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Nuovi strumenti hi tech: Piattaforme on line per “capitalizzare” i desideri

crowdfunding

 

L’Italia è la prima nazione in Europa ad aver regolamentato lo strumento del “crowdfunding”, che se in termini tecnici si definisce come la «raccolta di capitali di rischio da parte di imprese start-up innovative tramite portali on-line», nel linguaggio quotidiano si può descrivere come la richiesta via web ad amici e investitori di un aiuto economico per contribuire a un valido progetto. Un’inchiesta giornalistica, il restauro di un monumento, l’incisione di un album musicale, una grande iniziativa di solidarietà o l’avvio di una impresa, giungendo perfino alla ricerca di denaro per il proprio matrimonio e viaggio di nozze. Dal serio al faceto, ogni sogno nel cassetto, purché ispiri fiducia e trasparenza, può essere capitalizzato. Un mondo dei desideri che nel 2012 ha mosso in tutto il pianeta – in primis in Nord America e in Europa – un volume globale di 2,7 miliardi di dollari, con prospettive future che ne fanno intravedere un’ampia crescita.

Il panorama del crowdfunding presenta risvolti interessanti come approfondito ieri pomeriggio (18 luglio) durante il seminario proposto dal Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia, nella propria sede di Catania, e introdotto dal presidente Marco Romano. «Il “finanziamento di massa” è un meccanismo che ha origini antiche, la rete internet ha il merito di aver fatto esplodere il fenomeno, consentendo la creazione di piattaforme specifiche in cui far incontrare domanda e offerta di fondi, bypassando i canali tradizionali delle banche e dei venture capitalist» ha spiegato il relatore dell’incontro Francesco Schiavone, docente del Dipartimento di Studi Aziendali e Quantitativi dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”.

Il crowdfunding è entrato nel dibattito politico italiano con il “Decreto Crescita” del Governo Monti, affidando alla Consob il compito di emanare a stretto giro un regolamento sul settore, ufficializzato proprio la settimana scorsa, il 12 luglio 2013. L’interesse sul tema è proseguito anche con il “Decreto Fare” del Governo Letta. La normativa Consob, composta da 25 articoli, è suddivisa in tre parti che trattano le disposizioni generali, il registro e la disciplina dei gestori di portali, la disciplina delle offerte tramite portali.

Proprio i portali specializzati, piuttosto che i singoli progetti portati a termine, sono il fiore all’occhiello dell’Italia: «Le piattaforme sono state molto dinamiche a presentare questo strumento sul mercato italiano – ha affermato Schiavone – sono numerose, alcune generaliste e altre di nicchia, ma tutte contribuiscono alla crescita di questo strumento in un Paese come il nostro, che non sempre manifesta iniziative innovative».

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