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Giovedì, 05 Dicembre 2024

La mia faccia senza trucco

Libri: Silvana Palazzo, La mia faccia senza trucco, Edizioni Progetto Cultura, Roma, 2018, nota di Vincenzo Napolillo

Nella nuova raccolta poetica di Silvana Palazzo, prefata da Giorgio Linguaglossa, lo scavo nel profondo dell’anima, privo d'imbellettatura e di estraneità ai problemi esistenziali (Voglio essere amata / come dico io. / Non mi va quest’amore sfilacciato, /  traballante, inconsistente, che non mi appartiene / e non lo sento mio ), orienta la creazione di una poesia «narrativa», impastata di colori che brillano come nella tavolozza del prediletto Matisse, contrastata e insieme armonica, di momenti dolorosi ma superabili con meravigliose visioni ( Polline / come neve / che gira intorno / al sole naviga nel vento / leggero / posandosi / in ogni dove. È un’esplosione / di felicità…/ l’impollinazione ), di riflessioni e soluzioni che scandiscono il ritmo del cuore «bisognoso di cure». 

I versi di Silvana Palazzo hanno il linguaggio della confessione e non di rado della stanchezza.  Traggono ispirazione dal rapporto con la natura e con l'ardua ricerca della serenitá < leggera come un corpo d'aria> e fondono temi quotidiani alla necessitá di cancellare dalla mente le parole e i pensieri <che fanno più male>.

La musica di Mozart è pervasa da accento drammatico, ma è pur sempre un rimedio (al pari della pittura e della poesia) nel <lento e ponderoso> scorrere del tempo. 

La metafora del fiore che piega lentamente la corolla al suolo è parte del vissuto, ma che cosa fare? Tante possono essere le possibilitá di rilassamento, di mettere a fuoco immagini ricche di risvolto e di sogno, di sostituire le ombre con presenze ineludibili.

Ed ecco il susseguirsi di abbandono e di momenti memoriali che calmano: da lontano mi pare di sentire il mare con le sue onde come quando da bambina accostavo al viso una conchiglia e mi incantavo quel rumore come al canto delle sirene .

Di conseguenza, basta guardare il mare, il tramonto dorato, il giardino incantato, la montagna (di Maratea) che si congiunge al cielo, per prendere consapevolezza che la bellezza della natura e della poesia non muore, anche se è ovunque insidiata e offesa.

 

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