In primis, diciamo che il Mezzogiorno ha già grandi potenzialità di sviluppo, tra il patrimonio agricolo e quello storico-paesaggistico ma, nel contempo, ha bisogno anche di avere la possibilità, di esprimerle al meglio. Vediamo come. A nostro modesto avviso, queste risorse del Sud possono dare inizio ad un laboratorio di sperimentazione, a largo raggio, nel quale un “matrimonio” tra investimenti privati e pubblici potrebbe concorrere a ridurre gli storici divari tra Nord e Sud del Paese, ovvero, la onnipresente “Questione Meridionale”. Ancora, un’Italia a due facce, tra Nord e Sud, oggi, in realtà, è un Paese più cosciente delle proprie potenzialità di sviluppo: per sostenere una ripresa più rapida e duratura è necessario, senza mezzi termini, il rilancio di investimenti pubblici, più, mirati ai bisogni socio-economici del Mezzogiorno, con infrastrutture immateriali(una riduzione del cuneo fiscale gravante sul lavoro) e materiali(costruzioni di nuovi porti ed aeroporti) e con interventi in vista di un orizzonte temporale più ampio. E, dulcis in fundo, diciamo che questo clima di speranza per la crescita dell’intero Paese Italia, ci fa dire: da un lato, che non c’è più tempo da perdere per gli interventi al Mezzogiorno da parte della Politica nazionale; dall’altro lato, sono le industrie meridionali, con i propri investimenti, a concorrere a questa possibile soluzione della persistente “Questione meridionale”.