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Un simbolismo fatto di gesti e immagini, con una narratrice protagonista capace di unire l’orrore di una vita di “ferite” subite in quanto donna alla più luminosa e carezzevole speranza, quella che è eredità di bene e di futuro. 

  Si intitola “Assunta” il cortometraggio scritto da Luana Rondinelli con Francesco Teresi e diretto dalla stessa Rondinelli, che è stato selezionato tra i dieci finalisti dell’Afrodite Shorts, il festival sull’audiovisivo al femminile in programma l’11 e il 12 dicembre nella Casa del Cinema di Roma.

  La pellicola vede protagonista l’attrice Donatella Finocchiaro che riempie di eleganza morale un ruolo intenso e che tratta il delicato tema dell’affido familiare, ma anche la violenza domestica e la violenza scaturita da una vita spinta avanti dalla necessità di sostentamento: questi sono i temi al centro di un’opera che, in poco meno di dieci minuti, racconta un’angoscia passata, un orrore presente e una bellezza raggiunta. 

  Il cortometraggio “Assunta” è stato girato a Partanna (Trapani) ed è liberamente ispirato al racconto “Nientemai” di Alessandro Savona. Oltre a Donatella Finocchiaro, fanno parte del cast Bruno Di Chiara, Antonio Pandolfo e Mattia Libeccio, che costituiscono quadri di uno snodo narrativo che parla di sofferenza e pena, ma anche di metacognizione e di etica, che diventa poesia del male e resurrezione. 

 Prodotto da Accura Film, Ignazio Passalacqua e Michela Culmone il film e gioca sul contrasto tra la bruttura della necessità, che trova luogo nelle case dirute e la bellezza del Castello Grifeo, per poi liberarsi nella magnificenza di una mattina che guarda al paesaggio soleggiato della natura siciliana che rinfranca e appaga. 

  “Assunta – spiega Luana Rondinelli – è una prostituta che, una volta sottratto il figlioletto Mattia dalla furia efferata di un padre violento, sceglie di darlo in affido per consentirgli di avere quel che lei, momentaneamente, non gli può dare. Attraverso il punto di vista della protagonista viene indagato il delicatissimo legame tra mamma/figlio/famiglia affidataria, senza mai perdere di vista le priorità emotive del bambino. Lasciandoci trasportare dalla sua voce over, ci ritroviamo all’interno della sua realtà; nella quotidianità di un borgo di una Sicilia senza tempo. Percorriamo al suo fianco quelle strade, sorprendendoci di trovare dentro quella storia tante altre piccole storie cariche di pregiudizio e maldicenza nei confronti della prostituta del paese”. 

  Opera realizzata con il sostegno del Comune di Partanna, dell’associazione Palma Vitae, dell’artista Giufè, di Arci “al circoletto” e Tartaruga Records, il direttore della fotografia è Daniele Savi, la Segretaria di produzione Stefania Viti, i fotografi di scena Giuseppe Renda e Girolamo Di Giuseppe, makeup artist Gaia Gaudesi, il Drone è di Andrea Franco, gli Effetti Visual di Alessandro Trettenero, i costumi di Dora Argento, il montaggio di Giuliana Sarli e le musiche di Gregorio Caimi. 

  Biografia di Luana Rondinelli

  Luana Rondinelli è attrice, drammaturga e regista. Nata a Roma, ma cresciuta a Marsala, si diploma alla scuola di teatro del comune di Marsala diretta dal maestro Michele Perriera. Continua la formazione presso Ribalte, scuola romana di recitazione guidata da Enzo Garinei, e partecipa a molteplici laboratori. Nel 2011 fonda la compagnia Accura Teatro ed è autrice e regista di TADDRARITE pièce contro la violenza sulle donne, con cui conquisterà il premio della critica al contest internazionale Etica in Atto 2013, oltre a quello del Roma Fringe Festival 2014 come miglior Spettacolo e drammaturgia. Vittoria, quest’ultima, che consentirà l’approdo della rappresentazione negli USA al San Diego International Fringe Festival 2016, anticipato dalla chiamata all’In Scena! Italian Theater Festival 2015 di New York. Altri riconoscimenti le giungono per GIACOMINAZZA e per A TESTA SUTTA ottenendo con quest’ultimo testo il Premio Fersen alla drammaturgia in un anno che, peraltro, la vede in giuria al prestigioso Premio Mario Fratti di New York. Con il testo PENELOPE - L’ODISSEA È FIMMINA le verrà assegnato al Piccolo Teatro Grassi di Milano il Premio Anima Mundi 2018 alla drammaturgia femminile. Per il teatro Stabile di Catania ha realizzato “Eterna a vucca l’amma”, la riscrittura de “La Lupa” di Verga per la regia di Donatella Finocchiaro e “Press card” un testo di Gaetano Savatteri di cui cura la regia. 5 Nella nuova versione di Taddrarite dirige Donatella Finocchiaro, Claudia Potenza e Antonia Truppo grazie al quale le verrà riconosciuta una menzione speciale per il teatro al Premio Afrodite. Durante il periodo di chiusura dovuto al lockdown scrive tre sceneggiature che saranno inseriti in tre progetti video “La bella impastata cu sonno” andato in streaming per la manifestazione “Notte di zucchero” di Palermo, “Mättula un batuffolo di polvere a teatro” all’interno del progetto video “Avanti veloce” prodotto dallo stabile di Catania e “Medea” interpretato da Laura Giordani (produzione Clan Off) per la regia di Giovanni M. Currò. “’Sciara prima c’agghiorna” testo da lei scritto è ispirato al libro di Franco Blandi (Francesca Serio La madre) con i Musicanti di Gregorio Caimi per la regia di Giovanni Carta. Dirige l’attrice Valeria Solarino in “’Gerico Innocenza Rosa” monologo sull’identità di genere. Ha scritto insieme allo sceneggiatore Francesco Teresi la sceneggiatura di “A testa sutta” tratto dall’omonimo spettacolo teatrale e “Assunta” tratto dal racconto di Alessandro Savona “Nientemai”

Segna il debutto operistico in Italia del grande regista Simon Stone la nuova produzione del Mefistofele di Arrigo Boito che il 27 novembre inaugura la Stagione 2023/2024 del Teatro dell’Opera di Roma. Lo spettacolo – coprodotto con il Teatro Real di Madrid – vede impegnato sul podio il direttore musicale della Fondazione Capitolina Michele Mariotti, che affronta il titolo per la prima volta. Protagonisti John Relyea nel ruolo del titolo, Maria Agresta nella parte di Margherita/Elena e Joshua Guerrero in quella di Faust. Scene e costumi dello spettacolo sono di Mel Page, mentre le luci di James Farncombe. L’Orchestra è quella dell’Opera di Roma, così come il Coro, diretto da Ciro Visco, cui si affianca il Coro di voci bianche del Teatro. L’inaugurazione è trasmessa da Rai Cultura in prima serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta su Radio3 Rai alle 18.00.

Nella sua carriera da regista d’opera ha trasformato Violetta Valéry in un’influencer, ambientato la vicenda di Lucia di Lammermoor nel “Rust Belt” americano e raccontato l’amore di Tristano e Isotta tra i grattacieli di New York: al suo debutto a Roma Simon Stone – pluripremiato drammaturgo, regista e sceneggiatore australiano – è chiamato a interpretare, con il suo stile unico, iperrealista e tagliente, il mito mefistofelico che Johann Wolfgang von Goethe lasciò in versi tra il 1772 e il 1832, e che Arrigo Boito trasformò in un dramma monumentale messo in scena per la prima volta nel 1868.

Da giovane descritto come l’enfant terrible del teatro australiano, Stone è oggi tra i registi più richiesti della scena internazionale e le sue produzioni operistiche sono arrivate sui palchi più prestigiosi, dalla Metropolitan Opera House al Festival d’Aix-en-Provence, fino a Salisburgo. Vorace lettore di classici fin dall’adolescenza, Stone ama riscrivere il tragico per il pubblico contemporaneo, prendere il mito e adattarne gli archetipi al nostro presente. Appena ventenne fonda la sua prima compagnia teatrale, guadagnandosi l’attenzione della critica per le sue letture di Ibsen e di Čechov: «Simon Stone conosce la fedeltà all’opera solo in senso molto figurato: riscrive lui stesso i suoi classici, utilizzandoli con una sfacciataggine e una schiettezza spensierata che stupisce ed emoziona» ha scritto di lui la giuria del Premio Nestroy, che lo ha gratificato nel 2015 per il suo adattamento del John Gabriel Borkman di Henrik Ibsen. In Italia, Stone ha debuttato nella prosa nel gennaio 2018 con Le tre sorelle di Anton Čechov (Opera dell’anno per la rivista tedesca Theater Heute) al Teatro Stabile di Torino. Tra le produzioni più recenti, il suo allestimento al Festival di Salisburgo 2023 di The Greek Passion (Řecké pašije) di Bohuslav Martinů, drammatica storia di immigrazione e accoglienza che vede protagonista un gruppo di rifugiati greci e che ha ottenuto grande favore di pubblico e critica. Tra i titoli di prosa, ha firmato Phaedra (National Theatre), Yerma (Young Vic) e The Greek Trilogy (Berliner Ensemble). Anche regista cinematografico, la sua opera prima The Daughter (2015) è stata premiata per la Miglior sceneggiatura non originale agli AACTA Awards; nel 2021 ha poi diretto The Dig (La nave sepolta) prodotto da Netflix e con protagonisti Ralph Fiennes e Carey Mulligan.

«Abbiamo scelto Mefistofele – dice il direttore musicale Michele Mariotti – perché rispecchia perfettamente la nostra idea di teatro: un luogo che parla sia dell’uomo di oggi, fornendo gli strumenti per conoscere più a fondo la nostra realtà e per interpretarla, sia dell’uomo come archetipo, con i suoi valori psicologici atemporali e le sue pulsioni eterne. Boito esalta proprio questo: l’universalità dell’uomo che è in Faust e la sua implacabile tensione a superare i suoi limiti. Per il teatro, inoltre, – conclude Mariotti – è una sfida ma anche una grande opportunità mettere in scena un capolavoro così imponente, che coinvolge tutte le forze interne e le masse artistiche. Sono poi particolarmente felice di lavorare nuovamente con Simon Stone dopo La traviata che abbiamo realizzato insieme a Parigi nel 2019».

Premio Abbiati 2017 come Miglior direttore d’orchestra, Mariotti è recentemente rientrato dalla tournée capitolina in Giappone, dove ha ottenuto un successo personale dirigendo La traviata nella messa in scena di Sofia Coppola e Tosca con la regia di Zeffirelli. Riproporrà il titolo di Puccini nella stagione 23/24 del suo teatro, seguita dal dittico Gianni Schicchi/L’Heure espagnole, Peter Grimes e due concerti sinfonici.

Protagonista sul palco nel ruolo di Mefistofele il basso John Relyea, che ha già interpretato il diavolo nell’opera di Boito nella messa in scena di Alex Ollé del 2018. Apprezzato interprete di ruoli verdiani e wagneriani, Relyea possiede una certa dimestichezza con le figure demoniache: ha cantato Mefistofele nelle opere di Gounod e Berlioz e interpretato Nick Shadow del Rake’s Progress di Stravinskij. Nel 2022 è tornato sul palco della Metropolitan Opera House nei ruoli dell’Inquisitore in Don Carlos, di Boris Timofeyevich in Una Lady Macbeth del distretto di Mtsensk e di Sparafucile in Rigoletto. Faust è invece interpretato da Joshua Guerrero, anche lui al debutto con la Fondazione capitolina: secondo premio al Concorso Operalia nel 2014, ha recentemente cantato su importanti palcoscenici europei (Wiener Staatsoper, Bayerische Staatsoper di Monaco) e internazionali (Lyric Opera Chicago, Santa Fe Opera). Nel doppio ruolo di Margherita ed Elena canta il soprano Maria Agresta: vincitrice del Premio Abbiati 2014, nella scorsa stagione dell’Opera di Roma ha interpretato Giorgetta nel Tabarro di Puccini. Nel ruolo di Marta e Pantalis è impegnato il mezzosoprano Sofia Koberidze, mentre il tenore Marco Miglietta interpreta Wagner. Nereo è Leonardo Trinciarelli (27 novembre e 30 novembre, 3 dicembre) e Yoosang Yoon (29 novembre, 2 e 5 dicembre).

Nelle repliche del 29 novembre e del 3 dicembre, Mefistofele è invece interpretato da Jerzy Butryn, che canta per la prima volta al Teatro dell’Opera di Roma; Faust da Anthony Ciaramitaro, Premio CulturArte al Concorso Operalia 2022; Margherita/Elena da Valeria Sepe, premio New Generation Soprano agli International Opera Awards 2016, e che nella Stagione 2022/2023 dell’Opera di Roma ha cantato nel ruolo di Nedda in Pagliacci, riproposta con la messa in scena di Zeffirelli.

Mefistofele è un’opera in un prologo, quattro atti e un epilogo composta da Arrigo Boito, che ne elaborò il libretto partendo dal Faust di Goethe. Con questo lavoro, il ventiseienne scapigliato si proponeva di rinnovare la formula del melodramma, ma la sua prima versione, andata in scena al Teatro alla Scala nel 1868, si risolse in un fiasco clamoroso. L’opera fu quindi rielaborata e ridotta ulteriormente, e ripresentata al Teatro Comunale di Bologna nel 1875. A Roma, la prima rappresentazione avvenne al Teatro Costanzi il 29 ottobre 1887, mentre l’ultimo allestimento a cura della Fondazione Capitolina risale al marzo 2010, con la regia di Filippo Crivelli e la direzione di Renato Palumbo.

La prima rappresentazione si terrà lunedì 27 novembre alle ore 18.00. Le repliche sono previste per mercoledì 29 (ore 20.00) e giovedì 30 novembre (ore 20.00), sabato 2 (ore 18.00), domenica 3 (ore 16.30) e martedì 5 dicembre (ore 20.00). L’anteprima giovani è in programma per sabato 25 novembre ore 18.00

 

Fonte Teatro dell'Opera di Roma 

Carcere duro, privazione della libertà, colpa e pena. Sono i temi affrontati dall’opera Da una casa di morti di Leoš Janáček, ispirata alle omonime memorie romanzate di Fëdor Dostoevskij nelle quali lo scrittore racconta la vita dei detenuti in un campo di prigionia in Siberia, dove lui stesso era stato imprigionato per quattro anni. Rai Cultura propone, in prima TV su Rai5 giovedì 16 novembre alle 21.15, l’ultimo capolavoro del compositore ceco, messo in scena lo scorso maggio. L’allestimento, proposto in prima italiana, è firmato dal regista polacco Krzysztof Warlikowski, Leone d’Oro della Biennale Teatro a Venezia e al suo debutto operistico nel nostro Paese. Lo spettacolo è realizzato in coproduzione con la Royal Opera House Covent Garden di Londra, il Théâtre de La Monnaie di Bruxelles e l’Opéra national de Lyon. Sul podio il giovane bielorusso Dmitry Matvienko, anche lui al suo debutto operistico in Italia. Classe 1990, nel 2021 ha vinto il Primo Premio e il Premio del Pubblico alla prestigiosa Malko Competition di Copenaghen.

L’opera è un lavoro corale, in cui i personaggi emergono di volta in volta dall’anonimato per raccontare i crimini che li hanno condotti all’incarcerazione, le proprie sofferenze e le violenze subite nei gulag siberiani. A reinterpretare e restituire alla riflessione contemporanea il soggetto della detenzione punitiva del libretto, realizzato dallo stesso Janáček partendo da Memorie da una casa di morti di Dostoevskij, è ora Warlikowski che, nel corso della sua carriera, è stato insignito di numerosi premi nazionali e internazionali per la spinta riformistica del suo linguaggio teatrale. Per questo allestimento ha ricevuto nel 2019 il premio per la Miglior Nuova Produzione agli International Opera Awards di Londra.

Sul palco un cast internazionale che vede in primo piano il basso-baritono statunitense Mark S. Doss nel ruolo di Alexandr Petrovič Gorjančikov e il tenore Pascal Charbonneau nelle vesti del giovane tartaro Aljeja. Tra i tenori anche Štefan Margita (Filka Morozov), Erin Caves (Il grande prigioniero), Julian Hubbard (Skuratov), Marcello Nardis (Kedril), Pawel Żak (Il giovane prigioniero), Michael J. Scott (Šapkin), Christopher Lemmings (Čerevin) e Colin Judson (Il vecchio prigioniero), i baritoni sono Lukáš Zeman (Il piccolo prigioniero Nikita/Čekunov/Cuoco), Aleš Jenis (Il fabbro/Un prigioniero) e Leigh Melrose (Šiškov), il basso è Clive Bayley (Il direttore della prigione). Completano il cast Eduardo Niave (il prigioniero ubriaco), talento di “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma, Carolyn Sproule, unica voce femminile nel ruolo della prostituta. Maestro del coro è Ciro Visco. In linea con la produzione della Royal Opera House di Londra del 2018, la drammaturgia è a cura di Christian Longchamp e le scene e i costumi sono di Małgorzata Szczęśniak. Alle luci Felice Ross e ai video Denis Guéguin. I movimenti coreografici sono di Claude Bardouil.

 

Fonte Teatro dell opera di Roma

 

 

Sono in compagnia di Maria Cristina Fioretti, lei elegantissima come sempre e molto più bella del solito. Ci siamo incontrati nel mio ufficio dell’Associazione Stampa Estera di Roma per parlare del nuovo spettacolo che interpreta insieme con Caterina Casini e Carlina Torta.

Ma prima alcune domande su Maria Cristina per i lettori de Il Corriere del Sud:

Maria Cristina come hai iniziato la tua carriera  ?

«Tanti anni fa mi sono diplomata alla scuola del teatro la Scaletta, avevo preso questa decisione anche se mia madre contrastava questa mia decisione per tanti anni di essere un'attrice, e non ho potuto fare l accademia d’arte drammatica perché all’epoca esistevano i limiti di età».

Leggo che hai lavorato con Mariangela Melato nella Medea di Euripide.

«Uno dei i miei primi lavori è stata una mega turné come si faceva allora di nove mesi con Mariangela Melato; sono stati nove mesi meravigliosi nei teatri più importanti d Italia, è stata un’esperienza clamorosa per me che ero all’inizio della mia carriera, un testo come quello di Euripide la tragedia Greca che ho recitato magistralmente e il coro era ridotto in tre personaggi, in tre attrici una delle quali ero io. Avevamo diviso le battute del coro per cui il ruolo era piuttosto consistente. Durante questi nove mesi c’è stato un episodio che ha segnato la mia vita, un episodio bello, perché Mariangela – una delle più grandi attrici Italiane che abbiamo avuto nel nostro teatro – mi avvicina e mi dice: Sono sicura che ci riuscirai...

Dopo questa esperienza con la Melato ho un’altra bellissima esperienza fondamentale della mia vita, ho lavorato come aiuto regista alla trasmissione televisiva di successo Samarcanda di M. Santoro, un altro pezzo da novanta ed è stata un esperienza clamorosa».

Maria Cristina vanti un invidiabile primato: hai interpretato per ben tre occasioni diverse, Anna Magnani.

«L’ho fatta al Teatro dell’Angelo e alla Sala Umberto – racconta la Fioretti – E ho interpretato proprio lei, la Magnani. L’ultima volta nella fiction Volare, con Beppe Fiorello. Lì fu un cameo, ma molto significativo»

Parliamo della commedia che interpreti al Tor Bella Monaca di Roma ?

E il solito scherzo del destino riunisce a casa di Silvia, la sera del suo compleanno, la svagata vicina Eleonora e Doga, una interprete turca di passaggio, unica ospite del suo improvvisato Bed & Breakfast. Il marito di Silvia, Tito, è il grande assente, di cui si parla continuamente. 

Ma che ingredienti ha questa commedia ?

Gli ingredienti della commedia e della vita delle tre donne e si mescolano, si impastano, si mangiano e si buttano, come quelli per preparare i cibi della festa sul grande tavolo che domina la scena. Uno spettacolo comico, nella direzione stilistica dello humour nero inglese, dove si coinvolge lo spettatore in modo sottile, spiazzandolo e sorprendendolo, per ritrovare un’ironia al femminile moderna. 

Grazie Maria Cristina per questa breve intervista per il Corriere del Sud..

 

Alcune note sulla biografia

Maria Cristina Fioretti si forma artisticamente frequentando le scuole Alessandro Fersen e La Scaletta; successivamente si perfeziona con Ivana Chubbuck, Lena Lessing, Dominique De Fazio.

Debutta al Festival di Teatro Fondi La Pastora in una regia di Renato Giordano che le vale la prima positiva recensione sulla rivista Sipario. La prima tournée importante la vede impegnata nel cast di Medea diretta da Giancarlo Sepe con Mariangela Melato. A New York, assieme a Renato Campese e Gennaro Cannavacciuolo, recita nello spettacolo Ti darò quel fior!. È accanto a Luca Zingaretti in Lettura per Sant'Anna di Stazzema[1], per commemorare le vittime della strage nazifascista.

Fonda poi il gruppo comico Le Sbandate, con cui lavora per circa dieci anni in teatro per approdare a Fantastico più, programma pomeridiano con Milly Carlucci su Rai 1.

Una delle sue migliori interpretazioni è quella di Anna Magnani al Teatro Sala Umberto di Roma nello spettacolo Io, Totò e la Magnani[2] di Antonello Avallone. Sempre a teatro è protagonista di Puggili, che viene riproposto per 10 anni a Roma, Milano e in tournée. Nella versione teatrale di Nell'anno del Signore di Luigi Magni, con Sergio Fiorentini e Antonello Avallone, è l'unica protagonista femminile. Co-protagonista in due commedie scritte e dirette da Roberto D'Alessandro, Bamboccioni[5] e Una casa di pazzi[6].

Dal 2011 porta in scena In nome della madre[, dal libro di Erri De Luca, per la regia di Filippo d’Alessio e le musiche di Eugenio Tassitano. Nell'agosto 2015, insieme ad Angiola Baggi, porta in scena il testo Clausure[8] di Marina Pizzi al Festival di Todi, per la regia di Francesca Satta Flores.

In televisione, per la Rai, legge con Luca Zingaretti 16 ottobre 1943 di Giacomo Debenedetti. Interpreta Linda nella fiction Rai Fidati di me con Virna Lisi per la regia di Gianni Lepre. È ancora una volta Anna Magnani nella fiction Rai Volare - La grande storia di Domenico Modugno con Beppe Fiorello per la regia di Riccardo Milani.

Al cinema è protagonista del film Touchia di Rachid Benhadj, che ottiene una menzione speciale al Festival di Venezia.

Come autrice ha vinto il premio Parole per comunicare con il racconto Pudiga Jaca - Una storia d'amore che ha inserito nello spettacolo da lei scritto e interpretato Ho gridato che ti amo, con la collaborazione musicale di Eugenio Tassitano.
Dalla prossima settimana sara aTor Bella Monaca di Roma il 24 e 25 novembre

Una  produzione di Seven Cults e Laboratori Permanenti con (o.a) Caterina Casini, Maria Cristina Fioretti, Carlina Torta, scene di Tiziano Fario al Teatro Tor Bella Monaca di Roma il 24 e 25 novembre ore 21 e il 26 novembre ore 17,30

 

Grande successo per la XVI edizione del Campania Teatro Festival, che quest'estate ha portato in Italia nuove produzioni teatrali internazionali, volte alla valorizzazione del patrimonio culturale della Regione Campania e delle sue splendide location, come i siti archeologici di Pompei, Ercolano e Paestum.
Considerato tra i più importanti festival teatrali multidisciplinari e internazionali in Italia, il Festival diretto dal drammaturgo e scrittore Ruggero Cappuccio ha messo in scena anche quest'anno oltre 120 eventi declinati tra teatro, prosa, musica, danza, letteratura, arte, sport e performing arts, accordando una larga prevalenza alle drammaturgie contemporanee (l’85% dei testi sono scritti da autori viventi), in tutta la Campania dal 9 giugno al 9 luglio.
Lo slogan di questa edizione 2023 è stato “Battiti per la bellezza”, nella convinzione che il teatro sia necessario per restituire al pubblico i valori culturali dell’arte e trasformare lo spettacolo in uno strumento di crescita sociale.
Anche quest’anno il Maestro Mimmo Paladino ha donato al Festival la sua arte ideando l’immagine grafica della rassegna, ispirata a Don Chisciotte, personaggio che ha trainato la sezione di Prosa Italiana del Festival, dopo il debutto assoluto di “Circus Don Chisciotte” per la regia di Antonio Latella.
Nel corso di questo mese, oltre 30.000 spettatori hanno raggiunto i teatri di Napoli, che dopo aver accolto oltre 1000 artisti vive ora una fiorente stagione di turismo culturale.
 
 
La rassegna multidisciplinare: un autentico motore per il turismo culturale a Napoli
 
Questa edizione si è conclusa con una star del cinema mondiale, John Malkovich, che ha recitato insieme alla straordinaria attrice lituana Ingeborga Dapkunaite, l'8 e il 9 luglio al Teatro Politeama di Napoli, nello spettacolo “Nella solitudine dei campi di cotone”, diretto da Timofey Kuliabyn e scritto dal drammaturgo francese Bernard Marie-Koltès. Dopo il debutto assoluto al Teatro Dailes di Riga nel maggio scorso, il debutto al Campania Teatro Festival è stata l’unica data italiana della sua tournée internazionale.
In scena l’opera porta un illuminante mistero: in una strada buia, un venditore cerca di proporre la sua merce a un acquirente, ma non è mai menzionato l’oggetto di questa transizione.
 
«Il testo di Koltès è molto denso, verboso, pieno di allusioni, immagini poetiche e complessi intrecci. L’autore sembra voler confondere lo spettatore piuttosto che aiutarlo a comprendere il conflitto. Non è immediatamente chiaro che l’oggetto del commercio sia la lussuria – spiega il regista, il cui argomento è proibito ma irresistibile. Il nostro spettacolo parla di perversione sessuale, di un desiderio nascosto che è punibile. Siamo nel subconscio, nell’incubo di qualcuno che non è fisicamente in scena. Vive in una terribile disarmonia interna perché ha capito che il suo desiderio sessuale è di natura criminale. Ma questa è la sua natura e non può combatterla. Vorrebbe ammetterlo a se stesso ma non può perché è spaventoso e pericoloso. Siamo di fronte a un uomo che lotta senza sosta con se stesso. È una proiezione della sua coscienza, un incubo in cui cerca di venire a patti. Lo spettatore a poco a poco si rende conto che si tratta di un monologo interiore di una persona che si scompone in un dialogo, l’ultimo dialogo prima della tragedia».
 
Dopo l’Italia, lo spettacolo andrà in scena a Yerevan, Tbilisi, Amsterdam e Amburgo.
 
Grandi produzioni internazionali: la guerra e il cambiamento climatico, tra i temi principali
 
Altri cinque prestigiosi spettacoli internazionali sono stati presentati sempre in anteprima nazionale nell'ambito del Campania Teatro Festival: "Capri - The Island of Fugitives", diretto da Krystian Lupa (POLONIA). Tratto da Kaputt e La Pelle di Curzio Malaparte, lo spettacolo è ambientato a Capri, dove molti personaggi sono fuggiti per sfuggire ai dettami socio-politici dell'Europa e sognano un paradiso umano fatto di arte e cultura; "Kingdom", scritto e diretto da Anne Cecile Vandalem (BELGIO), performance della Compagnia Das Fräulein, liberamente ispirata a il docu-film Braguino di Clément Cogitore , che ha filmato la vita quotidiana di due famiglie che, negli anni '70, si sono allontanate dal mondo moderno per vivere in armonia con la natura. "Existenz", diretto da Lydia Ziemke (GERMANIA/SIRIA) su testo della drammaturga siriana Wihad Suleiman, che ha esplorato gli effetti a lungo termine della guerra dando voce a persone ridotte alla loro nuda esistenza. Coprodotto con il Kunfest Weimar Festival, Existenz ha debuttato in prima mondiale al Campania Teatro Festival 2023. La danza di "Whirling Ladder/Upright" per la regia della coreografa cinese Chun Zhang (CINA). E la performance e installazione x/r "Animate", diretta da Chris Salter, che ha utilizzato la realtà estesa e aumentata per rivendicare l'urgenza della crisi climatica. In scena a Paestum, Animate è un progetto di cooperazione internazionale con partner tedeschi (Kunstfest Weimar Festival), canadesi (Fonds de Recherche du Québec) e italiani (Fondazione Campania dei Festival) e finanziato da Kulturstiftung des Bundes (CANADA/GERMANIA).
 
Organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival e finanziato dalla Regione Campania, il Festival è partner dell'European Festivals Association e incoraggia un comportamento ecosostenibile attraverso l'utilizzo di materiali riciclabili per i materiali promozionali, la riduzione delle emissioni di CO2, l'eliminazione del materiale plastico e l'uso della carta, l'uso della mobilità elettrica e la promozione del car sharing. 
Dal 2017, con la direzione artistica di Ruggero Cappuccio, il Festival ha anche scelto una politica di prezzi sostenibile, con biglietti da 8 e 5 euro e ingresso gratuito per le fasce sociali deboli. 

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