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Napolitano alla cerimonia di commemorazione della strage delle Fosse Ardeatine

'Dobbiamo ricordare quello che abbiamo vissuto in Italia ed in Europa e che non si può giocare con queste posizioni che tendono a screditare il nostro patrimonio di lotta per la libertà''. Lo afferma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla cerimonia di commemorazione della strage delle Fosse Ardeatine.

"La pace non è un regalo o addirittura un dato scontato, ma una conquista, e per quanto riguarda noi e gli altri paesi europei è una conquista dovuta precisamente a quella unità europea che oggi troppo superficialmente da varie parti si cerca di screditare e attaccare".

"Da Napolitano parole vergognose: usa le Fosse Ardeatine per attaccare chi 'superficialmente' scredita e attacca l'Ue. I dinosauri e gli Euro-Burocrati hanno paura! Dalla Francia arriva un vento di Libertà, il 25 maggio l'incubo di Napolitano, Merkel e dei tifosi dell'Euro diventerà realtà: un'altra Europa è possibile" dice Matteo Salvini su Facebook.

Un "orribile delitto contro l'umanita'", con 335 caduti per ritorsione: cosi' e' stato definito dalla Corte di Cassazione l'eccidio delle Fosse Ardeatine. Era il 23 marzo 1944, ricorrenza del venticinquesimo anniversario della fondazione dei fasci di combattimento, avvenuta a Milano nel 1919. Roma era in piena Repubblica sociale italiana e il comando partigiano prevedeva una solenne celebrazione dei fascisti. Chiese così ai ''gruppi di azione partigiana'' (Gap) se avevano qualche progetto per demoralizzare i repubblichini. I gap proposero di attaccare col tritolo una colonna di circa 150 poliziotti appartenenti all'undicesima compagnia del terzo battaglione del reggimento Ss "Bozen", composta di altoatesini.

Tutti i giorni la colonna, puntualissima, percorreva una stretta stradina, via Rasella, per raggiungere le caserme al Castro Pretorio. Giunti a Roma da poche settimane, passavano per soldati violenti e feroci. L'idea fu di Mario Fiorentini, studente in matematica che abitava vicino a via Rasella. La espose a Rosario Bentivegna ("Paolo") e Carla Capponi ("Elena"), fidanzati, lui studente di medicina, lei tecnica di un laboratorio di chimica, entrambi militanti nel Gap di cui faceva parte Fiorentini. Bentivegna alle 3,25 del 23 marzo percorse via Rasella vestito da spazzino spingendo un carretto per la spazzatura con dentro 18 chili di tritolo fornito dalle formazioni speciali dell'esercito. La bomba era stata preparata da Giulio Cortini, da sua moglie e da altri. Alle 3,35 arrivarono gli altoatesini e alle 3,45 la bomba scoppiò facendo una strage. Su ciò che restava della colonna caddero le bombe di Franco Calamandrei e altri tre partigiani. Le vittime furono 33. Alle 20 dello stesso giorno il generale nazista Herbert Kappler ebbe l'ordine della ritorsione: 10 italiani per ogni soldato morto. E furono le Fosse Ardeatine con 335 vittime (molte delle quali ebrei anche non italiani, militari e civili), cinque in più dell'ordine ricevuto. Mentre Kappler ha enormi difficoltà a trovare tante persone da fucilare sorge il problema di come formare il plotone di esecuzione. Il comandante del reggimento che ha subito l'attentato si rifiuta. Anche l'esercito tedesco risponde negativamente dicendo che ''i militari non vogliono sporcarsi le mani con una turpe ritorsione'".

Cosi' Kappler decide di far da sé, tra i suoi aiutanti c'è anche Erich Priebke, che per questo sarà processato per "concorso in violenza con omicidio continuato in danno di cittadini italiani". Kappler divide i suoi uomini (12 ufficiali, 60 sottufficiali e un soldato) in piccoli gruppi e ordina di sparare un solo colpo per prigioniero. Le vittime furono uccise a gruppi di cinque con un colpo alla nuca. Il primo gruppo mori' alle 15,30 del 24 marzo. Il secondo gruppo è comandato dallo stesso Kappler che vuole dare l' esempio. Tutto finisce alle 20. Quattro ore e mezzo di sangue. Le vittime avevano un'età che andava dai 14 ai 72 anni. C'erano architetti, avvocati, attori, banchieri, calzolai, falegnami, camerieri, elettricisti, militari di ogni ordine e grado, impiegati, operai, tipografi e un sacerdote. Il 3 maggio 1948 Kappler compare dinanzi al Tribunale militare di Roma e il 20 luglio viene giudicato colpevole e condannato all'ergastolo. Ricorre ad una serie di appelli, l'ultimo il 19 dicembre 1953. Sentenza confermata. Comincia così l'espiazione del "Boia delle Ardeatine", prima a Forte Boccea fino al 1949, poi a Gaeta fino al 1976 e quindi all'ospedale militare del Celio perché "gravemente ammalato". Qui è assistito dalla moglie, Frau Anneliese. Nella notte fra il 14 e il 15 agosto 1977 Kappler, benché gravissimo, riesce ad evadere, si dice nascosto dentro la valigia della moglie. Morirà a Soltau (Rfg) il 9 febbraio 1978. Bisognerà aspettare fino al 1998 per la condanna degli altri due ufficiali nazisti coinvolti nella strage: Erich Priebke e Karl Hass. Il secondo è morto nell'aprile del 2004, Priebke lo scorso ottobre a 100 anni.

E' morto l'11 ottobre a Roma all'eta' di 100 anni Erich Priebke, capitano delle Ss che il 24 marzo del 1944 partecipo' all'eccidio delle Fosse Ardeatine. "Non rinnego il mio passato", ha detto in un'intervista-testamento resa nota dal suo avvocato, Paolo Giachini, che ci tiene a fare sapere: "si e' spento di vecchiaia ed e' stato lucido fino alla fine". "E' morto un assassino mai pentito", sono le parole dell'Anpi. Grande eco alla notizia in Israele. Sara' sepolto accanto alla moglie a Bariloche, in Argentina, dove aveva vissuto per decenni fino al 1994, quando era stato 'incastrato' da un tv americana ed estradato in Italia. Si chiude cosi una vicenda che ha profondamente scosso l'opinione pubblica italiana. Il massacro delle Fosse Ardeatine, deciso dai tedeschi come ritorsione per l'attentato partigiano di via Rasella (10 italiani uccisi per ogni soldato tedesco morto), e' una ferita che continua a sanguinare.

Priebke era tra gli ufficiali che lo pianificarono ed eseguirono, sotto il comando del colonnello Herbert Kappler. Occhi celesti gelidi, in buona forma fisica, fin dalla sua estradizione in Italia nel novembre 1995 - quando aveva gia' 82 anni - l'arzillo ex nazista non ha mai mostrato pentimento per l'eccidio, rilasciando anche dichiarazioni sprezzanti. "Responsabili di tutti quei morti sono stati i comunisti con l'attentato di via Rasella". "Io ero solo un ufficiale di collegamento con la polizia. Il 24 marzo Kappler ci comunico' che dovevamo fare l'esecuzione. Tutti abbiamo protestato, ma Kappler ci disse che l'ordine veniva direttamente da Hitler". E, ancora recentemente, nella sua ultima intervista risalente al luglio scorso, alla domanda se si senta ancora nazista, risponde: "la fedelta' al proprio passato e' qualcosa che ha a che fare con le nostre convinzioni". Nega poi l'Olocausto definendo "falsificazioni" i lager e le camere a gas. La storia di Priebke e' legata all'Italia fin dalla sua gioventu' quando studia la lingua e la perfeziona con viaggi sulla costiera ligure dove si avvia alla professione alberghiera. Tornato in Germania abbandona pero' il turismo e si arruola nelle Ss. Allo scoppio della seconda guerra mondiale viene inviato a Roma sfruttando la conoscenza della lingua.

Dopo la sconfitta, l'ufficiale - come molti altri gerarchi nazisti - fugge in Sudamerica e trova riparo in Argentina, vivendo a Bariloche, dove presiede la locale associazione culturale tedesco-argentina, quando viene individuato, arrestato ed estradato a Roma. Dal 1995 l'ex Ss e' al centro di un intricato procedimento giudiziario chiuso nel novembre del 1998 con la conferma, da parte della Cassazione, della condanna all'ergastolo decisa dalla Corte d'appello militare, poi condonata agli arresti domiciliari a causa del'eta' avanzata. Dal 2009 ottiene di poter uscire per 'indispensabili esigenze'. E la presenza di quel distinto anziano che scontava l'ergastolo a passeggio aveva causato non poche polemiche nel quartiere Aurelio, in cui ha vissuto. Il 29 luglio scorso, giorno in cui ha festeggiato i 100 anni, sui muri di varie zone della citta' sono apparsi slogan inneggianti al capitano, auguri e svastiche.

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