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L'addio del padre di Valeria Solesin

Domani avranno luogo a Venezia  i funerali della ricercatrice Italiana morta per mano dei terroristi Islamici a Parigi...alla camera ardente, aperta anche oggi a Venezia, si sono recati la presidente della Camera, Laura Boldrini, e il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha lasciato un messaggio su uno dei libri presenti: "Ciao Valeria, grazie per la tua testimonianza di cittadina e giovane donna" ha scritto il premier, che ha poi incontrato i genitori della ragazza: ""Grazie alla famiglia di Valeria Solesin, un esempio di forza e di dignità" ha poi scritto su twitter.
"Domani  ai funerali di Valeria", ha detto Alberto Solesin, "ma non sarà una cerimonia laica bensì civile perchè tutti possano partecipare senza che nessuno però ci metta il proprio cappello sopra".

Sono le parole del padre di Valeria Solesin che al Mattino di Padova ha spiegato perché per la figlia, morta nella strage del Bataclan di Parigi, la famiglia ha scelto i funerali laici, che si svolgeranno domani dalle 11 e a cui parteciperà anche Sergio Mattarella.

Quindi ha aggiunto: "Le benedizioni mi vanno benissimo, anche quella dell'imam. Noi crediamo nei valori che non dividono le persone".

"Noi crediamo nei valori che non dividono le persone". "Quando mi capita di pensare cosa ho perso il cuore mi si chiude, mi prende la commozione",ha spiegato al Corriere della sera aggiungendo di non voler sapere cosa è successo al Bataclan: "Voglio tenermi lontano dalla contingenza del dramma non voglio sapere come si è svolto. Ora non voglio entrare nei dettagli del dolore, dello scempio fatto nei confronti di mia figlia".

La camera ardente è appena stata chiusa, Alberto Solesin ha stretto la mano a tutti, i vigili urbani impettiti davanti alla salma, le forze dell’ordine e i funzionari del Comune che sorvegliavano il corteo silenzioso dei veneziani, almeno tremila, forse molti di più, che sono voluti andare a Ca’ Farsetti per salutare la ventottenne che riposava in una bara di legno chiaro coperta di fiori bianchi.

Un passaggio veloce davanti alla salma, il segno della croce, un pensiero silenzioso. I tre gondolieri con la paglietta in mano e le maniche a strisce che sbucavano dal gilet, l’anziano con il bastone che si è fermato per piangere, le signore con la pelliccia e le ragazze con le sneakers, i bambini aggrappati alla mano della mamma, i tre amici che sembravano sincronetti tanto era perfetto il coordinamento di passi e inchini.

Papà Alberto e mamma Luciana sempre in piedi, sorridenti, gentili, quasi dovessero consolare loro, e non il contrario, chi li andava a salutare. Dario, l’altro figlio, entrava e usciva, e solo per un momento, passando davanti al corpo chiuso di sua sorella, si è spezzato, ha proteso il labbro inferiore come fanno i bambini di fronte a un’ingiustizia e ha pianto, singhiozzando, prima di andar via con gli amici.

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