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Digitalizzazione delle imprese e rilancio dell'economia partendo dalle Pmi: saranno queste alcune delle parole chiave del prossimo B20, il business forum collegato al G20. L’obiettivo del B20 è quello di creare un canale privilegiato del settore privato, capace di veicolare il punto di vista delle imprese ai Governi impegnati nel rafforzamento delle misure per la ripresa economica. Il primo degli incontri del B10 si terrà domani e venerdì a Berlino e sarà aperto dall'intervento del Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. A questo meeting ne seguiranno altri due: il primo è previsto per il 17 e 18 marzo a Francoforte, in concomitanza con il meeting dei "G20 Finance Ministers and Central Bank Governors"; il successivo il 2 maggio del 2017, in occasione dell'evento plenario a cui parteciperanno capi di stato e di governo dei paesi membri del G20, insieme ai presidenti delle "Confindustrie" degli stessi.

Tra i partecipanti selezionati dall'organizzazione del B20, spiccano personaggi come il fondatore di Alibaba Jack Ma, oltre che i presidenti e gli amministratori delegati delle più grandi multinazionali. La presidente di Business for Europe (la Confindustria europea) Emma Marcegaglia, il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Marco Gay saranno alcuni degli Italiani presenti; tra i pochi rappresentanti delle Pmi, il fondatore di Protom Fabio De Felice. 
De Felice è anche uno dei principali esperti italiani di digitalizzazione delle imprese e Industria 4.0 e prorettore all'Università di Cassino, dove insegna ingegneria degli impianti industriali e  la sua Protom è una realtà leader a livello europeo nei servizi avanzati di ingegneria e consulenza per lo sviluppo di progetti e soluzioni ad alto grado di innovazione.

B20 e G20 sono due “community”: la prima raccoglie le imprese, la seconda i governi. La collaborazione tra le due organizzazioni è un tassello fondamentale per accelerare una ripresa economica troppo lenta ed uscire da una crisi durata troppo a lungo. Quello tra B20 e G20 è un tandem istituzionale fatto di confronti, raccomandazioni, proposte concrete e piani d’azione capaci di coinvolgere alcune centinaia di delegati in rappresentanza delle economie dei 20 paesi rappresentati. Tali rappresentanze sono state suddivise all’interno del forum in Task Force, ciascuna con focus ed obiettivi specifici:  Trade-and-Investment, Energy-Climate-and-Resource-Efficiency, Financing, Growth and Infrastructure, Digitalization, Employment-and-Education, SMEs development e Responsible-Business-Conduct-and-Anti-Corruption.
 
L’importanza della funzione del G20 quale principale e indiscusso Forum decisionale di cooperazione economica e regolamentazione finanziaria è nota a tutti.
Dalla creazione nel 1975 del G7 che riuniva i Capi di Stato e di Governo dei sette maggiori Paesi industrializzati (Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Italia, Regno Unito e Canada), allargato alla Russia dal 1998, il Forum si è sempre più ampliato al fine di includere, nel dialogo sulle questioni di maggior rilievo a livello globale per la stabilità economica e finanziaria, a partire dal 1999, anche i nuovi Paesi emergenti quali Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Cina, Corea del Sud, India, Indonesia, Messico, Sudafrica e Turchia, oltre all’Unione Europea.
Il Forum è stato formalizzato ufficialmente in G20 a partire dal 2008. Di pari passo con l’allargamento del Gruppo ai nuovi protagonisti della scena economica attuale, in considerazione del loro crescente contributo al PIL mondiale, il G20 ha mostrato anche una maggiore apertura nei confronti del settore privato dell’economia, quale riconoscimento del suo ruolo di motore per la crescita economica, fonte di risorse per gli investimenti e stimolo per l’occupazione. Gli stessi leader del G20, nelle loro dichiarazioni conclusive, hanno ribadito negli ultimi anni la necessità di una maggiore cooperazione dei Governi col settore privato attraverso partnership pubblico-private e misure volte a rafforzare il ruolo di tale settore a beneficio delle economie di tutto il mondo.
La sinergia della business community con il G20 è nata nel 2010 nel corso del Summit ospitato dal Canada, quando questa fu invitata per la prima volta a far sentire la sua voce. Il Business 20 (B20), il Forum attraverso cui le imprese e loro associazioni, tra cui la ICC, producono raccomandazioni di indirizzo per l’incontro annuale del G20, rappresenta oggi oltre 6,5 milioni di imprese di tutti i settori e tutte le dimensioni.
Da allora, il B20 è divenuto un appuntamento fisso annuale quale canale privilegiato del settore privato per veicolare il punto di vista delle imprese ai Governi impegnati nel rafforzamento delle misure per la ripresa economica.

Gruppo di global consulting e system integration, leader a livello europeo nel project management e nell’impiego di tecniche di total quality applicate a processi complessi. Fondato da Fabio De Felice nel 1995. Il core business inizialmente era nella formazione e nella consulenza direzionale. Con il tempo le attività si sono diversificate. Attualmente l’azienda opera su numerosi mercati, attraverso quattro Business Unit: IT, Advanced Engineering, PA Consulting e Training. L’integrazione delle diverse divisioni permette di progettare soluzioni altamente innovative, senza perdere l’approccio tailor-made per una realizzazione ottimale di ciascun progetto.
Training e PA hanno oggi acquisito una posizione di leadership riconosciuta a livello nazionale. La prima si è imposta sia sul mercato corporate che su quello delle scuole, specializzandosi nella formazione legata ai settori It e Aerospace, potendo sfruttare il know-how maturato all’interno del Gruppo. La seconda si è dedicata allo sviluppo di programmi fortemente innovativi, nell’ambito della gestione dei fondi europei erogati alle pubbliche amministrazioni.
L’Advanced Engineering, potenziata nel 2013 in seguito all’acquisizione di un ramo d’azienda della Piaggio Aero Industries, opera nei settori Aerospace, Railway ed Automotive con approccio Integrated & Make it work, che punta sulla capacità di team-working di tecnici e ingegneri con know-how ed esperienze differenti. Punto di forza riconosciuto a livello internazionale alla business Unit è la capacità di coprire l’intero ciclo di progettazione di un aereo.
L'area It, nata nel 2012, ha ottenuto in pochi anni riconoscimenti a livello internazionale nei mercati della PA, delle imprese e delle telecomunicazioni, connotandosi per lo sviluppo di soluzioni ad alto grado di innovazione in ambito di sistemi di realtà virtuale e immersiva, sia con ambiziosi progetti in partnership con player mondiali del settore, sia con il rilascio di innovativi prodotti elaborati internamente.
L’organico conta circa 120 unità, a cui si aggiunge un altro centinaio di collaboratori; per l’80% sotto i 40 anni, per il 90% laureati. Numerosa la presenza femminile, con picchi del 70% in alcune divisioni.
Protom ha il suo quartier generale a Napoli, uffici operativi in Italia (Lombardia, Lazio, Puglia) e in Francia (Tolosa), uffici commerciali in Inghilterra (Londra). La sede direzionale a Napoli è un valore aggiunto: la città si candida a diventare una delle capitali italiane dell’Ict,  grazie alla presenza di competenze di alta qualità formate dagli atenei del Mezzogiorno, che oggi attraggono anche colossi come Ibm, Microsoft, Cisco e, ultima in ordine di tempo, Apple.
Il bilancio 2015 presentato evidenzia ricavi per più di 14 milioni di euro, con un incremento di oltre il 20% rispetto all’anno precedente. L'Ebitda si attesta a 3,5 milioni di euro, pari al 25% dei ricavi e più che raddoppiato rispetto al 2014. In miglioramento anche il rapporto debito/equity, passato da 1,4 a 0,9.

Un cittadino italiano, Sergio Zanotti, originario di Brescia, sarebbe prigioniero di un gruppo armato non identificato in Siria da sette mesi, secondo quanto riferisce oggi il sito russo News front, che mostra un video mentre l'ostaggio chiede l'intervento del governo italiano per evitare una sua "eventuale esecuzione". 

Per gli inquirenti italiani il video, che gira sul web da circa sette giorni, mostrerebbe alcune stranezze. L'uomo, infatti, non appare molto provato nonostante i sette mesi di prigionia.

"Riceveremo una nota nelle prossime ore dagli 007 che ci spiegherà la situazione - dice il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi - alcuni aspetti sono da chiarire, ma pare, purtroppo, che il video sia autentico. Bisogna capire se è Daesh o chi lo trattiene".

Il sito News Front che ha dato la notizia precisa di "non avere conferma delle informazioni ricevute e non si assume alcuna responsabilità circa la sua veridicità". "Lo staff editoriale ha deciso di pubblicare il materiale - si legge ancora - dal momento che la sua diffusione potrebbe salvare una vita innocente".

Cosi a dare la notizia è stato un sito russo, News front, che mostra un filmato in cui si vede l'uomo che chiede l'intervento del governo italiano per non essere ucciso. La Farnesina è a conoscenza del video e sta seguendo attentamente il caso.

L'italiano veste una tunica bianca, è in ginocchio ed ha la barba lunga. Le immagini sono state riprese in una zona di campagna, tra gli ulivi. Alle spalle di Zanotti c'è uno dei suoi carcerieri: è vestito di nero ed ha il volto coperto. Gli tiene un mitra puntato addosso. Zanotti tiene in mano un cartello in cui si legge una data: indica il 15 novembre 2016. "Mi chiamo Sergio Zanotti e da sette mesi sono prigioniero qui in Siria. Prego il governo italiano di intervenire nei miei confronti prima di una mia eventuale esecuzione".

Un'altra immagine, pubblicata sempre dallo stesso sito russo, l'uomo è in piedi, senza scarpe, e tiene in mano il medesimo cartello. Qualcuno mostra la copia di un passaporto: è intestato a Sergio Zanotti, nato nel 1960 a Marone (Brescia). Pare che l'uomo alcuni mesi fa Zanotti fosse partito dall'Italia per andare in Turchia, dove si persero le sue tracce.

C'è un brutto clima che si sta creando all'interno del mondo cattolico, lo scrive Paolo Gulisano su LaNuovaBQ.it di ieri. Da settimane, da mesi circolano dubbi, perplessità, preoccupazioni, nei confronti della Chiesa, e di Papa Francesco in particolare. Da un lato ci sono i tradizionalisti, si preoccupano che la Chiesa sta cambiando la dottrina, dall'altro ci sono i progressisti, che spingono per il cambiamento e addirittura intravedono rivoluzioni ovunque. E' pur vero che esiste un “pensiero non-cattolico”, di cui a suo tempo parlò papa Paolo VI. Ma nello stesso tempo esistono, soprattutto fuori della Chiesa, quegli adulatori di Papa Francesco che viene visto come un papa rivoluzionario che sta rivoluzionando la Chiesa. E proprio nei giorni scorsi il Papa ha rilasciato una opportuna intervista a TV2000 e Radio InBlu, dove ha puntualizzato:“Sono allergico agli adulatori. Perché adulare un altro è usare una persona per uno scopo, nascosto o che si veda, ma per ottenere qualcosa per se stesso. Noi, a Buenos Aires, gli adulatori li chiamiamo lecca-calze”. Invece, prosegue il papa, “i detrattori parlano male di me, e io me lo merito, perché sono un peccatore”.

E sempre in questo clima di contrapposizione e di incomprensione si rileva il grande fragore a proposito della lettera di chiusura del Giubileo, “Misericordia et misera”, in particolare le assurdità che hanno scritto i giornali sulla questione aborto. Addirittura Il Tempo ha potuto scrivere: "Abortite tanto il Papa vi perdona?". Puntuale la risposta del Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, mons. Rino Fisichella, definendo idiozie le cose scritte dai giornali.

Naturalmente i giornali volutamente hanno completamente stravolto le parole di Papa Francesco, che peraltro erano abbastanza chiare: l'aborto rimane sempre un delitto, un peccato, e che però come tutti i peccati può essere perdonato."Non c`entra niente la scomunica che viene tolta", spiega mons. Fisichella. "Non c`entra nulla dire `abortite perché il Papa vi perdona`, queste sono veramente delle idiozie che rimangono tali sia nei titoli che nei contenuti". E proseguendo ha precisato a proposito dei giornalisti: "C`è da parte di qualcuno la tentazione di leggere in fretta e quando si legge in fretta non si capisce. C`è la tentazione di trovare subito qualche cosa. E di tanti contenuti l`occhio è caduto solo sull`aborto. C`è poi la volontà di qualcuno di voler denigrare e trovare quello che non c`è". Il Papa, sottolinea Fisichella, "ha detto chiaramente e lo ha scritto: il peccato di aborto e uno dei peccati più gravi che esistano, perché si pone fine a una vita innocente. Questo peccato rimane tale e nel momento in cui si compie questo peccato, non solo da parte della donna, che porta il peso più grande di tutto questo, ma da parte di tutta una categoria che partecipa al peccato d`aborto, nel momento in cui si compie dunque, c`è la scomunica e si è fuori dalla comunione dalla Chiesa perché il peccato è gravissimo".

Eppure nonostante queste precisazioni, ci sono ancora quelli che cercano di travisare le parole del Papa. Per la verità, nella bimillenaria storia della Chiesa, è una situazione che si ripete spesso. Per esempio, nell'ultimo secolo è successo con Giovanni XXIII, con Paolo VI, e con lo stesso Giovanni Paolo II. Come d'incanto si riaccende il dibattito tra una chiesa progressista e una chiesa tradizionalista. In particolare, a partire dal Concilio Vaticano II si è sempre dialettizzato in uno scontro quasi calcistico tra fautori di una Chiesa del passato e una del futuro. C'è voluto papa Wojtyla per rilanciare il valore della missione con l'enciclica “Redemptoris Missio” e chiarire a quale Chiesa dobbiamo appartenere.

Ora di fronte a un mondo altamente tecnicizzato e segnato dal relativismo, dal fondamentalismo religioso e da nuove crescenti persecuzioni dei cristiani, serve una Chiesa missionaria, pertanto le parole del suo fondatore sono sempre attuali e impellenti:“andate e insegnate”.

Quindi l'unica alternativa alle diatribe che minano l'unità e l'armonia della Chiesa è essere missionari, intraprendere la strada per conquistare anime come hanno fatto gli apostoli e i missionari della prima evangelizzazione. Potremmo scrivere con George Weigel che serve un“cattolicesimo «evangelico”, che è quello dove la Chiesa non «fa» missione come una delle sue tante attività, ma «è» missione, costante sforzo di andare a parlare a chi non va mai in chiesa. I progressisti e i tradizionalisti – termine, quest’ultimo, con il quale Weigel si riferisce in particolare ai seguaci di mons. Marcel Lefebvre (1905-1991) – sbagliano entrambi perché sono fermi al modello della Contro-Riforma e ragionano «come se» la Chiesa in Occidente potesse ancora limitarsi a gestire i suoi pochi e declinanti fedeli, irrigidendo oppure diluendo il suo messaggio”. (Massimo Introvigne, Un “cattolicesimo evangelico” per tornare missionari”, 26.5.13, LaNuovaBQ.it)

Il professore Introvigne riferendosi al libro dell'intellettuale cattolico americano, George Weigel, amico e biografo del grande Papa san Giovanni Paolo II, “Cattolicesimo evangelico. Una profonda riforma nella Chiesa del XXI secolo”,  scrive che “Già Joseph Ratzinger opponeva a «progressista» e a «conservatore» la categoria di una Chiesa «missionaria». E questo per Weigel era anche il vero messaggio del Concilio Ecumenico Vaticano II, a lungo frainteso, ma che trovava un modello di applicazione corretta nell’episcopato del cardinale Wojtyla a Cracovia e nel libro derivato da quell’esperienza, «Alle fonti del rinnovamento». Il programma di riforma proposto da Weigel deriva tutto da questo primato della missione. Scegliendo vescovi, liturgie, seminaristi, preti, modelli della Curia romana la domanda dovrebbe essere sempre se la scelta favorisce non la gestione, ma la missione, non il girare in tondo autoreferenziale in tristi comunità di fedeli che dibattono sempre sulle stesse cose, ma la capacità di «uscire» e andare a cercare le maggioranze che in chiesa non vanno più. Si tratta, come si vede, di temi già ampiamente presenti nelle prime settimane di Magistero di Papa Francesco”.

A questo punto per rafforzare la tesi della missione nella Chiesa, può essere provvidenziale la lettura di un ottimo libro pubblicato l'anno scorso dalla casa editrice Marcianum press di Venezia, “L'azione missionaria della Chiesa ieri e oggi”, scritto da un professore missionario della Pontificia Università Urbaniana, Jean Yawovi Attila, sacerdote della diocesi di Lomè in Togo.

Il testo anche se è scritto per buona parte, forse per esperti e studiosi di Diritto canonico, con un taglio giuridico pastorale, certamente è un manuale completo per l'azione pastorale missionaria dei religiosi, ma anche dei laici. Nella prima parte, c'è un escursus storico delle normative emanate dalla fondazione di “Propaganda fide”, fino a quelle odierne. Poi si evidenzia la natura della missione, il dovere missionario dei christifidelis. Chi sono i protagonisti dell'evangelizzazione missionaria? Per primo c'è il Romano Pontefice e poi tutti gli altri. Il missionario come riferimento si avvale delle qualità dell'apostolo Barnaba, scelto dalla comunità di Gerusalemme per l'annuncio del Vangelo ad Antiochia.

Nel testo si approfondisce e si precisa il significato dell'essere mandato, che significa che bisogna essere ben preparati e formati. Ha un posto rilevante, la preparazione dei missionari sul piano pastorale e umano. “Il maggior numero possibile di religiosi e di suore siano ben istruiti e preparati nell'arte catechistica, onde collaborino sempre più all'apostolato”. Intanto i missionari devono conoscere la storia, le strutture sociali e le consuetudini dei vari popoli, le loro tradizioni, le lingue per poterle usare con speditezza e proprietà. Inoltre i catechisti devono essere debitamente preparati e svolgere bene il loro incarico,“che venga loro offerta una formazione continua e che conoscano in modo appropriato, la dottrina della Chiesa e imparino teoricamente e praticamente i principi delle discipline pedagogiche”. Padre Yawovi Attila ci tiene a precisare che“il missionario, essendo mandato per annunciare la Parola di Dio, non deve insegnare delle ideologie, bensì il deposito della fede. Pertanto, si ribadisce“essi vanno ad annunciare il Vangelo, e non ideologie personali. Per Papa Francesco, è una sfida grande e si interroga sul perchè della scarsità di preparazione dei catechisti:“oggi per esempio, è diventato molto difficile trovare catechisti preparati per le parrocchie e che perseverino nel loro compito per diversi anni”.

Il testo del professore dell'Università Urbaniana, spesso fa riferimento alla Esortazione Apostolica, “Evangelii nuntiandi” di Paolo VI, che a dieci anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, si interrogava in questi termini:“Che ne è della Chiesa?[...] E' veramente radicata nel cuore del mondo, e tuttavia abbastanza libera e indipendente per interpellare il mondo? Rende testimonianza della propria solidarietà verso gli uomini, e nello stesso tempo verso l'Assoluto di Dio?”.

Visto che oggi, soprattutto tra i giovani, c'è una sete di autenticità, che c'è orrore del fittizio , del falso, e ricercano sopra ogni cosa la verità e la trasparenza, per padre Yawovi Attila, bisogna approfittare di questi “segni dei tempi”. Questi segnali ci devono rendere subito svegli, e con forza ci domandano: “Credete veramente a quello che annunciate? Vivete quello che credete? Predicate veramente quello che vivete?” Pertanto “è evidente che la testimonianza della vita è divenuta più che mai una condizione essenziale per l'efficacia profonda della predicazione”.

Infatti il testo del professore Yawovi Attila, affrontando il tema della metodologia dei missionari (can. 787), scrive che la prima tappa, c'è la testimonianza della vita, poi quella della parola, e qui è fondamentale imitare San Paolo, nel suo primo annuncio all'Aeropago di Atene. Naturalmente “la Chiesa propone e non impone nulla - come ha scritto san Giovanni Paolo II, nella Redemptoris Missio - “rispetta le persone e le culture, e si ferma davanti al sacrario della coscienza”.

Nella seconda parte il testo affronta le Sfide odierne dell'azione missionaria, a cominciare dal sostentamento finanziario dei seminari e seminaristi nelle giovani chiese. Trattando della perequazione finanziaria, padre Yawovi Attila, auspica che “l'abbondanza delle comunità ricche supplisca all'indigenza di quelle povere”. E' evidente che l'azione missionaria, per essere adeguatamente implementata, necessita non solo di missionari, ma altresì di soldi.

Comunque sia e concludo, ci sarà un motivo se è stato creato il Pontificio Consiglio per la nuova Evangelizzazione, per l'autore del testo si tratta di “un campanello di allarme, che deve svegliare tutti i ministri sacri nonché i pastori a non accontentarsi di amministrare solamente i sacramenti, ma di rinvigorire la fede di tutti i christifideles con l'istruzione catechetica ininterrotta per tutta la vita cristiana”.

Lapo Elkann e' stato arrestato e poi rilasciato dalla polizia di New York per aver simulato un sequestro allo scopo di ottenere dalla famiglia 10mila dollari dopo aver speso tutto il insieme a un escort con cui avrebbe fatto due giorni di bagordi a Manhattan consumando alcol e droga: lo scrivono tre testate Usa, citando fonti di polizia. L'accusa e' di falsa denuncia. Fonti vicine a Lapo interpellate dall' ansa dichiarano "di non avere nulla da commentare o da aggiungere alla notizia circolata".

Stando a quanto riportato da New York Daily News, Daily Beast e Hollywwod reporter, il nipote di Gianni Agnelli e imprenditore nel mondo della moda sarebbe sbarcato a New York giovedì per la festa del Thanksgiving, contattando un escort di 29 anni (una donna transgender, secondo il New York Daily News) e trascorrendo con lui due giorni di eccessi tra alcol e droga (marijuana e cocaina). Finiti i soldi, l'escort avrebbe pagato per altra droga ed Elkann avrebbe promesso di restituire i soldi. 

Poi, sempre secondo i media Usa che citano fonti della polizia, avrebbe escogitato il piano del falso sequestro, raccontando ai propri famigliari di essere trattenuto contro la sua volonta' da una donna che gli avrebbe fatto del male se non gli avessero fatto pervenire 10mila dollari. Secondo la ricostruzione dei giornali americani, un rappresentante della famiglia si sarebbe quindi rivolto alla polizia, che avrebbe organizzato la finta consegna del denaro bloccando la coppia. Gli investigatori avrebbero accertato che l'idea era stata di Lapo, chiudendo il caso per il suo accompagnatore ma non per il 39enne imprenditore, al quale e' stata consegnato una citazione davanti ad una corte. Non e' il primo scandalo del genere per Lapo Elkann: nel 2005 fu salvato in extremis da una overdose di droga in un appartamento di Torino dopo una notte brava in compagnia di un transessuale. 

Creativo, eccentrico, incline alle trasgressioni e agli eccessi. Sono tanti i volti di Lapo Elkann, il 39enne (è nato il 7 ottobre 1977 a New York) rampollo delle più celebre dinastia italiana che, dopo avere ereditato una fortuna dal nonno, Gianni Agnelli, ha scelto di mettersi in gioco con una vita intensa e a tratti spericolata, fatta di invenzione, trasformazione e anche rinascita.

Figlio secondogenito di Magherita Agnelli de Pahlen e Alain Elkann, arriva dopo John, attuale presidente del gruppo Fca, e prima di Ginevra, la sorellina la cui nascita coincise con la separazione dei genitori più che ventenni. Lapo ha avuto un'infanzia di timidezza (era dislessico) all'ombra del nonno-icona, da cui ha ereditato, non si sa se per spirito imitativo o per dna, la capacità di non passare mai inosservato. Con la maggiore età, si è trasformato in un personaggio allegro, estroverso, eclettico, amante della bella vita e con la passione per le belle auto di cui è collezionista. Si laurea in Relazioni Internazionali alla European Business School di Londra, trascorre due mesi alla catena di montaggio della Piaggio, presta servizio militare negli alpini e 24 anni diventa assistente personale di Henry Kissinger.

Appassionato di calcio e della squadra di famiglia, la Juventus, il wall street Journal lo ha indicato come un'icona del made in Italy di successo e Vanity Fair gli ha riservato per quattro volte il podio di uomo meglio vestito del mondo anche se lui non ha mai voluto i panni del dandy: "La mia non è una posa, quello che faccio non lo faccio per stupire". Con i suoi diciassette tatuaggi, dai jeans e sneakers ai completi doppiopetto firmati Caraceni, una sartoria d'annata. È stato responsabile del brand promotion di Fiat Group per il quale ha lanciato campagne pubblicitarie e azzeccatissimi gadget come le felpe, le cravatte e le borse in tiratura limitata con il logo anni 30 della casa automobilistica e la bandiera italiana, a indicare il legame fra il Lingotto e il Paese. Dopo essere entrato nei cda di varie aziende, nel 2007 ha fondato un'azienda di occhiali da sole, Independent, che è quotata in borsa e punta a "far sognare" con un marchio italiano "tra innovazione e tradizione".

I successi imprenditoriali e di marketing sono stati macchiati dal lato oscuro della dipendenza dalla cocaina. Lapo era già finito nei guai nel 2005 per droga e la compagnia di un'attempata trans, nonostante fosse fidanzato con la giovane attrice Martina Stella. Fu poco dopo la morte del nonno e rischiò di morire per una overdose di coca in un quartiere a luci rosse di Torino. Lo salvò in extremis la prostituta trans chiamando un'ambulanza. "Sono stato un idiota", disse all'epoca a Vanity fair, dopo la disintossicazione in Arizona. Eccessi che forse hanno le radici in un trauma giovanile: nel 2013 rivelò di aver subito "abusi fisici e sessuali" quando era ancora bambino, a tredici anni. "Cose dolorose che mi hanno creato grosse difficoltà nella vita -spiegò senza indicare chi fosse il responsabile - il mio migliore amico, che era in collegio con me, per quasi dieci anni e ha vissuto quello che ho vissuto io, si è ammazzato un anno e mezzo fa". Nella lunga intervista concessa al Fatto Quotidiano annunciò anche di voler creare una fondazione per chi è passato attraverso la sua stessa esperienza.

 

 

 

L'area archeologica dei Fori Imperiali riapre al pubblico. Dopo venti anni, dal 25 novembre l'area è visitabile durante il giorno da tutti i visitatori perché il percorso è attrezzato senza barriere architettoniche. Ad inaugurare l'area, la sindaca di Roma, Virginia Raggi; l'assessore alla Crescita culturale, Luca Bergamo; e il Sovrintendente Capitolino ai Beni culturali, Claudio Parisi Presicce.

Si tratta di una delle aree archeologiche più importanti della capitale e fino a questo momento accessibile solo durante gli spettacoli estivi serali; sono, quindi, così soddisfatte le innumerevoli richieste di visita arrivate sia dalle associazioni culturali che dai cittadini.

"È una grande emozione attraversare questo meraviglioso percorso, ricco di storia e di suggestione e che è stato chiuso per troppi anni — ha commentato la sindaca Raggi - La riapertura al pubblico dell'area archeologica dei Fori Imperiali, dopo quella recentissima del Circo Massimo, è un altro pezzo importantissimo del patrimonio storico e archeologico di Roma che viene ridato alla città e al mondo. Per noi l'inclusione e la partecipazione dei cittadini sono il primo strumento per il rilancio di Roma, come grande Capitale moderna e accogliente per tutti. E voglio sottolineare l'importanza dell'assenza di barriere architettoniche lungo questo percorso. Vogliamo fare in modo che tutto il nostro patrimonio sia fruibile nel modo più vasto ed eterogeneo, senza alcuna esclusione. Il nostro intento è di adoperarci per abbattere le barriere architettoniche e, con esse, anche ostacoli e pregiudizi di natura culturale che non sono del tutto scomparsi. “Oggi è una giornata importante per la città perché è fondamentale valorizzare il nostro patrimonio — ha aggiunto l'assessore Bergamo - Come lo è stato presenziare e presentare solo pochi giorni fa la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria che diventa sempre più un tassello fondamentale della crescita culturale della città. Roma è tutto questo: passato, presente e prospettive di futuro".

L'ingresso all'area archeologica è situato in Piazza Santa Maria di Loreto, presso la Colonna Traiana. Il percorso della visita, seguendo la nuova passerella che si snoda nel sito, tocca una parte del Foro di Traiano, passa sotto via dei Fori Imperiali percorrendo le cantine delle antiche abitazioni del Quartiere Alessandrino, attraversa il Foro di Cesare e termina in prossimità del Foro di Nerva, da dove esce su Via dei Fori Imperiali.

Le modalità di accesso saranno le seguenti: - la prenotazione dovrà avvenire esclusivamente tramite il servizio Zètema 060608;

tutti i giorni della settimana le visite saranno riservate a gruppi organizzati; la visita durerà un'ora; il biglietto di accesso all'area è di 4€ per l'intero e di 3€ per il ridotto, da pagare direttamente sul posto (resta intesa la gratuità per determinate categorie di visitatori); il numero massimo di persone consentito a gruppo sarà di 30.

Anche i Fori Imperiali rientrano nel progetto "Archeologia in Comune" della Sovrintendenza Capitolina che ha predisposto visite guidate gratuite per i singoli cittadini. Le visite, prenotabili allo 060608 a cura dei funzionari dell'Ufficio Fori Imperiali, saranno effettuate con un unico turno alle 1 1.30 il mercoledì, a partire dal 30 novembre. Il costo di accesso all'area è di 4€ per l'intero e di 3€ per il ridotto per un numero massimo di 20 persone.

"Un nuovo apparato didattico illustra, dall'esterno, l'area dei Fori Imperiali Sedici pannelli, in italiano e in inglese, dislocati lungo la recinzione esterna di Via dei Fori Imperiali, raccontano la Basilica Ulpia e il Foro di Traiano, la Via Alessandrina, il Foro di Augusto, il Foro di Nerva, il Foro della Pace e il Foro di Cesare. Su ogni pannello – ha sottolineato Presicce - è applicato un QR-code che permette, attraverso una semplice app di lettura, di accedere al sito dei Fori Imperiali (in italiano e in inglese) dove il visitatore potrà approfondire la conoscenza dei luoghi'.

 

Un'iniziativa in occasione della Giornata internazionale per la disabilità

Il 3 dicembre, in occasione della Giornata Internazionale per la Disabilità istituita dalla Convenzione ONU e dalla Commissione Europea, l'area archeologica dei Fori Imperiali, la prima completamente priva di barriere architettoniche, sarà aperta esclusivamente alle persone con disabilità motoria, secondo il percorso su passerelle fruite da tutti i visitatori. L'ingresso e l'uscita dall'area saranno garantiti da due ascensori, posti all'inizio e alla fine del percorso.

L'inclusione culturale delle categorie più svantaggiate avviene anche attraverso l'ampliamento della fruizione delle collezioni museali e dei monumenti archeologici a un pubblico vasto ed eterogeneo. L'intento dell'Amministrazione Capitolina è di adoperarsi per abbattere le barriere architettoniche e, con esse, quelle pregiudiziali, spesso più radicate nella coscienza collettiva.

La Giornata è stata organizzata in collaborazione con la Fondazione Santa Lucia, la Fondazione Don Gnocchi, l'Associazione UILDM Lazio, l'Associazione AVO Roma, l'Unità Spinale del C.T -O. e l'APl di Roma.

ln questa giornata le visite saranno gratuite e svolte dai funzionari della Sovrintendenza Capitolina in collaborazione con Zetema Progetto Cultura. La prenotazione avverrà attraverso il servizio 060608. Le visite si volgeranno tra le 10 e le 15; ogni trenta minuti partirà un gruppo con turni di due ore. Il numero massimo consentito di partecipanti a gruppo è di 15, comprensivo, nel caso, di un accompagnatore a persona. ln caso di pioggia le visite non si effettueranno.

Programma delle visite

Le visite saranno tutte in italiano, tranne quella delle ore 15 (che sarà in inglese), e si svolgeranno come da prospetto seguente:

ore 10.00: Fondazione Don Gnocchi ore 10.30: Fondazione Santa Lucia ore 11.00: Prenotazione libera ore 1 1.30: Unità Spinale Ospedale C . T . O. -Apl ore 12.00: Associazione UILDM Lazio ore 12.30: Prenotazione libera ore 15.00: Prenotazione libera gruppo misto con visita in lingua inglese.

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