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Elezioni: Dal governo di scopo a quello del presidente

Governo tecnico, di scopo, di minoranza, del presidente. Sono molte le formule e le sfumature che vengono citate, anche dai protagonisti politici, dato che le urne hanno consegnato un Parlamento senza una chiara maggioranza. 

"A differenza dei 5Stelle, la Lega esclude qualsiasi alleanza di governo col Pd bocciato dagli italiani. La coalizione che ha preso più voti è quella di centrodestra e da questa si riparte, dialogando anche con i 5Stelle ma senza subire veti o imposizioni". Lo scrive il leader della Lega Matteo Salvini su Facebook.

"Faremo ciò che abbiamo detto in campagna elettorale: proporremo un contratto di governo come si fa in Germania, si fa ciò che c'è scritto, quello che non c'è scritto non si fa". E' quanto ha detto, a quanto si apprende, Luigi Di Maio in assemblea parlando di interlocuzione sui temi o con un Pd senza Renzi o con la Lega. 

Il modello di "contratto" a cui ha fatto riferimento il leader M5s durante l'assemblea con i parlamentari M5s è quello di coalizione sottoscritto in Germania dalla Spd e dalla Cdu in cui vengono esattamente elencati i punti di programma da portare avanti dall'esecutivo incaricato. E' un programma di governo "perimetrato", in cui è esclusa, avrebbe spiegato Di Maio, qualsiasi iniziativa che non sia stata concordata nel "contratto".

Diverse sono le vie percorribili per il Capo dello Stato Sergio Mattarella. dopo la prima seduta di Camera e Senato il 23 marzo e l'elezione dei presidenti (una prima cartina di torna sole per capire le possibili alleanze) un elemento indicativo sarà quello della formazione dei gruppi entro il 25 marzo. I capigruppo e i leader saranno poi chiamati alle consultazioni, insieme all'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e ai nuovi presidenti delle Camere.

Dopo le consultazioni, qualora emergesse una difficoltà a dare vita ad una maggioranza stabile, il presidente della Repubblica potrebbe scegliere di dare a un esploratore ad esempio uno dei presidenti delle Camere il compito di lavorare per facilitare l'emergere di una soluzione di governo. Lo stesso 'esploratore' potrebbe ricevere in un secondo momento l'incarico di formare un governo.

Il capo dello Stato, una volta terminate le consultazioni, potrà inoltre scegliere se dare un pre-incarico a qualcuno, come avvenne nel caso di Pier Luigi Bersani, per verificare la possibilità di formare un governo ma prima dell'incarico vero e proprio. Oppure un incarico pieno che consente all'incaricato di presentare la lista dei ministri e poi provare a ottenere la fiducia.

Una seconda ipotesi è quella in cui sia lo stesso presidente a scendere in campo in questo ruolo di mediazione per un Governo del Presidente. E' ciò che avvenne per Napolitano con il governo di Enrico Letta.

Un governo che era anche delle larghe intese, sostenuto (fino alla ricomposizione di Forza Italia) da forze politiche storicamente in contrasto tra di loro: Pd, Pdl, Sc e Udc. Le larghe intese per ora, almeno sulla carta, escluse da tutti, si potrebbero realizzare nel caso di una intesa per un governo Pd-Fi, M5s-Lega-Fdi o ancora Pd-M5s-LeU.

Altra ipotesi, forse più complessa, è quella alla quale sembrerebbe alludere il Movimento Cinque stelle quando si dice pronto a un confronto a partire dal giorno dopo le elezioni, quella cioé di un Governo di minoranza, con le alleanze (variabili) che vengono trovate provvedimento per provvedimento. Questo tipo di governo, frequente nei Paesi nordici ma anche in Spagna, è secondo diversi costituzionalisti complicato dall'obbligatorietà, che non c'è in tutti i Paesi, del passaggio della fiducia in Parlamento dopo la nomina del capo del governo.

Oltre allo scioglimento diretto delle Camere, c'è l'ipotesi, poi, molto citata in questi giorni, di un Governo di scopo con l'obiettivo della modifica della legge elettorale.

Altra formula possibile è quella del Governo tecnico, come avvenne nel caso del governo Monti, ovvero dell'incarico a una personalità esterna.

Luigi Di Maio lancia, registrando la trasmissione Di Martedì su La7, la proposta di un contratto di governo da sottoscrivere - spiegano fonti M5s - o con la Lega o con il Pd. Secondo una anticipazione di Corriere.it dall'apertura verrebbe esclusa Forza Italia come partito che bloccherebbe i tentativi di riforma del sistema.

"Il Pd, coerentemente con le decisioni assunte in direzione, dirà al presidente Mattarella che non siamo disponibili ad alcun governo che abbia Di Maio o Salvini come premier - ha detto il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Andrea Marcucci -. La proposta del leader 5 stelle è ovviamente irricevibile". 

"Di Maio dimostra scarsissima cultura istituzionale perchè Berlusconi non ha bisogno di legittimazioni da lui essendo stato in questi anni votato da milioni e milioni di cittadini", ha detto la capogruppo Fi alla Camera Maria Stella Gelmini commentando il veto del candidato premier M5S a Fi. "Siamo noi indisponibili a fare un governo con chi dimostra di non aver compreso il ruolo che gli elettori gli hanno attribuito", ha aggiunto.

Un "contratto alla tedesca" su alcuni temi, come una legge anticorruzione seria e il reddito di cittadinanza, aperto a chi ci sta, "esclusa Forza Italia". E' quanto ha prospettato Di Maio ai parlamentari M5S, secondo quanto si apprende. Di Maio ha citato espressamente inoltre la legge sul conflitto di interessi. Il contratto "va messo nero su bianco, con un impegno chiaro su determinati temi".

Le condizioni poste da Di Maio rischiano di far saltare qualsiasi tipo di intesa. "A meno di miracoli non credo che al primo giro di consultazioni ci sia un incarico - commenta Giorgetti ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital  - credo vengano valutate tutte le pregiudiziali che mano a mano spero vengano rimosse". Per il presidente dei deputati leghisti, però, c'è "un terreno su cui si può lavorare" per costruire un governo con il Movimento 5 Stelle. Ma c'è un "ma". "Solo se cadono alcuni pregiudizi e alcune pregiudiziali - mette in guardia - il governo che nascerà deve essere forte". Perché questo avvenga devo tutti fare un passo indietro. O, per dirla con le parole di Giorgetti, "trovare una via di mezzo". Sia sulle alleanze sia sui programmi. "La Lega sola con il centrodestra avrebbe fatto flat tax senza reddito di cittadinanza - argomenta il lerghista - il Movimento 5 Stelle da solo avrebbe fatto reddito di cittadinanza senza flat tax.

Secondo Giorgetti, Di Maio propone "un programma alla tedesca con i tradimenti all'italiana, proponendo al Pd di lasciare Renzi e al centrodestra di lasciare Berlusconi". Un tradimento "plateale, a poche settimane dalle elezioni". "Di Maio vuole mettere condizioni a destra, non è il modo giusto per cominciare - spiega il leghista su Radio Capital - sappiamo che abbiamo avuto un mandato popolare, ma prima di mettere veti vogliamo parlare con gli altri, partendo dal programma di centrodestra". A Mattarella, poi, dirà quello che il Carroccio intende "fare per cambiare questo Paese". "Partiamo da questo - conclude - poi arriveremo al resto".

 

 

 

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