Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Lunedì, 06 Maggio 2024

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:225 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:276 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:485 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:936 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:948 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1286 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1605 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:1713 Crotone

Aerei da guerra di Ankara hanno colpito obiettivi dell'Isis oltre il confine con la Siria. L'emittente Trt afferma che quattro jet sono
decollati dalla base aerea sudorientale di Diyarbakir e hanno sparato missili contro obiettivi Isis nel villaggio siriano di Havar, oltre il confine della provincia turca di Kilis. Secondo la tv di Stato, gli aerei non hanno violato lo spazio aereo siriano. Nei raid sono stati uccisi almeno 35 militanti dell'Isis. Lo riferiscono i media turchi anche se la notizia non è stata confermata da fonti ufficiali. Dei raid la Turchia ha informato il regime di Assad riferisce il quotidiano turco Radikal.

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha confermato di aver concesso agli Usa di usare la base di Incirlik, nella provincia
meridionale turca di Adana, per condurre operazioni militari contro l'Isis "entro certe condizioni". La conferma di Erdogan è giunta ore dopo che i jet turchi hanno condotto raid contro l'Isis in Siria. Le azioni di oggi sono i "primi passi" nel combattere l'Isis e continueranno. Lo ha detto il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, dopo i raid condotti da Ankara su obiettivi dello Stato islamico in Siria. Lo riferisce il quotidiano Zaman Daily. Erdogan ha aggiunto che i "gruppi di terroristi" devono abbassare le armi o affrontare le conseguenze, alludendo probabilmente agli arresti che hanno riguardato oltre ai jihadisti anche militanti del Pkk

I raid turchi hanno distrutto tutti gli obiettivi dell'Isis che minacciavano il confine tra Siria e Turchia ha detto il premier turco,
Ahmet Davutoglu, secondo quanto riferisce Al Arabiya

In contemporanea ai raid lanciati dagli F-16 contro militanti in Siria, più di 290 persone sono state arrestate in Turchia in un blitz
anti-terrorismo contro l'Isis e i curdi. Lo riferisce al Arabiya che cita l'ufficio del premier. Nel comunicato si sottolinea che il Paese
"è determinato a combattere tutti i gruppi "terroristici, senza distinzione". Gli arresti fanno seguito ai raid lanciati da Ankara
contro l'Isis in Siria. La Polizia, con l'appoggio degli elicotteri, ha condotto il blitz in diversi quartieri di Istanbul a caccia di
jihadisti, dei membri del Pkk e di altri gruppi terroristici, riferisce il comunicato del governo. L'agenzia Dogan ha poi riferito
che sono stati presi di mira 140 indirizzi in 26 quartieri e che l'operazione antiterrorismo ha coinvolto 5mila poliziotti.


Nel blitz una donna è morta riferisce il quotidiano Hurriyet. La donna, membro del gruppo di estrema sinistra turco Dhkp-c, è rimasta uccisa durante uno scontro con la polizia, mentre gli agenti cercavano di entrare in un'abitazione nel distretto di BağcÕlar per effettuare gli arresti.

Dopo la strage di Suruc la Turchia è piombata in una spirale di violenza. In tre giorni, tre poliziotti e un militare sono stati
assassinati in diversi attacchi rivendicati dal Pkk curdo, che accusa Ankara di aver "collaborato" con i jihadisti nel massacro dei 31 volontari diretti a Kobane. Il Pkk ha anche ucciso un militante dell'Isis a Istanbul e, secondo gli inquirenti, un membro degli
Hezbollah curdi, che hanno risposto con diversi assalti armati alle sedi del partito filo-curdo Hdp, innescando così anche la miccia di uno scontro interetnico. Tutto questo mentre al confine con la Siria scambi d'artiglieria tra esercito di Ankara e miliziani dell'Isis hanno causato un morto su entrambi i fronti. Una situazione sempre più esplosiva, in un momento in cui la Turchia resta ancora senza governo e rischia di andare a elezioni anticipate.

In un comunicato, l'ufficio del premier Ahmet Davutoglu ha spiegato che i bombardamenti sono durati circa cinque minuti e che gli aerei non sono entrati nello spazio aereo della Siria. I raid sono stati compiuti mentre Davutoglu era impegnato in un incontro notturno sulla sicurezza.

L’operazione antiterrorismo ha interessato anche la provincia di Sanliurfa, dove si trova Suruc, dove, lunedì scorso, è stato compiuto un attacco kamikaze che ha provocato la morte di almeno 32 persone.
Secondo l’agenzia di stampa ufficiale Anadolu, nella provincia, sono state arrestate 35 persone legate al Pkk. Un blitz è scattato anche nella stessa Suruc, ma non è chiaro al momento se abbia portato ad arresti. Dalle prime mosse compiute dalla Turchia, pare che più che combattere lo Stato islamico si voglia tentare di far fuori definitivamente il "problema" curdo, anche perché non ci si deve dimenticare che, in passato, il governo turco ha favorito lo Stato islamico proprio in funzione anti-curda.

I raid partiti dalla Turchia, ha commentato il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, hanno distrutto tutti gli obiettivi che minacciavano il confine turco-siriano. Ha poi aggiunto che le operazioni andranno avanti. Il presidente Erdogan ha aggiunto che si tratta solo dei "primi passi" nella lotta contro l'Isis.

Il sì è giunto malgrado le divisioni interne di Syriza, il partito del premier Alexis Tsipras. Ampio il numero dei sì (230), ben oltre la maggioranza assoluta dei membri del Parlamento (300). Tsipras nell’intervento in Aula aveva ricordato che approvare le riforme è la condizione necessaria per negoziare un miglioramento dell’accordo cercando "alleanze" in Europa. A sorpresa ha votato sì anche l’ex ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, capovolgendo il no della scorsa settimana. Solo 36 dei 146 parlamentari di Syriza si sono opposti, ma a votare no sono stati soltanto 31 mentre 5 si sono astenuti. Le defezioni si sono dunque ridotte rispetto alle 39 che la settimana scorsa si erano manifestate sulla prima tranche delle riforme.

Sul tavolo, in parlamento, c’erano le modifiche al codice di procedura civile e l’adozione delle regole europee sulla risoluzione delle banche in fallimento. Il sì a queste riforme consentirà di avviare il negoziato con la ex Troika (Ue, Bce e Fmi) e chiudere un accordo sul piano di salvataggio entro la scadenza del 20 agosto, quando Atene dovrà restituire 3,2 miliardi alla Banca Centrale Europea.

Varoufakis ha detto di aver votato sì "soltanto per far guadagnare tempo al governo" e si è detto convinto che l’intesa con i creditori è destinata a fallire.

Immediato e positivo l’effetto sull’euro dell’approvazione del secondo pacchetto di riforme in Grecia. Subito dopo il voto favorevole del parlamento di Atene la moneta unica si è rafforzata sulla piazza di Tokyo, dov’è stata cambiata a 1,0944 contro dollaro e a 135,77 contro yen, in rialzo sullle quotazioni di 1,0926 e 135,44 rispettivamente, della chiusura di New York.Intanto :

Grillo oggi sul suo blog, si sofferma sulla Grecia e attacca: "Era difficile difendere gli interessi del popolo "Un piano B di uscita è essenziale per l'Italia, chiunque sia al governo. Con un enorme debito pubblico ed una economia manufatturiera orientata all'export è da irresponsabili non farsi trovare pronti ad una eventuale uscita non necessariamente forzata da noi ma eventualmente subita da decisioni altrui". E' quanto scrive sul suo blog Beppe Grillo in cui torna anche sul caso greco e sottolinea come, per premier Alexis Tsipras, "rifiutare a priori l'Euroexit" sia "stata la sua condanna a morte".


Grillo, nel lungo post pubblicato sul blog, sintetizza quindi alcuni punti del suo piano B, a partire dal "referendum proposto dal M5S tramite una legge di iniziativa popolare e' uno strumento essenziale. Potrà servire a spiazzare l'avversario e a dare legittimità democratica all'Euroexit". Per il leader del M5S occorre inoltre "usare il nostro enorme debito come minaccia" e "rafforzare le banche. La minaccia di fallimento delle banche e la chiusura dei rubinetti della liquidità è ciò che alla fine ha fatto capitolare Tsipras. Prepararsi alla nazionalizzazione delle banche ed al passaggio ad un'altra moneta e' il modo per non perdere la prima battaglia che dovremo affrontare quando arriverà il momento di staccarci dal bocchettone della BCE. Ogni piano B dovrà dunque prevedere l'introduzione di una moneta parallela che all'evenienza potrà essere adottata per avviare il processo di uscita in maniera soft".

"Era difficile difendere gli interessi del popolo Greco peggio di come ha fatto Tspiras. Solo una profonda miopia economica unita ad una opaca strategia politica potevano trasformare l'enorme consenso elettorale che lo aveva portato al governo a gennaio nella vittoria dei paesi creditori suoi avversari solo sei mesi dopo, nonostante un referendum vinto nel mezzo", sottolinea Grillo osservando: "la Germania è sistematica nella sua strategia: prima crea un nuovo precedente e poi lo utilizza nella battaglia successiva imponendo decisioni via via più invasive della democrazia grazie al 'chi tace acconsente'". E per il leader M5S i precedenti di "Spagna, Irlanda, Portogallo, Cipro, Grecia" hanno l'Italia come "destinatario finale". "Faremmo dunque bene a prepararci con un governo esplicitamente anti euro all'assalto finale del patrimonio degli italiani sempre più a rischio se non ci riprendiamo la nostra sovranità monetaria", conclude il post....Intanto

Le istituzioni (Commissione Ue, Bce e Fmi) hanno effettuato una "rapida valutazione" del voto di stanotte in Grecia e hanno concluso che "le autorità greche hanno attuato legalmente il secondo set di misure concordate con l'Eurosummit in tempo e in modo generalmente soddisfacente": così una portavoce della Commissione Ue.

"Stamattina presto il Parlamento greco ha fatto un altro importante passo verso l'applicazione degli impegni concordati con l'Eurosummit nelle conclusioni del 13 luglio per ricostruire la fiducia tra la Grecia e i partner internazionali", spiega la portavoce della Commissione europea. "Una larga maggioranza di deputati (230 a favore e 60 contro, rispetto ai 229 contro 64 della scorsa votazione) ha adottato il secondo pacchetto di riforme necessarie al progresso dei negoziati sul programma di sostegno alla Grecia", prosegue. "Ora i negoziati sul Memorandum devono proseguire il più rapidamente possibile", conclude la portavoce.

Cosi Il governo Tsipras supera anche la seconda boa sulla strada che porta al nuovo programma di aiuti europeo e riduce, seppur lievemente, la 'ribellione' all'interno di Syriza, portando dalla sua parte persino l'irriducibile Varoufakis, paladino della lotta all'austerità targata Bruxelles. Il Parlamento di Atene dice sì al secondo pacchetto di riforme richieste dai creditori internazionali per riavviare i negoziati sul piano di salvataggio da oltre 80 miliardi. Al termine di un dibattito protrattosi fino a tarda notte, l'esito del voto certifica 230 sì, 63 no, 5 astenuti. Tsipras incassa questo nuovo successo e soprattutto scongiura l'ulteriore indebolimento del suo partito, Syriza, che aveva già registrato l'uscita dell'ala più radicale dopo il voto sulle prime riforme, la settimana scorsa.

Sul tavolo, in Parlamento, c'erano le modifiche al codice di procedura civile e l'adozione delle regole europee sulla risoluzione delle banche in fallimento. Il sì a queste riforme consentirà di avviare il negoziato con la ex Troika (Ue, Bce e Fmi) e chiudere un accordo sul piano di salvataggio entro la scadenza del 20 agosto, quando Atene dovrà restituire 3,2 miliardi alla Banca Centrale Europea. Tsipras, prima del voto, ha ribadito che il compromesso accettato a Bruxelles è stato difficile, ma l'alternativa sarebbe stata la Grexit o il default. Comunque, ha rilevato, il piano garantirà aiuti che copriranno totalmente le esigenze greche per i prossimi tre anni, inoltre darà il via alla discussione sulla ristrutturazione del debito. "Abbiamo lottato e seminato, e vinceremo", ha assicurato il premier. Alla vigilia del voto è tornata a farsi sentire la piazza: il maggiore sindacato del settore pubblico, l'Adedy, è sceso in strada radunandosi in piazza Syntagma "contro il nuovo piano di salvataggio e per ribaltare l'austerità e difendere la sovranità popolare".

Alcuni manifestanti a volto coperto hanno lanciato bombe carta contro la polizia schierata a difesa del Parlamento, ma non ci sono stati contatti. In ogni caso, la rottura con i creditori e le prospettive di fallimento sono al momento scongiurati. E Tsipras continuerà a vivere in un insolito paradosso: eletto a furor di popolo contro la Troika e la ferrea disciplina di bilancio imposta da Bruxelles, adesso il giovane capo di governo di sinistra si ritrova come tifosi - seppur interessati - proprio i vertici europei. Tanto che, in segno di fiducia nei suoi confronti, la Bce ha aumentato la liquidità d'emergenza fornita alla Grecia di altri 900 milioni, come la scorsa settimana. Dall'altra parte della barricata, invece, tutti coloro che gli rimproverano di aver abdicato all'austerità. Come il suo ex braccio destro, Varoufakis. Che tuttavia, al termine di questa lunga notte, gli ha concesso un altro po' di tempo.




La bomba immigrazione è esplosa da due anni. Solo la premiata ditta Matteo Renzi & Angelino Alfano sembra non accorgersene.

Gli immigrati giunti in Italia via mare nel 2015 sono saliti a quota 82.464, il 9% in più rispetto all'anno scorso, quando si registrarono 76.634 arrivi nello stesso periodo considerato. E' quanto emerge dai dati del Viminale aggiornati a ieri. Nel 2015 si raggiunse la cifra record di 170mila migranti sbarcati; un numero destinato ad essere superato nel 2015 se gli arrivi proseguono con questo ritmo. Gli stranieri ospitati nelle strutture di accoglienza sono invece 84.490.

"Un primo passo" sbandierato da Alfano che dice di avere ottenuto per l’Italia "molto di più di quello che tutti i governi precedenti avevano mai pensato di avere". Che il leader di Ncd abbia fallito su tutti i fronti lo dimostra l'allarme lanciato dal direttore della polizia delle Frontiere, Giovanni Pinto parlando di "situazione senza precedenti". "Nel 2013 e nel 2014 sono arrivati in Italia 170mila migranti - pronostica nel corso di un convegno organizzato dalla Guardia di Finanza - quest’anno già viaggiamo sulle stesse cifre e forse arriveremo a 200mila".

I ministri degli Interni dell’Unione europea, riuniti questo pomeriggio per discutere del piano per la redistribuzione di migranti con diritto d’asilo dalla Grecia e dall’Italia, sono orientati ad accettare le proposte provenienti dai diversi Stati per accoglierne in totale 35mila. La cifra inizialmente stabilita nel programma della Commissione Ue era di 40mila, ma alcuni paesi hanno dato una disponibilità inferiore alle attese (Spagna, Austria, Repubblica ceca, Slovacchia, Polonia) mentre solo l’Irlanda e la Germania hanno dato cifre più elevate. I ministri potrebbero in questo caso decidere di fare un punto della situazione entro la fine dell’anno ed eventualmente aumentare il numero complessivo delle relocation. Quanto al reinsediamento dei 20mila rifugiati già presente nei campi profughi del Medio Oriente, invece, la disponibilità dei Paesi è superiore e al meccanismo partecipano anche alcuni paesi terzi (Islanda, Norvegia, Liechtenstein).

Stando al report dell'Unhcr, l'agenzia dell'Onu che si occupa dei rifugiati, tra il Niger e la Nigeria stanno infatti preparando campi per 500mila sfollati. Si tratta delle persone che fuggono dalle violenze del gruppo terroristico di Boko Haram. L'Italia rischia così di diventare il centro di hot spot, punti caldi dove "ci sarà un primo screening del migrante", ovvero un luogo dove si deciderà "se il migrante può essere accolto come richiedente asilo o se deve essere espulso".

Nonostante provi a ridimensionare le preoccupazioni della polizia delle Frontiere, i numeri snocciolati da Morcone sono l'evidenza di un'emergenza che il governo Renzi non vuole vedere. E a soffrirne sono sempre gli italiani. Che negli ultimi giorni hanno iniziato a ribellarsi alla linea di Alfano di accogliere ad oltranza sistemando migliaia di clandestini in centri improvvisati nel giro del Paese. "Nella distribuzione dei migranti nelle regioni italiane - spiega Morcone - siamo riusciti a portare avanti un piccolo riequilibrio ma ancora del tutto insufficiente, perché comunque in Sicilia rimane il 18% delle persone". Anche le Regioni del Nord stanno facendo sforzi significativi. La Lombardia, per esempio, ospita l'11% dei disperati sbarcati in Italia negli ultimi mesi. Il Veneto, poi, è passato dal 3% al 6%. Ma al Viminale ancora non basta. "Ci stiamo sforzando di andare avanti - insiste Morcone - tenendo ferma la barra sulla conferenza Unificata dello scorso anno e su quelle modalità".

l trend - cerca di minimizzare il prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento per l’immigrazione del Viminale - ci consentirà di restare al di sotto della pianificazione nazionale che ci faceva temere di superare le 200mila persone, invece sono 170mila circa". Pronostico che viene subito smentito dalla polizia delle Frontiere che parla di "almeno 200mila arrivi" per il 2015 e che fa impallidire l'accordo per la redistribuzione di 32mila immigrati abbozzato ieri a Buxelles.

Morcone rinfaccia, poi, ai Comuni di non aderire al sistema Sprar. "Bisognerebbe renderlo più 'appetibile' - suggerisce - abbassando la quota di cofinanziamento e allentando il patto di stabilità per i Comuni che aderiscono". Un bando straordinario per 10 mila posti sarà indetto alla firma di Alfano nella Conferenza unificata che si terrà in settimana. "Cosi - conclude - ci avvicineremmo sempre più a un sistema ordinario, in cui i Comuni siano protagonisti".

L'obiettivo del Viminale, oltre che minimizzare un'emergenza che si fa sempre più incandescente ogni giorno che passa, è spalmare le decine di migliaia di immigrati che continuano ad arrivare trasformando l'Italia nel campo profughi d'Europa.

Cerca di accontentare i suoi dando in elemosina la futura legge sulle unioni civili ancora tutta da approvare a meno che i suoi alleati di governo non abbiamo già dato il via libera svendendo i propri valori in cambio di qualche nuova poltrona"afferma Barbara Saltamartini, deputato della Lega Nord. "Ribadisce - prosegue - che il Pd ha preso più voti della Merkel ma non se ne è accorto nessuno. Non conta nulla in Europa e la conferma è arrivata dal fallimento del semestre di presidenza italiana. Nessuna autorevolezza sulla crisi ucraina e greca tantomeno sull'invasione che l'Italia sta subendo di immigrati. Ormai a corto anche di contenuti non gli resta che parlare del look di Salvini e di quella che lui definisce la "becera" destra. Fa quasi tenerezza. Ormai è costretto a queste assurdità pur di tentare di recuperare terreno interno al suo partito e magari nel Paese. Peccato che gli italiani oggi non hanno tempo da perdere su questioni di look hanno bisogno di risposte ai problemi economici, sociali e di sicurezza di cui il nostro paese soffre. E il governo Renzi non è in grado di darne

Ma Renzi pensa che siamo tutti scemi ? Oggi promette che toglierà l'Imu sulla prima Casa tolta dalla Lega e rimessa da loro e l'Imu sui terreni Agricoli, inventata da lui. Faccio un appello alla signora Renzi: porta Matteo in vacanza qualche giorno, tuo marito ormai non ne fa una giusta!". Lo scrive sul suo profilo di Facebook il leader della Lega, Matteo Salvini che sottolinea: "Renzi ridotto all'insulto per contrastare la Lega è una cosa tristissima per tutti gli italiani. Noi pronti a sostituirlo". "A Milano andava in onda il Renzi show con tanto di figuranti e claque mentre fuori dal palazzo va di scena la quotidianità. Renzi millanta grandi risultati ottenuti dal suo PD al governo peccato che gli italiani non li hanno visti, il tempo scorre e anche oggi l'unica cosa che dice è "faremo", rinviando ancora una volta le riforme necessarie all'Italia.

La rete dello Stato islamico si insinua tra le pieghe della società italiana. Questa mattina sono stati messi a segno altri due arresti eccellenti: due immigrati, un tunisino di 35 anni e un pachistano di 27 anni, sono finiti in manette a Brescia con l'accusa di "associazione con finalità di terrorismo anche internazionale" e di "eversione dell’ordine democratico".

I due presunti terroristi arrestati oggi parlavano di colpire la base militare di Ghedi, nel Bresciano, e di altri obiettivi in Italia. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli. I due pensavano di addestrarsi militarmente "in territorio siriano" e avevano scaricato dalla rete un manuale per i 'mujahidin occidentali'. Il tunisino e il pakistano avevano i documenti in regola e vivevano in Italia da anni, in particolare nel Bresciano, a Manerbio.

Le indagini, condotte dagli uomini della Digos e del servizio Polizia postale, hanno permesso di accertare che i due, sostenitori dell'Isis, svolgevano continuativa attività di istigazione pubblica in rete. I due arrestati sono un tunisino e un pakistano che aveva creato l'account twitter 'Islamic_State in Rom' e progettavano azioni terroristiche.

Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip Elisabetta Meyer. I due avevano i documenti in regola e vivevano in Italia da anni e in particolare nel Bresciano, a Manerbio. Uno dei due risulta residente a Milano ma è domiciliato nella cittadina in provincia di Brescia. Le foto con messaggi minacciosi a firma 'Islamic State' sullo sfondo di alcuni luoghi-simbolo italiani, a Roma e Milano, che i due avrebbero fatto circolare su un profilo twitter, erano già emerse circa tre mesi fa, a fine aprile.

Il pakistano e il tunisino arrestati nel corso del blitz antiterrorismo della Digos di Milano e della Polizia postale parlavano tra loro in italiano, non avendo un'altra lingua comune in cui esprimersi. E' quanto emerge dalle indagini, che si sono avvalse anche di intercettazioni, coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli e dal pm Enrico Pavone.

I due arrestati, da quanto si è saputo, lavoravano da anni in Italia, uno come operaio e manovale e l'altro nel settore delle pulizie. L'indagine è stata rapida, è scattata circa tre mesi fa dopo le prime segnalazioni della Polizia postale su quei messaggi minatori online ed ha portato stamani agli arresti. Il 26 aprile scorso, infatti, avevano iniziato a circolare sul web foto con testi minatori e di propaganda jihadista il cui messaggio, in sostanza, era "siamo nelle vostre strade", ossia si sosteneva che l'Isis era arrivato anche a Roma e Milano. "Siamo nelle vostre strade. Siamo ovunque. Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell'ora X": questi i messaggi, scritti a penna su dei foglietti in italiano, arabo e francese e tenuti in mano probabilmente dalla stessa persona che scattava la foto. Sullo sfondo diversi scorci, dal Colosseo, al Duomo fino alla stazione di Milano. In un caso, sotto la scritta 'Islamic State in Rome' appare anche il nome di Omar Moktar. Si tratta di un leader di Al Qaeda, ma anche del cosiddetto 'Leone del Deserto', il famoso eroe nazionale libico che condusse negli anni '20 la guerriglia anticoloniale contro gli italiani.

Il tunisino aveva creato su Twitter l'account Islamic_State_in_Rom e, insieme al complice pachistano, progettava azioni terroristiche sul territorio italiano. Nel corso dell'operazione contro il terrorismo internazionale denominata "Bay’a", la polizia postale è riuscita a risalire a decine di messaggi minacciosi a firma Islamic State che avevano sullo sfondo alcuni luoghi-simbolo di Roma e Milano. 

I due terroristi lavoravano come operai in un’azienda della Bassa bresciana. Lassad Briki, nato il 12 febbraio 1980a Kairouan (Tunisia), risiedeva a Manerbio. In questo paesino in provincia di Brescia è stato raggiunto da Muhammad Waqas, nato il 16 agosto 1988 a Gujirat (Pachistan). Pare che non fossero legati ad alcun gruppo ma che si muovessero da soli. "I due pensavano di addestrarsi militarmente in territorio siriano - ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli - erano consapevoli di non avere un addestramento militare consolidato".


La raffica di arresti degli ultimi mesi stanno riportando alla ribalta il dibattito politico sulla costruzione di nuove moschee. Se a Firenze il sindaco Dario Nardella tira dritto sull'apertura di un nuovo luogo di culto, a Milano il centrodestra si prepara ad alzare le barricate. Fratelli d'Italia ha chiesto a Pisapia di chiudere il bando che viola ben due leggi regionali. "Ricordiamo i dieci jiahdisti presi meno di un mese fa, ricordiamo la ragazza italiana e la sua famiglia convertiti alla guerra santa - tuona De Corato - dove si sono convertite queste persone? Dove pregavano?". In molti casi le moschee possono, infatti, diventare luoghi di ritrovo per i terroristi. Per garantire il più possibile la sicurezza, la Regione Lombardia ha varato la legge sui luoghi di culto. "Il centrosinistra che governa Milano non vede l’ora di aprire due moschee - conclude De Corato - ma aprire adesso nuove moschee è una follia".

Anche Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio, chiede "un giro di vite" sulle moschee. "Se questo è il modello di accoglienza tanto auspicato da Renzi e dal centrosinistra, non possiamo dormire sonni tranquilli - continua - per chi non lo avesse ancora capito, il prossimo passo, nel nome dell’integrazione islamica, sarà la nascita di un partito in grado di condizionare in maniera forte e diretta le politiche del Paese che più di ogni altro, per collocazione geografica, è maggiormente vulnerabile all’islamizzazione".

 

Anche Firenze potrebbe vedere, già nei prossimi mesi, la costruzione di una nuova moschea. Il centrodestra ha già chiesto di sentire i cittadini, attraverso un referendum, per capire come la pensano. Una prova di democrazia che Nardella non ha alcuna intenzione di appoggiare. "Non è mai stato fatto un referendum per aprire una chiesa o un luogo di culto - tuona il primo cittadino di Firenze - altrimenti lo dovremmo fare con ebrei, copti, ortodossi e cristiani...". E sfida il centrodestra a considerare la moschea un'occasione di "arricchimento del contesto culturale ed interreligioso della città e non uno strumento di lotta politica da parte dei musulmani".

 

Quattro italiani sono stati rapiti in Libia. In una nota appena diffusa, la Farnesina informa che quattro italiani sono stati rapiti in Libia nei pressi del compound dell'Eni nella zona di Mellitah. Si tratta di dipendenti della società di costruzioni Bonatti. L'Unità di Crisi si è immediatamente attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei connazionali e con la ditta Bonatti.

La Bonatti spa è un general contractor internazionale che ha sede a Parma. Offre, spiega il sito istituzionale della azienda, servizi di ingegneria, costruzione, gestione e manutenzione impianti per l'industria dell'energia. Ha sussidiarie o associate in Arabia Saudita, Egitto, Algeria, Kazakhstan, Austria, Messico Canada, Mozambico e Libia. Bonatti opera in 16 nazioni: Algeria, Austria, Canada, Egitto, Francia, Germania, Iraq, Italia, Kazakhstan, Messico, Mozambique, Romania, Arabis Saudita, Spagna, Turkmenistan e appunto Libia.

Come noto in seguito alla chiusura dell'ambasciata d'Italia in Libia il 15 febbraio, la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del paese invitando tutti i connazionali a lasciare la Libia.

Per il ministro degli esteri Paolo Gentiloni è al momento difficile fare ipotesi sugli autori del rapimento di quattro italiani in Libia. Gentiloni lo ha detto a margine di una riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue oggi a Bruxelles, precisando che l'Unità di crisi della Farnesina sta lavorando con urgenza.

Come noto in seguito alla chiusura dell’ambasciata d’Italia in Libia il 15 febbraio, la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del Paese invitando tutti i connazionali a lasciare la Libia. Secondo l’agenzia di stampa libica al Tadhamoun, i quattro italiani erano da poco rientrati in Libia dalla Tunisia e sono stati rapiti domenica sera a Sebrata. Fonti interne all’impianto di gas e petrolio di Mellitah aggiungono che le forze di sicurezza locali non sono a conoscenza nè dell’identità dei rapitori, nè del luogo dove sono state condotte le persone sequestrate.

Gli italiani sarebbero stati sequestrati da elementi vicini al cosiddetto "Jeish al Qabail" (L’esercito delle Tribù), le milizie tribali della zona ostili a quelle di "Alba della Libia" (Fajr) di Tripoli. Lo riferisce l’inviato dell’emittente televisiva "al Jazeera" che cita fonti militari di Tripoli. I quattro italiani sono stati rapiti in una zona che fino a poco tempo fa era teatro di scontri e che solo di recente si è calmata dopo la tregua sottoscritta dalle milizie tribali e da quelle di Alba della Libia.
La situazione dunque in Libia si fa sempre più pericolosa per i nostri connazionali. Ma ad essere a rischio è tutto il nord Africa. Solo qualche giorno fa un'autobomba è esplosa al Cairo davanti alla sede del consolato italiano. Un gesto poi rivendicato dall'Isis su cui però ci sono i dubbi dell'Antiterrorismo. Non è ancora chiaro se l'obiettivo dell'attentato fosse proprio il consolato italiano.

"Il petrolio della Libia ai musulmani". È questo uno degli slogan che circolano nelle aree controllate dall’organizzazione dello Stato islamico (Is) in Libia, in particolare nella città di Sirte, nella cui area si trova il 60% delle riserve petrolifere del Paes

Come spiega il quotidiano londinese ’Al-Sharq al-Awsat’, infatti, la propaganda dell’Is in Libia è sempre più concentrata sulla promessa dell’arricchimento personale dei jihadisti attraverso l’esportazione del petrolio libico per mezzo di mediatori nei Paesi del Mediterraneo. Una promessa che però è difficilmente realizzabile, come ha spiegato l’analista di questioni nordafricane al Centro ’Al-Ahram’ per gli studi politici e strategici, Kamel Abdallah, secondo cui la capacità dell’Is di esportare il greggio libico è "una grande illusione". Per Abdallah, "l’Is è in grado di esportare facilmente il petrolio dalle aree sotto il suo controllo in Iraq e Siria, poiché i meccanismi lì sono complessi e intricati". Tuttavia, il caso della Libia
è diverso, poiché in questo Paese "si possono monitorare le coste, tutto è molto chiaro ed è possibile rintracciare eventuali operazioni di contrabbando".

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI