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Venerdì, 15 Novembre 2024

Di Maio disco verde alle manette per l'ex alleato

'Non vedo l'ora di portare le mie ragioni, prima in Senato e poi nel caso anche in Tribunale, se vogliono portarmici". Così Matteo Salvini rispondendo ai giornalisti. "Tutto quello che ho fatto l'ho fatto da ministro, con il consenso di tutto il governo, e lo dimostreremo con le carte - aggiunge -. Se poi qualcuno per convenienza, per non litigare con il Pd dice che Salvini é un sequestratore e dev'essere processato, ne risponderà alla sua coscienza".  

"Di Maio?  Un piccolo uomo. Tutto qui", aggiunge rispondendo ai giornalisti sull'intenzione del M5s di votare per l'autorizzazione a procedere a suo carico. 

Cosi il forcaiolo Luigi Di Maio che, in barba a quando aveva difeso l’ex alleato leghista dall’inchiesta (identica) sull’affaire Diciotti, ha fatto sapere che trascinerà i suoi uomini a votare “contro l’interesse pubblico prevalente” e a favore del processo. È l’ultima giravolta di un movimento che, da quando ha deciso di andare a braccetto con il Partito democratico, ha rispolverato il proprio livore manettaro. Una cattiva attitudine che, quando sedevano al governo col Carroccio, avevano fortunatamente abbandonato, ma che ora si trovano a impugnare nuovamente per rimanere attaccati alla poltrona.  

Se per Di Maio, fino a qualche mese fa, la difesa dei confini era tollerata per tenersi stretta la sedia, per lo stesso motivo adesso non la tollera più e se ne va in tivù ad accusare l’ex alleato di non aver rispettato (inesistenti) accordi con Bruxelles che avrebbero provveduto all'immediata redistribuzione degli immigrati a bordo. Fantapolitica.   

La verità è un’altra. A gennaio, quando il Senato si era espresso sulla Diciotti, il Movimento 5 Stelle sedeva al governo con la Lega. Adesso è a tavola con un altro commensale: il Partito democratico. E, quindi, disco verde alle manette. Anche se, come fa notare Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera, “sul piano giuridico e giudiziario le due vicende sono quasi perfettamente sovrapponibili”. Non a caso a mordere le calcagna di Salvini sono gli stessi giudici del tribunale dei ministri di Catania (Nicola La Mantia, Paolo Corda e Sandra Levanti) che lo volevano inchiodare per la Diciotti e per un altro caso ancora, quello della nave Sea Watch. L’accusa è sempre la stessa: aver “bloccato la procedura di sbarco dei migranti”. Aver cioè difeso i confini del nostro Paese dall’ingresso di irregolari.  

"Abusando dei poteri" da ministro dell'Interno avrebbe "privato della libertà personale i 131 migranti bloccati a bordo di nave Gregoretti Guardia Costiera italiana dalle 00:35 del 27 luglio 2019 fino al pomeriggio del 31 luglio" successivo, quando è giunta l'autorizzazione allo sbarco nel porto di Augusta, nel Siracusano. E' l'accusa contestata dal Tribunale dei ministri di Catania a Matteo Salvini nel chiederne l'autorizzazione a procedere per sequestro di persona. M5S annuncia che voterà a favore dell'autorizzazione a procedere, al contrario di quanto fece con il caso Diciotti, quando era al governo con la Lega. La Procura distrettuale aveva chiesto l'archiviazione per Salvini.

"È una vergogna che rischi 15 anni per aver difeso i confini, ma non sono l'unico, guardando come viene trattato Trump negli Usa o Netanhyau in Israele. Penso che qualcuno faccia un uso politico della magistratura, usi il suo ruolo (di magistrato, ndr) per fare politica. Pochi, il 99 per cento della magistratura italiana è sana, libera e indipendente".

"Sulla giustizia preferisco non esprimermi, al massimo ci troveremo in qualche istituto di pena con qualche 'caporale' o qualche stupratore" - dice ancora l'ex ministro che poi aggiunge: "Conto di trascorrere il 2020 a piede libero. Voglio guardare in faccia quelli con cui abbiamo condiviso scelte di governo ed oggi hanno cambiato idea".

Ieri, intanto, Di Maio aveva affermato:  "Qui non si stratta di fare o no un favore a qualcuno. Noi a gennaio o febbraio di quest'anno saremo chiamati a riconoscere l'interesse pubblico prevalente a bloccare una nave: ma stiamo parlando di una nave bloccata a luglio quando gli altri paesi europei che venivano chiamati si offrivano per la redistribuzione dei migranti".

"Il caso Diciotti fu un atto di governo perché l'Ue non rispondeva e servì ad avere una reazione, che poi arrivò - ha aggiunto - . Quello della Gregoretti, dopo un anno, fu invece un atto di propaganda, perché il meccanismo di redistribuzione era già rodato e i migranti venivano redistribuiti in altri Paesi Ue. È questa la differenza enorme tra i due casi, la differenza enorme tra la realtà e la bugia. 

Intanto grazie alle politiche sbagliate sono quasi due milioni i giovani tra i 18 e i 34 anni in condizioni di sofferenza, ovvero a cui mancano due o più dimensioni del benessere (dalla salute al lavoro, dalla sfera sociale a quella territoriale, passando per l'istruzione). E' quanto risulta da rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile (Bes). Quella che l'Istituto chiama la "multi-deprivazione" è più alta, si sottolinea, "tra i giovani adulti di 25-34 anni e nel Mezzogiorno".  

Tra i ragazzi del secondo anno delle scuole superiori la quota di coloro che non "raggiunge la sufficienza (low performer) nelle competenze è del 30,4% per l'italiano e del 37,8% per la matematica". Lo rileva l'Istat nel Rapporto Bes, con riferimento all'anno scolastico 2018/2019. "Nelle regioni del Mezzogiorno la quota di studenti che non raggiungono un livello sufficiente sale - viene sottolineato - al 41,9% per le competenze in italiano e al 53,5% per quelle in matematica".

"Nell'ultimo anno gli indicatori segnalano un miglioramento del benessere. Oltre il 50% del totale dei circa 110 indicatori per cui è possibile il confronto", si spiega nel rapporto, "registra un miglioramento". A livello territoriale, i valori più elevati si rilevano al Nord quelli più bassi al Centro. Analizzando le diverse sfere alla base del Bes, si confermano difficoltà su lavoro, conciliazione dei tempi di vita e soddisfazione economica.    

"Nel 2018, la speranza di vita alla nascita raggiunge il massimo storico, 82,3 anni (80,9 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne)". Così l'Istat nel Rapporto Bes, dove però sottolinea come la maggiore longevità femminile si accompagni "a condizioni di salute più precarie".  

 "Nel 2018 nel 54,9% dei casi le donne sono state uccise dal partner attuale o dal precedente", rileva l'Istat nel Rapporto Bes, sottolineando come permangono "forti differenze di genere nella relazione tra autore e vittima dell'omicidio: l'81,2% delle donne uccise è vittima di una persona conosciuta (64% nel 2004)". In generale, viene spiegato, "nel 2018 si sono verificati 212 omicidi di uomini e 133 di donne (corrispondenti rispettivamente a 0,7 e 0,4 omicidi per 100mila abitanti dello stesso sesso). L'ultimo anno conferma la tendenza alla diminuzione del tasso di omicidi degli uomini (0,8 nel 2017), ma non di quello delle donne che rimane stabile (0,4 nel 2017)".

 "Nel 2018, il 10,4% delle famiglie ha denunciato irregolarità nell'erogazione dell'acqua nella propria abitazione, un livello stabile rispetto all'anno precedente ma in costante aumento negli ultimi 5 anni". Lo rileva l'Istat nel Rapporto Bes.  

 

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