In questi giorni per l'ennesima volta, l'ennesimo imprenditore ha subito l'ennesimo attentato incendiario.
L'imprenditore Crotonese, ha manifestato, comprensibilmente, l'intenzione di mollare.
Non ho letto nessuna espressione di particolare allarme o di generale cordoglio, non ho sentito parlare di grandi mobilitazioni né di altro, in questo come nei casi similari verificatisi prima di questo che cosa non si farebbe, pur di non pronunziare quella fatidica parola, “Ndrangheta”.
Nessuna espressione di solidarietà è venuta in questa ed in altre occasioni dal Consiglio Comunale di Crotone, peraltro, mi pare di capire, "in pausa estiva” e d’altronde, in tale civico consesso, mai, mi pare, in questi ultimi due anni, la parola Ndrangheta è stata pronunziata se non il giorno dell'installazione di una coloratissima targa sull'uscio della Casa Comunale.
In queste ultime settimane, in compenso, come Consiglio Comunale abbiamo espresso la nostra solidarietà ad un Comune lontano centinaia di chilometri causa l'uccisione del suo Sindaco, vittima del gesto di un folle.
Qualche settimana fa, nientedimeno, l'Amministrazione comunale ha organizzato un convegno per interrogarci sulla tragica fine di Emanuela Orlandi.
Che cosa non si farebbe pur di non pronunziare invano la parola mafia che fa rima con usura, estorsioni, pur di non chiederci; ma i nostri imprenditori lo pagano o non lo pagano il pizzo?
Se proprio dobbiamo, se proprio di questo siamo costretti a parlare, allora organizziamo una bella fiaccolata, e tutto ritorna a posto, ma, assolutamente, non facciamo domande.
Ciò detto invito tutti a non soffermarsi troppo su quanto state leggendo, continuiamo invece ad interrogarci su quanto costa un espresso alla buvette di Montecitorio, continuiamo a comportarci come se vivessimo a Lugano.
E sopratutto continuiamo a guardare con bonomia chi ci amministra.
In fondo, sino a quando avremo i soldi per comprare il pane conviene continuare a tirare avanti.
Fabrizio Meo