Il Festival d’Autunno ritorna al Teatro Politeama di Catanzaro con un concerto sold-out da circa un mese. In una serata in cui tutto sembra essere perfetto, ieri sera nel tempio dell’arte catanzarese, la musica di un grande artista ha fatto la differenza. Franco Battiato, uno degli “eroi” che il direttore artistico del Festival ha voluto rappresentasse il Sud d’Italia, ancora oggi riesce a creare con la sua musica atmosfere che cattura e affascina un pubblico dall’anagrafe indecifrabile, tanto è varia l’età dei presenti.
All’inizio di tutto, Battiato alla sua maniera appare sul palco, siede sul suo tappeto che sembra possedere una segreta magia, indossa la cuffia e intona con voce leggera “L’ombra della luce” e poi “Le sacre sinfonie del tempo”, in un’atmosfera quasi mistica. Questo momento di apparente attesa di qualcosa che è sospeso nell’aria, quasi rarefatto, rende il musicista siciliano simile a un sacerdote di un rito pagano. Il movimento delle sue mani che disegnano immaginarie evoluzioni, accompagna la musica come farebbe un direttore d’orchestra. E dietro alle sue sonorità ci sono musicisti di grande spessore, artisti che si “legano” perfettamente a ciò che il Maestro ha scritto e desidera esprimere al pubblico giunto da tutta la Calabria e da molte regioni d’Italia. La qualità di quei suoni viene espressa dalla perfezione del Quartetto Italiano, di Carlo Guaitoli, al pianoforte, e di Angelo Privitera alle tastiere.
L’atmosfera cresce nel corso del concerto grazie ad una scaletta che rivela un lento e progressivo legame armonico tra presente, passato e futuro, evidenziando il lungo percorso di una carriera luminosa. Battiato è lì davanti a tutti, concentrato sul suo repertorio e su brani che catalizzano l’attenzione dei fan, incantati dall’artista tanto atteso. Ogni brano è un attimo diverso, una storia vissuta, un emozionante ricordo. A voler dare una immagine perfetta bisognerebbe usare il titolo di una delle sue più belle composizioni: “Un irresistibile richiamo”.
Anche nella esecuzione di canzoni composte da altri emerge la sua grandezza. “Te lo leggo negli occhi”, non risente del mezzo secolo di età nella rilettura di Battiato. Profonda e intima quanto basta per ridefinire i “contorni” emotivi della canzone del binomio Sergio Endrigo e Sergio Bardotti, eseguita da Dino nel 1964.
Non c’è alcun cenno di stanchezza da parte del pubblico. “Niente è come sembra”, “Nomadi”, “Prospettiva Nevski”, sono piccoli “sospiri” determinati da un amore ritrovato o forse mai perduto.
E quella che è la miglior dichiarazione d’amore dei nostri tempi ne è la conferma. Il piano introduce le prime note de “La cura”, accolta con una ovazione, con un fremito che ogni volta fa battere forte il cuore. Una esecuzione perfetta. Nulla può far palpitare come una canzone d’amore e il riconoscimento sono gli applausi sentiti. Battiato allontana la struggente malinconia con “L’era del cinghiale bianco” e la conclusiva “E ti vengo a cercare”.
L’amore ritorna nel bis con “Stranezza d’amuri” e “La stagione dell’amore”. Con “Voglio vederti danzare” sembra sia finito tutto, ma ieri sera nessuno dei presenti voleva ritornare a casa. Ognuno ha chiesto la propria canzone preferita. Battiato con aria compiaciuta e sorridente ha accettato di eseguire «Oceano di silenzio». Decisione accolta da un applauso scrosciante. Poi, ancora una richiesta, e alle prime note di “Povera patria”, tutti in silenzio per quello che è stato l’ultimo attimo in cui il cuore ha battuto forte per le profonde emozioni regalate da un artista vero.
Sabato 31 ottobre il Festival d’Autunno ospiterà un altro artista che ha fatto conoscere la musica italiana nel mondo. Al Bano, una voce e un artista che si racconterà con le più belle canzoni del suo canzoniere.
I biglietti dei concerti del Festival d’Autunno potranno essere acquistati online sul sito www.festivaldautunno.com e presso le rivendite autorizzate.