Sabato 12 novembre 2016, presso il Museo Diocesano di Catania, la Caritas Diocesana di Catania e l'Ufficio Pastorale Migrantes di Catania hanno presentato il XXV Rapporto Immigrazione 2015. Hanno introdotto il Convegno Don Piero Galvano, Direttore Caritas Diocesana e il Diac. Don Giuseppe Cannizzo, Direttore dell'Ufficio Pastorale Migrantes di Catania. Ha porto i saluti il Vicario Generale, Mons. Salvatore Genchi che ha ringraziato a nome dell'Arcivescovo di Catania, Mons. Salvatore Gristina. E' intervenuto il Diac. Don Santino Tornesi, Direttore dell'Ufficio Pastorale Migrantes di Messina illustrando il percorso di ricerche e di attente analisi del fenomeno migratorio durante il 2015 in relazione agli anni precedenti, svolto dalla CEI attraverso i servizi di Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes. La promozione della "cultura dell'incontro" è, infatti, fra i principali obiettivi del programma pastorale dell'Episcopato Italiano per il decennio 2010-2020 perché "L'approccio educativo al fenomeno dell'immigrazione può essere la chiave che spalanca la porta a un futuro ricco di risorse e spiritualmente fecondo" (Educare alla vita buona del Vangelo, n.14). Nel XXV Rapporto Immigrazione emerge che dal 2000 ad oggi sono più di 5 milioni i migranti residenti in Italia (di cui il 70% sono extracomunitari e il 30% comunitari); circa 11.700 sono quelli che vi risiedono dal 2015. Più di 183 mila migranti sono residenti in Sicilia ("il 64% sono extra UE e il 36% dell'UE"), più di 12 mila soggiornano a Catania dove- ha spiegato il Direttore dell'Ufficio Migrantes di Catania Don G.Cannizzo- A Catania abbiamo una Cappellania dei cingalesi e una dei tamil. I mauriziani degli anni '70 sono bene integrati e sono alla terza generazione. L'integrazione inizia nei banchi di scuola e negli oratori, quando i minori migranti iniziano a giocare con i nostri ragazzi; la drammatica mobilitazione internazionale e nazionale pone la Chiesa dinanzi alla sfida dell'accoglienza in una società che segue la cultura dello scarto anziché quella dell'incontro.L'Ufficio Migrantes cura infatti anche l'aspetto della promozione umana.Su 244 milioni di persone che sono emigrate nel 2015: il 51% sono minorenni; 63,3 mln sono persone in cerca di protezione, 21,3 mln i rifugiati, 40,8 mln gli sfollati interni, 3,2 mln fino alla fine del 2016, i richiedenti asilo. Dal 01 gennaio 2016 all'11 novembre 2016 si è registrato un incremento di migranti sbarcati pari al 15, 7%. Nel 2015 le migrazioni forzate hanno provocato 3771 morti accertati su 1.026.060 arrivi nei paesi europei affacciati sul Mediterraneo. Ha concluso Don S. Tornesi: In Italia e in Europa servono strategie e programmi per facilitare l'inserimento sociale ed economico nel "dopo accoglienza"; bisognerebbe fissare un sistema unico e diffuso di accoglienza che risponda a medesimi standard e procedure di controllo, assicurare trasparenza nella gestione dei fondi; aiuti ai paesi di provenienza. "il migrante è considerato un pericolo piuttosto che come una persona, viene escluso dai percorsi di cittadinanza attiva, non è valorizzato per le sue competenze, si deve accontentare di un'integrazione subalterna". Eppure gli immigrati rappresentano una fonte di ricchezza per il nostro Paese. La popolazione italiana ha un tasso di invecchiamento accentuato, il tasso di fertilità delle donne migranti è di 1,97 contro l'1,35 delle italiane; gli immigrati contribuiscono al PIL per l'8,8% . “In Italia” – ha dichiarato il Presidente dell’INPS Tito Boeri nella Prefazione al XV Rapporto Annuale “L’INPS al servizio del Paese” (Luglio 2016) – “gli immigrati versano ogni anno 8 miliardi di contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi”. Ha concluso Don Piero Galvano: L'Europa chiude le proprie frontiere ai richiedenti asilo e a chi fugge da guerre o dalla fame. La Convenzione di Dublino-ha sottolineato Don Piero-non ha più senso, perché è l’Europa che deve farsi carico del problema degli immigrati e non solamente quelle nazioni in cui gli immigrati temporaneamente approdano o transitano; un giorno renderemo conto a Dio e alla Storia se oggi non dovessimo condividere le sofferenze dei nostri simili.