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Inaugurata ieri sera al Teatro Naselli di Comiso la seconda tappa della collettiva d’arte “Oblivion”, organizzata dall’associazione culturale MPGArt di Vittoria e curata da Melissan Gurrieri e Giovanna La Cava, che nelle scorse settimane era stata allestita all’Antica Centrale Elettrica di Vittoria. “Oblivion” racconta l’arte della dimenticanza attraverso le opere di 38 artisti di tutto il mondo, scegliendo diverse espressioni che parlano il linguaggio comune della bellezza e dell’interiorità.

L’arte che si collega alla sfera privata divenendo occasione di rinascita spirituale, un oblio che riporta ai sentimenti veri e alle emozioni ripercorrendo con questa mostra percorsi che collegano esteriorità e intimità.

Una missione che “Oblivion” fa anche attraverso la narrazione, con la presentazione del libro “Trilogia dell’Altrove”, opera prima dell’avvocato palermitano Marco Ricca, domani, domenica 30 aprile, alle 19.00. Tre racconti che stupiranno il lettore, il cui filo rosso è il tema del viaggio: catartico, reale, onirico, di ritorno, persino mistico. Un’opera che unisce la prosa lirica ad una fitta descrizione, per una narrazione che non segue un ritmo costante: ora più calma, ora più incisiva, la lettura offre una continua sorpresa al lettore, spinto, come si legge nell’introduzione curata da Marika Usenza, ad “aguzzare l'ingegno per mettere insieme pezzi di un mosaico senza indugiare nell'ammirazione della singola tessera”.

Una trilogia dal genere letterario misto, un romanzo in cui il motivo dell'investigazione, della ricerca si intreccia con quello psicologico, per un doppio momento di scrittura: quello lirico, poetico, delle parti riflessive che fermano il tempo del racconto e quello portante della narrazione, per un genere letterario misto in cui il motivo dell'investigazione, della ricerca si intreccia con il romanzo psicologico.

Fra i diversi personaggi un ruolo determinante ha la figura della guida, quasi sostitutiva a quella genitoriale, che traluce in alcuni personaggi, come il professore Martorana e Teodoro Claude. E poi c’è la “madre”, archetipo che ritorna sotto varie vesti: ora è la terra natale, ora è la natura, ora è l'arte stessa. Essenziali poi in tutto il percorso le ricche descrizioni di tutto ciò che compone le pagine del libro, i paesaggi, i personaggi, gli stessi oggetti che accolgono nel loro mondo surreale il lettore, per un appuntamento con la letteratura che è anche percorso di introspezione.

Gli artisti che espongono all’interno della collettiva sono: Salvo Barone, Arturo Barbante, Sandro Bracchitta, Momò Calascibetta, Carmelo Candiano, Salvo Catania Zingali, Bartolomeo Conciauro, Naire Feo, Sergio Fiorentino, Giovanna Gennaro, Franco Iacono, Paolo Greco, Sebastiano Messina, Fabio Modica, Michele Nigro, Alida Pardo, Giuseppe Pizzenti, Francesco Rinzivillo, Piero Roccasalvo Rub e Giovanni Stella, Anita Le Sech, Ay Bm, Dariusz Romanowski, Fiorenza Gurrieri, Giovanna Giaquinta, Irene Pouliassi, Jason B Bernard, Luca Scarpa, Marco Lando, Margarita Henriksson, Natasha Van Budman, Rebecca Key, Sarbast Ahmad Mustafa, Sara Spizzichino, Sara Vacchi, Simon Kloss, Sthephanie Mercedes e Victor Alaluf. L’iniziativa gode del patrocinio del Libero consorzio comunale (già Provincia regionale di Ragusa), del Comune di Comiso, del Comune di Vittoria, e del supporto di Siriac, M.P. Trade, Marimaserre, C.F. Farruggio, Nuova Sud Imballaggi.

Dall’8 aprile al 18 giugno 2017, i Musei di Palazzo dei Pio di Carpi ospitano la mostra Alla corte del Re di Francia che indaga lo stretto rapporto, non solo politico, che, agli inizi del Cinquecento, s’instaurò tra Alberto Pio, signore di Carpi e i re francesi Luigi XII e Francesco I.

L’esposizione, curata da Manuela Rossi, oltre a ricostruire, attraverso documenti e lettere, la vicenda storica e politica intercorsa tra le due corti, presenterà una serie di quaranta tra dipinti, disegni, sculture, boiserie e molto altro, in grado di dare conto degli apporti culturali e artistici che artisti quali Riccardo da Carpi, Francesco Donella, i Cibelli e le maestranze carpigiane seppero portare ai cantieri della cattedrale fortezza di Albi e dei castelli di Fontainebleau e Gaillon e allo sviluppo del Rinascimento francese.

 

La rassegna, ideata e prodotta dal Comune di Carpi – Musei di Palazzo dei Pio, col contributo di BPER - Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Blumarine, Fondazione Cassa Risparmio di Carpi, CMB, Assicoop-Unipol Assicurazioni, si svolge su un unico binario di andata e ritorno tra l’Emilia Romagna e la Francia; si tratta di un viaggio che conduce a scambi reciproci di modelli e forme, dalla Francia a Carpi e da Carpi alla Francia, lungo un intero trentennio, che inizia nel 1505, ovvero con la prima missione diplomatica di Alberto Pio, come ambasciatore del duca di Mantova, e che si conclude con l’esilio francese del Pio dopo il 1527 e la sua morte nel gennaio del 1531 a Parigi, nella casa di rue Saint-Antoine.

 

Il percorso espositivo che si compone per capitoli narrativi tra di loro autonomi, inizia con una galleria di ritratti dei principali protagonisti di questa vicenda. Dipinti, medaglie, preziose scatole in cuoio, provenienti dai Musei civici di Pavia, dal Louvre e dal Musée di Ecouen riconsegnano ai visitatori le sembianze di Alberto Pio, di Luigi XII e della moglie Anna di Bretagna, di Francesco I e di Charles II d’Amboise che, durante il dominio francese in nord Italia, invitò Leonardo da Vinci a Milano.

 

Quindi si analizza il viaggio delle maestranze e degli artisti carpigiani che, tra 1505 e 1508, partirono alla volta della Francia, al seguito di Alberto Pio. Si tratta, in particolare, di un intagliatore, Riccardo da Carpi, che realizza nel castello di Gaillon (Bassa Normandia) le boiserie della cappella alta e di un’equipe di pittori guidati da Francesco Donella “de Carpo” che decorano la cattedrale di Santa Cecilia ad Albi, nel sud ovest della Francia, con uno spettacolare ciclo di affreschi.

 

Negli stessi anni, a Parigi, nella colonia di intagliatori italiani che vivono a Saint Germain des Prés, i documenti restituiscono nomi di artisti di origine carpigiana. Tra questi vi è sicuramente Gasparo Cibelli, che da Parigi nel 1515 invia la statua della Madonna Assunta per la Collegiata - ora conservata nella Cattedrale di Carpi - e che lascia in Francia un nipote, Francesco Scibec da Carpi che si ritrova come chef menuisier per le boiserie e i soffitti lignei dell’ala di Francesco I a Fontainebleau.

 

Palazzo dei Pio non si presenta solo come il contenitore della mostra, ma diventa esso stesso contenuto dei temi trattati. Qui, infatti, si potrà visitare l’appartamento “francese” decorato con un ciclo pittorico che omaggiava i potenti alleati francesi (e milanesi) del signore di Carpi, in vista del soggiorno di Charles d’Amboise: la sala dei Cervi, la Camera dei Re (o degli Stemmi), la sala dei Gigli costituiscono un unicum nella residenza del Pio.

 

L’esposizione si chiude con la sezione che ripercorre gli anni successivi al 1527 quando, Alberto Pio perduta Carpi, passata agli Estensi, a causa della sconfitta dei suoi alleati francesi nella battaglia di Pavia, fuggì in Francia, ospite del re Francesco I.

A Parigi, Alberto coltivò i suoi studi e acquisì un ruolo importantissimo nell’accogliere gli artisti italiani che lavoreranno a Fontainebleau, tra cui il carpigiano Scibec e Giovan Francesco Rustici che, nel 1535, realizzerà il monumento funebre in bronzo di Alberto Pio, oggi al Museo del Louvre. Questa sezione è dedicata all’intervento di Francesco Scibec da Carpi a Fontainebleau, con la realizzazione delle boiserie della galleria di Francesco I, e ai disegni di Rosso Fiorentino, del Primaticcio e di Nicolò dell’Abate.

Il Cristo di Michelangelo, la meravigliosa scultura lignea che l’artista scolpì come segno di gratitudine per gli Agostiniani che lo avevano ospitato fra la primavera del 1493 e l’autunno del 1494, da ora in poi sarà visibile in Santo Spirito al centro della sagrestia.

L’operazione è stata realizzata grazie al contributo della Fondazione non profit Friends of Florence, con il nulla-osta della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato e con la supervisione tecnica dell’Opificio delle Pietre Dure.

“Siamo felici di contribuire alla valorizzazione del Crocifisso di Michelangelo e al miglioramento della fruizione della sagrestia di Santo Spirito - Così sottolinea Simonetta Brandolini d’Adda Presidente di Friends of Florence - La nostra attenzione all’artista è da sempre alta, molti dei nostri donatori hanno a cuore la conservazione delle sue opere e questa sensibilità non fa che alimentare il lavoro di tutela e valorizzazione dell’arte del grande maestro che sosteniamo da anni con progetti importanti e manutenzione costante alla Galleria dell’Accademia e recentemente anche a Casa Buonarroti. Il quartiere di Santo Spirito, con la sua straordinaria basilica, rappresenta per noi un luogo amico da proteggere e da far vivere nel rispetto della comunità dell’Oltrarno e delle tante opere d’arte che vi si trovano. Il nostro impegno nella Chiesa di Santo Spirito è iniziato con il restauro della Pala Nerli di Filippino Lippi e poi continuato con l’Annunciazione di Pietro del Donzello. 

Adesso siamo entrati in Sacrestia, nella Cappella Barbadori, per rendere ancora più fruibile questo Cristo così sereno e sublime, opera di Michelangelo giovanissimo. Un progetto che ha suscitato l’interesse di tanti nostri donatori che vivono in tutto il mondo e che hanno scelto di partecipare con le loro donazioni al sostegno di uno dei capolavori di questo mirabile artista. Dal 1998 Friends of Florence lavora a fianco delle istituzioni e degli enti per far si che questo importante patrimonio, possa essere salvaguardato per il futuro. Perciò ringrazio a nome di tutta la nostra fondazione Padre Giuseppe Pagano, energetico priore di Santo Spirito, che si è prodigato affinché questo progetto si realizzasse, il Dott. Andrea Pessina, Direttore della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato,  il Dott.  Daniele Rapino funzionario della medesima Soprintendenza per il quartiere di Santo Spirito, L’Opificio delle Pietre Dure nelle persone di Laura Speranza, Direttrice del settore restauro scultura lignea e policroma e il restauratore Peter Stiberc per la supervisione tecnica, l’Ing. Leonardo Paolini e l’Arch. Luigi Cuppellini per il progetto e la consulenza e la ditta Arteria per le operazioni di movimentazione dell’opera.”

Il Crocifisso di Michelangelo posto oggi al centro della sacrestia della chiesa di  S. Spirito, capolavoro dell’architettura rinascimentale voluto da Lorenzo il Magnifico e progettato da Giuliano da Sangallo richiamando nella pianta ottagonale la  sacralità del Battistero fiorentino, magnifica ulteriormente la potenza espressiva della scultura e consente al visitatore di apprezzare i multiformi punti di vista che essa offre - Spiega il Dott. Daniele Rapino Funzionario della Soprintendenza per il quartiere di Santo Spirito che così ha continuato - Nel contempo la scelta della nuova collocazione permette la visione dell’opera dalla chiesa, recuperando il dialogo con la stessa per la quale era stata concepita.

La comunità agostiniana di Santo Spirito, dopo un lungo e attento discernimento, ha accolto di buon grado l'idea di poter collocare il Crocifisso di Michelangelo al centro della Sacrestia del Sangallo perché i visitatori possano, oltre che ammirarne la bellezza scultorea, fermarsi a contemplare con più incisività il messaggio dell'artista: la vittoria della vita sulla morte, dando speranza alle negatività del mondo. Se, come diceva Sant'Agostino, Cristo è bello anche sulla croce, ciò esprime la grande forza della VITA. – Ha spiegato Padre Giuseppe Pagano, Priore di Santo Spirito che prosegue sottolineando - la maggiore visibilità di questa opera, inserita in un percorso che può far entrare i visitatori dentro un luogo che per secoli ha accolto e si è aperto alle grandi menti del periodo dell'Umanesimo, può far ben sperare che ancora oggi possa esprimere la forza di un pensiero e di una spiritualità come quella agostiniana che desidera e può ancora dire tanto all'uomo moderno. Per questo non si tratta solo di accogliere per far visitare in modo "arido", ma di dare ancora oggi dei contenuti che possano nutrire la mente ed il cuore.

Promotori:

Comunità Agostiniana di Santo Spirito

Donatori:

Fondazione non profit Friends of Florence

Autorizzazione e Alta Sorveglianza alle operazioni di movimentazione e valorizzazione:

Dott. Andrea Pessina Direttore Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato

Dott. Daniele Rapino Rapino funzionario Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato

Progetto:

Ing. Leonardo Paolini

Consulenza all’allestimento:

Arch. Luigi Cuppellini

Supervisione tecnica:

Laura Speranza Direttore Settore restauro scultura lignea policroma Opificio delle Pietre Dure di Firenze

Peter Hans Stiberc Assistente tecnico settore restauro scultura lignea policroma Opificio delle Pietre Dure di Firenze 

Movimentazione:

Arteria srl

Documentazione fotografica:

 

 

Albino Todeschini

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