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Accattivante e internazionale, con la partecipazione di centinaia di artisti provenienti da ogni angolo del mondo, dalla Svezia all’Iran passando per la Russia, si prepara al primo step espositivo il Premio Adrenalina 3.0, nato come progetto/laboratorio nel 2009, oggi concorso internazionale biennale di Arte Contemporanea. Organizzato dalla FEF sas con il patrocinio di Roma Capitale, il premio vuole abbracciare e promuovere tutte le forme artistiche, da quelle considerate “classiche”, come la pittura, la scultura e la poesia, fino a quelle più moderne che fanno uso sostanziale di tecnologia d'avanguardia, come la musica elettronica, l'elaborazione digitale, la video-art . Per questo motivo, le varie discipline, sono state suddivise in 4 Aree Creative, che comprendono 3 categoria ciascuna.

Il tema di questa edizione è : “IL MIO PARADISO  -la visione onirica di un personale stato emotivo o la surreale rappresentazione di un ambiente esoterico”.

L’esposizione sarà visibile tutti i giorni dal 2 al 14 settembre, dalle 19 alle 24, presso gli spazi di Factory Pelanda presso l’ex mattatoio di Testaccio.

La presentazione internazionale e il relativo party del Premio Adrenalina 3.0 si sono svolti sabato 2 Agosto 2014, in Spagna, presso EL HOTEL PACHA di Ibiza con la presenza di importanti personalità dell’IslaBlanca a consolidare questo gemellaggio culturale con il progetto.

Il Premio Adrenalina, prevede, come da tradizione, più eventi, in cui i finalisti selezionati sia dal pubblico sia dalla giuria, potranno mettere in mostra i propri lavori.

Una giuria di altissimo livello composta, tra gli altri, da Giovanna Mulas (poetessa), Joan Ribas (dj), Roberto Libera (archeologo), Roberto Mineo (Presidente Ceis), Federico Mollicone (operatore culturale) e presieduta dal direttore artistico e curatore Ferdinando Colloca (artista creativo) e dal co-curatore e direttore organizzativo Federico Bonesi.

Importante anche l’impegno sociale del premio, attraverso aste di beneficenza, raccolta di fondi e promozione del CEIS Fondazione Don Mario Picchi e dell’ Associazione Amici Alzheimer Onlus

Il progetto “Janus” prende spunto dalla ricorrenza dei 100 anni dalla Prima Guerra Mondiale per esprimere un punto di vista pacifista e antimilitarista su tutte le guerra combattute nel secolo scorso e attuali. Matthias Schönweger non a caso ha usato come titolo e simbolo della mostra la figura del dio latino Janus (Giano), detto bifronte, perché guarda nello stesso tempo al passato e al futuro.  Il suo tempio a Roma veniva aperto in tempo di guerra e rimaneva chiuso in tempo di pace, a lui la popolazione e i sacerdoti chiedevano indicazioni sul futuro, sulle sorti delle vicende belliche.

L’esposizione, curata da Valerio Dehò, accosta opere diverse, materiali storici tra cui una preziosa raccolta di immagini originali di Merano allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ma anche assemblaggi spesso ironici di gadget, souvenir, oggetti d’uso come piatti e bicchieri, statue cimiteriali, cartoline capi d’abbigliamento che non solo costituiscono la cifra stilistica dell’artista, ma diventano un vero e proprio archivio di testimonianze storiche. L’idea di Schönweger è quella che l’arte sia in grado di portare la gente oltre l’odio e la violenza della guerra: l’arte riesce a sublimare l’orrore bellico, la sofferenza e il sangue versato da migliaia di persone.

L’ironia dell’artista non lascia però dimenticare le spietate vicende storiche, anzi è una preziosa occasione per non dimenticare. Le “urne” realizzate per l’esposizione sono dei piccoli monumenti che ricordano storie passate, ma possono anche essere personalizzate e diventare oggi degli oggetti di memoria. Le urne, come sappiamo anche dalla poesia civile del Foscolo, sono il luogo in cui si sedimenta la memoria collettiva, sono il tempio degli eroi, dei grandi delle varie nazioni. Schönweger ne fa qualcosa di più semplice e diretto, vicino alle persone, dà la possibilità a tutti di diventare ironicamente degli eroi.

Una parte importante della mostra è dedicata al progetto che l’artista sta portando avanti rispetto ai bunker della Seconda Guerra Mondiale in tutto l’Alto Adige. Ormai sono oltre una cinquantina i bunker da lui acquistati e in cui ha realizzato dei piccoli musei dedicati ai temi più svariati, caratterizzati spesso dal riutilizzo di oggetti di recupero. Matthias Schönweger raccoglie in più occasioni e luoghi elementi che stanno costituendo un vero e proprio museo, che parte dalla storia dell’Alto Adige e si mescola con il mondo contemporaneo con la sua produzione infinita di oggetti.

In occasione dell’esposizione a Merano Arte e in collaborazione con ES galley, si terranno delle visite guidate ai bunker in compagnia dell’artista. La prima è in programma il 27 e 28 settembre nella zona di Vipiteno - Bolzano, la seconda escursione l'8 Novembre presso Tel - Plars (Lagundo), con castagnata.

Matthias Schönweger (1949 Parcines, Alto Adige), nell'adolescenza ha lavorato presso l'officina di pittura dei genitori. Ha studiato germanistica, italiano, storia, arte e filosofia presso diverse università e conseguito il dottorato in letterature comparate presso l'Università di Innsbruck, discutendo una tesi dal titolo "Merano tempo di recupero. Nello specchio della storia e della stampa". Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in tutto il mondo e vissuto periodicamente in varie città. Per diversi anni in seguito ha insegnato materie letterarie a Merano.

Schönweger è forse uno degli artisti più poliedrici della scena altoatesina. Letterato, autore, scultore, pittore, artista concettuale e di poesia visiva. Un artista a tutto tondo, che si muove libero da definizioni nella dimensione contemporanea. È uno di quegli artisti che è difficile da raccontare o spiegare. Per comprenderlo bisogna conoscerlo. Egli gioca con immagini e parole, rielabora la realtà e ne crea una nuova fatta di colore, luci e forme in costante movimento. Nulla è ciò che appare. Egli è un’artista che non si può spiegare banalmente partendo da definizioni comuni e universali.

I suoi interventi rispecchiano la sua caratteristica ironia, uno spirito allo stesso tempo ludico e tragico, un atteggiamento che sconfina talvolta nel grottesco e nel kitsch. L'arte di Schönweger è frutto di una creatività totale, intrisa di concettualismo e poesia globale. Egli esprime il proprio interesse per la storia ricercando tracce del passato nel presente, riflettendo aspetti inediti o curiosi nelle sue installazioni, sculture o performance. Talvolta ripensa anche la funzione vera e propria degli elementi che approccia, ricollocando gli stessi tramite un'operazione concettuale che ama spesso giocare con le parole e la loro funzione polisemica.

La dimensione artistica di Schönweger trova spazio da qualche tempo all’interno dei Bunker

bellici. L’artista ricrea all’interno di queste strutture risalenti alla seconda guerra mondiale, dei musei personali dove approfondisce i propri temi e si confronta con gli artisti che invita a partecipare alle sue esposizioni permanenti.

Tra le più importanti pubblicazioni dell'artista ricordiamo la trilogia con Flügelverleih, pubblicata e distribuita da Skarabeus Verlag e Raetia Edizioni, ogni volume conta oltre 600 pagine e racconta tra immagini e contributi di curatori, critici, letterati ed artisti l'opera di Schönweger.

La Galleria civica di Modena inaugura venerdì 12 settembre 2014 alle 18.00 a Palazzo Santa Margherita la mostra "Jamie Reid. Ragged Kingdom", dedicata a Jamie Reid (1947), artista britannico legato al Situazionismo e ai movimenti anarchici, inventore della grafica dei Sex Pistols, per i quali dette vita a immagini radicalmente rivoluzionarie, divenute simbolo della prima ondata del punk inglese.

Realizzata in collaborazione con la Isis Gallery di Brighton, con la partecipazione di ONO arte contemporanea, la mostra, sponsorizzata da Gruppo Hera, è inserita nel programma di eventi del festivalfilosofia, il cui tema, quest'anno, è stato individuato nel concetto di “gloria”.

“Non esiste un solo modo di essere vicini ai nostri clienti – ha dichiarato Giuseppe Gagliano, Direttore Centrale Relazioni Esterne Gruppo Hera – accanto ai servizi che eroghiamo, infatti, c’è tutto un mondo di eventi e manifestazioni culturali che è importante promuovere e tutelare, perché rappresentano ingredienti essenziali della qualità della vita dei cittadini. Occuparci anche di questo è un obiettivo che cerchiamo di raggiungere tenendo insieme le tante realtà di eccellenza del nostro territorio. La Galleria Civica di Modena è una di queste”.

Il lavoro di Reid, perfettamente in linea con il tema centrale del festival e allo stesso tempo sua antitesi, sovverte ogni gerarchia e ogni regola e spesso si esprime attraverso il ribaltamento dei piani, lo sberleffo sistematico, la smitizzazione. La regina d’Inghilterra con le svastiche sugli occhi, la Union Jack con le spille da balia e la scritta "Anarchy in the U.K." sono tra le più celebri icone di un periodo che vide la convivenza di profonde e radicali istanze di rinnovamento sociale con la “più grande truffa del Rock and Roll”.

Disegni, dipinti, collage, fotografie per raccontare i migliori esiti del talento di un artista da sempre contrario al potere costituito, che ha aperto nuove strade nel mondo dell’immagine e della comunicazione.

La sala principale di Palazzo Santa Margherita ospiterà la grande installazione che dà anche il titolo alla mostra ("Ragged Kingdom") composta da alcuni tepee indiani – figure di accoglienza, rifugio, protezione, dunque di pace e dialogo – dipinti dall’artista, all’interno dei quali ciascun visitatore troverà una pila di fogli stampati con cui potrà costruirsi il proprio personale “catalogo” della mostra.

Al piano superiore invece circa sessanta disegni, dipinti, collage, grafiche, progetti, fotografie che raccontano in sintesi la carriera artistica di Reid a partire dagli esordi, durante i quali elabora lo stile e alcune immagini – si pensi agli autobus con destinazione "Nowhere" – che confluiranno poi nell'iconografia punk, per soffermarsi più approfonditamente sul periodo strettamente connesso con i Sex Pistols. Di questa intensa attività, durata dal 1976 al 1980, sono presenti in mostra una trentina di lavori, compreso un collage di quasi 8 metri di lunghezza ("Mural"), che ne rappresenta una vera e propria summa. Non manca una selezionata scelta di opere più recenti, nelle quali alle tematiche anarchiche e situazioniste si affiancano motivi legati a un universo magico e sciamanico molto caro all'artista espresso attraverso simboli cosmologici, druidici, esoterici

Jamie Reid, nato a Croydon, nel Surrey, nel 1947, dopo aver frequentato l'Art College di Wimbledon e la Scuola d'Arte della sua città natale, nel 1966 progetta una copertina per la pubblicazione britannica "Heatwave". Nel 1970, insieme a Jeremy Brook e Nigel Edwards, lavora alla "Suburban Press", un organo di stampa radicale e neo-situazionista. Nel 1974 collabora al layout di "Leaving the 20th Century" di Christopher Gray.

Nel 1975 Jamie si sposta sull'Isola di Lewis.

Tra il 1976 e il 1980 Jamie lavora a tempo pieno con i Sex Pistols, sia alla produzione di opere d'arte che di materiale pubblicitario per una serie di singoli e di LP.

Nel 1980 lavora al film "The Great Rock 'n' Roll Swindle" e produce opere d'arte per i nuovi protetti di Malcolm McLaren, i Bow Wow Wow. Jamie si trasferisce poi a Parigi dove lavora ad una rappresentazione teatrale inedita, "Chaos in Cancerland". Nel 1983 si trasferisce nel quartiere londinese di Brixton e tiene una mostra alla Brixton Art Gallery. Nel 1985 firma il manifesto del film "Letter to Brezhnev". Nel 1986 tiene una mostra alla Hamiltons Gallery, Mayfair, Londra.

Tra il 1986 e il 1990 lavora per diversi studi grafici a Londra. Nel 1987, Faber and Faber pubblica "Up They Rise: The Incomplete Works of Jamie Reid", con un testo del giornalista musicale britannico Jon Savage. Jamie firma poi la copertina per il singolo "Revolution Baby". Nel 1989 viene pubblicato "Celtic Surveyor: More Incomplete Works of Jamie Reid".

Jamie inizia poi a lavorare presso lo studio di registrazione Strongroom, East London, e dà vita alla produzione di murales, dipinti, logo e opere d'arte. Questo è un progetto particolarmente importante nella carriera dell'artista, al quale Jamie Reid ha lavorato per circa dieci anni.

Uno Strongroom tepees sarà presente in mostra a Modena.

Nel 1991 lavora al singolo "No Regrets" e dirige il video dello stesso singolo. Nel 1992 allestisce la mostra "Celtic Surveyor" alla Britannia Hall (Derry), mostra che ha poi aperto a Liverpool, a Manchester e a Berlino, e contemporaneamente firma la copertina per "Shamanarchy in the UK", una compilation dal collettivo londinese conosciuto come Evolution.

Nel 1994 Jamie Reid ha donato copie di ''Peace Is Tough” (con immagine di John Wayne), e ''Corporate Slavery'', in favore di War Child.

Nel 1995 lavora con Zion Train e partecipa alla prima "intervista interattiva" mondiale su CD-ROM.Nel 1996 dopo una visita alla Strongroom si forma il gruppo Sound System Afro-Celt. L'artista firma la copertina del loro primo album "Volume 1: Sound Magic".

Fra il 1997 e il 1999 presenta la retrospettiva "Peace is Tough" a New York, Tokyo e in diverse città europee. Nel 1999 Sound System Afro-Celt pubblica il suo attesissimo secondo album "Volume Afro Celt Sound System 2", che incorpora ulteriori disegni a firma di Jamie Reid. Jamie espone poi alcuni dei suoi lavori presso il Workhaus, come parte della Biennale di Liverpool e sposa la sua musa, Maria. Nel 2000 decora la Magic Room del rock'n' roll Hotel Pelirocco di Brighton, nell'East Sussex. Nel 2001 "Peace Is Tough" apre al pubblico ad Arches, Glasgow e produce l'immagine "Maridala" per la campagna per la legalizzazione della Cannabis e opere per il terzo album di Afro Celt Sound System "Further In Time". Durante tutto questo periodo Jamie continua a produrre disegni, dipinti e foto utilizzati nei rituali sciamanici, festival ed eventi. E trova il tempo per produrre opere per una serie di altri artisti, tra cui Boy George di cui ha firmato la grafica dell'etichetta “More Protein”.

Nel 2004 dà il suo contributo alla collettiva "Pax Britannica" allestita all'Aquarium Gallery di Londra: in mostra anche opere di Richard Hamilton, Anthony Caro e Ralph Steadman. Nel 2006 sempre all'Aquarium Gallery di Londra partecipa alla collettiva "Eightfold Year" che presenta 365 opere relative a tutte le tappe della vita: nascita, vita, declino e morte, sia dal punto di vista della vita umana che nella progressione delle stagioni. Nel 2007 nella stessa sede presenta "May Day May Day" una retrospettiva che ripercorre la sua carriera a partire dal 1968. Importanti collezioni private negli Stati Uniti e nel Regno Unito cominciano a ingressare pezzi e opere di Jamie Reid.

È del 2008 la collaborazione con l'azienda di moda giapponese Comme des Garçons e le sue opere entrano nella collezione permanente della Tate Britain.

Nel 2011 i teepees sono stati presentati per la prima volta come installazione nella mostra di Jamie Reid “Ragged Kingdom” alla Isis Gallery/Londonewcastle Depot a Londra nel 2011. Recentemente Jamie ha partecipato a mostre internazionali come Recontres Arles (2010) and Art IN the Streets at MoCA  (2011).

Ha collaborato con Shepard Fairey e ha realizzato importanti visuals per Free Pussy Riot e Occupy movements.

La mostra che si aprirà il 17 settembre a Palazzo Reale di Milano è la più grande retrospettiva mai dedicata in Italia a Marc Chagall, con oltre 220 opere – prevalentemente dipinti, a partire dal 1908, data in cui Chagall realizzò il suo primo quadro, Le petit salon, fino alle ultime, monumentali opere degli anni ‘80 – che guideranno i visitatori lungo tutto il percorso artistico di Marc Chagall, accostando, spesso per la prima volta, opere ancora nelle collezioni degli eredi, e talvolta inedite, a capolavori provenienti dai maggiori musei del mondo, quali il MoMa, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Washington, il Museo Nazionale Russo di S. Pietroburgo, il Centre Pompidou, oltre a 50 collezioni pubbliche e private che hanno generosamente collaborato

 

Il tema dell’esposizione è dunque centrato su una nuova interpretazione del linguaggio di Chagall, la cui vena poetica si è andata costruendo nel corso del ‘900 attraverso la commistione delle maggiori tradizioni occidentali europee: dall’originaria cultura ebraica, a quella russa, all’incontro con la pittura francese delle avanguardie.

“Gli uomini frettolosi di oggi sapranno penetrare nella sua opera, nel suo universo?” è la domanda che si pone Marc Chagall nel 1947 scrivendo la postfazione dell’autobiografia della moglie Bella, che l’ha lasciato “nelle tenebre” morendo all’improvviso tre anni prima.


Ma è una domanda che è lecito porsi anche per la sua opera, quella di un artista che parla un linguaggio così universale da essere amato da tutti, giovani e vecchi, uomini e donne, intellettuali e uomini della strada, e da tutti conosciuto e riconosciuto e che, tra tutti gli artisti del '900, è rimasto fedele a se stesso pur attraversando un secolo di guerre, catastrofi, rivoluzioni politiche e tecnologiche.
La mostra Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985 è promossa dal Comune di Milano-Cultura, è organizzata e prodotta da Palazzo Reale, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, Arthemisia Group e GAmm Giunti, è ideata da Claudia Zevi & Partners e curata da Claudia Zevi con la collaborazione di Meret Meyer.


Il percorso scientifico nasce da un interrogativo e da un’esigenza: da una parte il tentativo di capire quale fu la forza che permise a un pittore che pure sperimentò i linguaggi di tutte le avanguardie, di rimanere sempre così coerente con se stesso, sempre curioso di tutto ciò che lo circondava, sviluppando un linguaggio immediatamente riconoscibile alle persone di qualunque età e di qualunque stato sociale; dall’altra, l’esigenza di individuare nell'opera di Chagall, il segreto della poesia di quest'uomo fragile che pure seppe mantenersi sempre fedele alla propria tradizione e, insieme, alla propria umanità in un mondo scosso da catastrofi indicibili e fino ad allora inimmaginabili.

All’interno di un rigoroso e completo percorso cronologico, la mostra si articolerà in sezioni, partendo dalle opere degli esordi realizzate in Russia; durante il primo soggiorno francese, e il successivo rientro in Russia fino al 1921; con l’autobiografia scritta da Chagall al momento del suo definitivo abbandono della Russia, si aprirà il secondo periodo del suo esilio, prima in Francia e poi, negli anni ’40, in America dove vivrà anche la tragedia della morte dell’amatissima moglie Bella; con il rientro in Francia e la scelta definitiva di stabilirsi in Costa Azzurra Chagall ritroverà il suo linguaggio poetico più disteso, rasserenato dai colori e dall’atmosfera del Midi. Lungo il percorso espositivo i visitatori avranno modo di capire come fu possibile che Chagall, pur vivendo in un perenne esilio, non abbia mai perso quel filo rosso che gli tenne sempre nel cuore il bimbo che era stato; come seppe mantenere intatta, attraverso il tempo e le vicissitudini terribili che attraversarono la sua esistenza, la forma dello stupore, la gioia della meraviglia di fronte alla natura e all’umanità e, insieme ad esse, la fiducia di credere e di provare in tutti i modi a costruire un mondo migliore. E ancora scopriranno la sua originalissima lingua poetica, nata dall’assimilazione delle tre culture cui appartiene: la cultura ebraica (dalla cui tradizione visiva dei manoscritti ornati egli trae gli elementi espressivi, non prospettici a volte mistici della sua opera); la cultura russa (cui attinge sia attraverso le immagini popolari dei luboki che attraverso quelle religiose delle icone); la cultura occidentale (in cui assimila grandi pittori della tradizione, da Rembrandt come gli artisti delle avanguardie che frequenta con assiduità). Insieme a tutto questo vedranno anche il suo senso della meraviglia di fronte alla natura, di stupore di fronte alle creature viventi che lo colloca più vicino alle fonti medievali che a quelle novecentesche. I fiori e gli animali, presenza costante nei suoi dipinti, gli consentono da una parte di superare l’interdizione ebraica della raffigurazione umana, mentre dall’altra, come nell’antica cultura medievale russa, essi divengono le metafore di un universo possibile in cui tutti gli esseri viventi possono vivere pacificati. Come ebbe a scrivere Giovanni Arpino: “L’anima di Chagall è un’anima belante, tanto mite quanto invincibile perché sfugge agli orrori, alle insidie, agli oltraggi (…) Il suo paradiso è un Aldiquà che raccoglie i simulacri della vita, è un luogo fisico che diventa metafisico proprio perché noi tutti l’abbiamo ucciso durante la vita quotidiana”.
La sua arte viene a costituire una sorta di metissage fra le culture e le tradizioni e nella volontà di fare della contaminazione un valore, dell’opera d’arte un linguaggio in grado di esprimere alcuni interrogativi a tutt’oggi irrisolti dall’umanità, sta la radice fondamentale della sua modernità.

 

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Per il settimo anno, St.Moritz e la regione svizzera dell’Engadina sono pronte ad accogliere St.Moritz Art Masters.

Dal 22 al 31 agosto 2014, trenta location diffuse su tutto il territorio ospitano i maggiori esponenti dell’arte contemporanea.

St.Moritz Art Masters, ideato da Monty Shadow e curato da Reiner Opoku, si conferma un accreditato palcoscenico dove confluiscono le istanze più innovative dell’arte del nostro tempo.

Come afferma Monty Shadow, “la presenza di numerosi artisti internazionali così come la realizzazione dei numerosi progetti presentati finora in Engadina, hanno cambiato la valle e trasformato l'estate in una stagione dell'arte e della cultura”.

S’inserisce in questa direzione il focus che St.Moritz Art Masters dedica a un paese ricco di storia e aperto sul futuro come l’India, che offre l’occasione di conoscere e approfondire le diverse posizioni della scena indiana odierna, dal Modernismo Classico agli interventisite-specific, dai giovani talenti agli artisti già affermati a livello internazionale.

Liberati dal peso del colonialismo, gli autori contemporanei indiani si pongono di fronte alle questioni più pressanti della società odierna, alle quali rispondono fondendo, in modo unico e originale, i rituali e i miti della loro tradizione con la vita di tutti i giorni.

Il vivace panorama artistico indiano riflette quello di una nazione ricca di contrasti e in rapida trasformazione. Ne è testimonianza la mostraIndia: Maximum City, curata da Birgid Uccia, ospitata dalla Chesa Planta a Zuoz, che presenta le opere di dieci artisti emergenti - Pablo Bartholomew, Amshu Chukki, Pratul Dash, Ranbir Kaleka, Reena Saini Kallat, Manish Nai, Gigi Scaria, Mithu Sen, Sooni Tarraporevala, Hema Upadhyay - che indagano in modo critico le implicazioni sociali, politiche, architettoniche ed economiche della città, vista come un organismo in perenne crescita. Questi autori si confrontano con le sfide delle moderne metropoli indiane, dove infrastrutture perennemente al collasso convivono con la mancanza di un’adeguata pianificazione urbanistica e con i mutamenti delle condizioni socio-culturali tipiche della gentrificazione.

Particolarmente interessanti sono i progetti site specific realizzati da Shilpa Gupta, all’Hotel Castell di Zuoz, di Subodh Gupta, alla chiesa protestante di St.Moritz e di Nalini Malani, all’Engadin Museum di St.Moritz, che riguardano tematiche transculturali ed esplorano gli effetti delle tradizioni sulla vita odierna, mettendo in discussione gli stereotipi che appartengono alla loro cultura e al loro paese.

Per la prima volta, St.Moritz Art Masters presenta al pubblico una collettiva di lavori della Stellar International Art Foundation, collezione privata della famiglia Choudhrie. L’esposizione, curata da Paresh Maity e Anita Choudhrie, è un excursus sull’arte moderna indiana con opere di M.F. Husain, Paresh MaityJayasri Burman.

Il Paracelsus accoglie un’installazione video del curatore e produttore svizzero Matthias Brunner che celebra The Music Room (1958), il lavoro più importante del regista bengalese Satyajit Ray.

The Music Room inaugura un ciclo di proiezioni, in programma al Kino Scala, dal 25 al 30 agosto - in lingua originale, sottotitolata in francese e tedesco - con il meglio della filmografia indiana degli ultimi cinquant’anni (1958-2013).

Anche quest’anno, si conferma l’appuntamento con il Walk of Art, l’itinerario che collega le varie sedi dislocate nella natura, nelle chiese, nelle case private e nelle gallerie, da Maloja a S-chanf, e che offre un ampio ventaglio di progetti e di esposizioni di arte contemporanea internazionale.

La nuova sede della galleria Robilant+Voena di St.Moritz ospita la mostra di Jitish KallatJulian Schnabel che segna l’incontro tra due culture. Entrambi gli artisti, infatti, fondono le loro ricerche e le loro personali esperienze. Il tedesco Julian Schnabel lavora sui ritratti fotografici della divinità induista Shiva, mentre l’indiano Kallat ne rappresenta i diversi aspetti della vita, intrecciando i numerosi racconti autobiografici, storico-artistici, politici e celesti.

La scena artistica contemporanea indiana è soprattutto conosciuta per la cifra coloristica e narrativa delle sue opere; tuttavia, il lavoro di Manish Nai, presentato alla Galleria Karsten Greve a St.Moritz si contraddistingue per una ridotta tavolozza di toni naturali e dalle forme quasi esclusivamente geometrico-astratte. Manish Nai utilizza come materiale principale la iuta, un prodotto di origine naturale che trasferisce all’interno del contesto artistico.

Dal canto suo, l’artista indiana Smriti Dixit (Bhopal, 1971) utilizza qualsiasi tipo di materiale tessile. I filati, le fibre e le stoffe vengono cuciti, lavorati a maglia, annodati o impiegati combinando le tre diverse tecniche. Il Museo Andrea Robbi a Sils Maria ospita una serie di opere astratte in cui Smriti Dixit unisce ai materiali naturali, oggetti d’uso comune, come ad esempio i rivestimenti in plastica per i cartellini dei prezzi o le etichette dei vestiti con le istruzioni per il lavaggio.

Col proposito di fondere le istanze locali con quelle della cultura internazionale, St.Moritz Art Masters presenta, alla palestra di St.Moritz, un’installazione di Francesco Clemente. Si tratta di una grande tenda realizzata in India dall’artista italo-americano, pensata come una ‘pittura rupestre’ o come una ‘cappella mobile’, in grado di stimolare nello spettatore una sensazione di silenzio e contemplazione.

In contemporanea, la Galleria Bischofberger a St.Moritz propone un excursus sulle opere ‘indiane’ di Clemente, realizzate negli ultimi 25 anni, nelle quali integra mitologia e iconografia e dove, per esempio, s’incontrano alberi che affondano le proprie radici nel cielo, o uomini con quattro gambe.

Una collezione di lavori recenti su carta di Philipp Keel, artista, autore ed editore svizzero, saranno presentati a Villa Flor a S-Chanf. Gli acquerelli e le serigrafie sono ispirati dai paesaggi e dagli incontri fatti durante i suoi lunghi viaggi. Incontri e paesaggi trovano la loro espressione in colori intensi adottati con tanta precisione da conferire a molte delle opere contemporaneamente delle qualità astratte.

Altrettanto interessante è la mostra dell’artista inglese Billy Childish che, alla Chiesa francese di St.Moritz propone un’opera pensata appositamente per la manifestazione, composta da dipinti di grandi dimensioni ispirati a Giovanni Segantini che ha avuto un lungo e profondo rapporto con l’Engadina.

St.Moritz Art Masters 2014 presenta, per la prima volta, alla Chesa Planta a Samedan, una selezione di 30 opere, tra dipinti, fotografie e sculture, provenienti dalla Bilderberg Collection.

Così come avviene nei convegni del Gruppo Bilderberg, dove tutti i relatori devono rimanere anonimi, anche in questa esposizione, curata dall’artista tedesco Christoph Steinmeyer, i nomi degli artisti non sono rivelati. In questo modo si salvaguarda l’autonomia di giudizio dei visitatori che non è intaccata dalla fama dell’autore o dalle tendenze del mondo dell’arte.

Il riposizionamento dell’opera di Martin Kippenberger, Portable subway entrance è l’occasione per collegare tutte le sculture ambientali disposte sul territorio engadinese in un unico Percorso delle sculture.

Questo è un progetto dei comuni di La Punt Chamues-ch, Madulain, Zuoz, S-chanf and St.Moritz, in collaborazione con la Walter A. Bechtler Foundation's Art Plaiv.

I lavori già esistenti di Olaf Breuning, James Turrell, Roman Signer e Hubert Kiecol possono così essere ammirati durante tutto l’anno, così come la nuova opera di Leiko Ikemura, Usagi Kannon, recentemente installata sul lago di St.Moritz.Questi sono i partner che hanno contribuito la realizzazione del avento :

Per il settimo anno consecutivo, Cartier sostiene St.Moritz Art Masters. Dal 1847, anno della sua fondazione, il re dei gioiellieri si è distinto per innovazione con oggetti che brillano per creatività. Cartier condivide questo spirito innovativo e originale con  St.Moritz Art Masters, un festival altrettanto innovativo. L’impegno di Cartier nei confronti di questo evento dimostra inoltre lo stretto legame della Maison con l’Engadina e in particolare con St.Moritz dove, da 39 anni, esiste una boutique Cartier.

Sin dall'inizio Mercedes-Benz ha dato il suo supporto al St.Moritz Art Masters. Per l'edizione di quest'anno il marchio con la stella per la presentazione delle opere artistiche punta tutto sui Social Media. In occasione del milionesimo fan della pagina Instagram di Mercedes-Benz il giovane artista indiano Amshu Chukki creerà un'opera d'arte in esclusiva, inoltre sul posto si terrà luogo un Foto-Shootout. Per tutto il periodo della manifestazione la Mercedes-Benz Art Lounge nel centro di St.Moritz offre ai visitatori e agli appassionati di arte un ragguardevole punto d'incontro.

La Stellar International Art Foundation sta supportando i St.Moritz Art Masters per la per l’illustre presentazione dell’Arte Indiana Contemporanea di quest’anno. Dalla sua istituzione, avvenuta nel 2008, la Fondazione ha ambito a rappresentare e promuovere considerevoli opere d’arte a partire dalla propria collezione e quest’anno è fiera di presentare alcuni rinomati tesori. Stellar è lieta di sostenere il programma al fianco di Cartier e Mercedes-Benz, le quali condividono la passione che la Fondazione ha nei confronti della creatività e della celebrazione delle Arti.

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