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Le strategie per la crescita dell’area iblea non possono prescindere dal comparto turistico

“Una strategia efficace per la crescita richiede che si affrontino alcune principali questioni. Di cui dobbiamo tenere conto anche nella nostra realtà locale perché il tempo delle attese è finito da un pezzo”. Lo dice il presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili per la circoscrizione del Tribunale di Ragusa, Daniele Manenti, enumerando tutta una serie di azioni che occorre adottare per tornare a parlare di sviluppo economico pure nell’area iblea.

“La prima – afferma Manenti – si colloca in una prospettiva di lungo termine e riguarda la promozione di una cultura civile matura, attraverso un ruolo più incisivo della scuola, dell’associazionismo e della chiesa. Poi, occorre anzitutto porre vincoli severi all’uso clientelare e assistenziale delle leve pubbliche regolative e di spesa delle istituzioni locali e regionali attraverso un controllo più stringente del Governo centrale. Occorre pensare, quindi, anche ad una politica di sviluppo delle infrastrutture (i porti in primo luogo) della nostra area così come della logistica. Un dato su tutti. Il nostro paese realizza un terzo del suo interscambio totale con la modalità marittima, se consideriamo il Mezzogiorno il dato sale al 63%. Se consideriamo gli scambi con la sola area mediterranea possiamo osservare che il 76% delle merci in valore viaggia via mare. E, ancora, il 37,3% delle relazioni internazionali marittime del Mezzogiorno avviene con il Nord Africa e il Medio Oriente. Qualcuno ha ancora dubbi sul tipo di infrastruttura su cui bisogna puntare?”. Altro settore importante per la competitività del nostro territorio deve diventare quello delle fonti rinnovabili. “Se consideriamo il solare e l’eolico – prosegue Manenti – il 60% della potenza del Paese è generata da impianti localizzati nel Mezzogiorno. Il geotermico è una delle nuove grandi potenzialità dell’area meridionale. Attualmente, però, nessuno di questi vantaggi si trasferisce concretamente in un minor costo per le imprese che pagano l’energia il 18% in più rispetto alla media europea”.

“Anche il settore turistico – aggiunge il presidente dell’Ordine – può dare una mano ma occorre comprendere bene le nuove dinamiche. L’Italia è al 5° posto per arrivi turistici internazionali, con circa 46,4 milioni di arrivi. La domanda turistica è fortemente mutata diventando: più globale, più selettiva, più instabile. Da un sistema in cui il prodotto turistico poteva essere definito “solido” per essere consumato, adesso occorre seguire l’ottica della promozione dove è il cliente che va verso il prodotto, e se lo crea partendo dalle sue richieste. Dobbiamo sforzarci di presentare un’offerta ricettiva robusta anche a fronte di una domanda ancora debole. Le imprese turistiche per essere competitive devono recepire un nuovo modello d’offerta che offra un prodotto non più “solido” e preordinato bensì “liquido” e modellabile. Ed è importante acquisire il turista nel momento della scelta del viaggio. Dobbiamo abbandonare la concentrazione tematica del turismo ed abbracciare invece la concezione di un’offerta turistica più ampia che sappia coniugare il bello, la gastronomia, il territorio. Bisogna prendere atto che non esiste il turismo ma esistono i turismi e bisogna scegliere come giocarsela al massimo della qualità e dell’eccellenza. Il vecchio turismo dell’albergo in riva al mare è solo un pezzetto del turismo che lascia poco al territorio. I tanti turismi che ci sono, culturale, paesaggistico, congressuale, termale, etc., richiedono delle scelte ben precise su come si vuol competere e contro chi, e quali sono i progetti fattibili e comportarsi di conseguenza. Ma per fare questo occorre avere la formazione delle persone di basso, medio e alto livello. Occorrono anche infrastrutture adeguate. Penso per esempio alla copertura della banda larga. Perché tanta gente sceglie il posto delle proprie vacanze, ma vuole rimanere collegata con il suo mondo, con la sua famiglia, con il suo ufficio sempre. Avere una rete che copre completamente il territorio sarebbe sicuramente un vantaggio competitivo importante”.

 

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