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Merkel, Hollande, Juncker e Tsipras si riuniscono; escluso dall'incontro Renzi

Tsipras viene chiamato a presentare le sue proposte nel cerchio ristretto della Cancelliera Frau Angela Merkel, di monsieur le President Francois Hollande e del numero uno della Commissione europea Jean Claude Juncker. E Matteo non c'è. Tsipras illustra il suo piano al telefono al presidente Usa Barack Obama e poi questo cerca di ammorbidire la Merkel. E Matteo non ne sa niente. I quattro interlocutori del premier greco confermano, con sfumature diverse - la tedesca scettica sulle «basi per negoziare», il francese più incoraggiante -, che l'obiettivo è ancora cercare di evitare l'uscita di Atene dall'euro, ma solo di fronte a «proposte serie». Ed è ben chiaro chi prenderà la decisione finale.

C'è il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, con Renzi. «Siamo qui con spirito costruttivo per trovare un accordo - dice -, naturalmente molto dipenderà da come si porrà il governo greco». Si augura anche che si cominci a discutere «concretamente di come accelerare l'integrazione dell'Unione monetaria» e sottolinea: «I mercati finanziari hanno capito che l'eurozona è resistente all'instabilità finanziaria e hanno ragione».

Il ministro, che domani parlerà in Senato della soluzione provvisoria proposta da Atene, spiega che, «in attesa che i greci presentino la richiesta formale di programma», il suggerimento per far aumentare la loro credibilità è che il governo indichi delle priorità, «o meglio ancora che il parlamento nelle prossime ore adotti delle riforme». Tutto avverrà, garantisce Padoan, con una procedura rapida. «Ci rivedremo molto presto».

Ma ancor prima, già oggi, Sel e Fi chiedono che Renzi venga in aula alla Camera a riferire sulla crisi greca. Di quel che sa, non certo del summit a quattro,e hanno ragione perche :

Prima di entrare al «prevertice» del Pse e poi a quello dei 19 leader della moneta unica, Renzi precisa: «È al governo greco che spetta decidere se stare o no nell'euro. Ci sono regole che devono essere rispettate. Si possono interpretare con flessibilità, ma vanno rispettate». Poi allarga lo sguardo: «Non sono preoccupato per l'emergenza greca, penso che una soluzione tecnica possa essere trovata anche agevolmente. Sono preoccupato invece per l'Europa: è finita se non investe sulla crescita, sull'innovazione, sul futuro. Sono molto preoccupato che l'Europa resti vittima delle sue procedure. Così non va».

E vanno in frantumi le sue aspirazioni a giocare il ruolo di grande mediatore sulla crisi della Grecia. Aveva spiegato, dopo il referendum ellenico, che per Alexis lui doveva spendersi per conciliare le pretese dell'Ue con le esigenze di Atene, ma la realtà è diversa. Ancora una volta prevale l'asse franco-tedesco e Renzi viene escluso dalla stanza dei bottoni.

Matteo Renzi rimane fuori dalla porta. Il premier italiano viene escluso dall'incontro a quattro tra Merkel, Hollande, Tsipras e Juncker, prima dell'Eurosummit a Bruxelles.

Pensare che Renzi parlando a Ginevra ai giovani del Cern, prima di partire per Bruxelles, aveva baldanzosamente annunciato che non intendeva solo affrontare «l'emergenza Grecia», ma prendere di petto «un problema ancora più grande» e cioè come costruire «un'Europa politica, non solo economica». Un'impresa che richiede «intelligenza, forza e passione». La doccia fredda del summit a quattro arriva sul premier all'arrivo a Bruxelles (dove il premier maltese Joseph Muscat non lo ha riconosciuto, chiamandolo «Richard»), mentre scherza sul «Truman show» dei media ristretto alla Grecia, mentre in gioco c'è «il futuro dell'Europa».

E allora non resta che fare auspici e ripetere quello che già hanno detto gli altri: «Credo che, probabilmente non oggi ma nelle prossime ore, questo accordo possa essere trovato. Serve un po' di buona volontà».

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