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Pecunia non olet? Quando anche i "soldi puliti" diventano "sporchi"

Carissimi,

quelli che non vanno tanto per il sottile nel ricevere il denaro “sporco” proclamano il classico adagio:  Pecunia non olet (=i soldi non hanno odore/”cattivo”). Insomma, il denaro è solo denaro. Si racconta che Vespasiano raccolse da uno dei bagni (i famosi “vespasiani”) alcune monete gettate dal figlio Tito, il quale protestava perché il padre aveva messo una tassa sull’urina raccolta nelle latrine, allo scopo di ricavarne l’ammoniaca, utile per la concia delle pelli. Dopo averle raccolte, le annusò e pronunciò la famosa frase. Tutti i cinici la usano per affermare che la provenienza del denaro non ha importanza, essendo il denaro solo un mezzo, uno strumento. Eppure, il denaro può addirittura “puzzare”. Prescindiamo dal fatto che pecunia (=denaro) deriva da pecus-pecoris (bestiame/pecora), un tempo utilizzato come baratto, costituendo l’unica ricchezza posseduta, insieme ai polli (così, la frase ai romani suonava come un ossimoro: “le pecore non hanno odore”, …il che è falso). Concentriamoci sul fatto, invece, che il denaro può essere “sporco”, macchiato delle più terribili barbarie, spesso del sangue dei fratelli. Per non dire che questo suo stato maleodorante può assumere dimensioni globali, a considerare – in sintesi- quanto Papa Francesco afferma su “questa economia che uccide”. L’ingiustizia diffusa nel pianeta si manifesta, soprattutto, nel possesso del denaro e nel suo uso: 80% della popolazione mondiale vive di stenti; la cultura dello spreco interessa la ricchezza dei sempre più pochi che hanno tutto e sfruttano la quasi totalità delle risorse della terra. A ben pensarci, allora, anche l’euro che ho in tasca comincia a emanare “qualche strano odore”: vi pare? Attenzione però che anche i nostri “soldi puliti” possono diventare sporchi. E non mi riferisco solo alla corruzione sempre più lampante nella società e nella politica, ma piuttosto penso alle nostre amministrazioni parrocchiali: se all’interno delle nostre parrocchie, e delle nostre diocesi, il denaro viene capitalizzato per il profitto, invece  di socializzarlo nella carità e nella solidarietà…. se i soldi raccolti per il bene comune sono utilizzati per “interessi personali”…., allora anche i “soldi puliti” diventano “sporchi”. D’altronde è stato scritto per sempre: “l’attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali”. Camminiamo per purificare il cuore…il cuore grande ha un “olfatto sviluppato” e, perciò, riesce a sentire la puzza del denaro sporco anche a distanza. Il denaro, infatti, è come l’acqua: in sé inodore, ma quando “è stagnante”…

Con affetto

Mons. Tonino Stagliano

Vescovo di Noto

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