"Dall'Europa ennesima inaccettabile interferenza di non eletti. Noi abbiamo accolto e mantenuto anche troppo, ora è il momento della legalità, della sicurezza e dei respingimenti", ha risposto Salvini su questa interferenza di Avramopoulos .
"Speriamo" che col nuovo governo in Italia "non ci siano cambiamenti sulla linea della politica migratoria", ha detto il commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos che è tornato anche a lodare l'Italia per quanto fatto, ricordando, tra l'altro, che il Paese è tra gli Stati che hanno il maggior sostegno da Bruxelles.
"Le regole del Patto di stabilità si applicano a tutti gli stati membri e non ho segnali che la Commissione concederà eccezioni a chiunque": così il vicepresidente della Commissione Ue Jyrki Katainen rispondendo a una domanda sui piani per i conti pubblici del possibile nuovo Governo Lega-5 stelle. "Non è solo una cosa che sta a noi, alla fine le decisioni sul Patto le prende il Consiglio e non vedo segnali che in Paesi vogliano cambiare le regole o fare eccezioni per qualcuno", ha aggiunto.
Proseguono serrati i lavori del tavolo tecnico tra Lega e Movimento 5 Stelle per mettere a punto il contratto sul programma di governo, con l'obiettivo di chiudere entro giovedì. "Oggi contiamo di trovare la quadra, domani" si affronteranno "i temi sottolineati in rosso" spiegano fonti autorevoli del Movimento.
Tra i capitoli aperti restano giustizia, migranti, grandi opere e vincoli Ue sui quali, osservano in casa leghista, i Cinque Stelle restano "più prudenti". In mattinata tra i temi affrontati turismo e tassa di soggiorno, con lo studio di una rimodulazione di quest'ultima. Sul fronte delle tasse sembra invece ormai consolidata l'idea di un sistema a doppia aliquota, non più quindi una flat-tax, al 15% e al 20%.
Le grandi opere, dalla Tav alla Pedemontana, dal Terzo Valico al Tap, si apprestano a costituire un banco di prova per il programma di Governo M5S-Lega. Sono molti i dossier su cui i due schieramenti hanno posizioni di partenza diverse, ma che potrebbero ora costituire il terreno su cui sperimentare la necessaria collaborazione. Ecco alcune delle principali opere in corso e le posizioni dei due schieramenti. PIEMONTE. Sono due le grandi opere in costruzione in Piemonte storicamente avversate dal M5s, al fianco dei movimenti degli oppositori. Sono entrambe infrastrutture ferroviarie: la nuova Torino-Lione ad alta velocità, con un costo certificato di 8,6 miliardi (la quota italiana è di 2,9) per la tratta transnazionale con una maxi-galleria lunga 57 km e dovrebbe entrare in servizio nel 2029; e il Terzo Valico ferroviario, con quasi tutti i cantieri nella provincia di Alessandria, un costo di 6,2 miliardi, e la fine dei lavori prevista a inizio 2023.
La Gronda autostradale del ponente di Genova, o passante di Genova, che è il raddoppio dell'autostrada A10 tra Genova Ovest e Vesima per alleggerire il traffico cittadino, è un'opera che vale 4,7 miliardi e la cui realizzazione prevede 10 anni di lavori e 5 grandi cantieri che dovrebbero partire già quest'anno. C'è già l'ok dell'Ue. Dell'idea del progetto si incominciò a parlare nel 2003 e l'ex ministro dei trasporti Delrio l'ha definita "la più grande opera che verrà fatta in Italia". Il M5s non la vuole, sostenendo che il traffico non è tale da giustificare l'intervento. Strategico invece per la Lega.
L'approccio del Movimento 5 Stelle in Lombardia è decisamente contrario alle Grandi Opere tanto che, laddove sono in cantiere, i 'grillini' partecipano ai comitati che le osteggiano, spesso a fianco di Legambiente e LeU, mentre la Lega è su posizioni diametralmente opposte. E' il caso del comitato 'No Autostrada Valtrompia', partecipato dal M5S. Pollice verso anche per la Pedemontana Lombarda, il progetto fortemente sostenuto dalla giunta Maroni ed ora in stallo, con solo 30 Km realizzati sui 157 previsti. Il M5s partecipa inoltre al comitato contro l'Av Brescia-Verona ed è contrario al Terzo Valico tra Milano e Genova e alla TiBre, l'Autostrada Tirreno-Brennero.
La più grande delle opere pubbliche del Veneto, il sistema di dighe del Mose varato nell'aprile 2003 e che a 18 anni di distanza non è ancora finito, viene definita dal M5s un "sistema di illegalità diffusa": lo 'scandalo Mose' per il Movimento ha prodotto una spreco di 5 miliardi e un danno erariale di 37 milioni. Altra grande opera in progettazione contestata è l'autostrada Pedemontana Veneta, che il capogruppo pentastellato in Consiglio regionale, Jacopo Berti, ha definito "una sorta di Mose in terraferma", chiedendo che il progetto sia adeguato alle esigenze del territorio. Spinge invece per la sua realizzazione per il 2020 il Governatore leghista Zaia, che chiede di dare il via libera da subito a piccoli tratti. Infine anche il progetto di spostamento del terminal per le Grandi Navi nella laguna di Venezia, vede contrario il M5S, che lo definisce "impattante" e a rischio di incidenti industriali.
Il cantiere di Melendugno del gasdotto Tap, che dal primo trimestre del 2020 dovrebbe portare gas dal Mar Caspio all'Italia, vede il M5s in prima linea contro l'opera: le denunce dei grillini, schierati a fianco dei cittadini e dei comitati no Tap a difesa del territorio, hanno portato al recente sequestro del cantiere. La posizione della Lega è nelle parole espresse mesi fa da Salvini, che la definì "invasiva", indicando la necessità di "individuare eventuali soluzioni alternative, tutelando il territorio".
Deputati e senatori dei due schieramenti sono arrivati a Montecitorio alla spicciolata con la prospettiva di portare avanti il lavoro per tutto il giorno. Al momento non ci sono i leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini. In mattinata diversi componenti del tavolo si dovranno assentare per seguire le audizioni di enti locali e parti sociali sul Def, a partire dal presidente della commissione Speciale di Montecitorio Nicola Molteni.
"Buona giornata Amici! Coerenza, pazienza, voglia di fare, umiltà e concretezza, e serve anche fortuna. Vi voglio bene": così su Twitter il leader della Lega Matteo Salvini postando la foto di un cappuccino con tanto di disegno di un cuore di cacao.
M5S e Lega nel lunedì che avrebbe dovuto essere decisivo per dare il là perlomeno al contratto di governo si rivelano distanti sul programma e sulla casella della premiership, vero e proprio nodo gordiano per Luigi Di Maio e Matteo Salvini. I due leader salgono al Colle separatamente e, all'apparenza, due soli dati sembrano legarli: la richiesta di altro tempo inoltrata al presidente Sergio Mattarella e la decisione di mettere il programma al vaglio di una base sempre più scalpitante. Mattarella per ora pazienta e concede un lasso di tempo imprecisato ai due partiti ma all'indomani della vorticosa due giorni di riunioni al Pirellone la quadra tra M5S e Lega ancora non c'è. Di Maio e Salvini tornano a vedersi alla Camera, a margine della nuova riunione tecnica convocata dalle due delegazioni.