Il primo gruppo di aerei russi ha lasciato la base russa di Hmeimim in Siria. I velivoli, sottolinea il ministero della Difesa russo, effettueranno degli stop lungo la rotta da 5000 chilometri che li riporterà a casa sia per rifornirsi di carburante sia per controlli tecnici.
Cosi con una mossa a sorpresa, Vladimir Putin ha ordinato il ritiro della "maggior parte" delle forze russe dalla Siria, motivando la decisione con l'intento di facilitare i negoziati ripresi oggi a Ginevra tra governo e opposizioni e senza parlarne con i colleghi stranieri. Negoziati che l'inviato speciale dell'Onu, Staffan de Mistura, ha definito come "il momento della verità", mentre il cessate il fuoco è arrivato inaspettatamente al diciassettesimo giorno.
"Spero che il ritiro delle nostre truppe possa dare un impulso al processo di pace". Vladimir Putin sceglie il giorno della ripresa dei negoziati infrasiriani a Ginevra per annunciare al paese - e al mondo - 'missione compiuta' e dare così il via alla sua exit strategy dal ginepraio siriano, in barba a quanti predicevano uno scenario afghano per la prima avventura bellica della Russia al di fuori del cortile di casa sin dai tempi dell'ex Unione Sovietica. Ma, trattandosi di Putin, 'cautela' è la parola d'ordine che serpeggia a Mosca a poche ore dall'annuncio: il rischio, secondo diversi osservatori, è che il leader del Cremlino stia tentando l'ennesimo 'rilancio'.
"Ora la Russia deve intensificare la sua partecipazione ai negoziati infrasiriani", ha detto d'altra parte Putin al suo ministro degli Esteri Serghei Lavrov. Traduzione: lo spazio politico è stato assicurato, largo alla diplomazia. Il Cremlino, non ha caso, ha fatto sapere che Assad si è detto "pronto" a dare inizio al "processo politico" all'interno del paese quanto prima. Il suo futuro, ha sottolineato il Cremlino, non è stato ovviamente al centro della telefonata tra il presidente siriano e quello russo, come da prassi. La Siria che verrà è affare dei siriani, vanno ripetendo i russi da mesi. Ora la palla passa agli 'sherpa' a Ginevra. I militari russi, nel mentre, controlleranno che la tregua sia rispettata. E poi si vedrà
La Russia tuttavia continuerà i raid aerei conto obiettivi terroristici in Siria, ha detto il vice ministro della Difesa Nikolai Pankov, citato dalla Tass. "E' ancora presto per parlare di vittoria sul terrorismo", ha dichiarato. "Le forze aeree russe dislocate nella base siriana - ha spiegato Pankov - hanno il compito di continuare a bombardare le infrastrutture dei terroristi".
Insomma, se il grosso delle truppe di Mosca sta facendo rientro a casa, il contingente militare che resta in Siria - protetto dall'avanzato sistema antimissilistico S-400 - continuerà a dare filo da torcere ai jihadisti, per quanto il numero delle sortite è destinato a calare vertiginosamente. "Certi risultati positivi sono stati raggiunti", ha detto ancora Pankov. "E' emersa una concreta opportunità di porre fine al conflitto e alla violenza, ma è troppo presto per parlare di vittoria sul terrorismo". Il vice ministro ha poi ricordato che dal cessate-il-fuoco sono escluse le sigle terroristiche riconosciute dall'Onu come "Jabhat an-Nusra, Isis o altre".
"Chiediamo il ritiro di tutte le truppe straniere dalla Siria, non solo quelle russe", ha detto oggi a Ginevra Salim al Muslet, dell'Alto comitato per i negoziati (Hnc) delle opposizioni in una dichiarazione trasmessa in diretta dalla televisione panaraba Al Jazira. Quanto all'annuncio del presidente russo Vladimir Putin sul ritiro delle sue truppe, Al Muslet ha detto: "Sentire un annuncio è una cosa, vederlo applicato sul terreno è un altro. Sarà uno sviluppo positivo se Putin è serio nel volerlo applicare".