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Elezioni europee: cresce l'altra Europa, crescono gli euroscettici

La lista di Alexis Tsipras "L'altra Europa" ha passato il traguardo di sicurezza delle 200.000 firme raccolte per presentare i suoi candidati alle prossime europee. 'La nostra lista "sarà la sorpresa delle elezioni europee in Italia: non è stato facile" ma ora "c'è di nuovo unità all'interno della sinistra, senza i particolarismi degli interessi", ha detto. La nascita in Italia della lista 'L'altra Europa' - ha detto il leader della sinistra greca - è "una grande sorpresa....intanto.....
Dalla Francia all’Ungheria, dai Paesi bassi al Regno Unito, dall’Italia alla Germania, i nemici di Bruxelles sono pronti a investire sulla crisi dell’Euro e sul malessere generato da ricette economiche sbagliate e spesso incomprensibili. E i falò divampati nel cuore del vecchio Continente minacciano di non essere semplici fuochi di paglia, ma di dar vita ad un unico, devastante incendio. Un incendio capace di mandare in cenere i sogni di chi per decenni ha creduto al progetto di un’Europa capace di far concorrenza agli Stati Uniti, alla Cina e alle altre grandi potenze emergenti Per questo non possiamo e non dobbiamo ignorare il rogo alimentato dalla rabbia anti euro. Questa rabbia va studiata, analizzata e raccontata con la stessa attenzione che si dedicherebbe ad un conflitto capace di devastare il continente.
Persino nell’Italia, culla degli ideali europei,scrive il quotidiano Il Giornale, la rabbia dei cittadini promette di diventare il volano capace di moltiplicare i voti dei partiti “euroscettici”. In altri paesi monta una rivolta capace di ridisegnare non solo il panorama politico dell’Europarlamento, ma persino - come in Francia ed Inghilterra - quello dei parlamenti nazionali. L’Europa ribelle, l’Europa stanca dei diktat emanati da un gruppo di burocrati lontanissimi dai sogni e dalle aspirazioni di 500 milioni di cittadini, è sul piede di guerra

Oggi All'esame del 'Aula della Camera l'esame delle norme sulle elezioni europee.

64 i simboli depositati al Viminale

- Il primo simbolo presentato domenica 6 aprile è stato quello della "Lega nord - Basta euro", l'ultimo è quello di un meno noto "Italia dei diritti": 64 imn tutto i contrassegni depositati al Viminale per poter correre alle elezioni europee del 25 maggio prossimo.

Nelle Europee del 2009 erano stati presentati 93 simboli dei quali 80 erano stati ammessi.

La rassegna dei simboli che inizialmente avrebbero dovuto essere 67 ("Basta euro" al numero 2 e' stato ritirato e i numeri 11 e 25 alla fine non sono stati presentati) spaziano da quelli che rappresentano i partiti tradizionali grandi e piccoli fino ai più fantasiosi e spinti che oggi hanno animato i corridoi del ministero a causa della presentazione di un falso simbolo dei Forconi. Poco prima che si chiudessero le operazioni Mariano Ferro, il leader del movimento originale ha annunciato che denuncerà l'anonimo presentatore del simbolo che gli usurpa il nome. Come l'anno scorso per le Politiche il simbolo del Carroccio è stato depositato da Roberto Calderoli. Quello del M5S è stato depositato da un avvocato milanese; "Scelta europea" al terzo posto, al quarto Fratelli d'Italia con nel simbolo il nome di Giorgia Meloni, al 26/esimo il Nuovo centrodestra; al trentaduesimo il Pd con la scritta Pse ed infine al 38/esimo Forza Italia con il nome "Berlusconi" indicato nel simbolo.

Fra le curiosita' di quanti - non pochi - ad ogni scadenza elettorale cercano il loro momento di notorietà mantiene il primato il Bunga Bunga già ricusato l'anno scorso; quest'anno il simbolo ha anche un riferimento calcistico, si chiama "Forza Juve-Bunga Bunga-Usei". Nulla da dire al simbolo del "Fronte dell'uomo qualunque" dell'ottantaquatrenne Giuseppe Fortezza con lo storico simbolo coniato nel '46 di un uomo "spremuto da un torchio". C'e' il movimento dei Poeti d'azione e il partito delle aziende, il simbolo che dice basta alle tasse e quello "Io non voto". Fino ai "pensionati d'Europa" che inviteranno gli ultrasessantenni a disertare il voto; l'intenzione del leader, Fortunato Sommella e' quella di bruciare copia delle schede il 26 mattina davanti al Viminale.

Il Presidente Napolitano in un intervista in esclusiva a Fabio Fazio dichiara : L'Europa non è solo austerity: ci ha garantito 60 anni di pace e libertà, permettendo anche una crescita economica senza precedenti. Per cui, pur non negando il rischio che gli euroscettici crescano, sicuramente non la fermeranno: l'Europa, la sua costruzione ed integrazione, non tornerà indietro ...ha assicurato Giorgio Napolitano a Fabio Fazio al intervista interamente dedicata all'Europa, al sogno di Spinelli e Monet, tanto condiviso negli anni dal presidente della Repubblica.

Dal suo ufficio al Quirinale,scrive l ansa Napolitano si sottopone volentieri ad una serie di garbate domande di Fazio sul futuro dell'Unione che il presidente vede comunque irreversibile. Certo, non nega che Bruxelles e le sue strutture ''abbiano reagito tardi e in modo molto discutibile'' alla crisi economica. Ma il presidente ci tiene a ricordare agli italiani che questa Europa, pur nelle sue mille difficoltà, nella lentezza a tratti asfissiante della sua burocrazia, ''non è solo austerity''. Non deve passare questo messaggio di un'Unione tutta rigore e sacrifici, mettendo nell'oblio collettivo il fatto che per sessant'anni ''è servita in primo luogo a garantire la pace nel cuore dell'Europa''. 'Una pace - ha aggiunto - che era stata brutalmente strappata due volte nel corso del Novecento, e al centro del conflitto, dei due conflitti, c'era stata soprattutto la terribile contrapposizione tra Francia e Germania''.

Ecco perchè Napolitano continua l ansa è convinto che quello europeo sia un percorso a senso unico, che può solo andare avanti. ''Il timore è che - ha spiegato pensando alle prossime elezioni europee del 25 maggio - se si avessero forti rappresentanze euroscettiche nel Parlamento diventerebbe più faticoso il cammino. Io non credo ad un'Europa che torni indietro, anche con tutti coloro che arrivassero da euroscettici al Parlamento europeo''. Anzi, aggiunge con una punta di malizia, qualcuno di questi euroscettici potrebbe anche ''essere conquistato da una conoscenza diretta, da una partecipazione diretta'' delle dinamiche europee. Naturalmente per alcuni Paesi, ed anche per l'Italia, in passato è stato necessario anche usare la ''frusta'' europea per forzare passaggi politici duri da digerire. Insomma, il 'ce lo chiede l'Europa' è stato effettivamente usato più volte. Ma non per un obiettivo vitale, il rientro dallo spaventoso Debito pubblico che strangola gli italiani. 'Quando si parla di necessità assoluta di ridurre il debito pubblico in Italia, non si dice abbastanza che lo si deve fare non perché ce l'ha chiesto l'Europa ma perché - chiarisce con fermezza Napolitano - è un dovere verso i giovani. Quando diciamo che dobbiamo sbarazzarci di questo fardello pensiamo soprattutto a loro''.

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