''Il Pd evidentemente si è accorto di aver sbagliato, l'accelerazione era sbagliata. Pensare la decadenza del senatore Berlusconi in 24 ore era follia pura. Evidentemente qualcuno se ne è accorto e qualcuno ha frenato il Partito democratico. Penso, molto probabilmente, anche se non lo so con esattezza, il Colle più alto''. Così Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, in un'intervista a 'Radio Anch'io', su Radio Uno. ''Il Partito democratico - sottolinea l'ex ministro - ha fatto marcia indietro e si è diffuso un po' di buon senso, solo un po' di buon senso. Loro insistono a dire, senza se e senza ma, che la decadenza debba essere decisa e al più presto. E sul più presto sono anche d'accordo, perché questa incertezza deve finire. Noi siamo dell'avviso che l'applicazione della legge Severino sia incostituzionale - spiega - che non si può applicare la legge Severino in forma retroattiva, e chiediamo che sia la Corte Costituzionale oppure la Corte del Lussemburgo a decidere. Metà Paese la pensa così, metà dei costituzionalisti la pensano così, i dubbi sono chiarissimi da questo punto di vista''. ''Non capisco - conclude - perché il Pd, alleato di maggioranza, insista in questa posizione se non per ragioni politiche''.
Dopo l'intesa raggiunta ieri sulla procedura da seguire per il caso Berlusconi, oggi invece non si raggiunge l'unanimità nella decisione sul calendario dei lavori che dovrebbe seguire la Giunta del Senato. "In assenza dell'unanimità - spiega Stefania Pezzopane (Pd) - dovrà essere domani il presidente a proporre il calendario".
All'inizio della seduta dell'Ufficio di presidenza della Giunta per le Immunità del Senato, il vicepresidente Giacomo Caliendo (Pdl), aveva proposto di arrivare ad un voto tra due settimane. Poi il Pdl aveva provato a correggere il tiro ipotizzando un voto entro venerdì della prossima settimana. Ma ormai le posizioni di Pd e Movimento 5 stelle, dopo l'iniziale presa di posizione di Caliendo, si erano irrigidite. Così è stato difficile riuscire ad arrivare ad una decisione unanime. I senatori grillini, infatti, proponevano di far lavorare la Giunta, se necessario, anche il finesettimana pur di arrivare ad un voto nei tempi più rapidi possibili. L'intenzione del Pd, invece, era quella di chiudere il capitolo 'relazione Augello' entro lunedì, al massimo martedì mattina. In questa situazione, dopo due ore di discussione, si è preferito affidare la decisione di fissare un calendario dei lavori al presidente della Giunta Dario Stefano. Sarà lui, infatti, domani, in apertura della seduta fissata per le 15, ad avanzare una proposta ''di mediazione''. Il socialista Enrico Buemi ha lasciato in anticipo l'Ufficio di presidenza per protestare contro ''l'atteggiamento del Pd che probabilmente vuol far cadere, con quest'atteggiamento, il governo Letta''. ''Questa posizione di Buemi è kafkiana, ridicola e pretestuosa'', commenta il vicepresidente della Giunta Stefania Pezzopane. ''Soprattutto - osserva - perché lui non ha fatto nessuna di queste dichiarazioni in Ufficio di presidenza, ma solo a voi della stampa, e poi perché provengono da un uomo eletto nel Pd''.
Il senatore del Psi Enrico Buemi ha abbandonato per protesta i lavori dell'Ufficio di presidenza della Giunta che doveva decidere il calendario dei lavori sul caso Berlusconi. "Il clima si è di nuovo avvelenato - dice - il Pd vuol far cadere il governo. Non si possono accettare dei diktat sul calendario dei lavori come quelli che stanno arrivando dal centrosinistra".
'Domani, in apertura di seduta, cercherò di fare una proposta di mediazione che ottenga il via libera dalla più ampia maggioranza. Le posizioni non sono distantissime, pertanto penso che si possa arrivare per domani ad una decisione condivisa''. E' quanto afferma il presidente della Giunta Dario Stefano (Sel).
''Perché si è rotto nell'Ufficio di presidenza per un solo giorno di differenza? Sono posizioni che legittimamente sono state espresse. Non tocca a me commentare. Io posso praticarmi per trovare un'intesa che sia la più ampia possibile'', prosegue Stefano rispondendo alla domanda dei cronisti su come mai non si sia raggiunta l'unanimità in Giunta per le immunità visto che il Pdl chiedeva di votare giovedì prossimo, mentre il Pd, dopo aver proposto in un primo momento il voto per lunedì, si era dimostrato possibilista ad accogliere anche la proposta del mercoledì come giorno ultimo per arrivare ad una conclusione sulla proposta del relatore Augello di confermare la convalida di Berlusconi. ''L'intenzione di tutti è quella comunque di votare entro la prossima settimana - sottolinea Stefano - pertanto penso che ad un'intesa si possa ancora arrivare''.
La decisione presa in Giunta costituisce un precedente importante. Non era mai stata decisa una procedura del genere. E' stata accolta la nostra richiesta di individuarne una ad hoc per questo caso". Lo ha detto il relatore del caso Berlusconi in Giunta per le Immunità del Senato Andrea Augello. "Non lo speravo davvero che si sarebbe arrivati ad una decisione unanime su questa storia. Per quanto riguarda i tempi non sono ancora in grado di dire nulla perché dovranno essere ancora decisi dall'ufficio di presidenza - prosegue Augello - ma posso solo dire che essendo una questione del tutto particolare, tanto che richiede una procedura a sè, ci vorrà tutto il tempo che ci vorrà...". "Abbiamo ottenuto che prima si voti sulle questioni preliminari e poi sulla decadenza o meno di Berlusconi. Ognuno potrà esprimersi su ogni questione pregiudiziale e poi ci sta il voto complessivo. E' stata accolta, di fatto, la nostra richiesta e di questo siamo soddisfatti". Secondo Augello il clima in Giunta stasera "è stato molto più disteso e conciliante rispetto a quello di ieri"
''Qualcuno cerca di rappresentare la storia di mio padre come quella di un criminale. Non è così - ha detto Barbara Berlusconi, interpellata dall ansa mentre usciva dalla sede del Milan - La sua è invece una storia imprenditoriale e politica. Si possono usare tanti aggettivi per descrivere Silvio Berlusconi, ma non quello di delinquente''.
Come presidente di un Parlamento, la sola cosa che posso dire è che in caso di giudizio e di perdita dell'immunità e di conseguenze legali di atti giuridici, un Parlamento non ha alternative". Lo dice Martin Schulz sul caso della decadenza di Berlusconi. "Non ci sono alternative all'applicazione delle leggi" aggiunge.