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Talos Festival, un finale col botto fra Taranta e jazz

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Ten Years After. Dieci anni dopo W La Black, Louis Moholo torna in Puglia da Cape Town per partecipare, da amico del leader scomparso lo scorso dicembre, oltre che da batterista, a For Mandela, la produzione a marchio Talos della MinAfrique Orchestra per il 2014. Organico allargato a quattro voci femminili - Manosperti, Eramo, Montecalvo e Julie Tippett - ed al pianista Keith Tippett, nella rivisitazione di un repertorio, in gran parte from Sudafrica, impegnato di sociale e di contenuti extramusicali. Una musica ammaliante, corale, popolare nell'accezione più nobile del termine, ricca di fonti dal paese di Mama Afrika, Miriam Makeba. Musica antagonista e drammatica di musicisti in diaspora, musica in esilio, accolta in Inghilterra, a Londra, sede della Ogun, etichetta indipendente nata nel '74, focalizzata su musicisti inglesi e sudafricani, oggetto di una specifica giornata di approfondimento a cura di Hazel Miller, Riccardo Bergerone e Roberto Ottaviano.  Nel concerto in questione Melodia e Ricerca, due dei tre ingredienti che condiscono quest'edizione de Festival (l'altro e' la Follia) sono ampiamente presenti a delinearne l'identità angloafricana e nella rappresentazione di un momento storico politico del recente passato, quello dell'apartheid, che si vuole ancora e definitivamente esorcizzare: "Il jazz e' un grido di sofferenza ma anche d'amore" e' il messaggio lanciato da Pino Minafra, direttore artistico della manifestazione. Tutto questo a Ruvo, non in un sabato qualunque, ma in una notte minAfricana.
Il week end del Decatlon concertistico che si è chiuso giorno 14 registra altre segnalazioni d'obbligo. Il Quartetto Orobico, con Trovesi al sax, ha tolto dal cilindro la Carpinese, beguine già in repertorio dell'ottetto, una Tammurriata nera funky, una ballad omaggio al compianto Gaslini, una Canzoncina dal vago sapore jazz anni 60 e nel finale la cavalcata in note su Le mille bolle blu, accelerazione progressiva, tipo sirtaki. Un auto in discesa senza freni, a folle, appunto. Altro clou. Da Amsterdam, l'Instant Composers Pool Orchestra, orfana di Misha Mengelberg, ora che motivi di salute gli Impediscono di salire sul palco, e il documentario di Cherry Duyns ne testimonia il distacco dalla scena, fisico non spirituale, si è presentata come compagine per cui l'Improvvisazione-Creazione istantanea e' pratica corrente e ricorrente. La forza della ICP sta poi nella coesione del collettivo, nella disinvoltura con cui si sposta su differenti fronti, dal latin al waltz al mood ellingtoniano. Solisti eccelsi che fanno squadra, pensiamo, per fare un parallelo calcistico, alla genialità di Cruijff e Robben condivisa con gli altri players, non individualistica. Da notare la compattezza delle sezioni, archi ritmica fiati, capaci di fitti dialoghi interni. Con loro Han Bennink, visto anche in Solo batteria. Definirlo virtuoso e' riduttivo. Per lui il beat e' motore di un universo ritmico che è invenzione concreta, fisica, contraddittrice delle leggi convenzionali della metronomia. Questa concezione follemente panica (dal greco Pan, tutto) e' applicata a quanto circonda il set, sedie, pavimento, angoli del palco, spettatori, con bacchette che volano via e rispuntano a iosa. Ed ancora il sentito omaggio a Steve Lacy dello stesso Ottaviano, con Enzo Lanzo alla batteria e Giorgio Vendola al contrabbasso; il 2et, inedito, con un ispirato Livio Minafra al piano e un Moholo dalle poliritmie più molecolari, staccati solo da un salto bigenerazionale che non si sente, magie della musica creativa!
Altro duo, di stampo più classico, quello di Klaus Paier alla fisarmonica e bandoneon e Asia Valcic al violoncello, specialisti a tutto campo del proprio strumento, raffinati e sinergici.
Ma il finale e' felliniano, circense; fra trampolieri e mangiafuoco, arriva Girodibanda del trombettista Cesare Dell'Anna a seminare con il suo dirompere Stati di Appassionamento Collettivo. E' una sorta di etno/house dalle ancestrali radici salentine, con spruzzi di jazz qua e la'. Molti presenti non frenano il movimento e, posseduti, danzano in piazza Monache. Il morso della tarantola ha pizzicato ancora. Fra Melodia (tre voci ben assortite sul palco affollato da musicisti) Ricerca (la fusione a caldo fra bolero e tarantella) e, naturalmente, Follia.

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