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L’Europa del lusso e degli sprechi non riesce a risolvere la questione immigrazione selvaggia

immigrazionismo.

In queste ore dopo l’ennesima strage di migranti nel Canale di Sicilia di cui ancora non è certo il tragico bilancio, il dibattito sollevato in Europa e soprattutto la risposta politica è sempre la stessa: accoglienza e richiesta di aiuto all’Ue. Ma è ora di cambiare, ha scritto la NuovaBQ.it. Si potrebbero prendere in esame alcune ipotesi come quella di dichiarare guerra agli scafisti con raid aerei colpendo i loro barconi prima che partono dalle coste libiche, oppure facendo un blocco navale, davanti alle coste della Tripolitania, con “respingimenti assistiti”. Il nostro Governo però non condivide queste ipotesi. Non intende attaccare la Libia che è uno Stato sovrano.Intanto per il sottosegretario Rossi un blocco navale come quello propugnato dalla Lega Nord "è di fatto illegittimo, sarebbe una dichiarazione di guerra verso uno stato sovrano”,ma la Libia non è più uno Stato e la sua sovranità è affidata a due governi in guerra tra loro e a 300 milizie. Tuttavia, L’Italia però è più che legittimata a difendere i propri interessi nazionali e non è certo costretta ad attendere Onu e Ue per farlo. (G. Gaiani, Libia, molto fumo ma nessuna azione concreta, 21.4.15, LaNuobaBQ.it)

Dunque l’Italia avrebbe quindi il dovere di tutelarsi contro i danni provocati da uno “Stato fallito” senza dover attendere che l’intera Africa assomigli alla Svizzera per risolvere l’emergenza immigrazione.Ma sia il nostro governo che quello europeo, sembra che stiano facendo tanto “fumo ma niente arrosto”.

Il ministro degli interni Angelino Alfano, dal canto suo, propone "un'azione europea forte, mirata e rapida”. L’Ue, sarà capace di realizzare questa azione? Dopo aver letto il libro di Mario Giordano, “Non vale una lira”, Mondadori (2014), ho forti dubbi che l’Europa dell’euro, degli sprechi, delle follie e soprattutto del lusso, riesca a risolvere la difficile matassa.

Infatti secondo Giordano , tra i fallimenti dell’Ue, quello “della politica estera è sicuramente il più clamoroso”. Henry Kissenger, per schernire l’Ue, agli inizi degli anni settanta, diceva: “Qual è il numero di telefono dell’Europa?”. “Sono passati molti anni - scrive Giordano - e quel numero di telefono non l’abbiamo trovato. O, se l’abbiamo trovato, dev’essere sempre occupato”. L’Europa non esiste, è scomparsa, anzi non è mai esistita in tutti i grandi appuntamenti internazionali. In tutte le gravi crisi mondiali, da Sarajevo alla Siria, “mai una volta che da Bruxelles sia uscita una parola chiara”. Giordano ricorda i litigi dei Paesi membri dell’Ue sulla cosiddetta guerra al colonnello libico Gheddafi e ora anche per gli sbarchi di immigrati sulle coste della Sicilia. Con molta ironia Giordano scrive che “si ha l’impressione che sia più semplice far passare Bud Spencer per la cruna di un ago che far passare una posizione comune di politica estera a Bruxelles”.Perfino Javier Solana, nel 2001, responsabile della politica estera dell’Ue, paragonava l’Europa a una specie di bambino autistico: incapace di avere rapporti con il resto del mondo del mondo. Di recente non è cambiato nulla, l’ultimo ministro degli esteri Ue, Lady Catherine Ashton, “passerà alla storia soltanto per un accordo sul libero scambio di banane e per il fatto che teneva nel suo ufficio Dalek, un robottino protagonista di una serie tv”.

Nel libro Giordano racconta delle penose trattative dell’Ue con l’Ucraina e poi della figuraccia e dell’umiliazione di fronte al mondo. Un’Europa che si fa sbeffeggiare persino dall’Armenia, che è incapace, imbelle, indecisa, buona a nulla, sa presentarsi ai propri cittadini con il volto duro e feroce. “Basta uscire dal campo della politica estera, o della politica sociale, ed entrare in quello della finanza pubblica, ed ecco che immediatamente si scopre l’altro volto di Bruxelles: la debolezza diventa forza, la fragilità si trasforma in arroganza, l’arrendevolezza diventa violenza pura che si esercita attraverso una serie di formule sconosciute ai più”.

Giordano dopo aver descritto alcune leggi assurde formulate dall’Ue, tra cui come bisogna usare il WC, le misure delle banane o del cetriolo, come devono essere i piselli. Fino a sostenere che ormai l’Ue è presa da una furia regolamentatrice. Che arriva perfino all’assurdo: che l’aranciata si possa fare senza arance e il vino senza uva. Giordano conclude che dietro la follia dei regolamenti, che per certi versi ci fanno ridere, si nasconde un piano dispotico. “Dietro questa congestione di norme assurde si nasconde qualcosa di più grave di una follia burocratica: si nasconde la tragedia disumana della costruzione europea che è nata non per i cittadini, ma contro di loro, non per assicurare il benessere della popolazione, ma per opprimerla, non per garantire maggiore libertà, ma per ridurci in schiavitù”. E citando un certo Guido Ceronetti, che ha scritto che “Il Duce impose le bestiali leggi razziali, ma non arrivò alla fascistizzazione del gorgonzola. I nazi non controllarono il grado di arianità del vino. Stalin non pretese che nel caviale del Volga entrassero i geni della scolopendra e del cetriolo”. Invece “le norme europee sono assassini sguinzagliati per uccidere formaggi, pasta, olio, pane, vino, cioccolato…e sostituirli con simulacri”.

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