Perché negli Stati Uniti si vota sempre di martedì? Perché il presidente vince legittimamente anche se ha preso meno voti? Cosa sono i caucus? Cosa c’entrano Polibio e l’antica Roma con il governo americano? Perché in quel Paese la matematica è un’opinione? A queste e altre domande risponde l’agile pamphlet scritto da Marco Respinti e appena pubblicato da D’Ettoris Editori. Il titolo è chiaro: Come si USA. Guida (e curiosità) per l’elezione del presidente americano. Sfido chiunque ad avere chiaro il meccanismo elettorale statunitense, ma Respinti, autore, giornalista, traduttore, conosce molto bene la realtà americana. È Senior Fellow del Russel Kirk Center for Cultural Renewal di Mecosta, in Michigan, dove Russel Kirk è il nome del “padre della rinascita dello spirito conservatore nella seconda metà del Novecento statunitense”. Respinti ci introduce nei meandri del sistema elettorale del Paese, anzitutto descrivendo “chi” sono gli Stati Uniti; quindi, illustrandone "per sintomi" la storia e gli sforzi per far si che il sistema politico avesse, sin dal principio, un’architettura che “fondava la res publica sul bilanciamento fra i poteri dello Stato”. Da qui, a cascata, una serie di interventi che i Padri costituenti vollero per garantire al popolo un potere reale a livello federale e dei 50 Stati dell’Unione. Anche l’elezione del presidente percorre una strada apparentemente complessa ma che Respinti spiega in modo esauriente facendo vedere il massimo rispetto che i Padri fondatori hanno avuto proprio per gli elettori: “We, the people” è proprio la formula in apertura della Costituzione americana perché sono i cittadini che “orientano l’elezione del presidente e del vicepresidente” proprio nell’Election Day. “Questo è il potere dei cittadini degli Stati (…), cioè gli «abitanti del borgo»: così si esprime e funziona la democrazia statunitense, vale a dire il potere centrale dei suoi cittadini liberi, né agglomerati in una massa informe né frammentati come atomi impazziti, bensì elementi di un insieme, un demos, un popolo, «We, the people».
P.S. Si vota di martedì perché la domenica è dedicata alle funzioni religiose, il mercoledì è giorno di mercato e il lunedì c’è il tempo per andare a votare il giorno dopo e magari, tornando a casa, ci si ferma al mercato.