Adriana Gloria Marigo (Padova, 1951) vive a Luino (VA). Attualmente è curatrice della collana di poesia Alabaster di Caosfera Edizioni; autrice di recensioni e prefazioni a testi di poesia, articoli in alcune riviste online (Imperfetta Ellisse, L’Estro Verso, Samgha, Limina Mundi), ha pubblicato le sillogi Un biancore lontano, LietoColle, 2009; L’essenziale curvatura del cielo, La Vita Felice, 2012; Senza il mio nome, Campanotto Editore, 2015 (finalista al Premio Camaiore 2016, Menzione al Premio Montano 2016); Minimalia, Campanotto Editore, 2017; le plaquette Impermanenza, Pulcinoelefante, 2015; Santa Caterina d’Arazzo, GaEle Edizioni, 2017; 15 Poesie da “Senza il mio nome” e una inedita, Caosfera Edizioni, 2017.
È prevista tra poco la pubblicazione presso l’Editore Campanotto del libro Minimalia di Adriana Gloria Marigo
Minimalia vedrà la luce uno di quei progetti (non frequenti) che sanno superare le obsolete frontiere tra i generi letterari e proporsi come avventura della mente, oppure come livre de chevet, o anche quale perturbante (e salutare) revoca a dubbio delle innumerevoli idées reçues che infestano la mente anche di chi (a torto o a ragione) si reputa persona colta e/o svezzata alle “questioni del mondo”.
Si tratta di una raccolta di aforismi ove è presente un processo noumenico davvero profondo, un logos che si fa ricerca veritativa, una dinamica etico-estetica che coglie il rapporto tra Kronos e Kairos, realismo e metafisica, immanenza e trascendenza, finito ed infinito, e dove la parola si fa «Bellezza dei linguaggi che intersecandosi creano l'oltre che amplia e affina i saperi: è la natura della Poesia».
'Più infuria la densità della terra' più ci 'solleva ardente la Poesia', capace di portarci in alto, verso mari di luce, oltre la sempre più 'indecorosa vanità dei sapienti.' Quando è autentica e 'attraversata dal suono della luce', la Poesia serve: offre le risorse per proteggersi dal 'serpentario di morso e veleno' generato 'dall’incuria delle parole'. Ed è vero: urge 'infeudarsi alla luce'; sanare il 'claudicare delle parole'; 'salvare la parola che non s’addomestica'; coltivare il taumaturgico 'terrore per il buio senz’arte'; 'scorgere la faglia d’altro destino'; 'sciogliere le ombre dalle ore'
Le “cose minime” fissate sulla carta da Gloria traverso un lungo lavorìo durato alcuni anni e consustanziale alla sua scrittura in versi sono, in realtà, un orizzonte molto vasto di riflessioni, sciabolate di pensiero, meditazioni in versi, appunti entro la dimensione brevissima di brevissime prose, bellissime polaroid verbali …
Accade in Minimalia qualcosa di cui abbiamo ancora disperatamente bisogno: una stratificazione di riflessioni le quali secondo un costume ormai desueto e che risale ai journaux intimes, agli zibaldoni e scartafacci privati, agli epistolari danno senso ai diversi momenti del giorno, della settimana, del mese e della stagione, quindi dell’anno solare, ristabilendo un andamento ciclico il quale, lungi dall’essere ripetitivo, testimonia d’una volontà di vivere con consapevolezza totale l’andanza del tempo mentale e psicologico.
Riflessioni e sensazioni, testi in versi o in prosa che paiono ancora in nuce e forieri, dunque, di molteplici sviluppi futuri, non feti di testi, ma semi e, spessissimo, perfette creature solo apparentemente “minime” si adagiano sul foglio bianco affidandosi a uno stile elegante e nobile, appena accennando a luoghi geografici, autori, testi, luoghi mentali che sarà poi cura del lettore partecipe e complice riprendere, ampliare, arricchire ammettendoli nella propria sfera personale e consentendo loro di continuare a risonare e riverberare, suggestionare e rifrangersi in mille coloriture e consonanze o, anche, dissonanze e contrasti.