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Salvini: "Con gli scafisti e i trafficanti nessuna complicità"

"Con gli scafisti e i trafficanti nessuna complicità". Lo ribadisce il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini sottolineando che sta lavorando "per diminuire ancora gli sbarchi, agevolare gli arrivi via aereo di chi scappa davvero dalla guerra con i corridoi umanitari e moltiplicare le espulsioni".
Secondo i dati del ministero dal 1 gennaio ad oggi nessun migrante è sbarcato in Italia mentre nello stesso periodo dell'anno scorso sono stati 453.  

Dallo scorso 22 dicembre a oggi giorno in cui Sea Watch non ha ascoltato le indicazioni della guardia costiera libica e ha soccorso in mare 33 migranti La Valletta sta spiegando che non accetta di fare sbarcare i profughi in un suo porto se non vengono ridistribuiti anche in altri Paesi europei i 249 migranti arrivati negli scorsi giorni. Da qui è partito lo scontro e ora il governo maltese alza ancora la testa.

Lo sbarco a Malta dei 49 migranti a bordo della Sea Watch e della Sea Eye sarà permesso solo dopo che "un numero sufficiente di Paesi dell'Ue avranno offerto la loro accoglienza, non prima". La Valletta, quindi, non vuole accogliere gli immigrati se prima non c'è una soluzione condivisa europea. Un po' come la Germania di Angela Merkel. Peccato, però, che questa soluzione condivisa non la cercava nessuno quando i migranti sbarcavano tutti in Italia.
 
"Stiamo parlando di due imbarcazioni di furbetti in acque maltesi, una tedesca e una olandese, facciano il loro dovere Germania e Olanda - ha detto il vice premier leghista ieri sera a Quarta Repubblica -. Cosa c'entra l'Italia. Inoltre, quando sbarcano in Italia siamo lasciati soli ed è un problema nostro. Noi abbiamo fatto la nostra parte ora tocca a qualcun'altro. Sono furbetti che cambiano bandiera ed equipaggio. Non rispettano le regole. Non sono delle ong serie".

E questa mattina ha riconfermato la sua posizione. Su Facebook, infatti, è stato lapidario: "Ho 5 milioni di italiani poveri, quando avrò sfamato loro, penserò agli altri. Io la penso così". Salvini, quindi, difende la sua linea e non ha nessuna intenzione di accogliere i 49 migranti a bordo delle due ong. E di questo parere sembra essere pure Malta.

Monsignor Negri, dalle pagine de La Stampa, ha fatto intendere di essere contrario a quei sindaci che hanno utilizzato un istituto tipico della materia bioetica per contrapporsi alla legge promossa da Matteo Salvini.

Mons.Negri è conosciuto per essere un conservatore. Qualcuno direbbe che è conosciuto per essere un cattolico. L'ex arcivescovo di Ferrara, dalle pagine de Il Giornale, aveva sollevato qualche preoccupazione sulla nascita del governo gialloverde. Fare uso dell'obiezione di coscienza per non applicare un atto derivante dalla politica, però, che è quello che alcuni sindaci hanno annunciato, sarebbe del tutto sbagliato.

L'ecclesiastico lo ha chiarito dichiarando quanto segue: "La Costituzione italiana e una prassi consolidata fanno sì che non si possa tirare fuori l’obiezione di coscienza di fronte a tutto in chiave politica, soprattutto in particolare di fronte a disposizioni amministrative di un governo e magari dagli stessi che l’hanno finora negata proprio lì dove era invece legittima e doverosa. Il diritto all’obiezione va difeso quando sono messi in crisi principi fondamentali".

La prassi promossa da questi primi cittadini, insomma, nasconde pure un'altra problematica: se l'obiezione di coscienza viene chiamata in causa per questa tipologia di questioni, a cosa bisognerà fare appello quando e se si tratterà di discutere di diritti assoluti? Negri, che parte da questo presupposto, rincara la dose: "Quei sindaci che usano dell’obiezione di coscienza - volutamente come strumento politico - nei confronti di legittimi interventi di autorità superiori o pari, abusano del concetto".

L'intervista prosegue per il tramite di un parere parzialmente discostato dalla linea del cardinal Bagnasco, che era intervenuto sull'argomento: "Conosco e stimo sinceramente Bagnasco - ha dichiarato il monsignore - , dico solo che io non mi sarei spinto così lontano in quella “strada” così tecnica. Il tema della sicurezza è un problema del dialogo fra le forze laiche che partecipano alla vita sociale". Insomma, in una fase in cui la Chiesa cattolica sembra guardare con interesse a quelle esperienze amministrative che hanno fatto dell'accoglienza dei migranti un caposaldo, un vescovo, almeno uno, sembra pensarla in modo diametralmente opposto.

Sulla sorte dei migranti a bordo della Sea Watch e della Sea Eye "proseguiamo i contatti intensi con gli Stati membri", ieri nella riunione degli ambasciatori dei 28 ci sono state "discussioni costruttive", la posizione della Commissione, già espressa, resta che "gli Stati devono ora mostrare solidarietà concreta e le persone a bordo devono essere sbarcate in sicurezza e senza ulteriore ritardo": così il portavoce del presidente della Commissione Ue. "Alcuni Stati hanno espresso la volontà di contribuire a questo sforzo comune e ora continuano i contatti".

L'Unione europea dunque continua a lavorare per cercare una soluzione condivisa. Ieri sera l'annuncio che una decina di paesi, tra cui anche l'Italia e la Germania, erano pronte ad ospitare alcuni dei 49 migranti bloccati da giorni al largo di Malta sulle navi Sea Watch e Sea Eye ma solo se La Valletta avesse aperto i porti. Ma il governo maltese ha rilanciato chiedendo di ricollocare anche i 249 migranti salvati nei giorni scorsi. E la questione 'nave' non è all'ordine del giorno del consiglio Affari europei come precisa il ministro degli esteri Enzo Moavero Milanese. "Può darsi che venga evocata, ma non è detto che se ne debba discutere".

Arrivano notizie dalla nave. "Per il diciottesimo giorno siamo ostaggio in mare dei governi europei. La situazione è tesa ma almeno tutti mangiano di nuovo": è l'ultimo messaggio giunto via Twitter dalla Sea watch questa mattina, riferito ai 49 migranti soccorsi da due navi, la Sea Watch 3 e la Sea eye, da 18 giorni in attesa di un permesso di sbarco in un porto europeo del Mediterraneo. Alcuni migranti avevano cominciato ieri a rifiutare il cibo, esasperati dalle condizioni a bordo, ma oggi hanno ricominciato a mangiare. Intanto i media internazionali si sono raccolti negli uffici di Sea Watch a Berlino dove è in corso una conferenza stampa.

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