In primis, diciamo che i giovani meridionali diplomati e laureati entrano, sempre più tardi, sul mercato del lavoro e quasi mai riescono ad avere risposte utili e/o soddisfacenti. Pertanto, è emerso da Rapporto “Giovani 2017”, (firmato dall’Istituto Toniolo, fondatore dell’Università Cattolica), che i giovani del Sud sono, più insoddisfatti, rispetto ai loro coetanei del Nord Italia; in particolare, sono risultati questi dati: il 36,8% è la percentuale dei ragazzi insoddisfatti della loro vita; il 36% è la percentuale dei giovani disposti ad accettare nuovi lavori. Ancora, di giovani del Sud e del loro lavoro ha parlato anche l’Istat che ha diffuso i nuovi numeri riguardanti la folta platea dei “neet” (leggi: giovani che non studiano, non lavorano, non si formano e non cercano occupazione); questi sono i dati divisi per regioni: in Sicilia, il numero dei neet sale a 39,5%; in Calabria sale al 35,8%; in Puglia sale al 34,1%; in Basilicata sale al 31,8%. A questo punto, sulla base di tutti questi dati che raffigurano un Mezzogiorno, senza prospettive per i giovani, i quali risultano scontenti ma, anche, dinamici, dobbiamo registrare, pure che essi, da un lato, giudicano il presente del loro territorio, che li emargina e, dall’altro, sono pronti a mettersi in gioco; ma, purtroppo, diciamo senza mezzi termini, che sono costretti a farlo fuori dal proprio territorio, spopolando il Mezzogiorno.