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E' morta la presidente della Regione Calabria Jole Santelli, 52 anni, la notte scorsa nella sua abitazione, a Cosenza. Secondo quanto si è appreso, la 'pasionaria' azzurra avrebbe avuto un malore. La presidente da anni era malata di cancro. Ieri aveva avuto incontri politici a Cosenza. Prima donna presidente della Regione Calabria, la Santelli era stata proclamata il 15 febbraio 2020.

Negli ambienti parlamentari era conosciuta come la "pasionaria" azzurra. Jole Santelli, secondo il profilo politico, redatto dall ansa la Governatrice della Calabria morta la notte scorsa nella sua abitazione, aveva alle spalle una lunga militanza con Forza Italia, partito nel quale era entrata nel 1994, rimanendo sempre fedele allo schieramento di Silvio Berlusconi, a cui era legata da un forte rapporto personale. E proprio per Forza Italia, alla guida della coalizione di centrodestra, nel gennaio scorso aveva centrato un risultato storico: essere la prima donna presidente della Regione in Calabria. Una candidatura proposta direttamente da Berlusconi ed alla quale non disse di no. Anche il tumore, che stava combattendo da anni, non le fu da ostacolo ad accettare un impegno che poi, per via della pandemia di Covid, si è rivelato ancora più gravoso del previsto.

"Non ho mai nascosto la mia malattia, qui tutti sanno, sono in cura al reparto di oncologia di Paola, non voglio neanche però che essa mi perseguiti" disse all'epoca. E questa sua determinazione fu premiata con l'elezione, festeggiata con una tarantella ballata. Al momento di candidarsi, Jole Santelli era alla quinta legislatura in Parlamento. Nel corso della sua carriera ha ricoperto l'incarico di sottosegretario alla Giustizia dal 2001 al 2006 nel secondo e terzo governo Berlusconi, e poi quello di sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali (da maggio a dicembre 2013) nel governo Letta. Da cinque anni, su nomina diretta del leader Silvio Berlusconi, era la coordinatrice di Forza Italia in Calabria

Dal 28 giugno 2016, fino alle dimissioni del 9 dicembre 2019, quando si iniziò parlare della sua candidatura alla guida della Regione, era stata vicesindaco e assessore alla cultura al comune di Cosenza affiancando il sindaco Mario Occhiuto, la cui candidatura era stata bloccata per un veto posto dalla Lega.
                                                                                               
Nata a Cosenza il 28 dicembre 1968, si è trasferita a Roma, dopo il liceo, per studiare Giurisprudenza alla Sapienza. Ha iniziato la professione di avvocato con Tina Lagostena Bassi, poi nello studio di Vincenzo Siniscalchi e, infine, in quello di Cesare Previti.

La sua attività politica è iniziata nel Partito Socialista. Poi, nel 1994, è passata a Forza Italia ed è diventata una fedelissima di Berlusconi. Deputata dal 2001, è stata sottosegretaria al ministero della Giustizia, dal 2001 al 2006 e sottosegretaria al ministero del Lavoro nel 2013, governo Letta. Il 26 gennaio 2020 ha vinto le elezioni regionali con il 55,3% dei consensi ed è diventata la prima donna presidente della Calabria.  

l leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, attraverso il quotidiano il Giornale,ricorda così l'energica esponente del suo partito: "Con profonda costernazione apprendo la tragica notizia della prematura scomparsa di Jole Santelli. Nessuna parola è adeguata ad esprimere il mio dolore e quello di tutti noi di Forza Italia. Jole lascia davvero un vuoto incolmabile nelle nostre anime. Era un’amica sincera, intelligente, leale, era una donna appassionata, una combattente tenace. Mi è stata vicina anche nei momenti più difficili. Non aveva paura di nulla, neppure della malattia e della sofferenza. Come pochi altri aveva saputo mettere nell’impegno politico generosità, intelligenza, cultura, aveva affrontato senza esitare sfide difficili in Parlamento, al Governo, in Forza Italia, fino all'ultima bella battaglia che l'aveva portata alla Presidenza della sua Regione".

Berlusconi prosegue ricordando che "Jole rappresentava la speranza del riscatto di una terra che amava appassionatamente, l’idea di un Mezzogiorno che ha in sé stesso la dignità e la forza di essere protagonista del futuro, di guardare all'Europa e al mondo. Ai suoi cari, a tutti coloro che l’hanno conosciuta, stimata, amata voglio esprimere il mio cordoglio più sentito e più profondo.Il loro dolore è anche il mio".

"Una perdita dolorosa! La scomparsa di Jole Santelli è una ferita profonda per la Calabria e per le Istituzioni tutte. Il mio pensiero commosso e le più sentite condoglianze ai suoi familiari". Così il premier Giuseppe Conte su twitter.

Una perdita dolorosa! La scomparsa di Jole Santelli è una ferita profonda per la Calabria e per le Istituzioni tutte. Il mio pensiero commosso e le più sentite condoglianze ai suoi familiari.

"La scomparsa di Jole Santelli ci ha colpito e addolorato. Era una donna tenace e appassionata, che ha combattuto a lungo. Alla sua famiglia e alla comunità che rappresentava, a tutti i suoi concittadini, vanno il nostro pensiero e la vicinanza dei Democratici". Lo scrive su Facebook il segretario del Pd, Nicola Zingaretti.

"Una notizia che sconvolge tutti. La morte di Jole Santelli, eletta meno di un anno fa presidente della Regione Calabria, ci rattrista profondamente. La mia vicinanza alla sua famiglia, ai suoi cari, a chi l'ha sempre amata e la amerà per sempre". Lo ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

"Andarsene a soli 51 anni, dopo aver lavorato per la tua gente, con il sorriso, fino a poche ore fa. La Calabria e l'Italia ti abbracciano Jole, una preghiera per te e un pensiero alla tua famiglia, ai tuoi amici e a tutta la tua comunità. Buon viaggio cara Jole". Lo scrive il leader della Lega, Matteo Salvini.

"Esprimo grandissimo dolore per la scomparsa della Presidente Jole Santelli. Fino a ieri pomeriggio abbiamo lavorato sulle misure per difendere la Calabria dal Covid-19". Così il ministro della Salute Roberto Speranza. "Sono vicino alla famiglia - aggiunge - e a tutta la comunità regionale".

"Sono vicina alla famiglia di Jole Santelli, una collega, un'amica, prematuramente scomparsa questa notte. Quello per la sua perdita è un dolore che ci accomuna tutti. La dedizione, il coraggio, l'amore per la sua terra, l'avevano portata ad essere la prima donna presidente della Regione Calabria. Mancherà ai suoi cari, mancherà a tutti noi, ma soprattutto mancherà a tutti i calabresi. Addio Jole". Lo dichiara Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia.

 

 

 

 

 

 

La Oruc Reis, nave turca della discordia, e' ripartita verso l'isola greca di Kastellorizo, a pochi km dalle coste turche. La nave, secondo tiscali Notizie battente bandiera di Ankara, andrà' in cerca di giacimenti di gas in un territorio marino conteso fra le due nazioni. L'equilibrio fra Ankara e Atene e' sempre piu' fragile. Da una parte c'e' la Grecia, che rivendica la sovranità' delle acque attorno all'isola. Dall'altra parte la Turchia, che le ritiene zone di sua competenza. Le tensioni sono scoppiate tra luglio e agosto scorsi, quando la Turchia ha inviato per la prima volta una nave per esplorare l'area. L'atto ha riacceso in un attimo le tensioni storiche fra i due Stati che si affacciano sul Mediterraneo.La nave e' poi stata fatta rientrare in Turchia a settembre, in quello che e' stato letto come un segnale distensivo. Per la nuova missione esplorativa, rivela il quotidiano "Sabah", la Oruc Reis sara' accompagnata da altre due imbarcazioni. La nuova esplorazione arriva dopo l'accordo distensivo raggiunto.

L'Unione Europea rischia l’irrilevanza: c'è in ballo la nostra credibilità, ha riconosciuto una fonte diplomatica tedesca a Reuters. Gli analisti di politica estera, i consiglieri giuridici delle Cancellerie europee, lo stesso vertice politico della NATO prendono atto e riconoscono mestamente che l’affaire Turchia evidenzi la scarsa efficacia, anzi l’irrilevanza dell’approccio in politica estera dell'Unione Europea: le misure diplomatiche di sanzione assunte arrivano spesso in ritardo e sono spesso il frutto di compromessi al ribasso a favore dell’aggressività turca contro l’Europa,scrive Luca Della Torre al "Agenzia corrispondenza romana"  

Mentre un fragile cessate il fuoco sul Nagorno-Karabakh fa sperare in una soluzione dello scontro tra l'Armenia e l’Azerbajan, ecco che Erdogan rilancia la sfida con la Grecia sull'attività di ricerca sismica nel Mediterraneo orientale annunciando l'invio della nave Oruc Reis, accompagnata dalle navi di appoggio Ataman e Cengiz Han e scortata da due fregate della marina turca, nella zona di competenza di Atene.

La Siria, la Libia, la Grecia, Cipro, il Caucaso. È dall'inizio dell'anno scrive il Corriere della Sera, che il presidente turco accende e spegne incendi nelle zone limitrofe. A metà settembre la Turchia aveva deciso di ritirare la Oruc Reis come gesto di buona volontà «per consentire alla diplomazia» di lavorare a una soluzione, proprio a ridosso di un summit della Ue in cui Cipro invocava sanzioni nei confronti di Ankara. «Questa è la prova che non hanno alcuna credibilità - ha detto ieri il portavoce del governo greco Stelios Petsas — questo atto rappresenta una grande escalation ed una minaccia diretta alla pace ed alla sicurezza nella regione». Ankara, ha aggiunto il ministro degli Esteri greco è «il principale fattore di instabilità e criminalità dalla Libia all’Egeo e Cipro, Siria, Iraq e ora Nagorno-Kharabakh».


La Turchia, ormai da un decennio scrive Luca Della Torre al "Agenzia corrispondenza romana" sotto il tallone della muscolare quanto pericolosa ideologia panturanica e panislamica del Presidente Recep Erdogan si presenta sempre più spesso come un pericoloso competitor, addirittura un enemy, un nemico dell’Unione europea. Il paradosso politico istituzionale della Turchia contemporanea sta tutto qui: in virtù di una serie di decennali strategici trattati ed accordi di diritto internazionale la Turchia dal secondo dopoguerra è stata una pedina fondamentale dell’Alleanza atlantica, la NATO, e dell'Occidente intero nel contrastare la minaccia dell’ideologia marxista incarnata nel regime sovietico e nel Patto di Varsavia. Forte di una tradizione culturale nazionalista e militarista secolare, che giustifica il feroce anticomunismo del popolo turco, forte della sua posizione a cerniera di Occidente ed Oriente, lo Stato laico turco di Kemal Ataturk, liberatosi del fardello ideologico dell'Islam, è stato per decenni un fedelissimo partner dell'Europa, degli USA, della NATO nel garantire la stabilità delle relazioni internazionali nell’asse del Mediterraneo allargato al Mar Nero ed al Medio Oriente. Tutto ciò non esiste più: in un paio di decenni la Turchia ha subito una radicale evoluzione in chiave politico culturale, che l'ha condotta ad essere ora un problema, anzi “il problema” delle Cancellerie europee, USA, nel Mediterraneo. Ma la Turchia è al tempo stesso ancora un membro della NATO, con un esercito potentissimo. Con il crollo dell'Unione Sovietica ed il termine della Guerra Fredda, con la rinascita del mito politico militare islamico del Jihad nel Medio Oriente, la Turchia è divenuta sempre più una potenza regionale impazzita nelle relazioni con l'Occidente, come ha affermato un diplomatico al recente Consiglio degli Affari Esteri della UE. Nel recente vertice del Med7 di Ajaccio, che riunisce i Paesi europei e maghrebini del Mediterraneo, il Presidente francese Macron ha dichiarato espressamente che «la Turchia fa un gioco pericoloso» violando tutti gli impegni assunti alla conferenza di Berlino sulla sicurezza del Mediterraneo. Tre sono le partite geo strategiche che stanno facendo salire la tensione a livello di guardia nei trattati e accordi di diritto internazionale tra UE e Turchia nello scacchiere del Mediterraneo.

Scrive Luca Della Torre : mai come in questi giorni assume rilevanza politica internazionale la recente ricorrenza della memorabile battaglia di Lepanto, in cui il 7 ottobre 1571 la lungimirante alleanza strategica degli Stati europei permise la definitiva sconfitta dell'ambizioso piano politico militare ottomano di assoggettare il Continente europeo al proprio dominio. Fu una battaglia ed una vittoria prima ancora culturale che militare: le potenze europee, oramai travolte dal vortice rivoluzionario storico del Rinascimento postmedievale, stavano sperimentando la pericolosissima frammentazione politica della nascita degli Stati nazionali, che tra Riforma luterana e Guerra religiosa dei Trent'anni avrebbe portato l'Europa ad una condizione di conflitto permanente che ha sfregiato il Continente nella storia moderna. Solo la strategica visione di Papa S.Pio V degli assetti conflittuali tra Occidente ed Oriente, dell’inconciliabilità tra fede cristiana ed Islam, tra visione della Respublica Christiana della distinzione tra autorità temporale e spirituale ed il totalitarismo panislamico ottomano permise ad una riottosa Europa di trionfare contro la bellicosa dottrina del Jihad islamico.

Purtroppo la Storia si ripete, continua Luca della Torre, nella sua analisi,la prima e più drammatica è stata l’invio unilaterale, non concordato con UE e NATO di un contin­gente militare turco in assetto di combattimento (quindi non una semplice missione di peacekeeping) in Libia a sostegno del Premier Al-Sarraj in risposta all'offensiva del rivale generale Haf­tar, l’uomo forte della Cire­naica. Una prova di forza che ha permesso ad Ankara di stabilire una presenza strategica nella regione della Tripolitania, ricchissima di risorse energetiche, estromettendo di fatto le aziende petrolifere italiane e francesi: cosa che ha suscitato l’ira del Presidente francese Macron, mentre l’inetto governo italiano, privo da sempre di una muscolare responsabile visione strategica della tutela dei diritti e della sicurezza internazionale ha semplicemente preso atto dell’estromissione dell’Italia dallo scacchiere libico.

Il secondo scenario sottolinea Della Torre, su cui la minacciosa politica estera del Presidente Erdogan fa leva per garantirsi una forma di ricatto nei confronti dell'Europa, è la presenza sul proprio territorio di centinaia di migliaia di profughi, migranti, terroristi jihadisti scappati in Turchia a causa della guerra civile siriana e del crollo dell’ISIS. Con brutale cinismo ma efficace realpolitik Erdogan negli ultimi mesi ha “consentito” a molti di essi di lasciare la Turchia per approdare nelle isole greche limitrofe alla costa turca, in Bulgaria, nei Balcani, infine nei Paesi UE. Una situazione degenerata in una spada di Damocle sulla testa dell’Europa, che con il Patto sull'immigrazione del 2016 è costretta ad elargizioni miliardarie alla Turchia per evitare che il mare di profughi invada i Paesi della UE.

 

 

 

 

 

 

Non si placa la tensione nel Mediterraneo orientale, dove il sultano imbizzarrito prosegue imperterrito le proprie esplorazioni petrolifere malgrado le minacce di Atene e i moniti dell'Unione Europea che si dice pronta a prendere provvedimenti

La nave turca è pronta a ripartire per una nuova missione alla ricerca di gas nella regione considerata 'calda' nei rapporti diplomatici tra i due paesi, esattamente a sud dell'isola greca di Kastellorizo, a pochi chilometri dalle coste della Grecia

Domenica scorsa la Turchia ha confermato che la nave di ricerca Oruc Rais sarebbe salpata nuovamente per le acque contese del Mediterraneo orientale per riprendere la propria attività di esplorazione fino al 22 ottobre.

Tale mossa è stata condannata in primo luogo dalla Grecia, che la ha definita una "minaccia diretta alla pace regionale".

Alla vigilia di una visita ufficiale in Grecia e a Cipro, il capo della diplomazia tedesca Heiko Maas è tornato ad avvertire Ankara, auspicando che l'escalation nel Mediterraneo orientale possa essere risolta attraverso il dialogo.

Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha invitato la Turchia a "interrompere le provocazioni" nel Mediterraneo orientale, dove Ankara ha appena inviato una nave esplorativa alla ricerca di gas naturale, rischiando di riaccendere una crisi con la Grecia. "Se ci fossero davvero ulteriori esplorazioni per il gas turco nelle aree marittime più contestate del Mediterraneo orientale, sarebbe una grave battuta d'arresto per gli sforzi di far diminuire la tensione", ha aggiunto il ministro degli Esteri in una nota.

La Francia,ha ricordato a tutti che il conflitto tra Atene ed Ankara porterà  possibili sanzioni contro la Turchia se continua le provocazioni. A tal proposito, il ministro degli esteri Jean-Yves Le Drian ha fatto sapere che la Francia avrebbe già discusso con le proprie controparti europee “la natura della rappresaglia che vogliamo prendere nei riguardi della Turchia”se continua le sue provocazioni....

Le tensioni tra Ankara e Atene sono aumentate nel mese di agosto dopo che la nave turca Oruc Reis ha iniziato le perforazioni esplorative nelle acque rivendicate dai greci nel Mediterraneo orientale. Questo territorio dove la Turchia vuole fare le ricerche e la sua zona economica esclusiva Ellenica acque territoriali Elleniche ,e la Grecia ha messo le sue forze armate in massima allerta e ha promesso di proteggere i suoi diritti sovrani usando tutti i mezzi necessari.

Kastellorizo, conosciuta anche con il nome di Castelrosso e, in turco, Meis, è un’isola greca posta all'estremità orientale del suo territorio. E’ infatti situata nel Mar di Levante, a meno di 3 km dalle coste anatoliche della Turchia, mentre dista 72 miglia nautiche da Rodi, da cui dipende amministrativamente.

La Germania non vuole una frattura tra Grecia e Turchia proprio in occasione della sua presidenza dell’Ue, scrive Francesco De Palo su formiche, e auspica sempre che si proceda regolarmente nei progetti comuni nel Mediterraneo orientale e nei Balcani orientali. Ma la provocazione turca a Kastellorizo ha incrinato questo progetto, visto che il governo di Erdogan è consapevole che senza il gas la sua economia potrebbe scivolare verso un punto di non ritorno. 

A più riprese continua De Palo, il quotidiano tedesco Bild ha provato a tratteggiare la Germania come la forza che è riuscita a scongiurare il conflitto tra i due paesi, ma si è trattato al momento di uno schema valido per una sola notte, visto l’atteggiamento reiterato di Erdogan. Sullo sfondo ancora la contrapposizione Merkel-Macron, con il presidente francese che in vista della fine del “regno” della cancelliera vuole candidarsi a nuovo regista europeo anche sul fronte mediterraneo. Un altro elemento dimostra la diversità di azione tra i due: la presenza fisica del francese in Libano da un lato e la mancata conversazione telefonica tra Merkel e Erdogan dall’altro.

 

 

 

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