Ma nel momento in cui abbiamo iniziato l'operazione di terra, le cose hanno cominciato a cambiare", ha detto. Incalzato sulla possibilità che esista un potenziale accordo per il rilascio di altri ostaggi, Netanyahu ha risposto: "Potrebbe esserci".

Qualsiasi accordo è "il risultato di pressioni, pressioni militari", ha detto, prima di elogiare il lavoro delle forze di difesa israeliane. "Questa è l'unica cosa che potrebbe creare un accordo e se un accordo è disponibile. Bene, ne parleremo quando sarà lì. Lo annunceremo se sarà realizzabile". Alla domanda se sapesse dove sono tenuti tutti gli ostaggi in questo momento, Netanyahu ha detto: "Sappiamo molto, ma non andrò oltre".

l primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato in un'intervista alla NBC della possibilità di un accordo per il rilascio di alcuni dei circa 240 ostaggi rapiti da Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, una condizione che ha detto essere indispensabile per qualsiasi cessate il fuoco.

"Meno ne parlo, più è probabile che si concretizzi", ha detto Netanyahu, senza approfondire i negoziati per il rilascio degli ostaggi, poco prima del 38 giorno di guerra scatenato il 7 ottobre da un sanguinoso attacco del movimento islamista che ha ucciso circa 1.200 persone, per lo più civili, e senza precedenti nella storia di Israele.

Israele si opporrà al ritorno dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) a Gaza dopo la guerra contro Hamas. Lo ha annunciato il primo ministro Benjamin Netanyahu durante la conferenza stampa a Tel Aviv, sottolineando che “le pressioni internazionali non ci fermeranno“. “Non ci sarà un’autorità civile che educhi i propri figli a odiare Israele, a uccidere gli israeliani, a eliminare lo Stato di Israele. Non potrà esserci un’autorità che paga le famiglie degli assassini in base al numero di quanti hanno ucciso. Non può esistere un’autorità il cui leader 30 giorni dopo non abbia ancora condannato il terribile massacro” ha dichiarato il premier, riferendosi al presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas. “Deve esserci qualcos’altro lì. Ma in ogni caso dobbiamo avere un controllo di sicurezza” ha aggiunto.

Netanyahu ha assicurato che “qualsiasi pressione internazionale non cambierà la nostra convinzione che è nostro diritto e dovere difenderci“. “I leader mondiali devono continuare a mostrare il loro sostegno a Israele e non cedere ad alcuna pressione” ha aggiunto Netanyahu, secondo cui “se vogliamo la pace e la sicurezza e garantire il futuro dello Stato di Israele, dobbiamo eliminare Hamas“. Ha poi lanciato un monito al Hezbollah nel giorno in cui c’è stato anche un nuovo discorso del leader della formazione sciita, Hassan Nasrallah. Israele è “totalmente preparato” sul fronte settentrionale, ovvero verso il confine con il Libano, ha dichiarato, spiegando di aver avvertito Hezbollah che entrare in guerra con Israele sarebbe un “errore fatale” che “determinerebbe il destino del Libano“. Riferendosi a Hamas, il primo ministro ha sottolineato che Israele “non si fermerà finché non avrà completato la sua missione” e che il suo unico scopo è “la vittoria“, aggiungendo che Hamas ha “perso la presa” su Gaza e non ha “nessun posto dove nascondersi“.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è detto contrario a un cessate il fuoco "immediato" nella Striscia di Gaza, mentre in tutto il mondo si moltiplicano le richieste in tal senso a seguito dei bombardamenti dell'esercito israeliano.

"Ammetto liberamente che non credo che gli appelli per un cessate il fuoco immediato o per una lunga pausa - che equivarrebbero quasi alla stessa cosa - siano giusti, perchè in fin dei conti ciò significherebbe che Israele darebbe ad Hamas la possibilità di riprendersi e di procurarsi nuovi missili", ha dichiarato durante un dibattito organizzato da un quotidiano regionale tedesco, Heilbronner Stimme.

L'Unione Europea chiede pause umanitarie immediate nella Striscia di Gaza, dove metà degli ospedali non sono più operativi, condanna Hamas per l'utilizzo dei civili come scudi umani, ed esorta Israele a ricorrere al "massimo contenimento" per proteggere i civili nella guerra in corso. Il futuro dell'enclave palestinese è sul tavolo della riunione dei ministri degli Esteri dei 27 a Bruxelles e l'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, si è detto "profondamente preoccupata per l'aggravarsi della crisi umanitaria a Gaza"

"Non dobbiamo parlare solo della situazione odierna a Gaza. Dobbiamo cominciare a pensare alla soluzione per il post-guerra. È qualcosa che i ministri dovrebbero concentrarsi nella discussione. Cosa succederà dopo, come possiamo affrontare la situazione a Gaza non solo con la ricostruzione ma per offrire una soluzione integrata alla questione palestinese. Questo è il vero problema politico che dobbiamo affrontare: ossia la soluzione definitiva al conflitto tra Israele e Palestina che ha raggiunto questo alto livello di orrore", ha dichiarato Borrell. "Dobbiamo cercare la pace per loro. La soluzione per Gaza non può essere isolata. Mi confronterò con i ministri che cosa ne pensano, che cosa sostengono e cosa respingono", ha aggiunto il capo della diplomazia di Bruxelles.

 

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha chiesto al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, di accettare una pausa di tre giorni nei combattimenti per permettere passi avanti nel rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas. Lo riporta l'agenzia americana Axios. La richiesta sarebbe stata fatta nel corso di una telefonata tra i due leader.

Secondo la proposta discussa da Stati Uniti, Israele e Qatar, Hamas rilascerebbe 10-15 ostaggi e userebbe i tre giorni di pausa per verificare l'identità di tutti gli ostaggi e consegnare un elenco dei nomi.

Le notizie dell'ultima ora sulla guerra a Gaza tra Israele e Hamas e gli aggiornamenti sul conflitto israelo-palestinese. A un mese esatto dall'attacco di Hamas prosegue l'offensiva dell'esercito israeliano a Gaza. Le truppe israeliane sono Gaza City. Moschea simbolo di Khan Yunes distrutta in bombardamento. Aperto di nuovo corridoio umanitario da Nord a Sud. Idf: "Bombardati obiettivi di Hezbollah in Libano". Nuovo bilancio vittime di Hamas: 10.500 morti, di cui 4.300 bambini. L'esercito israeliano: “I leader di Hamas sono morti che camminano". G7: "Soluzione a due Stati rimane unica per la pace". Gli Usa si oppongono alla rioccupazione di Gaza da parte di Israele.

"Vogliamo uno stato di guerra permanente" - "L'obiettivo non è governare la Striscia ma uno stato di guerra permanente con Israele". A dirlo, in un'intervista al New York Times a Doha, sono stati Khalil al-Hayya, membro del politburo del Movimento islamico, e Taher El-Nounou, consulente per i media.

Era necessario "cambiare l'intera equazione e non solo avere uno scontro. Siamo riusciti a rimettere sul tavolo la questione palestinese, e ora nessuno nella regione è più tranquillo": cosi' Khalil al-Hayya, alto dirigente di Hamas, spiega in una intervista al New York Times da Doha lo scopo dell'attacco senza precedenti in Israele. "Spero che lo stato di guerra con Israele diventi permanente su tutti i confini e che il mondo arabo sia al nostro fianco", gli ha fatto eco Taher El-Nounou, consigliere per i media di Hamas.

Il Qatar sta mediando i negoziati tra Israele e Hamas per il potenziale rilascio di 10-15 ostaggi detenuti a Gaza in cambio di un cessate il fuoco di uno o due giorni. Lo riportano fonti informate dei colloqui. "Sono in corso negoziati, mediati dal Qatar in coordinamento con gli Stati Uniti, per garantire il rilascio di 10-15 ostaggi in cambio di un cessate il fuoco di uno o due giorni", hanno detto le fonti, in condizione di anonimato a causa della sensibilità di i colloqui.

Mentre comincia il secondo mese di guerra, Israele è arrivato nel cuore di Gaza. Ma intanto è scontro tra il governo Netanyahu, e il suo principale alleato, gli Usa, su quello che succederà a guerra finita. Al premier israeliano che ha parlato di controllo israeliano senza limiti di tempo su Gaza, ha risposto la Casa Bianca che ha detto che la terra è palestinese e rimarrà tale.

Più tardi, il governo israeliano ha precisato che non ci sarà una nuova occupazione dell'enclave: l'obiettivo è garantire che la Striscia diventi un'area smilitarizzata con le forze armate israeliane che potrebbero entrare di nuovo in caso di minacce terroristiche, ma senza governare l'enclave. Netanyahu intanto esclude qualsiasi cessate il fuoco o consegna di carburante fino a quando i 241 ostaggi non saranno rilasciati.

Oggi però da Tokyo è arrivato il pressante appello del G7, che ha chiesto pause umanitarie e corridoi a Gaza, ovvero "un'azione urgente per affrontare il deterioramento della crisi umanitaria". Intanto le truppe israeliane sono arrivate "nel cuore di Gaza City". Tsahal, l'esercito con la 'stella di David', sta "stringendo il cappio", ha detto Yoav Gallant, ministro della Difesa, che ha anche ribadito l'appello ai civili palestinesi a trasferirsi nel Sud della Striscia di Gaza per la propria sicurezza (le evacuazioni sono in aumento e, secondo l'Onu, oltre 15mila persone hanno attraversato il fiume che separa il Nord dal Sud di Gaza negli ultimi quattro giorni).

Dopo 10 giorni di cauta avanzata, sostenuta da intensi attacchi aerei, l'esercito, che ha preso Gaza City con un movimento a tenaglia, sta ora avanzando al suo interno. Nel Nord della Striscia, quella più colpita dai bombardamenti, rimangono nei rifugi circa 160mila sfollati e l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha detto che non riesce a raggiungerli con gli aiuti ne' ad avere informazioni sulla loro situazione.

La guerra tra Israele e Hamas rischia di evolversi in un conflitto regionale e il Libano si troverebbe in prima linea, vista la presenza sul territorio degli Hezbollah. Per scongiurare questa tragica evoluzione, da più parti sono arrivate richieste di aiuto all’Italia. A parlarne è il ministro Guido Crosetto, in occasione della presentazione del calendario storico dei carabinieri a Roma.
“Sono tempi difficili ma in Libano la nazione più potente del mondo ora ha bisogno di parlare con i palestinesi e trovare un interlocutore.

Ha chiesto aiuto all’Italia e ai carabinieri che hanno formato in questi anni i palestinesi”, ha dichiarato il titolare della Difesa. “Hanno avuto un ruolo fondamentale, riconosciuto al nostro Paese attraverso il lavoro di persone che nessuno di voi conosce e che neanche io conosco, ma che in questi anni hanno lavorato servendo lo Stato. Questa è l’Arma dei carabinieri”.

L'Italia invia a Gaza una nave ospedale della marina militare, la nave Vulcano. Lo ha annunciato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sottolineando che "siamo i primi a fare un'operazione umanitaria in quell'area e speriamo altri Paesi ci seguiranno". La nave Vulcano, attrezzata con ospedale e sale operatorie, è salpata da Civitavecchia per le acque di Gaza e il Medioriente e accoglierà i feriti di Gaza.

L'esercito ha diffuso immagini del passaggio della popolazione palestinese dal nord al sud della Striscia nel corridoio umanitario aperto anche oggi dall'esercito lungo la strada Salah ad Din che taglia Gaza. Dalle immagini si vedono centinaia di persone in cammino e anche in questa occasione, come avvenuto ieri, sono state innalzate dai palestinesi bandiere bianche. Il corridoio umanitario terminerà alle 14 (ora locale).

 

Fonte Agi / il Giornale / fanpage / e varie agenzie 

 

 

 

Mario Giordano ha puntato il dito proprio contro i terroristi islamici durante l’editoriale di inizio trasmissione fuori dal coro : “Oggi mi sento Fuori dal Coro perché penso che davvero vogliono conquistare Roma. Nessuno ne parla ma loro, i terroristi islamici, in queste ore lo dicono chiaramente”.

Queste parole si inseriscono in una tradizione della cultura islamica che mette le radici addirittura in Maometto – ha concluso il conduttore – Costantinopoli cadrà per prima, poi cadrà Roma è un detto di Maometto in uno dei libri sacri dell’Islam e poi è stato ripetuto molte volte. Ad esempio all’inizio degli anni Ottanta in un documento della Fratellanza musulmana che è rimasto a lungo segreto: Roma resta da conquistare”.

Un tema che continua a dividere, quello della guerra esplosa nella striscia di Gaza. E sul quale il mondo della politica si è ampiamente confrontato, accusato e diviso, con parole di fuoco volate più volte negli studi dei talk show italiani. Altro argomento che sta tenendo banco (e facendo paura) è quello del terrorismo: alcuni predicatori di Hamas hanno indicato Roma come prossimo obiettivo dell’organizzazione terroristica, spingendo le autorità ad alzare il livello di attenzione. Proprio questi scenari sono stati al centro dell’ultima puntata del programma Fuori dal Coro, in onda su Rete 4...

Se dicono queste cose in tv cosa diranno nelle moschee e nei luoghi di culto? Mario Giordano nella puntata di Fuori dal coro, su Rete 4, fa ascoltare alcune "perle" ascoltate nelle varie trasmissioni da parte degli imam italiani. Molte guide spirituali islamiche sono intervenute difendendo Hamas e accusando Israele di ogni crimine. "Gli imam d'Italia non li reggo, non reggo più di sentirli in tv delirare così", attacca il conduttore

Mi fanno paura questi predicatori di Hamas, questi terroristi islamici che ci considerano loro nemici. Ovviamente per la posizione che ha l’Italia nella guerra tra Israele e Palestina – ha detto Giordano – Dicono che Roma sarà conquistata, avamposto per la conquista di tutta l’Europa. Mi fanno paura”.

Intanto la Polizia di Stato di Milano ha arrestato un cittadino algerino di 37 anni destinatario di un mandato di cattura internazionale emesso dall'Algeria per partecipazione ad associazione terroristica.

L'uomo è stato individuato nel corso di uno dei controlli nelle metropolitane. Alla vista dei poliziotti della Polmetro il 37enne si era sin da subito mostrato particolarmente aggressivo, gridando ripetutamente "Allah Akbar" mentre tentava di afferrare dal proprio zaino un oggetto rivelatosi essere un coltello con lama di oltre 12 centimetri di lunghezza.

Dagli accertamenti in questura della Digos è emerso che l'uomo fosse ricercato dalle autorità algerine in quanto ritenuto, sin dal 2015, appartenente alle milizie dello Stato Islamico e impiegato nel teatro bellico siro-iracheno.

Su disposizione della Corte d'Appello di Milano competente per la procedura di estradizione, per la quale il Ministro della Giustizia ha già dato l'assenso, è stato portato alla casa circondariale "San Vittore", in attesa dell'imminente rimpatrio in Algeria.

È del 29 agosto il controllo in cui è stato bloccato Yassine Chouial, il 37enne algerino destinatario di un mandato di arresto internazionale per terrorismo per una sua presunta militanza nell'Isis. L'uomo in udienza davanti alla quinta sezione della Corte di appello di Milano per l'estradizione - da quanto appreso - avrebbe riferito di essere in Italia da un anno e di lavorare come ambulante e di dormire nella moschea di Lampugnano. Inoltre, ha dato il consenso al rimpatrio in Algeria che avverrà il prossimo 22 novembre.

L'esercito israeliano sta intensificando l'offensiva nel nord di Gaza, dove decine di migliaia di palestinesi stanno fuggendo verso Sud nella speranza di trovare rifugio dopo oltre un mese di bombardamenti e assedio. "Se ne stanno andando perché hanno capito che Hamas ha perso il controllo del nord e che il sud è più sicuro", ha dichiarato il portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari in una conferenza stampa, dove ha detto che mercoledì 50.000 abitanti della Striscia sono fuggiti dalla parte settentrionale della regione

L'Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) stima che 72.000 persone siano fuggite dall'apertura di un corridoio di evacuazione il 5 novembre scorso ma che i movimenti sono continui. Ma centinaia di migliaia di persone si trovano ancora a vivere in una "situazione umanitaria disastrosa" e "stanno lottando per ricevere le il fabbisogno necessario di cibo e acqua per la loro sopravvivenza".

Nel frattempo, a Gaza, sono entrati più di 80 camion con aiuti nelle ultime 24 ore. Almeno secondo i dati riportati dalla Casa Bianca nel corso del briefing con i media. Si tratta, secondo gli analisti, di uno dei maggiori interventi umanitari dall'inizio del conflitto.

"Sappiamo cosa non vogliamo vedere a Gaza dopo il conflitto. Non vogliamo vedere Hamas al comando. Non vogliamo vedere una rioccupazione da parte di Israele. Ma quello che vedremo, quello che vogliamo vedere, penso che lo stiamo ancora scoprendo. Dovremo avere conversazioni diplomatiche con la gente della regione per risolvere questo problema", ha aggiunto, parlando con la Cnn, il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale, John Kirby

Un accordo tra Israele e Hamas, mediato dal Qatar, per il rilascio di un massimo di 50 prigionieri detenuti a Gaza è sfumato a causa del lancio dell'operazione di terra a Gaza da parte di Israele il 27 ottobre, secondo quanto riferisce il New York Times. Il bilancio delle vittime tra i dipendenti che lavorano a Gaza per l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa) e' salito a 99, ha detto il portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite Stephane Dujarric in una conferenza stampa.

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ribadito che non ci sarà un cessate il fuoco a Gaza senza il rilascio degli ostaggi. "Voglio mettere da parte tutte le voci inutili che sentiamo da tutte le direzioni e ripetere una cosa chiara: non ci sara' cessate il fuoco senza il rilascio dei nostri ostaggi", ha detto citato dal Times of Israel.

 

Fonte :  "Fuori dal Coro tram.tv Mario Giordano" / Paragone/Agi e varie agenzie

 

 

 

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen sostiene che l'Ue debba giocare un ruolo su un futuro di pace in Medio Oriente e offre "alcune possibili idee" per il dopo guerra.

"Gaza non può essere paradiso per i terroristi, Hamas non può ricostruire la sua base nella Striscia", sostiene. Ecco allora la possibilità di una "missione di pace internazionale sotto l'Onu". Ci deve essere poi solo "un'autorità palestinese" a governare uno Stato palestinese". Allo stesso tempo le forze israeliane "non possono stare a Gaza, non ci deve essere espulsione dei palestinesi dalla Striscia e il blocco deve terminare". L'Unione Europea aumenta di 25 milioni di euro i suoi aiuti umanitari a Gaza, ha annunciato.

Von der Leyen sostiene che l'Ue debba giocare un ruolo su un futuro di pace in Medio Oriente e offre "alcune possibili idee" per il dopo guerra. "Gaza non può essere paradiso per i terroristi, Hamas non può ricostruire la sua base nella Striscia", sostiene. Ecco allora la possibilità di una "missione di pace internazionale sotto l'Onu". Ci deve essere poi solo "un'autorità palestinese" a governare uno Stato palestinese". Allo stesso tempo le forze israeliane "non possono stare a Gaza, non ci deve essere espulsione dei palestinesi dalla Striscia e il blocco deve terminare".

"Hamas usa chiaramente i civili come scudi umani" ha detto la presidente della Commissione Europea rivolgendosi agli ambasciatori Ue. "Israele ha il diritto di difendersi in linea con il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale. Questo è il punto di partenza. Ci dà anche la credibilità per proporre idee su una soluzione politica, sulla base della nostra eredità di campioni della soluzione dei due Stati", ha aggiunto precisando che le immagini dei civili e dei bambini "estratti dalle macerie a Gaza" fanno "sanguinare il cuore".

Un bombardamento "senza precedenti" da parte di aerei e navi da guerra israeliani ha colpito Gaza nelle ultime ore. Le esplosioni hanno ucciso e ferito decine di cittadini mentre le comunicazioni e i servizi Internet sono tagliati fuori dalla Striscia. I numeri uno delle 18 principali agenzie delle Nazioni Unite, comprese Unicef, PAM e OMS hanno fatto un appello congiunto per un "immediato cessate il fuoco umanitario" a Gaza.

Si tratta di una dichiarazione congiunta insolita, in cui si esprime indignazione per il drammatico bilancio delle vittime civili nella guerra fra Hamas e Israele. "Da quasi un mese, il mondo osserva come evolve la situazione in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati con sgomento e orrore per il numero crescente di vite perse e straziate", hanno dichiarato i capi delle Nazioni Unite, descrivendo il tragico bilancio di entrambe le parti dopo l'attacco transfrontaliero di Hamas del 7 ottobre da Gaza verso Israele, che ha causato circa 1.400 morti, soprattutto civili, secondo le autorità israeliane.

Nell'appello si chiede ad Hamas di rilasciare gli oltre 240 ostaggi che ha preso durante l'attacco e si esortano entrambe le parti a rispettare gli obblighi derivanti dal diritto internazionale anche in guerra. A Gaza, hanno sottolineato i capi delle agenzie Onu, devono entrare più cibo, acqua, medicine e carburante per aiutare la popolazione assediata. "Sono passati 30 giorni. Ora basta, questo deve finire subito", conclude la dichiarazione congiunta.

Israele ha aperto nuovamente un corridoio a Gaza per consentire ai civili che si trovano nel nord della Striscia di fuggire al sud. Lo ha riferito il portavoce delle forze armate, Avichay Adraee, sottolineando che Salah-al-Din Street è stata aperta alle 10 e fino alle 14. "Per la vostra sicurezza, approfittate del tempo per spostarvi a sud oltre Wadi Gaza", ha affermato. Anche ieri il corridoio umanitario è stato aperto per diverse ore, nonostante il giorno prima fosse stato attaccato da Hamas. Si ritiene che finora circa 800 mila persone siano fuggite a sud, anche se molti hanno insistito per rimanere nel nord dell'enclave palestinese.

Israele ha risposto con incessanti attacchi aerei e di artiglieria che hanno ucciso almeno 9.770 persone, anch'esse per lo più civili, secondo il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas. A Gaza, si legge nella dichiarazione delle Nazioni Unite, "un'intera popolazione è assediata e sotto attacco, le viene negato l'accesso all'essenziale per la sopravvivenza, viene bombardata nelle proprie case, nei rifugi, negli ospedali e nei luoghi di culto. Questo è inaccettabile".

Nel frattempo il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha incontrato il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e si è detto pronto a riprendere il controllo di Gaza se ci sarà una soluzione politica globale. Blinken è poi partito alla volta di Ankara, mentre in Israele è arrivato il capo della Cia, William Burns, che avrà colloqui con leader e funzionari.

La Striscia di Gaza è parte integrante dello Stato di Palestina, ci assumeremo tutte le nostre responsabilità nel quadro di una soluzione politica globale per la Cisgiordania, Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza", ha affermato Abu Mazen.

Martedì Blinken ha detto di fronte al Congresso che "a un certo punto" l'Autorità Palestinese dovrebbe riprendere il controllo della Striscia di Gaza da Hamas e che terze parti internazionali potrebbero forse svolgere un ruolo transitorio. Abu Mazen, la cui autorità è stata cacciata da Gaza da Hamas nel 2007, risiede a Ramallah e governa solo in Cisgiordania. Le ultime elezioni legislative palestinesi risalgono al 2006 e furono vinte da Hamas. Impossibilitato a esercitare un potere reale nonostante questa vittoria, il movimento islamico prese il controllo della Striscia di Gaza con la forza l'anno successivo.

Il Segretario di Stato Antony Blinken ha già incontrato il capo dell'autorità palestinese Abu Mazen a Ramallah e, dopo un imprevisto passaggio a Baghdad, particolarmente significativo per la presenza in Iraq di truppe americane sotto il tiro delle milizie sciite pro-iraniane, si trova ora ad Ankara dove proverà a smussare la posizione molto netta del presidente turco Recep Tayyip Erdogan sulle responsabilità di Israele.

Ma l'America prova a influire anche nella trattativa per la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri a Gaza, 240 di cui pero' una cinquantina sarebbero nel frattempo morti sotto le bombe: in Israele è arrivato anche con questo compito il capo della Cia, William Burns.

Dagli Stati Uniti, il ministro della Difesa Lloyd J. Austin ha ribadito l'appoggio americano a Israele.

 

Fonte Agi / ansa / varie agenzie

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