Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Lunedì, 29 Aprile 2024

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:307 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:770 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:812 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:953 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1512 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:1618 Crotone

Prosegue la formazione BL…

Feb 20, 2024 Hits:1435 Crotone

Si firmerà a Crotone il M…

Feb 14, 2024 Hits:1603 Crotone

fiabeleggende RODIA

Fiabe e leggende di Terra d’Otranto, di Cosimo Rodia, edizioni Progedit, è una raccolta di 45 fiabe recuperate dalla tradizione orale nell’area geografica della vecchia provincia pugliese (Lecce, Brindisi e Taranto), illustrata in modo accattivante da Francesca Noya e prefata da Angelo Nobile, docente Università di Parma, che offre al lettore una guida per inoltrarsi nei racconti di Rodia e comprendere subito il collante tra le fiabe, i metaconcetti espressi nei personaggi, gli archetipi riscontrabili nelle storie.

I racconti dello scrittore tarantino sono legati alle masserie, ai vigneti, agli ulivi secolari dalle foglie argentate, tra le quali rimangono imbrigliati i raggi di sole e l’odore del mare. Non mancano chiaramente i personaggi in carne ed ossa, l’eroe e l’antieroe. In genere è il contadino e il massaro ad avere la parte principale, tanto da rubare addirittura la scena al re. Questa idea del contadino spesso furbo, rozzo di modi ma di mente acuta, alcune volte ingenuo o gabbato dal pastore, è di antica memoria. Lo troviamo nelle novelle del Boccaccio o ancor più nell’opera secentesca di Giulio Cesare Croce “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno”.

Come nella tradizione medievale il popolo nelle fiabe non urla, sussurra appena, vinto dalla fame e dal giogo del sovrano. Proprio per questo stato di subordinazione il contadino in questi “cunti” immagina il riscatto sociale attraverso la magia, l’opera di fattucchiere e di pozioni magiche, anche se i filtri magici in questo caso sono sostituiti da pane, formaggio, olive. Elementi con poteri straordinari che solo nelle fiabe meridionali possono trovarsi: questo era quanto conoscevano i villani, non certo le bacchette magiche; era già un miracolo portare il pane, un po’ di olive e un bicchiere di vino sulla tavola! Già, e questo poteva fare invidia alla comare, vicina di casa, che non aveva neanche quell’essenziale. In genere le donne invidiose sono anche brutte e col naso ricurvo, mentre le principesse sono sempre belle, sole e indifese. In alcuni casi, per un amore non corrisposto o per tradimenti, le belle fanciulle finiscono nei flutti del mare per mano dell’uomo: sotto le vesti del mito si nascondono, evidentemente, non pochi drammi familiari. Tanti gli spiritelli che vagano tra tratturi e masserie; certamente bambini morti prematuramente come avveniva agli inizi del ‘900 nel Sud, tanto da non avere avuto la possibilità di ricevere il battesimo; piccoli che diventano nell’immaginario collettivo laùri.

E si continua con storie di nani, giganti, bambine e piccole bambole di pezza. Storie con personaggi del paese che sicuramente avevano lasciato dei segni tanto nel bene quanto nel male. Molti i bimbi, preti, fanciulle che si perdono nei pozzi delle campagne. E queste storie ci portano anche a fatti recenti, come a voler dire che si tratta di fiabe, con radici però che affondano in tragedie realmente consumate e trasformate in …c’era una volta, con l’omicida che si trasforma in orco e la fanciulla in sirena. Ma si scorge il dolore e la presenza della donna con la falce di luna.

Racconti quelli di Rodia costruiti come le cattedrali gotiche, ovvero, con capitelli con draghi, pietre con proverbi popolari, gocciolatoi a forma di leoni, dipinti del Vecchio e Antico Testamento, storie di Santi ma anche di personalità illustri del paese. Tutti questi elementi si trovano in compiuta contaminatio nelle fiabe e leggende di Terra d’Otranto, e la narratio porta il lettore ad ondeggiare tra santi, contadini e massari, fin quasi a perdere l’equilibrio, ma questo è il bello dei racconti popolari: far perdere l’equilibrio a chi ascolta di fronte all’inatteso. Buona lettura.

 

demodore

 

Caro Malacoda,

l'estate che avanza si avvinghia persino alla mia fronte (il caldo dalle parti dei figli del Nemico sa essere quasi più insidioso dell'inferno), e oggi, attaccato vigliaccamente allo zelo della giovane matricola che mi è capitata a tiro di recente, mi sono imbattuto in un fatto fresco di zizzania, ma allo stesso tempo preoccupante.

Per fartela breve, la palla di un moccioso, rotolando, aveva colpito alla testa un cane che doveva avere molta fame. Il bamboccio si era avvicinato per recuperare la palla, e l’animale, senza pensarci due volte, gli si è attaccato alla caviglia, con la speranza di spolparsela.

Al nostro arrivo, ovviamente, era rimasto quel che bastava per animare un dibattito in un crescendo esponenziale di voci.

"La colpa è del bambino che lo ha provocato in un momento di chiara debolezza psicologica dell'animale";

''Per me la colpa è dei genitori che non hanno saputo badare al bimbetto lasciandolo libero di correre";

"Quel cane avrebbe bisogno di un po' d'amore";

"Sono i cani la vera specie protetta, non i bambini";

"Nessuno che si preoccupi come si deve degli animali, nessuno che li difenda e neppure la Chiesa spende una parola per loro";

"Più conosco gli uomini più apprezzo gli animali";

E ne ho sentite così tante che è difficile star qui a sciorinare tutta la loro idiozia.

Il loro amore smodato, ma anche moderato, per gli animali è un modo come un altro perché l'uomo odi se stesso, e sai benissimo che la cosa ci fa più che comodo. Tant'è che all'inizio della sceneggiata mi stavo divertendo come un matto, salvo poi rendermi conto che si stava tramutando, per noi, in tragedia.

Di questi tempi, i figli del Nemico si sono messi a fare il nostro lavoro. Se presti attenzione, ultimamente, a noi non resta che starli a guardare. Al massimo, si tratta di stuzzicarli un po'.

Remano contro se stessi. Sono così disordinati da rendere sciatta questa virtù tanto perfetta che ha inventato il Nostro Padre. Sono così assuefatti dalla società che gli abbiamo costruito da essersi inseriti in un vortice che li vede letteralmente vittime di se stessi.

Hanno ceduto alla stupida menzogna dell’uguaglianza totale, che sopprime ogni differenza, che abbiamo loro suggerito. Così, oggi ritengono gli animali uguali agli uomini.

Insomma, ti ricordi quando spiegammo a Freud le funzioni intellettuali ed emotive dell'uomo e degli animali? Che l'uomo non fosse nulla di più e nulla di meglio dell'animale era solo una maniera come un'altra per distrarli un po' dal fatto che a loro soltanto fosse dedicata la Creazione. Che il Nemico li avesse messi al centro di un progetto d'amore. Ma hanno finito per relativizzare la vita cosciente, l'intelletto e la volontà cancellando così quel rapporto privilegiato tra uomo e uomo, e quindi la base della carità e della solidarietà.

Esigono la carità per gli animali, e poi il mero "rispetto" per il loro prossimo. E non viceversa. Anzi sentono di dover imparare da loro.

In Italia, poi, gli animali e i cani sembrano intoccabili. Il che ha creato uno strano fenomeno, per cui ormai gli italiani hanno difficoltà nel distinguere sostanzialmente le bestie da se stessi.

Capisci quanto sia diventata drammatica la realtà? Ci toccherà lavorare per le bestie e non per i figli del Nemico?

Poi uno che passava mi ha dato un po' di quella cosa odiosa che chiamano "speranza", di cui abbiamo bisogno persino noi. "Cagnacci maledetti! Perché le donne invece di pensare ai figli si dedicano a raccogliere le feci di una bestia? Chi accudisce solo le bestie rischia di dimenticare l’amore per il suo prossimo umano! E non quello generico, ma proprio quello che gli è vicino, quello concreto delle persone che vede e incontra ogni giorno."

Una cosa intanto è certa: io preferisco i figli del Nemico, e se gli animali diventeranno i nostri nuovi pazienti mi dimetterò!

 

Il tuo amareggiato zio

1657

 

Nel presente volume Livy Former si rivolge soprattutto ai quei giovani lettori che amano fantasticare, sorridere e scherzare mentre affrontano una lettura. Ognuno ha la sensazione che non ci sia mai tempo né per annoiarsi né per fermarsi a pensare. L’autrice è infatti in grado di catturare l’attenzione del lettore al punto tale da coinvolgerlo tanto a livello cognitivo quanto a livello emotivo.

Tutto il tessuto narrativo è composto da un unico componimento fluido dalla struttura semplice. Lo stile narrativo è lineare e pensato all’insegna della chiarezza, spontaneità e naturalezza.

Un giorno un professore in pensione di nome Guglielmo Spennapolli comincia ad agitarsi nel suo studio perché ha perso la vena di scrivere. Non ha nessuna ispirazione. Vive solo in una casa con un gatto mr Gugu. Così, considerato il problema, l’insegnante pensa di rivolgersi alla vicina, la signora Rosetta, per trovare una soluzione. Rosetta lo invita ad affrontare un viaggio per fare esperienze nuove, conoscere nuove persone e scoprire l’essenza della vita. Allora Guglielmo parte con una valigia ed una gabbietta con il suo gatto che non vuole allontanarsi da lui. Pensa di prendere un treno senza aver ben chiaro la destinazione. La sceglie poi in riferimento all’ispirazione del momento.

Sale su un treno quasi deserto che all’inizio si ferma più di una volta senza aprire nessuna porta. Il professore si meraviglia perché non è abituato né a vedere tanti scompartimenti vuoti né un treno che non apre le porte. “Si tratta forse di un rapimento”? (p. 31). Durante il viaggio incontra una signora di nome Filomena Mandarancio, casalinga, un ragazzo di nome Stefano, studente ed Aurelio Denaroni, titolare dell’azienda “L’attacca facile”, sempre tutto impegnato nel far affari e nel guadagnare soldi. Il luogo scelto per i nuovi contatti è il vagone ristorante. Là dove il cameriere Gennaro è solito apparire con una divisa verde e scomparire all’improvviso. Ed è così che ad un certo punto Gennaro riappare per avvisare che tutti i passeggeri stanno per arrivare nella stazione di Soffice city. Là c’è il grande megastore dei desideri, ad ognuno il suo sogno. Proprio in quell’ambiente ogni viaggiatore entra e si ferma per soddisfare i suoi desideri e ogni volta ha la sensazione di essere soddisfatto. Poi ogni viaggiatore ha la possibilità di riflettere sul suo modo di vivere quotidiano, sugli errori da lui commessi in passato e prende la decisione più giusta per se stesso. Filomena che ha dedicato tanto tempo ad accudire i figli della sorella, decide di raggiungerli di nuovo perché sa che quelli sentono la sua mancanza. Non possono più vivere senza di lei.

Stefano, lo studente fuggito da casa per paura della bocciatura, decide di ritornare a vivere con i genitori non appena riceve una lettera nella quale lo si informa che è stato promosso.

Aurelio Denaroni, sempre tanto impegnato negli affari dell’azienda e ad investire denaro, decide di utilizzarlo tutto per la famiglia alla quale non ha mai dedicato tempo. Vuole invitare la moglie a cena in un bel localino e fare una passeggiata con lei.

Tutti i passeggeri, dalla signora Mandarancio al ragazzo Stefano e al signor Denaroni, son invitati a riprendere il treno “Caracollo express” da Gennaro che oltre a servire i pasti dà loro tutte le indicazioni per il ritorno. Il professore Spennapolli decide di ritornare a casa con il gatto Gugu. È soddisfatto di aver incontrato persone nuove, di averle ascoltate, capite, apprezzate ed amate. In fondo quella è l’essenza della vita a cui Rosetta gli ha fatto cenno prima di consigliargli di affrontare il viaggio. Sarà difficile che Spennapolli lo dimentichi, in quanto il viaggio “ha cambiato la sua vita” (p. 88).

Una buona lettura e un buon divertimento a tutti coloro che vorranno anche solo immaginare di viaggiare con gli amici del treno speciale Caracollo Express.

Livy Former, Caracollo express, Pasian di Prato, Campanotto editore, 2008, pp. 96.

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI