"Nulla è ancora deciso, quello che succederà nei prossimi quindici giorni è decisivo per la Francia e per l'Europa". Emmanuel Macron è davanti a Marine Le Pen dopo il primo turno delle presidenziali francesi ma tutto, come sempre, si deciderà al ballottaggio del 24 aprile.
Ad affrontare Emmanuel Macron al ballottaggio per le elezioni presidenziali francesi sarà per la seconda volta la candidata dell'estrema destra Marine Le Pen, la quale ha superato il primo turno senza troppe sorprese, piazzandosi in seconda posizione con il 23 per cento circa dei voti, distante cinque punti dal suo avversario. Secondo le ultime stime pubblicate da France 2, Jean Luc Melenchon ha invece raccolto il 22,2 per cento dei sostegni, mancando di poco la qualificazione. "Grazie a tutte e a tutti. Le urne hanno parlato.
I francesi mi hanno dato fiducia e mi hanno permesso di accedere al secondo turno. Vedo una speranza, la speranza che insorgano le forze che vogliono risollevare il paese" sono state le prime parole di Le Pen davanti ai suoi sostenitori radunati per la serata elettorale al Pavillon Chesnaie du Roi, nella periferia sud-est di Parigi.
"Il ballottaggio del 24 aprile sarà una scelta di società e anche di civiltà, una scelta tra due visione opposte del paese: o la divisione e il disordine, o il raduno intorno alla giustizia sociale", ha continuato la leader del Rassemblement National, chiamando "tutti quelli che non hanno votato per Macron" a sostenerla.
Come nel 2017, Emmanuel Macron e Marine Le Pen si affronteranno il 24 aprile prossimo al secondo turno delle presidenziali in Francia, con un vantaggio di partenza del presidente uscente, senza però certezza sul loro voto riserve dopo il crollo di LR e PS dopo il primo turno di domenica. Secondo le ultime proiezioni il presidente uscente ottiene un punteggio migliore del previsto: il 27,6%, davanti al candidato di RN, al 24,3%.
Terzo il candidato della gauche, al 21,9%, che invita a non dare "nemmeno un voto" all'estrema destra. Anche gli altri candidati si schierano con Macron ad eccezione del populista di destra Zemmour (7%) e del sovranista Dupont-Aignan. Republicains e socialisti ai minimi storici. Astensionismo al 26,2%.
Dopo mesi di campagna atipica e poco mobilitante, l'astensione è stata superiore a cinque anni fa, tra il 26 e il 28% contro il 22,23% del 2017, secondo gli istituti elettorali. Con il terzo posto di Jean-Luc Mèlenchon (circa 21%), questa elezione conferma la retrocessione dei due partiti che hanno governato la Francia dalla Quinta Repubblica fino al 2017, che ottengono il punteggio peggiore della loro storia.
"I partiti tradizionali sono polverizzati", riassume il politologo Jèrome Jaffrè.
Come 5 anni fa si ripropone lo stesso scenario elettorale delle presidenziali del 2017, con un ballottaggio tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, un risultato ampiamente previsto dai sondaggi che, secondo Fourquet, indica il proseguirsi di "un movimento profondo di placche tettoniche, una scomposizione-ricomposizione del paesaggio politico ancora in corso con di fatto due blocchi sociologici e culturali messi a confronto".
Da un lato Macron seduce man mano che si sale nella scala sociale e dei redditi nonchè tra i pensionati in passato elettori della destra classica, tra i quali ha guadagnato consensi dal 2017 per il fatto di essere presidente uscente, per il contesto internazionale di crisi che hanno spinto alla sua riconferma per mantenere la stabilità ed evitare il caos economico.
Dall'altro, Le Pen ha i suoi maggiori sostegni tra i redditi più modesti e nella popolazione attiva, ma fatica a ottenere quelli delle categorie più abbienti e dei pensionati. Per l'analista Ifop, il verdetto delle urne è indicativo della "spaccatura che continua ad accentuarsi tra la Francia dei piani alti e la Francia dei piani bassi, sostituendosi al vecchio clivaggio destra-sinistra".
Intanto nella stampa internazionale sono due i temi che sono di primaria importanza il ballottaggio tra Macron e Le Pen e il riarmo di Donbass, Macron e Le Pen tra due settimane si contenderanno l’Eliseo, “è in gioco il futuro della Francia e dell’Europa”, scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung, che mette le elezioni francesi in apertura: il primo turno è andato a Macron, che ha staccato la leader della destra. Ma dalle urne sono usciti anche altri dati rilevanti: il candidato di sinistra Melenchon “ha mancato di poco il secondo turno” raccogliendo a sopresa quasi il 22%, mentre sono crollati i gollisti e i socialisti. “Macron ora deve lottare”, rileva la Faz nel titolo del suo editoriale: perché è vero che ha già vinto il ballottaggio contro Le Pen nel 2017, ma “cinque anni fa Macron stesso era un outsider, un faro di speranza per i francesi politicamente disamorati”, mentre “questa volta è l'establishment” e anche se “ha ottenuto molto, come riconciliatore delle ‘due France’ ha fallito”. Mentre Le Pen “può sperare nel voti del populista di sinistra e oppositore dell’Ue Melenchon”. In prima pagina con grande evidenza anche la polemica che coinvolge Angela Merkel, accusata anche da alcuni settori del suo partito, la Cdu, di non aver preso una posizione netta contro l’invasione russa dell’Ucraina perché imbarazzata dalla sua politica di apertura a Putin negli anni del cancellierato.
La prima pagina di Le Figaro è tutta per le presidenziali francesi: “Macron-Le Pen, nuovo duello” è il titolo che allude alle elezioni del 2017 quando i due si sfidarono nel ballottaggio che portò l’allora esordiente Macron all’Eliseo. Ma questa volta, osserva il quotidiano nel suo editoriale, la vittoria al primo turno pone “sfide” al presidente uscente. Perché, “se dispone di un vantaggio relativamente confortevole” su l'avversaria, “l’alta percentuale di Jean-Luc Melenchon gli mette davanti un blocco contestatore la cui minaccia non può essere sottovalutata”. E Macron, che ha passato cinque anni "a cancellare ogni alternativa tra il proprio campo e i populisti”, col risultato di sgretolare gollisti e socialisti, potrebbe “essere vittima del suo stesso successo”. Le Pen potrebbe cercare infatti una saldatura con l’elettorato di Melenchon cementata in un voto di protesta, attirando un patrimonio di consensi molto più consistente di quello che potrebbero portare in dote a Macron le candidate repubblicana Pecresse e socialista Hidalgo, uscite a pezzi dalle urne.
La guerra in Ucraina ha innescato una nuova “corsa agli armamenti”, osserva il China Daily, che cerca di fare il punto sulle commesse militari decise nel mondo dopo l’invasione russa. Si va dalla fornitura di caccia F-16 alla Bulgaria decisa dagli Stati Uniti il primo aprile (costo 1,6 miliardi di dollari), al piano per sostituire la sua flotta di F-18 sbloccato dal Canada dopo dodici anni di stasi (costo 15,1 miliardi di dollari), al progetto annunciato da Usa, Gran Bretagna e Australia di collaborare nello sviluppo di missili ipersonici, all’aumento delle spese per la difesa deciso da vari Paese, tra i quali il giornale cita la Germania, l’Italia e l’Estonia. Tale contesto, scrive il quotidiano citando Zhang Hong, ricercatore di studi russi, dell'Europa orientale e dell'Asia centrale presso l'Accademia cinese delle scienze sociali, si deve al fatto che “gli Stati Uniti e la Nato sollevano e sfruttano le ansie per la sicurezza”, con il vero obiettivo di “incoraggiare alcuni paesi dell'Asia-Pacifico ad accettare o chiedere una maggiore protezione dagli Stati Uniti”, che “di conseguenza, di dispiegare in questi Paesi armi più letali”.
“L’Ucraina fa pressioni per altre armi”, titola in apertura il Washington Post, che riprende gli interventi del presidente ucraino Zelensky e del suo ministro degli Esteri, Kuleba, sulle tv americane: I Paesi dell’Occidente “devono fornire armi all'Ucraina come se stessero difendendo se stessi e la propria gente. Se non accelerano, per noi sarà difficile resistere alla pressione", ha detto Zelensky al programma “60 Minutes” della Cbs, mentre Kuleba a "Meet the Press" della Nbc ha avvertito che sebbene “i leader abbiano strombazzato il successo nel cacciare le forze russe da Kiev, un'altra battaglia sta arrivando, la battaglia per il Donbass". Appelli a cui ha risposto, indirettamente, Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Biden, su "Face the Nation" della CBS: obiettivo "è aiutare gli ucraini a difendere il loro territorio in Ucraina e riprendersi il territorio", e “gli Stati Uniti stanno aumentando di risorse, armi, equipaggiamento militare, ma anche risorse diplomatiche per sostenere gli ucraini", ha detto Sullivan, che rivendicato una mobilitazione di risorse di "portata, scala e velocità senza precedenti". Collegato all’apertura, un servizio da Leopoli sulla “rete segreta invio di armi e droni alle forze ucraine”. Sull’Ucraina c’è anche un terzo titolo in prima pagina, per un ritratto di Vitali Klitschko, l’ex pugile sindaco di Kiev.
Il Cremlino critica l'ipotesi di un allargamento della Nato con il progetto di un ingresso di Svezia e Finlandia nell'Alleanza Atlantica sottolinea l Ansa. L'offensiva finale della Russia nella regione orientale del Donbass "è già iniziata". Lo afferma sulle tv ucraine, come riporta Cnn, Vadym Denysenko, consigliere del ministro dell'Interno ucraino. "I russi stanno accumulando le loro forze", ha detto Denysenko. "Sì, non ci sono ancora le grandi battaglie di cui si parla tanto negli ultimi giorni. Ma in generale potremmo dire che l'offensiva è già iniziata". Denysenko ha segnalato esplosioni durante la notte nella regione di Dnipro e ha detto che anche il bombardamento di Kharkiv, la seconda città più grande dell'Ucraina, è continuato.
Fonti ansa agi e varie agenzie