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Droga, non si elimina il mercato nero legalizzando

Recenti dati che arrivano dal Nord America sfatano uno dei più diffusi luoghi comuni sulla legalizzazione della droga: eliminare il mercato nero in mano ai vari cartelli. Stati Uniti e Canada sono all’avanguardia tra le nazioni che hanno legalizzato l’uso della cannabis sia senza restrizione alcuna, vedi il  Canada o anche per il solo uso ricreativo o medico come molti stati: California, Washington, Oregon, Colorado, la capitale Washington D.C. e molti altri hanno legalizzato con alcune limitazioni anche se, a livello federale, negli Usa, l’uso della cannabis resta un reato. Il fallimento totale è proprio sulla lotta al racket della droga che resta più florido che mai come aveva ben previsto un grande esperto del settore: il magistrato Paolo Borsellino (1940-1992) che, per la sua esperienza di lotta alle mafie diceva: «Liberalizzare la droga per combattere il traffico clandestino è da dilettanti di criminologia. La legalizzazione del consumo di droga non elimina il mercato clandestino, anzi diventerebbe ancor più pericoloso perché destinato a coloro che per motivi di età non accederebbero al mercato legale, i più giovani e, quindi, i più fragili e bisognosi di protezione». Il discorso è del 1989, un secolo fa, molte cose sono cambiate da allora, la diffusione delle sostanze stupefacenti ha raggiunto livelli inimmaginabili trent’anni fa, ma, più che altro, molti Stati hanno legalizzato l’uso della cannabis. Questi Stati possono avere dei riscontri sull’uso, l’abuso, le conseguenze e quelle che allora erano le previsioni di un magistrato oggi sono provate dalla cronaca. In Canada e negli Stati Uniti i cartelli della droga continuano a fare enormi profitti con la cannabis. I motivi sono semplici: primo fra tutti il fatto che gli Stati, come fanno con alcool e tabacco, mantengono una tassazione elevata sulle attività «viziose» come l’uso delle sostanze stupefacenti o anche il gioco d’azzardo. I prezzi al consumatore restano più alti di quelli del mercato clandestino tax free. Altro punto è quello delle fasce d’età: in alcuni stati la vendita è vietata ai minori di anni 21 e quindi c’è un mercato molto vasto di fruitori del servizio. Ultimo aspetto, forse ancora più drammatico è che la decriminalizzazione ha abbassato notevolmente i rischi dei contrabbandieri che non hanno più l’accusa di spaccio di sostanze potenzialmente pericolose e addirittura spostano in Canada e Usa le loro centrali. Tutte queste informazioni che si possono leggere anche sul Corriere della Sera di domenica 24 novembre venivano già esposte anni fa da un altro magistrato, Alfredo Mantovano, che si spende molto per combattere questi luoghi comuni. E l’esperimento in vivo che stanno attuando nel Nord America sarà sicuramente molto utile anche per i nostri legislatori che così avranno informazioni importanti almeno su questo punto: il mercato illegale in mano alle mafie non si combatte con la legalizzazione.

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