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Racconti di una notte, il nuovo disco del batterista Max Trabucco

E' abbastanza inusuale trovarsi di fronte a un cd a nome di un batterista ed ascoltare una musica tanto ispirata, intrigante, elegante!

E' il caso dell'ultimo disco di Max Trabucco, dal titolo Racconti di una notte, per la label ABEAT, dove e' il compositore a mettersi in evidenza prima ancora che l' accreditato strumentista. Il jazzista lavora infatti più sui temi, le armonie e sul dosaggio degli equilibri che non, ad esempio, sull'uso delle spazzole alle quali, nell'immaginario visivo dello spettatore jazz, e' stato spesso demandato il ruolo di di moderatrici del clamore percussivo.

Va da se' che metrica e ritmica sono aspetti connessi del mondo poetico e musicale. Ed il batterista e' di norma il depositario della bacchetta del "comando" metronomico, quello che scandisce il tempo e, con l'andatura, plasma le "sembianze" di un brano, ne traccia la cifra poetica, ne misura la profondità espressiva.

Nel progetto di Trabucco e' l'Io narrante a condurre l' insieme dell'azzeccato organico: pianoforte di Giulio Scaramella, chitarra e oud di Zoran Majstorovich e contrabbasso di Simone Serafini a cui si aggiungono talora il canto morbido di Rita Bincoletto e le percussioni di un secondo ospite, Francesco Clera.

E' un sogno di una notte di mezza estate il percorso sonoro in 8 "stazioni" che il giovane leader veneto compie con dreamers che come lui si ritrovano attori in uno storytelling di frasi musicali coordinate e acusticamente suadenti, quasi fossero concetti tendenti a sensibilizzare un ipotetico uditorio.

Il brano che, a nostro modesto avviso, rappresenta la cartina di tornasole del lavoro in questione e' il quinto, La danza della luna, dove oud e voce danno all'insieme un timbro particolarmente mediterraneo, da mille e una nota! Ma in effetti tale affermazione suona alquanto limitativa perché non rende appieno le caleidoscopiche sfaccettature presenti sin dalla prima composizione, Notte d'estate, per terminare con una classicheggiante L'alba a render palpabile la chiusura del "discorso" intrapreso.

Dura infatti una notte, questo mini songbook. Dal tramonto all'alba.

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