L’unzione degli infermi è un sacramento celebrato dalla Chiesa cattolica e da altre chiese cristiane. Consiste, in pratica, nella preghiera che si fa per un malato, spesso al suo capezzale, e nell’unzione dello stesso con l’olio appositamente benedetto per questo uso. E’ il sacramento destinato espressamente dalla Chiesa al conforto, anche fisico, delle persone affette da malattia. E’ questo l’argomento trattato ieri pomeriggio da don Giorgio Occhipinti nel terzo incontro del corso organizzato a Ragusa dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute e rivolto a tutti coloro che desiderano dedicare un poco del loro tempo al servizio del volontariato rivolto ai fratelli sofferenti negli ospedali, nelle cliniche private, in case di cura e di riposo o anche ai malati che si trovano presso il proprio domicilio in collaborazione con i cappellani e i parroci. Il direttore dell’Ufficio dicocesano, don Occhipinti, si è soffermato ad illustrare le origini del nome (in passato questo sacramento era chiamato “estrema unzione”) e, soprattutto, le origini del rito, con Papa Innocenzo I che, nella propria lettera del 19 marzo 416, stabilisce che l’olio consacrato del vescovo poteva essere amministrato anche dai fedeli ai cristiani che non erano sottoposti a penitenza, ponendone in risalto l’effetto corporale, tant’è che fu definita da Cesario di Arles “medicina della Chiesa”. Nei secoli successivi, la diffusione del sacramento, raccomandata fino ad allora per contrastare rituali e pratiche magiche, venne regolamentata da disposizioni conciliari e celebrata dai sacerdoti. “Oggi il sacramento dell’unzione ai malati – ha detto don Giorgio – è visto nella luce della vicinanza di Cristo al malato e al sofferente. La Chiesa cattolica lo amministra a chi, malato gravemente, è ancora capace di intendere e volere e così rafforzare la sua fede. Il ministro del sacramento sono il vescovo e il presbitero. Occorre anche sottolineare che la Chiesa predilige la celebrazione comunitaria, nella quale la comunità cristiana intera prega per i suoi membri malati”.